proposte di legge


Bulè ha allo studio alcune proposte di legge:

1. Modifica dell’articolo 56 della Costituzione
2. Istituzione del referendum propositivo
3. Modifica della destinazione degli oneri di urbanizzazione
4. Modifica della Legge n° 3 del 3 gennaio 2003 (fumo nei locali pubblici)


Dacci la tua opinione e indicaci degli aggiustamenti in modo da ottimizzare gli esiti di queste iniziative.
Segnala argomenti che vorresti veder trattati o proposte che vorresti veder sviluppate.




1. Modifica dell’articolo 56 della Costituzione


da:

La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto.
Il numero dei deputati è di seicentotrenta, dodici dei quali eletti nella circoscrizione Estero.
Sono eleggibili a deputati tutti gli elettori che nel giorno delle elezioni hanno compiuto i venticinque anni di età.
La ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni, fatto salvo il numero dei seggi assegnati alla circoscrizione Estero, si effettua dividendo il numero degli abitanti della Repubblica, quale risulta dall'ultimo censimento generale della popolazione, per seicentodiciotto e distribuendo i seggi in proporzione alla popolazione di ogni circoscrizione, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti.

a:

La Camera dei deputati è estratta a sorte da un elenco che comprenda tutti i cittadini che, alla data dell’estrazione:
- abbiano compiuto i venticinque anni di età;
- abbiano dichiarato la loro disponibilità a fare il deputato.
Il numero dei deputati è di trecentotrenta, sei dei quali estratti nella circoscrizione Estero.
Nessun cittadino può esercitare ulteriori funzioni politiche o amministrative dopo essere stato estratto per fare il deputato.

Relazione
...




2. Istituzione del referendum propositivo


a titolo di ballon d'essai, si riporta integralmente la prima proposta che ci avete inviato in data 3/7/13, con le modifiche di volta in volta da voi suggerite 

Si parte dalla proposta di referendum propositivo, con la raccolta di un numero di firme comunque inferiore alle 500 000 mila oggi necessarie per istituirlo (problema: modifica costituzionale) 16/9/13.
Approvato il referendum, i cittadini possono recarsi alle urne entro e non oltre le 48h dall’istituzione dello stesso, esprimendo consenso positivo o negativo. In caso di maggioranza positiva o negativa, il referendum diventa vincolante, per chi detiene il potere legislativo, nell’emanare una legge coerente alle richieste del popolo. Il governo in tal caso deve emanare un Decreto Legge o una Legge entro e non oltre sei mesi, dall’istituzione del referendum, pena l’entrata in vigore dei punti fondamentali della proposta stessa del referendum; ciò comporta che il governo non possa emanare leggi che offuschino la validità della stessa o abrogare la legge appena entrata in vigore se non con un altro referendum in questo caso di natura abrogativa.




3. Modifica della destinazione degli oneri di urbanizzazione


in modo che:

- siano versati direttamente allo Stato
- siano da questo redistribuiti ai Comuni in proporzione al numero di abitanti e in ragione inversa della crescita edilizia recente (specificare), tenendo conto della qualità delle politiche urbane e della tutela dei valori paesistico-ambientali 8/10/12.
A tal fine saranno definiti specifici parametri di valutazione in termini di:
- recupero del patrimonio edilizio esistente
- riuso dei vuoti urbani e degli ambiti sottoutilzzati o soggetti a usi impropri
- riqualificazione delle aree degradate e stabilizzazione dei margini insediativi
- riorganizzazione e caratterizzazione dello spazio di relazione 18/6/13

Si propone altresì l'istituzione di un riconoscimento ufficiale di qualità ("bandiera oro"), con conseguenti incentivi e agevolazioni, per i Comuni che gestiscano nel modo più efficace il consumo di suolo e la fruizione del patrimonio ambientale 29/6/2014 (Pasquale Carbone)





4. Modifica del primo comma dell’articolo 51 della Legge n. 3 del 3 gennaio 2003


da:

È vietato fumare nei locali chiusi, ad eccezione di:
a) quelli privati non aperti ad utenti o al pubblico;
b) quelli riservati ai fumatori e come tali contrassegnati.

a:

È vietato fumare:
- nei locali chiusi, ad eccezione di:
a) quelli privati non aperti ad utenti o al pubblico;
b) quelli riservati ai fumatori e come tali contrassegnati;
- negli spazi aperti di pertinenza degli ambienti istituzionali (elenco:...)
- in tutti gli spazi attigui alle scuole.

Relazione
...




5. Modifica dell’articolo 3 della Legge n. 4 del 14 gennaio 1993

Da:

Il Ministero dei beni culturali può utilizzare volontari
per assicurare l'apertura quotidiana prolungata di musei, biblioteche e archivi di Stato.

a: 

Il ministero dei beni culturali può formare, con le scuole e le università, organizzazioni di volontariato
aventi finalità culturali per assicurare una maggiore sorveglianza e l'apertura quotidiana
negli orari ordinari e straordinari di musei, biblioteche e archivi di Stato.

Relazione
...  3/7/13

257 commenti:

  1. A proposito di quello che è il referendum propositivo, io credo che abbia ragion d’esistere nella misura in cui la forma di governo che abbiamo è la democrazia e alla luce dell’ art. 1 della nostra Costituzione.
    Istituire il referendum propositivo non farebbe altro che avvalorare lo strumento della Democrazia Diretta.
    Un decreto legge, segue un suo iter e va discusso, quindi qualora quest’ultimo sia di iniziativa popolare va discusso con una rappresentanza dei cittadini proponenti e a questa chiarire anche le motivazione che potrebbero portare al respingimento o alla modifica dello stesso.
    Bisognerebbe quindi stabilire l'obbligo di discussione del decreto “popolare” in sede parlamentare, fissando ovviamente dei tempi. Se entro l’arco di tempo stabilito il decreto non viene discusso o viene respinto con motivazioni piuttosto futili, il popolo potrebbe utilizzare lo strumento del referendum propositivo per imporre al parlamento quanto presentato.
    Non sarebbe nient’altro che una ennesima richiesta di collaborazione: mettere su un qualcosa di positivo con l’ausilio di un progetto redatto da “ tecnici” esperti che si avvalgono però dell’esperienza degli “operai”.

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    1. Questa tua idea di un rapporto collaborativo tra rappresentanti e rappresentati ci pare assai stimolante. Il sistema da noi proposto punta proprio a una siffatta sintonia, dal momento che i parlamentari altro non sono se non gente come noi momentaneamente prestata all’arduo compito di prendere decisioni per tutti, ma soggetta subito dopo a rientrare nei ranghi di chi di tali decisioni dovrà subire le conseguenze, buone o cattive che siano. Tutto l’opposto dell’attuale situazione dove i politicanti in carriera possono permettersi qualunque aberrazione a dispetto del comune sentire, tanto loro sono e resteranno una casta a sé.

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  2. Salve, visualizzando la sezione del vostro blog relativa alle nuove proposte di legge, o alla modifica di alcune di quelle esistenti, mi ha positivamente colpito quella dedicata alla modifica della destinazione degli oneri di urbanizzazione; questione questa che non viene trattata spesso, ma che ricopre comunque un ruolo di primaria importanza, soprattutto in riferimento al tema della pianificazione territoriale, cosa che tra l'altro mi interessa particolarmente essendo uno studente universitario iscritto proprio al corso di Urbanistica.
    Da quanto ho intuito, la vostra proposta sta nell'affidare la gestione di questi oneri direttamente nelle mani dello Stato che a sua volta provvederà a ridistribuirlo ai Comuni, solo qualora la situazione lo rendesse assolutamente necessario.
    Considerazione questa che, se opportunamente e correttamente applicata, potrebbe ottenere molteplici effetti positivi, dal momento che negli ultimi anni gli enti locali hanno provveduto ad utilizzare parte di questi oneri di urbanizzazione anche e soprattutto per le necessarie e numerose spese correnti, mirando facilmente al loro agognato obiettivo, che in questo caso corrispondeva al raggiungimento di una situazione di equilibrio dei bilanci, nonostante la quantità di questa somma messa a disposizione dallo Stato tende a diminuire progressivamente.
    Infatti, fino al 2010 almeno, i Comuni erano in grado di destinare fino al 75% di questi oneri alle spese correnti, e addirittura il 50% di questi ultimi per qualsiasi altra tipologia di spesa, riservandosi solo il 25% per le opere di urbanizzazione e di manutenzione del territorio, forti anche delle deroga che prevedeva l'esclusivo finanziamento di queste somme nei confronti di opere di investimento.
    Un modo per risolvere questa cattiva tendenza consiste in uno sforzo da parte degli enti locali nell'individuazione di differenti fonti da cui poter ricavare queste entrate, o in alternativa ridurre queste fatidiche spese correnti, al fine di poter definire, nel modo più corretto ed equilibrato possibile, i propri bilanci; ma sappiamo benissimo che, in un periodo come questo, tutto ciò, soprattutto per quanto riguarda la prima ipotesi, è assolutamente complicato per non dire impossibile da effettuare, anche per la crisi economica che sta caratterizzando il nostro paese.
    Quindi senza creare eccessivi squilibri sulle finanze degli enti, bisogna per forza di cose tornare all'originaria destinazione cui erano stati previsti questi oneri di urbanizzazione, e l'unica modalità consona al raggiungimento di questo obiettivo consiste proprio nel riversarli direttamente nelle casse dello Stato; quest'ultimo provvederà alla loro gestione e, seguendo delle regole ben prestabilite, alla loro redistribuzione nei confronti di quei Comuni che avranno superato un determinato numero di abitanti, cosa che ovviamente varierà in proporzione all'estensione della superficie del territorio preso in considerazione, e di conseguenza anche in relazione allo sviluppo edilizio che li caratterizza.
    Si intuisce quindi come sia assolutamente d'accordo con questa vostra proposta di legge, e non è l'unica che condivido: ciò a sottolineare l'importanza che, a mio modesto parere, queste ultime, ma più in generale il vostro intero lavoro, potrebbero riscuotere nel nostro paese, concedendogli un notevole aiuto, soprattutto in riferimento alla gestione del governo, della pianificazione del territorio, e via di seguito.


    Antonio De Chiara

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    1. Prendiamo atto con piacere di questa circostanziata argomentazione, che sancisce una sostanziale concordanza di vedute. Siffatte manifestazioni di consenso non possono che rafforzarci nel nostro impegno e puoi star certo che, per quanto è nelle nostre possibilità, continueremo a darci da fare. E se mai volessi dare ulteriori contributi, non hai che da dirlo!

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  3. In merito all' articolo sugli oneri di urbanizzazione, credo che negl’ultimi anni si sia registrata una generale tendenza da parte dei comuni ad utilizzare queste somme ingenti come espedienti per far cassa in modo apparentemente lecito e riconosciuto dalla legge. Quelli che in principio erano riconosciuti come i finanziamenti per far fronte alle spese di urbanizzazione sono divenuti strumento di entrata economica da poter utilizzare liberamente e diversamente rispetto agli obiettivi prefissati . Gli stessi comuni si sono dimostrati ultimamente garanti e fin troppo permissivi nei confronti di chiunque abbia presentato domanda per un’ eventuale concessione edilizia in ragione del fatto che le nuove espansioni edilizie avrebbero comportato una serie di introiti destinati prettamente alle casse comunali;l’autonomia in questo senso si è fatta promotrice di interessi personali grazie e forse purtroppo al mancato controllo che gli organi superiori avrebbero dovuto effettuare nei confronti delle amministrazioni comunali; cosi facendo si sono prediletti interessi solo economici e finanziari sottomettendo quelli di carattere ambientale e sociale e spesso non si sono neanche realizzate le opere previste. Sono concorde per questo ad affidare gran parte della gestione di queste politiche direttamente nelle mani dello stato(senza intaccarne ovviamente l'autonomia finanziaria fin'ora riconosciuta agli enti locali)l;si potrebbe perciò lasciare che siano ancora i comuni a “tassare “ gli interventi di entità minore(regolati secondo una scala prefissata)e lasciare invece che siano versati direttamente allo stato tutti gli altri oneri di scala territoriale maggiore .Quest’ultimo a sua volta redistribuirebbe i fondi sull’intero territorio nazionale a tutti i comuni in proporzione della crescita edilizia e solo in conseguenza del rispetto di alcuni criteri e principi generali. Nel far ciò potrebbe risultare utile la presenza di supervisori dislocati sull’intero stato con l’obiettivo primario di verificare che i detti principi siano stati rispettati e che le opere di urbanizzazione previste siano state realmente realizzate.
    Daniele Caruso

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    1. Ci sembra senz’altro interessante l’idea di un controllo organico sull’entità e i modi dello sprawl insediativo. Per meglio comprendere il senso del tutto, ti chiederemmo peraltro di chiarire cosa intendi per “interventi di entità minore” e “scala territoriale maggiore” e dove individueresti una soglia di separazione fra le suddette categorie.
      Grazie e a presto

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    2. Per motivi burocratici e soprattutto per la salvaguardia dell'autonomia dei Comuni,come ho già detto, distinguerei i tipi di interventi.Quelli ad entità minore rientrerebbero in una superfice territoriale ed un volume molto limitati, e soprattutto per interventi di tipo prettamente residenziale..Gli altri invece potrebbero essere avocati allo Stato,quando coinvolgono più attori e costruttori privati che abbiano intenzione di realizzare manufatti ad uso direzionale- commerciale e che occupino superfici più ampie di una normale abitazione. Tra questi però potrebbero rientrare anche quelli ad uso residenziale quando questi superino i limiti della prima soglia imposta da un 'opportuno indice.

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  4. Salve. Sono uno studente di urbanistica dell'università degli studi di Napoli "Federico ''". Ho letto la vostra HOME e vorrei commentare le modifiche all'articolo 56 della costituzione. Secondo tali modifiche i membri della camera dei deputati vengono estratti a sorte da un elenco
    che comprende tutti i cittadini che hanno compiuto i 25 anni di età e che hanno dichiarato la loro disponibilità a fare il deputato. Sono daccordo con queste modifiche, soprattutto con quella di vietare ai membri della camera di esercitare ulteriori funzioni politiche, tranne sull'estrazione a sorte dei membri della camera perchè penso che si deve dare maggiore possibilità di scelta al popolo e dare la possibilità a tutti i cittadini maggiorenni di eleggere i membri della
    camera. LEO CONTE

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    1. L’attuale sistema di potere è ritenuto da molti assolutamente insoddisfacente. Eppure si basa su libere elezioni.
      Resta allora da chiedersi perché un popolo decente produca una classe politica disastrosa. La risposta è semplice: perché le elezioni avvengono in condizioni tali da impedire una scelta saggia e consapevole. La maggior parte di noi, infatti, non ha modo di prepararsi tecnicamente e culturalmente ad esprimere valutazioni politiche responsabili; le informazioni su cui basiamo le nostre scelte sono distorte da un sistema mediatico egemonizzato dalla casta al potere; l’attenzione dedicata alla scelta è spesso marginale e distratta, perché incombono ben altri problemi personali; etc..
      Inoltre all’atto pratico le elezioni non sono che una scelta fra liste che si autopropongono per essere approvate: un perfetto meccanismo di perpetuazione dei rapporti di potere.
      Insomma ciò che i nostri politici spacciano per un nobile ed elevato esercizio del potere decisionale da parte del popolo, altro non è se non un rituale di captazione del consenso, la legittimazione solo formale di una delega che poi può essere esercitata in condizioni di assoluto arbitrio (“è il popolo che mi ha scelto, quindi...”).
      Se è questo che desideriamo, continuiamo a sostenere questo sistema... ma forse ci meritiamo qualcosa di meno fesso!

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  5. Salve, sono una studentessa di urbanistica della facoltà Federico II di Napoli. Dopo aver visionato la sezione del vostro blog dedicato alle modifiche apportate all'articolo 56 della costituzione sono arrivata alle seguenti conclusioni:
    Ritengo che non sia giusta l'estrazione a sorte dei deputati poichè in questo modo si perde il vero senso del voto. Penso che debbano essere i cittadini a scegliere i deputati che li devono rappresentare e non il caso.
    Considero invece un'aspetto positivo di tale riforma la riduzione del numero di deputati che mi sembrava eccessivo,e soprattutto il divieto, per coloro che vengono estratti come deputati, ad esercitare altre funzioni politiche o amministrative.
    Ritengo infatti che queste persone debbano dedicarsi a pieno all'incarico che gli è stato affidato al fine di rappresentare al meglio la popolazione e di soddisfarne le richieste.
    Carmen Andreottola

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    1. In linea teorica, la tua obiezione sull'estrazione a sorte non fa una piega. Ma la questione è di natura pratica, non teorica. Come insegna Machiavelli, in politica è indispensabile "andare drieto alla verità effettuale".
      Se così faremo, ci accorgeremo allora che il rituale del voto, con tutti i corollari sacramentali che lo accompagnano, non è che un ingannevole mito di fondazione dell'attuale castocrazia partitica, il "cavallo di Troia" che apre la strada ad ogni arbitrio miope ed egoistico.
      A sentir loro, solo andando a fare quella croce sulla scheda saranno assicurati il libero esercizio di una scelta democratica e la garanzia di un buon governo!
      La realtà dei fatti è però ben diversa: con quel voto noi conferiamo a una ristretta minoranza di carrieristi il potere di decidere a modo loro su tutte le principali questioni che ci interessano (anzi: prima di tutto il potere di decidere su cosa decidere! -e, guarda caso, in cima all'agenda non ci sono mai i nostri interessi, ma i loro-).
      Non è che invece, più che andare a fare la "croce sacra" ogni 4 anni, ci interessa di essere amministrati bene? di essere rappresentati da gente che condivida davvero i nostri bisogni e che, a differenza dei politici di oggi, subisca né più né meno di noi le conseguenze delle decisioni prese?
      E quale modo migliore, per ottenere questo, che delegare alle scelte di governo persone come noi, che alla fine del mandato torneranno fra noi?
      A tal fine il metodo più sicuro, scientificamente supportato dalla cosiddetta "legge dei grandi numeri", risulta ad oggi la selezione stocastica.
      Se trovi di meglio, non vediamo l'ora di accodarci!

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    2. Salve,mi permetto di intervenire in merito alla modifica riguardo l' articolo 56 della Costituzione. Premesso che accordo in pieno con le modifiche apportate,in particolar modo: in merito la una possibile diminuzione da seicentotrenta a trecentotrenta deputati e per quanto riguarda la questione di non poter esercitare ulteriori funzioni politiche o amministrative una volta assunto il compito di deputato.
      La mia attenzione,però, si focalizza nello specifico sul dell’estrazione a sorte. Con questo procedimento si ritrova sicuramente più equità tra i possibili eletti,non mi è particolarmente chiaro,però, se l’elenco contenente i candidati possa comprendere chiunque e di conseguenza non presenti alcun filtro,ne tantomeno alcun requisito,anche se in linea generale(esclusa la questione età che già specificata).
      Non ci si espone a una sorta di pericolo?Non c’è il rischio di estrarre elementi che non hanno le capacità di amministrare in maniera adeguata?
      Distinti Saluti
      Paola Simeoli

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    3. "Democrazia" vuol dire "governo del popolo": di tutto il popolo, non solo di quello cui qualcuno (chi? questo è il problema!) ha riconosciuto la capacità di farlo meglio degli altri. In realtà una vera democrazia non può che fondarsi su questo presupposto: che ciascuno di noi ammetta che, in linea di principio, la sua opinione non deve contare più di quella di chiunque altro.
      E poi, a ben vedere, il vero rischio non è quello di non esser governati da dei genii, bensì quello di conferire il potere a chi persegue ilproprio tornaconto invece di quello di noi tutti.
      Rammentiamo infine che, nel nostro sistema, le mansioni amministrative sono appannaggio dei general manager: al parlamento spetta solo controllarne e indirizzarne l'operato nel modo più corretto.
      Che ne pensi?

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  6. Salve. A proposito del referendum propositivo, lo ritengo di importanza fondamentale. Come stabilito dall'articolo 1 della Costituzione Italiana,il nostro Paese è una repubblica democratica,ed in quanto tale, la sovranità appartiene al popolo.Questo concetto è il punto cardine ed è la massima espressione della libertà e forza politica raggiunta dal popolo italiano nel corso degli anni. IL referendum propositivo conferisce alla popolazione la facoltà di proporre una nuova legge,quindi ha il potere di vincolare il legislatore a emanare un testo normativo coerente con l'espressione e la volontà popolare. Dato che ciascuna proposta di legge va valutata dal Parlamento con le singole commissioni,in questo caso ci sarebbe l'opportunità di analizzare e discutere la proposta popolare oltre che con i membri delle due Camere,anche con una rappresentanza dei cittadini proponenti. Sarebbe uno strumento importante,e per molti aspetti necessario a chiarire le motivazioni proposte ed eventuali problematiche sofferte dai cittadini. Si tratta perciò di un tipo di referendum che permetterebbe la fusione delle competenze legislative dei parlamentari con la praticità e la concretezza delle idee dei cittadini,coinvolti in prima persona e legittimati nel partecipare alle questioni politiche. Nessun'altra istituzione o iniziativa potrebbe esprimere meglio il significato e il concetto di democrazia,che è e deve essere da guida per ciascun tipo di iniziativa e proposta di legge.
    Carmen Andreottola

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    1. Anche in questo caso: perfettamente d'accordo sul piano teorico.
      All'atto pratico, però, non ci scordiamo nei limiti intrinseci delle forme plenarie di democrazia diretta; primo fra tutti il fatto che la gente non può e non vuole stare tutto il tempo a occuparsi delle decisioni collettive! E che per decider bene occorre approfondire bene le questioni, cosa che non tutti hanno tempo e voglia di fare...

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  7. Leggendo attentamente la vostra home, e pestando particolare attenzione alle “modifiche della destinazione degli oneri di urbanizzazione”, mi son fatta un’idea a riguardo.
    In una prima analisi, può sembrare più consono che il destinatario degli oneri debba continuare ad essere il comune, poiché è l’ente pubblico più vicino al cittadino, e quindi più adatto a risolvere le sue problematiche. Magari, versandoli allo Stato si rischierebbe di trascurare l’urbanizzazione interna, e di incrementare la crescita delle periferie. Ma destinandoli ai comuni, chi ci dà la certezza che questi oneri non vadano solo, o in parte, ad incrementare le loro casse?
    Lo Stato infatti, con una distribuzione proporzionale al numero degli abitanti, potrebbe effettuare interventi migliori, o per lo meno più mirati alle esigenze del comune.
    Inoltre, investendo in modo attento sulla crescita delle periferie, si potrebbero verificare dei vantaggi per il cittadino, poichè con l’espansione di una zona urbana ci potrebbe essere un incremento della produttività, e quindi nuove opportunità di lavoro.
    Tutto questo, ovviamente, dovrebbe essere monitorato costantemente, e prestando attenzione alla salvaguardia del paesaggio rurale.
    Carmen Andreottola

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    1. Riscontrando con piacere la convergenza di vedute, abbiamo recepito nel modo che vedi le suggestioni operative.

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  8. Buon giorno ho letto la modifica della destinazione degli oneri di urbanizzazione da voi proposta, che condivido in pieno perché ritengo che nell’ultimo decennio il Comune con imposte legate sia all’attività edilizia quali oneri di urbanizzazione o alla proprietà edilizia quali IMU, abbia favorito un’intensificazione dell’attività edilizia determinando un enorme consumo di suolo la dove non era necessario. Ciò ha costituito un escamotage per ottenere soldi.
    Come sappiamo il consumo di suolo in Europa ha raggiunto livelli clamorosi a tal proposito volevo riportare un piccolo stralcio di una lettera scritta da scienziati ed esperti di suolo al ex Presidente MONTI che costituisce un grido d’allarme dinnanzi alla perdita di una risorsa non rinnovabile quale il suolo , ma allo stesso tempo preziosa per il benessere sociale ambientale ed economico del nostro paese.

    << Il suolo produce beni e servizi non sostituibili: è risorsa fondamentale per la vita sulla Terra, è il supporto alla produzione agraria e forestale fornendo cibo, biomasse e materie prime, è riserva di patrimonio genetico, filtra e conserva l'acqua delle precipitazioni, è custode della memoria storica, nonché elemento essenziale del paesaggio. È il principale deposito di carbonio delle terre emerse. Nella società italiana l'importanza del suolo è poco percepita ed esso è sottoposto a pressioni ambientali crescenti determinate, e talvolta acuite, da uno sviluppo urbano non più sostenibile, da pratiche agricole e forestali inadeguate, da attività industriali. Tutto ciò sta degradando continuativamente, e spesso in maniera irreversibile, le insostituibili funzioni produttive ed ambientali del suolo. Il censimento ISTAT indica che dal 2000 al 2010 si sono persi oltre 300.000 ettari di superfici agricole. Riteniamo che l'attuale tasso di consumo e di degrado dei suoli determini conseguenze economiche gravissime
    per le nostre generazioni e ancora di più per quelle future. >>.

    Quindi credo che oltre ad un equa ridistribuzione degli oneri di urbanizzazione bisogna investire tali risorse ma soprattutto tempo in una politica di progettazione sostenibile prendendo come esempio il movimento del new-urbanism che propone un modello di città compatta incentrata su una serie di principi quali : il mixed-use, buona qualità urbana , una mobilità incentrata su aree pedonali e trasporti collettivi ecc. che garantisce una qualità di vita di gran lunga migliore , prevenendo i problemi di congestione e degrado ambientale. Inoltre si traggono benefici sia per i residenti, che per le imprese che per i comuni i quali a mio avviso dovrebbero incentrare tali politiche soprattutto su aree dismesse o per il recupero di quelle periferiche o comunque permettere di edificare solo sull’esistente eccetto la dove ci siano delle esigenze per industrie o altre attività che sono fonte di produzione di lavoro.
    Carol Mattera

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    1. Non ci rimane che ringraziarti per questo corposo contributo che ci trova pienamente consenzienti.
      Siamo sempre più convinti che se a decidere fossimo noi cittadini questi principi troverebbero subito diffusa applicazione.

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    2. Salve,
      leggendo il commento espresso dalla mia collega Carol Mattera, non posso che trovarmi in linea, avendo lavorato insieme su un argomento così centrale della pianificazione urbana odierna. Il consumo di suolo è uno dei problemi più importanti legati alla crescita urbana. L'Italia è il bel paese, un paese che vive di turismo grazie alle bellezze architettoniche, culturali e paesaggistiche, un territorio che lentamente viene invaso da costruzioni fuorilegge, da una legge forse troppo rigida, da vincoli venuti fuori per salvaguardare quest'immenso patrimonio. Si pensi che dal 2003 sino ad oggi sono state costruite in Italia oltre 258.000 case illegali, per un fatturato complessivo di 1,8 miliardi di euro, dati espressi recentemente dal Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi. Oggi con il nuovo governo si ripete nuovamente la promessa di nuovi condoni, e edilizi e fiscali, negli ultimi tre anni, è stata portata avanti la proposta di un nuovo condono edilizio per ben 17 volte, dove viene generato a catena il solito "effetto annuncio". Nuovi edifici che creano danni sulle connessioni ecologiche del territorio, un territorio che viene cementificato per la sola missione della rendita urbana e non tenendo presente la pianificazione di spazi vivibili tramite un mix sociale, economico e funzionale. Tutto ciò generato anche da piani urbanistici sovradimensionati, studiati con semplici regole statistiche, ma non sulle esigenze, ed in questo modo l'Italia arrivò negli anni '70 ad avere un patrimonio di alloggi che ammontava a oltre 86 milioni di stanze, in un paese di 56 milioni di abitanti, come riportato da uno studio dell'urbanista Giuseppe Campos Venuti.
      Anche la gestione del post calamità naturali ovvero problemi che saltano in mente soltanto all'occasione, anche se sappiamo benissimo che abbiamo tanti rischi naturali, ma in quel momento cerchiamo di riportare tutto alla normalità, normalità che non è soltanto la casa, ma il vero obbiettivo dovrebbe essere ridare funzionalità e vitalità ai centri colpiti e cercando di ricostruire i centri storici ossia i luoghi che rappresentano l'identità del territorio. La gestione del terremoto emiliano, è forse una soluzione più attenta a queste problematiche, la strategia usata è quella di posizionare dei prefabbricati rimovibili che ospiteranno le famiglie la cui abitazione va ricostruita, quindi non costruendo nuovi complessi come nell'esempio aquilano, dove una volta terminata la ricostruzione si dovrà trovare un nuovo uso a queste New Town decentrate. Un altro punto importante riguarda la gestione della ricostruzione dei centri storici in Emilia, perché non vengono indicati come zone rosse, dove c'è un limite invalicabile, ma vengono indicati come zone di recupero, ossia zone dove è tangibile la volontà dei cittadini e della politica a programmare il riscatto. Pertanto la gestione del post terremoto emiliano sembra essere d'esempio per la ripartenza dell'economia italiana e per una gestione più attenta alla vita delle città, delle persone e all'impatto che tutto ciò comporta sul paesaggio. Quindi oltre a ridistribuire gli oneri di urbanizzazione in base al numero di cittadini, credo sia importante ridistribuirli in base al merito, fondato su questi temi, e facendo partire seriamente una politica di gestione della città esistente, migliorandola, rendendola più vivibile e meno soggetta a rischi.
      Andrea Graziano

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  9. Ti siamo grati per le interessanti precisazioni a supporto della nostra iniziativa.
    Se ci indichi con maggior precisione in che modo ti piacerebbe specificare i contenuti della proposta che stiamo elaborando, saremo felici di recepirli nei modi consueti. A presto!

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    1. Certo, con piacere provo a fare un riordino delle questioni da me affrontate e preciso che il mio contributo è mirato ad enfatizzare ancor più la tematica forte del consumo di suolo, della gestione del suolo nell'amministrazione della città moderna.
      Quindi questo tema, uno dei punti forti della pianificazione urbana, deve essere sostenuto dal governo centrale e dal governo locale.
      Mi trovo perfettamente con la Vostra proposta di destinare gli oneri di urbanizzazione allo stato, anziché direttamente al comune. La ridistribuzione, però dovrebbe avvenire in base a questi temi, cioè devono essere riassegnati in base alle scelte fatte dalle amministrazioni in merito alla gestione dei suoli, quindi scelte mirate alla conservazione del suolo naturale, al miglioramento del patrimonio edilizio esistente, alla tutela del paesaggio, alla funzionalizazzione delle periferie dormitorio, ad un contenimento della crescita urbana, quindi una crescita urbana che non miri allo sprawl, ma ad una crescita compatta e con una buona forma urbana.
      Tutti temi che si riconoscono in una pianificazione e gestione della città non molto incisiva sull'impatto che la città comporta sul territorio. Quindi ridistribuendo gli oneri in base a queste scelte, credo che verrebbe a formarsi quasi una gara tra amministrazioni, a chi punta alle scelte più innovative.
      Quindi una ridistribuzione in base al numero di cittadini, accompagnata poi da una verifica in base alle scelte fatte in merito a questi temi, che sono anche ampiamente legati alla vivibilità della città, quindi sicuramente sono tra le questioni più importanti che una buona amministrazione locale debba affrontare.
      Andrea Graziano

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    2. Ed intanto vorrei far presente che mentre noi discutiamo di questo tema così centrale per l'amministrazione della città moderna, proprio in questi giorni nel periodo del tanto discusso "decreto del fare" si portano avanti disegni di legge che affrontano tali questioni. Il problema centrale è che vengono proposte ben 2 modalità di intervento opposte,
      da un lato c'è una proposta attenta alle problematiche del suolo, e del riuso dei suoli urbani,
      dall'altra viene riproposta la possibilità che i comuni affrontino le spese correnti continuando ad utilizzare le entrate derivanti dagli oneri di urbanizzazione, quindi generando sicuramente un effetto a catena, dove i comuni stretti da tagli generali puntino sulla nuova edificazione di pezzi non urbanizzati.
      Andrea Graziano

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  10. 1. abbiamo provato a tradurre le tue preziose indicazioni nel modo che vedi. Restiamo in attesa di controdeduzioni.
    2. questo tuo puntuale grido d'allarme ci suona un po' come un rimprovero per la nostra inerzia. Il fatto è che temiamo di essere ancora troppo pochi per far sentire la nostra voce in termini autorevoli. O forse invece si potrebbe già provare a organizzare qualcosa, magari mobilitando quella comunità degli studiosi di architettura e urbanistica cui sembreresti appartenere? Di certo l'opinione pubblica sembra decisamente dalla nostra parte... Se ti venisse qualche idea, non esitare a sottoporcela: hai visto mai?

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    1. Si, faccio parte di quella comunità e credo sia un buon punto di partenza mobilitare il settore di studio dell'urbanistica perchè è una delle conoscenze fondamentali per l'amministrazione del territorio e della città.
      Mi trovo perfettamente con i punti segnati nella proposta.
      Il mio non era un grido di allarme diretto al blog, ma principalmente alla gestione delle scelte che vengono trattate dalle diverse legislature che si susseguono. Ovviamente mi trovo perfettamente anche con il fatto che in pochi non si raggiungono grandi obbiettivi e sopratutto in poco tempo, ma presumo che con il lavoro intrapreso, cioè mirato al raccogliere quante più idee possibili si possono raggiungere importanti novità.
      Andrea Graziano

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    2. Siamo compiaciuti delle tue manifestazioni di consenso e condividiamo il misurato ottimismo con cui leghi i risultati all'impegno.
      A questo proposito, se avessi voglia di collaborare ai nostri sforzi, anche solo segnalando l'esistenza di questo blog, saremmo lieti di spiegarti come. A presto!

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    3. Vorrei riprendere quanto detto sopra a proposito della mobilitazione della comunità studentesca, della quale anch'io faccio parte.
      Condivido in pieno la necessità di coinvolgere i giovani in queste problematiche del governo del territorio, poichè saremo noi a tenere le redini del Paese tra qualche anno ed è giusto arrivarci preparati e con le giuste competenze. Ciò mi fa pensare ad uno dei nostri presidenti della Repubblica, Einaudi, il quale affermò che bisogna "conoscere per deliberare", ciò significa, secondo una lettura personale e discutibile, che è di fondamentale importanza un sapere completo per poter amministrare coscienziosamente la "cosa pubblica". Ritengo quindi che per poter formare una classe di urbanisti consapevoli dei problemi legati al governo del territorio si possa incentivare l'interesse verso questi temi attraverso l'organizzazione di forum interuniversitari, volti alla sensibilizzazione e alla stimolazione di nuove idee.
      Propongo inoltre l'utilizzo delle parole di Einaudi come ulteriore slogan di Bulè. Cosa ne pensate?
      Giovanna Ferramosca

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    4. 1. Questa idea dei forum interuniversitari sembra passibile di sviluppi quanto mai fertili. Vorremmo però che tu ci fornissi ulteriori precisazioni. Ad esempio su come pensi che possa essere avviata una simile iniziativa, che peraltro esula senz'altro dalle competenze di una proposta di legge. Ti pregheremmo pertanto di proseguire questa riflessione, se lo vorrai, entro il post "Brainstorming" di questa stessa sezione.
      2. Lo slogan di Einaudi sembra promettente. Bisognerebbe però valutarlo nel suo insieme. Potresti inviarcene il testo completo nel post "Slogan"?

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  11. Salve, ho letto le proposte di legge da voi avanzate e le trovo molto interessanti. In particolare mi hanno colpito la modifica all'articolo 56 della Costituzione e la modifica del primo comma dell'articolo 51 della legge n.3 del gennaio 2003.
    In merito alla prima trovo molto importante che i cittadini partecipino in maniera attiva alla politica e con la vostra proposta la possibilità di entrare in politica è aperta a tutti e tutti possono proporre leggi inducendo il parlamento a ragionare di argomenti che vengono continuamente sorpassati (tipo i finanziamenti pubblici ai privati).
    Per quanto riguarda la legge sul fumo credo che bisognerebbe informare molto di più sui rischi che questo comporta (sia fumo attivo che fumo passivo) e questa legge permetterebbe libertà di scelta a chi vuole fumare dove può, cercando di ridurre il fenomeno fumo al minimo.
    Claudia Maria Pengue

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    1. Incassiamo con piacere il tuo consenso.
      In tema di fumo, dopo un confronto che ha evidenziato una pluralità di opinioni, abbiamo comunque ritenuto di non modificare la scarna essenzialità dell'attuale formulazione, per due ordini di motivi:
      - riteniamo che nel complesso la consapevolezza dei danni del fumo sia ormai sufficientemente acquisita, ma che ciò non basti a tenerne lontani i più giovani -e anzi in certi casi costituisca un fattore di fascino supplementare legato a quella che gli psicologi chiamano "destrudo" (una sorta di desiderio inconscio di farsi del male) adolescenziale-
      - siamo convinti che il momento cruciale della sottomissione al vizio (un vero e proprio "reclutamento" surrettiziamente regalato alle multinazionali del tabacco) sia il primo anno della media superiore: quando i ragazzini si trovano circondati da compagni più grandi e professori che fumano liberamente a ogni piè sospinto.
      In ogni caso grazie ancora e a presto!

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  12. Buongiorno, ho letto le proposte di legge e mi preme soffermarmi sulla Legge con cui si andrebbe a modificare l’articolo 56 della Costituzione. La riduzione del numero dei deputati dagli attuali 650 a un numero pari a 330 mi trova perfettamente concorde nell’obiettivo di riduzione dei costi della politica e anche in quello dello snellimento dell’azione legislativa del Parlamento.
    Unica obiezione che mi vede scettica e’ quella della estrazione a sorte da un elenco che comprende tutti i cittadini che abbiano dichiarato la propria disponibilità. Più che affidare le azioni e la legislazione del nostro paese alla sorte ritengo giusto trovare un criterio diverso dove ci si affida in funzione di competenze e meriti.
    Ritengo giusto, infine, la precisazione che eviti il conflitto di interessi tra le funzioni politiche ed amministrative e quelle di deputato.
    Federica Tuccillo

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    1. Siamo consapevoli che esiste un diffuso pregiudizio contro i procedimenti stocastici. "Andare a caso" pare tutto fuorché un atteggiamento sensato.
      Eppure l'evoluzione recente dell'epistemologia ha totalmente rivoluzionato il nostro concetto di casualità: nessun fisico ti dirà più che, se mettiamo in comunicazione una bombola piena di gas con una vuota, il fatto che dopo un po' siano entrambe piene a metà dipenda da un qualcosa chiamato "pressione". Tirerà piuttosto in ballo un principio di probabilità statistica, che è del tutto in linea con il suddetto concetto di casualità.
      In altre parole: come fai, che so, a capire quando la pasta è cotta? Assaggi tutti gli spaghetti a uno a uno o ti limiti a mordicchiarne un paio, ritenendolo un campione più che sufficiente?
      Allo stesso modo, mutatis mutandis, se vogliamo mettere in atto la volontà collettiva, non ci sarà bisogno di mobilitare 60 milioni di Italiani: basterà chiamarne in causa qualche centinaio. E la cosiddetta "legge dei grandi numeri" ci garantirà da ogni rischio di distorsione.
      Non scordare, comunque, che la "Camera delle Competenze" tende proprio a garantire il debito spazio alla preparazione tecnica. La quale però deve sempre essere riequilibrata dall'espressione dei "non addetti ai lavori": onde evitare che possano riproporsi quelle derive autoreferenziali che costituiscono uno dei più perniciosi flagelli della casta attuale.

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    2. buonasera, sono una studentessa della "Federico II" e leggendo i diversi commenti sulla proposta di referendum propositivo, una cosa non mi appare del tutto chiara riguardo questi procedimenti stocastici di cui spesso parlate. Premetto che mi trovate pienamente d'accordo sul diminuire i numeri dei deputati dai 650 ai 330 in quanto, pur se lieve e marginale, è pur sempre un punto di partenza per la riduzione dei costi nella politica; Ma per quel che concerne l'estrazione casuale, sono in parte diffidente. Mi piace si! l'idea che i cittadini, soprattutto i giovani, siano e si sentano(più che altro)realmente coinvolti ma attribuire un tale compito per una estrazione priva di qualsiasi criterio di giudizio la ritengo una mossa azzardata.
      La cosiddetta "legge dei grandi numeri" ci garantirà anche dall'insuccesso di estrarre un gran numero di persone impreparate?
      Penso possa essere utile invece a tal riguardo bandire dei concorsi per selezionare persone che, diversamente, meritano perché valutate per i propri requisiti.
      Non siamo numeri e né tantomeno persone omologate(forse non ancora), l'esempio degli spaghetti sopra citato non fa una piega ma perché hanno tutti lo stesso tempo di cottura ma, se provassimo con svariati spaghetti di cotture diverse? Allora un campione lo riterremmo più che sufficiente?
      questo è il tipo di esempio che meglio si addice all'estrazione casuale dei cittadini.

      Francesca Zerella

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    3. Cara Francesca, apprezziamo la tua sottile astuzia, ma il problema con le paste diverse non è di natura statistica, come surrettiziamente vorresti lasciar intendere, ma di natura operativa: comunque tu le mescoli, verrà sempre fuori una ciofeca!
      Ma se davvero sei interessata a verificare la validità scientifica della cosiddetta "legge dei grandi numeri", perché non dai un'occhiata al capitolo "Meccanica statistica" del libro di Heinz Pagels "Il codice cosmico"? E' semplice e divertente e adatto anche a chi non avesse simpatia per la matematica...
      Quanto al fatto che non siamo numeri, vorremmo proprio che quest'assunto incontestabile risultasse vero in pratica, oltre che in linea di principio: di sicuro per quelli da cui ci ostiniamo a farci governare non siamo molto più che numeri da contare ad ogni tornata elettorale...
      Noi invece siamo più che convinti che anche un normalissimo cittadino, proprio perché non è un numero, abbia il diritto di poter dire la sua -una volta informato dei fatti e assistito dai tecnici che ci saremo scelti- su qualunque questione ci interessi da vicino.
      Tu invece ti ritieni in grado di decidere a chi questo diritto debba essere negato? E che criteri stabiliresti? E a chi faresti effettuare la selezione? E come contrasteresti il potere mostruoso che costui acquisirebbe?
      E...?






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    4. Mi ritengo negata tanto quanto un'estrazione a lotto nel decidere chi può e chi non può ricevere tale diritto. Proprio per questo consigliavo di istituire dei concorsi con relativi quiz di cultura, una commissione di giudici preparata nel settore e punteggi minimi e massimi da raggiungere per l'ammissione. Una volta terminate le selezioni se i "vincitori" sono di gran lunga superiori al numero previsto con medie di punteggi paritarie si può procedere all'estrazione; in caso contrario si passerebbe, solo allora,al punto della questione "assitenza tecnici". Non è il ragionamento di per se dell'estrazione che mi trova discordante ma la preparazione in materia che per me deve essere presente ex ante dall'aiuto dei tecnici.

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    5. Ci sono tanti modi possibili di scegliere dei rappresentanti. Ai principali fra questi abbiamo dato dei nomi.
      Ad esempio, la "selezione dei migliori" ha dato origine al nome "aristocrazia". Mentre invece "democrazia" dovrebbe significare "governo del popolo": di tutto il popolo, non solo dei migliori!
      Non ti fa venire in mente nulla?
      D'altra parte, che vuol dire "preparazione in materia": come fai a dire che un poeta è meglio di un idraulico o viceversa?
      L'importante non è selezionare individui superdotati, ma far sì che i selezionati, al contrario di quanto avviene attualmente, operino davvero nell'interesse di tutti noi. E questo, a nostro avviso, può avvenire solo se si tratta di gente come noi, né più furba, né più scema: basta che siano consapevoli che le scelte che fanno ricadranno su di loro, perché non appena finito il mandato torneranno normali cittadini. Non come i politicanti di oggi, che una volta entrati nella "casta" non ne escono più per decenni.
      Infine non dimenticare che a regime il nostro modello prevede anche una camera "delle competenze" (vedi "la nostra vision")!

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  13. Buonasera, vi riporto la mia idea di proposta di legge:

    Modifica dell'articolo 3 della legge numero 4 del 14 gennaio 1993:

    Da:
    "Il Ministero dei beni culturali può utilizzare volontari per assicurare l'apertura quotidiana prolungata di musei biblioteche e archivi di Stato".

    A:
    "Il ministero dei beni culturali può formare con le scuole e le università, organizzazioni di volontariato aventi finalità culturali per assicurare una maggiore sorveglianza e l'apertura quotidiana negli orari ordinari e straordinari di musei, biblioteche e archivi di Stato".

    Grazie.
    Federica Tuccillo

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  14. Puntuale e circostanziato.
    Come vedi abbiamo recepito integralmente.
    Pensi che si possa pensare a qualche iniziativa per divulgare e promuovere la proposta?

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    1. Per divulgare e promuovere la proposta, il Ministero dei beni culturali può dare l'autorizzazione a scuole e università di stilare liste con i nomi degli studenti volontari per tale proposta. All'interno dei plessi scolastici, inoltre, si potrebbero organizzare riunioni con professori e studenti per parlare ai ragazzi dell'iniziativa e motivarli a partecipare. Nelle università, invece, si potrebbe divulgare la proposta e incentivare gli studenti a partecipare al volontariato introducendo una sorta di "workshop" con crediti formativi in modo tale che gli alunni entrino nella logica del volontariato e che possano successivamente aderire all'iniziativa spontaneamente.
      Grazie di tutto e a presto!
      Federica Tuccillo

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    2. Le tue ipotesi sembrano più che rispondenti all'obiettivo di rendere efficace l'iniziativa una volta che sia stata pubblicizzata, discussa e tradotta in norma.
      Resta peraltro il problema più grosso, che come al solito è quello di far "partire" il tutto dal basso. Insomma passare dal discorrerne fra noi, che ormai siamo già sostanzialmente d'accordo, al coinvolgere fattivamente altri benpensanti.
      Hai qualche idea anche su questo (vista l'efficienza fin qui dimostrata, ci stupirebbe il contrario...!)?

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    3. Per coinvolgere altre persone in questa iniziativa si potrebbe iniziare con il riempire bacheche e muri di università e scuole con volantini che spieghino il "progetto" del volontariato. E sopratutto, sono del parere che per rendere partecipe e motivare studenti si possa incominciare nella maniera più semplice e comune. Ai giorni d'oggi vi è proprio Facebook che si potrebbe usare come mezzo per far recepire la notizia a più persone e per discuterne insieme virtualmente. O anche, infine, organizzare un "evento" in piazza per presentare l'iniziativa e per raccogliere adesioni.
      Federica Tuccillo

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    4. Tutto sommato, quanto proponi non sembra poi così utopistico.
      Per quanto ci riguarda, qualcuno ha già dichiarato la propria disponibilità.
      Se anche tu ricevessi segnali positivi dal tuo entourage, potremmo già pensare a portare avanti il discorso in chiave operativa. Facci sapere!

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  15. Salve,
    in merito all’istituzione del referendum propositivo, credo siano due i punti da osservare, per non sottovalutare e lasciare alla superficialità il merito delle proposte avanzate. Nel momento in cui viene proposta una legge, questa necessariamente deve avere delle solide basi che ne sorreggono il contenuto, a tal fine risulta necessario che questa sia formulata da personalità competenti e capaci che possano discutere nel merito delle questioni proposte. E’ indubbia salvaguardare e difendere l’espressione della volontà di tutti i cittadini, ma allo stesso tempo non bisogna lasciarsi a sogni utopici dove tutti sono in grado di capire o discutere di una determinata questione. Senza voler nulla togliere alle capacità intellettuali o professionali di nessuno. Ma non tutti possono parlare di tutto. Quindi, sono necessari dei paletti per la possibilità di potersi esprimere su determinate questioni e quindi proporne una legge. Io, per esempio, non potrei discutere né di fotovoltaico né di nucleare.
    In merito alla proposta di modifica dell’articolo 56 della Costituzione, lasciare che sia la sorte a scegliere chi rappresenta il nostro Paese e dunque, 60milioni di italiani, credo sia una scelta poco mirata al continuo miglioramento che noi cittadini pretendiamo per la rappresentanza della nostra Italia, sono ben presenti ai nostri occhi le mediocrità - per essere buoni - che siedono tra gli scranni più alti della rappresentanza. Un pò di meritocrazia anche in quei luoghi ci vuole. Tutti possono farne parte, sia chiaro, non escludo nessuna categoria, ma scegliere a sorte vuol dire che se io, sempre per fare un’esempio, dessi la mia disponibilità ma non avessi nessuna capacità (che nessuno potrà giudicare, perchè sarà la sorte a scegliermi) allora verrà fatto un danno al Paese. Meritocrazia, che ben si trova nell’eleggibilità popolare in questo caso, al primo posto. Pienamente d’accordo sugli altri punti elencati.
    Oneri di urbanizzazione: siano versati direttamente allo Stato, risponde con logica praticità alle parole d’ordine di semplificazione, sburocratizzazione, azzeramento dei passaggi burocratici-amministrativi, risparmio di risorse (meno uffici o enti preposti alla suddivisione e gestione delle risorse e meno ruberie celate tra i vari passaggi), tempestività degli interventi. I paletti per la distribuzione dei finanziamenti in base al numero degli abitanti e in ragione inversa della crescita edilizia recente, penso siano limitanti e che non possono tenere conto della singola opera o infrastruttura che si intende realizzare. Il punto della qualità delle politiche urbane, invece, è un tassello che manca e il recupero del patrimonio edilizio esistente, il riuso dei vuoti urbani e degli ambiti sottoutilzzati o soggetti a usi impropri, la riqualificazione delle aree degradate e stabilizzazione dei margini insediativi sono ottimi cardini su cui su cui spalancare le porte del futuro dell’edilizia.
    Per i divieti del fumo e l’eccezione fatta per gli spazi aperti di pertinenza degli ambienti istituzionali (elenco:...) e in tutti gli spazi attigui alle scuole, considerandolo spazi aperti suppongo che la libertà di fumare sia quasi dovuta. Non stiamo parlando di atti che ledono la morale o l’etica.
    Appoggio in pieno e voglio evidenziare il punto di modifica sulle attività culturali: “Il ministero dei Beni Culturali può formare, con le scuole e le università, organizzazioni di volontariato aventi finalità culturali per assicurare una maggiore sorveglianza e l'apertura quotidiana negli orari ordinari e straordinari di musei, biblioteche e archivi di Stato”. Qui si spalanca un universo di possibilità per migliorare il settore, ampliamento degradato. Non è difficile pensare qualcosa di buono, dato che nulla allo stato attuale lo è.

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    1. Ottimo e abbondante (per carità, non nel senso di Alberto Sordi ne "La grande guerra"). Vediamo di andare per ordine.
      1. Che chiunque possa presentare una proposta di legge ci sembra l'unica formulazione compatibile con i principi di una vera democrazia.
      Se comincio a mettere degli sbarramenti su "chi" e "quanti" si finisce come oggi, dove tutti i referendum scomodi sono tenuti in stallo da decenni ad opera della casta al potere. Ricordiamoci anche che bisogna sempre valutare la proposta in sé, non chi la presenta. Non c'è nessuna garanzia che anche il più gran luminare non possa smarronare o perseguire finalità estranee all'interesse collettivo. Così come non ha senso escludere a priori la possibilità che un "signor nessuno" possa partorire un'idea utile ed efficace.
      Ma soprattutto ricordiamoci che tra "poter proporre" e "avere la certezza di vedere approvato" ci corre di mezzo il mare.
      Avrai notato che questa proposta di legge è l'unica ancora priva di alcuna specificazione. Ebbene, il lavoro da fare per svilupparla dovrà vertere a nostro avviso soprattutto sulla definizione dei necessari meccanismi di selezione e filtro, che consentano da un lato di non perder tempo dietro alle bischerate e dall'altro di non tarpar le ali alle proposte interessanti; il tutto evitando che tale selezione non sia distorta da interessi di parte.
      Ebbene, diverse delle cose che hai detto sembrano sottendere criteri normativi utilizzabili a tal fine. Che ne dici di provare a metterli in ordine in modo che li si possa inserire come primo tentativo di specificare la proposta in questione?
      2. Sull'affidabilità dei procedimenti stocastici, ti rimandiamo anzitutto alla nostra replica del 29/6 alle obiezioni di Federica Tuccillo.
      Per quanto riguarda in particolare le tue osservazioni, ci limitiamo a richiamare che:
      - l'attuale mediocrità di chi ci governa è il risultato di un sistema di attribuzione delle deleghe di rappresentanza fondato su libere elezioni (letteralmente: scelte); sembra più che evidente come questo sistema non dia alcuna garanzia in senso meritocratico;
      - una selezione meritocratica non basata su libere elezioni ripropone l'antico, mai risolto problema ("quis custodiet ipsos custodes?" chiedeva già Giovenale) di chi e come attribuisce il merito;
      - ergo: l'unico sistema praticabile ci sembra quello di definire dei filtri a monte, come per la "Camera delle Competenze" della nostra Vision.
      Non dimenticare, infine, che questa proposta di legge ha carattere transizionale: per il momento affiancherebbe a un Senato eletto convenzionalmente una Camera che rappresentasse davvero gli interessi dei cittadini; a regime ci sarebbe il sistema parlamentare descritto nella Vision.
      3. Intendiamo il tuo commento come una manifestazione di sostanziale consenso; se intendi modificare o precisare qualcosa, non hai che da dircelo.
      4. In tema di fumo siamo convinti sostenitori dei diritti sia di chi non fuma, sia -nei limiti della libertà e della salute altrui- di chi fuma; ma la scuola ci sta particolarmente a cuore perché è proprio lì che si prende il vizio (cfr. qua sopra la replica del 29/6 a Claudia Maria Pengue).
      5. Per le attività culturali: perché non provi a unirti in chiave operativa al nostro dialogo con Federica Tuccillo (ancora lei!) alla luce di quanto maturato proprio nel commento sopra al tuo?
      In ogni caso: grazie e a presto!

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    2. Come proposte concrete, da valutare nella loro possibile attuazione, inizierei dallo sviluppo del ‘sistema cultura’. Le Università, ma come anche le scuole, dovranno essere il perno fondamentale. Dall’educazione all’offerta di occasioni di lavoro. Il fattore culturale (che può essere quello paesaggistico, sia quello monumentale che artistico) è potrebbe essere uno dei più semplici su cui intervenire, dato che ne abbiamo esempi lungimiranti in gran parte del mondo e qui in Italia siamo praticamente a zero, quindi, un’ottima occasione per produrre lavoro. Innanzitutto credo che la gestione debba essere concessa ai privati (almeno in parte), lasciando allo Stato la possibilità di intervenire solo per offrire agevolazioni per i cittadini meno abbienti o in difficoltà. Lasciamo al Pubblico la cura dei cittadini, e ai privati l’imprenditoria

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    3. In tutta franchezza, non abbiamo ben compreso i contenuti della tua proposta.
      Potresti provare a formularla in modo più preciso -e magari a delimitarne meglio la portata-?

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  16. Salve , sono uno studente di urbanistica dell' Università di Napoli Federico II ,
    dopo aver letto le vostre proposte di legge e averci riflettuto , sopratutto tenendo conto delle considerazioni emerse durante tutto il mio percorso didattico , vorrei suggerire una modifica ( o integrazione ) alla proposta di legge riguardante la destinazione degli oneri di urbanizzazione:
    -Ritengo giusto corrisponderli in maniera diretta allo Stato, in quanto organo superiore a tutti gli altri e in grado di decidere per livelli.
    - Propongo di fare una distinzione di trattamento tra oneri relativi ad opere di urbanizzazione primaria ed opere di urbanizzazione secondaria. Tenendo conto delle tempistiche decisionali del nostro stato e delle " emergenze " che caratterizzano per definizione opere primarie e opere secondarie , verserei direttamente allo Stato gli oneri di urbanizzazione secondaria in quanto provvedono a realizzare interventi non strettamente indispensabili, in prima battuta, per il corretto funzionamento della città o per garantire i mezzi necessari alla sopravvivenza. Tali opere (asili,scuole,centri sportivi , centri sociali e centri culturali), infatti, caratterizzano l'area da un punto di vista sociale e tendono ad offrire servizi ai cittadini.
    Destinerei ,direttamente ai comuni, gli oneri relativi ad opere di urbanizzazione primaria per abbattere notevolmente tempi tecnici di fronte ad impellenze come strade ,fognature, reti di distribuzione (elettricità , acqua , gas ecc.), senza le quali la città andrebbe in forte difficoltà.
    Il comune ,in quanto ente più vicino alle reali problematiche e necessità della città, potrebbe meglio affrontare la situazione.
    In attesa di un vostro responso circa questa meta-proposta,
    cordialmente saluto
    Gianluca Manes

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    1. Ti ringraziamo per la concretezza e la specificità del tuo contributo. In linea di massima lo riteniamo però di difficile attuazione, dal momento che non ci sembra conveniente da un punto di vista organizzativo che sia lo Stato stesso a occuparsi in prima persona di realizzare le opere di urbanizzazione secondaria in tutti i nostri 8.000 e più comuni.
      Bisogna poi considerare che non è necessario mantenere una corrispondenza biunivoca fra la provenienza e la destinazione di un'entrata fiscale. In altre parole: non è indispensabile che tutti e soli i soldi degli oneri di urbanizzazione vengano destinati a tal fine (e abitualmente non avviene così).

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    2. Salve amici di Bulè,
      ringraziandoVi della vostra cortese risposta vorrei precisare alcuni aspetti del mio commento che credo di non aver espresso nella maniera più appropriata.
      Sono convinto che lo Stato, con le altre emergenze che si trova ad affrontare , di sicuro non avrebbe come priorità gli interventi di urbanizzazione del comune di xxx .Nella Vostra proposta si prevedeva di indirizzare allo Stato tutti gli oneri di urbanizzazione indistintamente per poi ri-distriburli ai comuni. Posto che non sia necessario mantenere una corrispondenza biunivoca, credo che un comune non possa aspettare i tempi di ri-distribuzione per la realizzazione di opere strettamente indispensabili (primarie) mentre ciò può avvenire per le opere secondarie.
      Schematizzando il percorso degli oneri di urbanizzazione:
      *Oneri di urbanizzazione primaria  versati direttamente al comune ( per velocizzare le operazioni )
      * Oneri di urbanizzazione secondaria  versati allo stato ( poiché non riguardano operazioni impellenti) ri-distribuiti ai comuni in proporzione al numero di abitanti e in ragione inversa della crescita edilizia recente .

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    3. Questa formulazione è senz'altro tecnicamente pertinente e adeguatamente articolata.
      Resta il fatto che, a nostro avviso, non contribuisce a migliorare la distorsione cui volevamo por fine: il fatto che i Comuni, traendo gran parte dei loro proventi dagli oneri in questione, siano indotti per motivi di cassa a incentivare oltre ogni logica la crescita edilizia. E' per questo che è bene che non gli entri in tasca nulla direttamente!
      D'altra parte, non c'è da preoccuparsi troppo per un eventuale ritardo dei flussi finanziari. Come si sa i tempi delle amministrazioni seguono logiche del tutto indipendenti da queste considerazioni. In altre parole, non è che l'ENEL per produrre l'energia che ti arriva in casa, spende i soldi dell'ultima bolletta che gli hai pagato!
      Grazie comunque e a presto!

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  17. Salve. Sono uno studente di Urbanistica della Federico II. Dopo aver letto le vostre proposte di legge, vorrei soffermarmi e riflettere su due delle quattro proposte: la prima riguarda la modifica dell’articolo 56 della Costituzione e l’altra riguarda la modifica del primo comma dell’articolo 51 della Legge n. 3 del 3 gennaio 2003.

    Modifica dell’articolo 56 della Costituzione
    1. Sono pienamente d’accordo sul passaggio di potere dallo stato al popolo: purtroppo i nostri parlamentari avendo numerosi privilegi e non essendo toccati direttamente (ma nemmeno indirettamente) dalle leggi che stesso loro sviluppano, non si rendono conto degli effetti che determinate leggi potrebbero avere sulla loro pelle. Invece se, come proponete voi, la camera dei deputati fosse formata dal popolo, ci sarebbe sicuramente più attenzione sull’attività legislativa, poiché le norme ricadrebbero sugli stessi deputati, che alla fine dei loro incarichi si troverebbero a dover sottostare a leggi che stesso loro hanno fatto. Quindi sarebbe un controsenso fare una legge che non porti benefici al popolo. Inoltre si darebbe finalmente fine a quei fenomeni di abuso di potere e di corruzione che sono ormai all’ordine del giorno.
    2. Estrazione a caso: essendo d’accordo sull’affidare il potere al popolo, proporrei di specificare in modo più dettagliato i requisiti che una persona debba avere per poter ricoprire la carica di deputato. Magari aggiungere l’opzione che il cittadino estratto a caso sia laureato, poiché per poter ricoprire un ruolo importante per il bene del paese, bisogna comunque avvalersi di un livello di istruzione abbastanza alto. Sicuramente una bagaglio di cultura maggiore potrebbe garantire un risultato migliore.
    3. Numero dei deputati: sono d’accordo sul dimezzare il numero dei deputati. Se si trova una certa sintonia fra le parti bastano anche poche persone per poter governare un paese (pochi ma buoni).

    Modifica del primo comma dell’articolo 51 della Legge n. 3 del 3 gennaio 2003
    Sono d’accordo nell’aggiungere come luogo in cui è vietato fumare, gli spazi attigui alle scuole. Si sa ormai come il fumo passivo abbia quasi gli stessi effetti nocivi del fumo attivo.

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    1. Grazie per questa corposa e ben organizzata riflessione.
      Assumendo come sostanzialmente condivisi gli altri contenuti, rispondiamo in particolare alla proposta relativa ai requisiti per il ruolo di deputato.
      Siamo contrari a una selezione mirata nel senso che proponi -anche se il criterio in sé è da ritenersi fra i più accettabili- per due ordini di motivi.
      Il primo è che in generale non riteniamo giusto escludere i meno colti dalle responsabilità di governo: la volontà popolare non sarebbe correttamente rappresentata, né è detto che le scelte dei colti sarebbero necessariamente migliori. Basti pensare che un bravo commerciante vanta generalmente esperienze e forme di buon senso di cui un letterato potrebbe risultare pericolosamente privo. Inoltre una categoria potrebbe finire col prendere decisioni in base agli interessi propri invece che a quelli generali. E poi: ve l'immaginate un'assemblea condominiale riservata ai soli laureati?
      Il secondo motivo è che, se guardi bene la nostra Vision, vedrai che a regime prevediamo anche una "Camera delle Competenze", riservata a esperti in vari settori (peraltro non necessariamente corrispondenti alla sola preparazione scolastica). Pensi che così possa andare?

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  18. Salve sono uno studente UPTA dell'Università Federico II di Napoli.La mia attenzione si è concentrata sull'Art. 56 della Costituzione.In merito alla proposta di modifica potrebbe essere efficacie la riduzione del numero dei deputati, ma le modalità di scelta sembrano ambigue proprio per il fattore "sorte" che sembra agevolare ancora la "scalata alla poltrona" senza definire i requisiti minimi di competenza, professionalità e trasparenza. Ma il non potere esercitare ulteriori funzioni politiche o amministrative dopo essere stato estratto per fare il deputato, potrebbe essere una soluzione alla concentrazione di poteri nelle mani di pochi e alla presenza di interessi spuri nell'attività politica e parlamentare.
    Fabrizio Cappuccio

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  19. Come avrai notato, questo è senz'altro uno dei punti che incontrano maggiori resistenze.
    Per quanto riguarda nello specifico la tua perplessità, ci limitiamo a ribadire la convinzione che nessuno potrà impegnarsi a "scalare" nessuna poltrona, dal momento che non potrà in alcun modo influire sui risultati. Anzi, a ben vedere, è proprio qui uno dei vantaggi meno considerati -ma non meno sensibili- del dispositivo da noi proposto, dal momento che molte delle distorsioni dell'attuale sistema di governo dipendono proprio dalla lotta senza quartiere fra i diversi concorrenti al potere...
    Per il resto ti rinviamo ai precedenti commenti su questo stesso tema.
    Grazie e a presto!

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  20. Salve,
    sono uno studente che frequenta il secondo anno della facoltà di Urbanistica - Federico II. Penso di trovarmi nel pieno del corso di formazione, periodo in cui cominciano a delinearsi in mente vari pensieri e idee che vanno dalla politica alla pubblica amministrazione, dalla semplice norma alla progettazione. Dunque, in questo blog ho, forse, trovato un punto che mi schiarisce ancora di più le idee:
    Sono totalmente d'accordo sulla modifica dell'articolo 56 della Costituzione. E' arrivata l'ora di togliere il pieno potere allo stato? Ebbene si. Forse è giunto il momento in cui anche il popolo acquisisca maggiore considerazione e voce in capitolo. Con la vostra proposta è possibile che il cittadino rafforzi il suo contributo, contributo inteso come volontà,interesse, partecipazione attiva alla politica. In tal modo il parlamento presterebbe maggiore considerazione nei confronti del popolo stesso: particolare attenzione alle iniziative e problematiche del cittadino evitando che tali proposte rimangano ferme su di un tavolo d'ufficio.
    Un ulteriore punto che ha catturato la mia attenzione è quello riguardante il divieto ai membri della camera e deputati di esercitare ulteriori funzioni politiche ed amministrative al di fuori di quelle a loro consentite. Da ciò ne potrebbe (speriamo) conseguire un minor abuso di potere, una maggior efficienza in quanto i singoli deputati si ritroveranno a svolgere il proprio ruolo senza essere distolti da altre preoccupazioni, soffermandosi esclusivamente sulla loro funzione.

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    1. Il tuo pieno consenso ci inorgoglisce e ci rassicura sull'utilità dei nostri sforzi.
      Comunque, se possiamo fare una precisazione, vorremmo sottolineare che il nostro obiettivo non è "toglier potere allo stato", ma di far sì che "lo stato siamo noi" a tutti gli effetti: non solo quando c'è da obbedire, ma anche e soprattutto quando c'è da decidere. In un paese davvero moderno ci sembra il minimo che ci si debba aspettare per parlare seriamente di democrazia.
      Grazie e a presto!

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  21. Salve,
    sono Filippo Iodice uno studente che frequenta il secondo anno della facoltà di Urbanistica - Federico II. Leggendo le vostre proposte di leggi la mia attenzione è stata catturata dalla vostra volontà di modificare la destinazione degli oneri di urbanizzazione. Io vi propongo una doppia strada per modificare gli oneri di urbanizzazione. Sappiamo che oggi in italiani gli oneri di urbanizzazione sono l’ancora di salvezza di molti comuni. Ma sappiamo anche che gli oneri di urbanizzazione, quindi, hanno perso del tutto la loro peculiarità e hanno assunto la forma di una qualsiasi imposta, multa o balzello che i Comuni possono utilizzare nella spesa corrente per qualsiasi finalità, dagli stipendi dei dipendenti alle spese di rappresentanza. Per combattere tutto questo propongo come prima proposta quella di rinunciare in parte degli oneri di urbanizzazione per privilegiare tecniche virtuose legate agli incentivi delle fonti energetiche alternative. Dovranno proporre e incentivare progetti di riuso del patrimonio edilizio esistente e progetti di salvaguardia del patrimonio rurale. Ogni progetto edilizio deve perseguire l’obiettivo dell’autosufficienza energetica ponendo nel progetto stesso le premesse per una utilizzazione massima delle fonti energetiche rinnovabili. La parte degli oneri ricevuti dai privati dovrà essere rinvestita nella creazione di nuovi posti di lavoro in modo da creare circolazione economica. Rinvestirli in una controllo degli strumenti urbanistici per individuare punti per noi essenziali, quali il no al consumo del suolo, la ristrutturazione e il recupero di edifici ed aree esistenti, secondo pratiche di bioedilizia per avere edifici passivi o a basso consumo energetico. Creare delle pianificazioni partecipate che consentono di prendere decisioni migliori poiché i cittadini sono coinvolti direttamente nel processo di trasformazione del territorio. I cittadini debbono poter deliberare sulle scelte urbanistiche importanti nel territorio al fine di evitare cantieri assurdi e inutili. La seconda proposta … forse quella più drastica è quella di “modificare il versamento” degli oneri di urbanizzazione. Con la parola modificare il versamento voglio dire che gli oneri di urbanizzazione vengano versati non sotto forma economica ma sotto forma di perequazione. Cioè il ricorso da parte dei comuni ai sistemi di perequazione urbanistica va a creare una indifferenza dei proprietari rispetto alle scelte di pianificazione per determinate parti del territorio. Significa attribuire un costo edificatorio uguale a tutte le proprietà che possono concorrere alla trasformazione urbana di uno o più ambiti del territorio. Questo significa che i proprietari ugualmente partecipano alla distribuzione dei valori e degli oneri derivanti dalla pianificazione ai fini della trasformazione. L’attuazione degli interventi tocca ai proprietari che cedono le aree per servizi e realizzano le opere di urbanizzazione. In questo modo le amministrazioni possono finalmente disporre senza ricorrere all’esproprio (quindi senza oneri) di un cospicuo patrimonio fondiario pubblico come conseguenza diretta dell’attuazione del “piano perequativo”.Questa tecnica di pianificazione, tuttavia, non ha lo scopo di superare la discriminatorietà degli effetti della zonizzazione e di disporre gratuitamente di aree pubbliche per servizi ma anche quello della cosiddetta integrazione delle funzioni edificatorie, ovvero la possibilità che coesistano nei medesimi spazi diverse forme di utilizzazione del territorio. Se si fosse in grado di fare delle stime abbastanza approfondite si potrebbe dimensionare gli oneri di urbanizzazione in misura tale da lasciare all’imprenditore l’eco margine di guadagno di impresa. ? Il vantaggio è che se tutto funziona bene si ottiene una grande giustizia. Lo svantaggio è che si apre una negoziazione diretta tra pubblico e privato che con il sistema non onesto potrebbe diventare disastroso…

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    1. Ti ringraziamo per questo corposo contributo, che abbiamo trovato davvero ricco di idee e suggestioni. Tanto ricco che non siamo riusciti a estrapolarne un ben delimitato spunto di riflessione. Vuoi provare a farlo tu, magari con ulteriore sforzo di chiarezza? Per esempio: cos'è un "eco margine"?

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  22. Salve,
    sono Bosco Luigi ,frequento il secondo anno di Urbanistica–“Federico II” e,in merito agli argomenti relativi alla sezione proposte di legge,sono diverse le questioni che mi hanno colpito in modo particolare,una di esse riguarda l’istituzione del referendum propositivo come vero e proprio strumento di legge. E’ mia opinione che come tale,possa essere un ottimo mezzo per avere un rapporto diretto tra governanti e governati,non solo,fa si che alla popolazione sia garantito un maggiore controllo su quelle che sono le leggi che riguardano direttamente ogni singolo cittadino.

    Certo si,un ottimo strumento,ma quanto efficace? E come può essere sfruttato al meglio?

    Premetto:

    Ho notato che durante l’ultimo referendum proposto ai cittadini italiani,tra gli argomenti per cui gli stessi hanno votato,c’era la questione che riguardava la privatizzazione dell’acqua;c’è da dire che tale referendum,è andato a buon fine poiché avendo registrato una notevole partecipazione (circa il 97% della popolazione è andata alle urne) ci fa capire che la gente da una parte,era sensibile alla questione,e dall’altra,ha voglia di partecipare quando si tratta di prendere importanti decisioni che hanno delle conseguenze significative per il singolo cittadino e per l’intera comunità. Sembrava che la questione si fosse chiusa li,ma da un po’ di tempo a questa parte sembra che si stia soltanto andando avanti con ciò che sanciva la legge 36/1994 nota anche come “legge Galli” la quale “prevede che gli enti locali si mettano insieme in consorzi, costituiscano le autorità e i Piani di ambito, indicando investimenti e tariffe previsti e bandiscano gare aperte ai privati per scegliere le imprese a cui affidare la gestione del ciclo delle acque.”
    Molti comuni infatti,stanno avviando questo processo per quanto riguarda proprio la gestione degli scarichi,dello smaltimento delle acque reflue e del ciclo delle acque in collaborazione con grandi società private o multinazionali che gestiranno la futura distribuzione di quella che è “la benzina della macchina uomo.”
    Se in Italia esiste una democrazia: governo del popolo! Dove è andato a finire ciò che il popolo ha espresso in seguito al referendum del 12 giugno 2011? Perché la corte non ha cassato il verdetto che tale referendum ha stabilito? Semplice “Mistero della politica” o l’ennesima beffa verso gli “italiani brava gente”?

    Concludendo:

    Io credo che se il referendum propositivo debba divenire uno strumento istituzionale,ciò che il popolo esprime attraverso tale votazione debba essere un parere vincolante espresso attraverso il semplice utilizzo di un monosillabo che sia nella natura di un diniego o di una approvazione;in seguito,in caso di approvazione su maggioranza la proposta di legge può essere trasformata in decreto legge,ma in caso di diniego,ogni cittadino magari per far valere ancor di più la sua voce o ancora meglio chi è esperto in materia,entro 30 giorni,dovrebbe avere il diritto di scrivere una lettera alla Regione motivando la sua scelta seguita da quali siano le cose che andrebbero cambiate della proposta di legge presa in studio,passati i 30 giorni sulla base di quanto si è ricevuto ogni Regione dovrebbe avere il compito di stilare un testo in merito a quali siano i problemi seri riscontrati e sulla base di questi problemi lo Stato dovrebbe assumersi il compito di modificare la proposta di legge sottoposta a referendum e soltanto un altro referendum popolare potrà sciogliere il giudizio vincolante del precedente. Nel momento in cui sorgano ulteriori problemi,io credo che dovrebbe essere istituita una commissione (formata da specialisti e comuni cittadini) in grado di dialogare e confrontarsi direttamente con i rappresentanti del Governo per arrivare ad un disegno di legge che sia alla portata di tutti.

    Il processo richiederà più tempo? Sicuramente,ma io sono dell’idea che è meglio fare le cose per bene,con un tempo necessario e non con la “solita fretta”,rischiando lo sfascio e lo sbando favorendo sempre i “soliti pochi” e continuando a tenere nel disagio i “soliti molti”…

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    1. La tua riflessione rivela senz'altro un profondo interesse alla materia e pare ricca di spunti operativi.
      Vuoi provare ad estrarne una brevissima sintesi che possa essere espressa in termini legalmente comprensibili?

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    2. Buongiorno,
      Vi ringrazio della vostra risposta,e adesso,rileggendo con più calma quanto prima scritto,mi rendo conto che ciò che volevo esprimere in termini di proposta di legge risulta un po' confuso. Quindi,con questa risposta cercherò di riformulare quanto meglio e con un linguaggio più tecnico,il modo in cui il referendum propositivo possa divenire strumento di legge secondo un parere del tutto personale.

      Si parte dal presupposto che lo Stato sancisca una proposta di legge,le cui condizioni sono dirette ad ogni singolo cittadino e l'intera comunità:
      -I cittadini possono recarsi alle urne entro 2 giorni e attraverso un referendum,esprimere la propria scelta;
      -Il risultato di esso si esprime con un parere VINCOLANTE,tale può essere annullato solo da un altro referendum in seguito alla modifica della proposta di legge.
      Pertanto esistono due percorsi:
      -Nel caso in cui vi sia una approvazione per maggioranza,la proposta di legge può passare agli atti e divenire decreto legge con valore effettivo;
      -In caso contrario,ogni cittadino entro e non oltre i 30 giorni,dovrebbe avere il diritto di scrivere una lettera alla propria Regione,nella quale motivare la sua scelta ed esprimere quali (secondo un suo parere personale) siano le modifiche da apportare a tale proposta di legge affinche' essa giunga alla portata di tutti.
      In seguito, scaduti i 30 giorni,ogni Regione (sulla base di quanto ricevuto) ha il compito di elaborare un testo da inviare allo Stato. Questo procedimento ha l'obiettivo di rilevare tutti i problemi seri riscontrati e proprio basandosi su questi problemi,lo Stato dovrebbe riformulare la proposta di legge.
      A questo punto:
      -I cittadini ritornano alle urne e attraverso un nuovo referendum,esprimono la propria scelta;
      -Nel caso in cui non si giunga ancora ad una conclusione effettiva e permangano ulteriori problemi,credo nell'istituzione di una commissione formata da cittadini e specialisti(eletti dal popolo)con le dovute conoscenze,per dialogare e confrontarsi direttamente con i rappresentanti del Governo, in modo tale da arrivare ad un disegno di legge che sia fruibile da tutti.

      Spero di aver colto il senso della richiesta.
      Cordialmente saluto,
      Bosco Luigi

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    3. Certo che hai colto il senso della richiesta e sei anche riuscito a spiegarti molto più chiaramente.
      Resta il fatto che la procedura ipotizzata appare ancora un po' troppo complessa. Però le esigenze a cui tenta di dar risposta sono rilevanti e condivisibili.
      Vogliamo provare a ragionarci ancora un po' insieme per arrivare a tirarne fuori un emendamento accettabile?
      Grazie e a presto!

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  23. Buonasera, sono una studentessa di urbanistica della Federico II e vorrei esprimere il mio parere riguardo la vostra proposta di modifica dell’articolo 56 della costituzione.
    Innanzitutto sono pienamente d’accordo con la vostra proposta di diminuire drasticamente il numero dei deputati. In un periodo di così grande crisi i tagli si fanno ovunque, dalle scuole, alla ricerca, alla sanità, ma mai alla politica.
    Non sono d’accordo però su un punto: il sorteggio. Credo che sia una cosa piuttosto scombinata, quasi forse pericolosa far salire persone a caso tra tutti.
    Credo invece che l’elezione sia la scelta migliore, tra persone che magari sono nel campo della politica in qualsiasi partito o che hanno esperienza in qualche modo, insomma che siano realmente interessate. Almeno abbiamo la possibilità di documentarci su chi abbiamo di fronte senza rischiare di trovarci, alla fine, qualcuno che non sa assolutamente niente di ciò che sta per affrontare ma che magari ha semplicemente dichiarato la sua disponibilità per “tentare” e per guadagnare.
    Nel caso in cui invece fosse sorteggiato un cittadino con un lavoro, magari precario, dovrebbe invece lasciarlo per poi trovarsi a fine incarico, disoccupato? Non so se i deputati possano avere un altro lavoro, ma sono certa che quest’incarico prenda parecchio tempo.
    Simona Stella

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    1. Visto che rispetto a questo tipo di perplessità abbiamo già fornito numerose argomentazioni, ti invitiamo a ritrovarle per dargli una rapida occhiata; e soprattutto a confrontare questa proposta, che nella nostra strategia ha solo il ruolo di consentire la transizione verso l'assetto prefigurato dalla Vision, con i contenuti di quest'ultima.
      Nel caso che permangano residue perplessità, saremo lieti di discuterne ancora insieme. A presto!

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    2. Dimenticavamo: abbiamo recepito il tuo suggerimento sulla conservazione del posto di lavoro nel post "la nostra Vision". Ti sembra che possa andare?

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  24. Salve,
    sono uno studente della facoltà UPTA della Federico II, voglio concentrarmi su una nuova forma di Governo del territorio che si sta sviluppando in questi anni: L’URBANISTICA PARTECIPATA, con la quale è possibile semplificare ed accelerare le decisioni ed inoltre, eliminare alcuni problemi nella fase attuativa degli strumenti urbanistici. Le pubbliche amministrazioni moderne per governare fondano le loro basi su alcuni principi che sono: la trasparenza, la comunicazione e soprattutto la partecipazione.
    Il contributo di persone che conoscono direttamente i problemi in cui vivono e lavorano, possono garantire decisioni più efficaci. Questi cambiamenti sia politici che sociali hanno indebolito la rappresentatività dei partiti e delle organizzazioni sindacali,rafforzando la nascita di nuove forme di rappresentanza sociale, come i comitati di quartiere, le associazioni ambientaliste, culturali e sportive e i movimenti giovanili.
    Gli scopi che si prefigge una politica partecipativa sono quelli di dare una maggiore legittimità alla democrazia rappresentativa, di migliorare la coesione sociale, permettendo ai più deboli di esprimere i loro interessi inoltre, apre lo sguardo verso una società più aperta, fondata sullo scambio delle diversità e sul reciproco apprendimento ed infine, migliora i servizi dati dalla pubblica amministrazione.
    Una politica territoriale di tipo partecipativo si suddivide in tre categorie di azioni possibili: informazione, consultazione, partecipazione.
    La prima categoria è indispensabile per divulgare i programmi urbanistici, essa può essere esposta in varie forme sia cartacea che telematica ma , i divulgatori devono saper rendere accessibile a tutti l’informazione. Ciò permetterà di avviare le attività di consultazione che costituiscono il secondo livello partecipativo. Le forme di consultazione possono essere le assemblee o, spesso vengono usate forme tecniche più articolate come questionari, cataloghi di scelte, forum, anche telematici. A volte si ricorre anche a referendum popolari. Nella terza fase, si mette a confronto il pensiero esperto con il pensiero non esperto che può rivoluzionare le certezze acquisite ed attribuire al progetto una ricchezza inattesa.
    Il progettista ,in questo contesto, diventa prevalentemente ascoltatore ed interprete all’interno di un sistema di relazioni complesse, fa tesoro della sapienza sociale del territorio ed individua le caratteristiche ambientali da salvaguardare e da valorizzare. Il progetto dunque, risulta la conclusione di un processo interattivo con il committente.
    La progettazione partecipata può apportare un grande contributo ai quartieri periferici, permettendo di migliorare le condizioni di vita degli abitanti, anche se è raro che questo tipo di progettazione venga applicata in quanto, da parte del cittadino non c’è molto interesse a parteciparvi e, dall’altra parte il politico per tutelare le proprie esigenze, preferisce attuare una politica individuale.
    In conclusione, i risultati del percorso proposto sono una maggiore partecipazione e consenso dei cittadini, una maggiore efficienza per la macchina comunale, la possibilità di rendere attuabili i piani urbanistici in tempi più brevi, una visione del territorio più completa e l’utilizzo di tutte le capacità presenti sul territorio.
    Inoltre, in questo modo, l’intero potere non è concentrato in mano al politico ma, è il cittadino insieme all’amministrazione a tutelare i propri interessi.
    Stefano Spera

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    1. Attenzione:
      1. l'urbanistica partecipata rende le decisioni più lente e complesse, perché aumenta il numero degli attori; il vantaggio è che sono più eque e facilmente attuabili, perché condivise
      2. la partecipazione non aumenta l'efficienza, perché è costosa (pensa anche al tempo impiegato dai singoli cittadini nella partecipazione invece che in attività produttive e remunerative); semmai aumenta l'efficacia, perché, se (e solo se) tutto funziona bene, le decisioni sono più centrate sui bisogni collettivi
      3. nel 90% delle esperienze note, la partecipazione si risolve sempre o in una serie di iniziative senza seguito o in una semplice acquisizione di consenso per scelte già maturate nelle segrete stanze del potere
      4. quando ci si cimenta nel tentativo di stimolare la partecipazione, ci si rende subito conto di quanta poca voglia abbia la gente di dedicare il suo tempo a queste faccende, ammenoché non ci trovi il suo bel tornaconto (ma allora, addio tutela dell'interesse collettivo!)
      5. in definitiva, secondo i più, ben venga la possibilità di partecipare, ma non è sulla partecipazione che si può fondare una nuova forma di governo: i primi a non volerlo sono proprio quelli che noi vorremmo far "partecipare"!

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  25. Salve, anche io sono uno studente della facoltà di urbanistica e, come parte dei miei colleghi, condivido a pieno la proposta di modifica dell'art. 56 della Costituzione, nei modi da voi inidcati. Ci terrei, tuttavia, ad indicare alcuni suggerimenti da poter prendere in considerazione riguardo una una migliore "resa operativa" da parte dei parlamentari.
    Riguardano la carica di un parlamentare, dovrebbe sì essere pari alla durata della legislazione, ma per evitare che possa "non impegnarsi a pieno" durante il suo mandato, per la rielezione dovrebbe essere necessario il raggiungimento della quota del 75% dei consensi a favore, in modo tale che almeno i 3/4 dei votanti sia convita del suo operato svolto e continui ad avere fiducia in lui. Questo perchè credo che così facendo un parlamentare, nel caso in cui ci tenga per davvero alla causa e voglia veramente dare il suo contributo per la Nazione, starebbe più attento a non commettere errori e a fare il massimo possible, poichè a termine del mandato e nel caso di una non rielezione, potrebbe trovarsi egli stesso vittima dei suoi errori. A tempo stesso non dovrebbero essere illimitate le rielezioni dello stesso parlamentare ma un massimo di due elezioni consegutive, in moda da dare agli tutti gli atri la possibilità di poter aiutare e migliorare il Paese. Sarebbe possibile una terza rielezione magari solo in casi di maggioranza assoluta da parte dei votanti.
    Per il resto sono d'accordo anche riguardo l'elezione stocastica ma, secondo me, ci dovrebbe essere un criterio di selezione della validità dei possibili candidati elegibili, questo per evitare di trovare persone incompeteti al potere e ritrovarci nella situazione politica attuale.

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    1. Nel nostro sistema l'impossibilità di un secondo mandato è stata ritenuta essenziale ad evitare sia ogni tentazione che qualsiasi residua parvenza di carriera politica. Se non sei d'accordo, ne possiamo ragionare più a lungo, magari precisando i termini della questione.
      Per quanto riguarda il problema dell'incompetenza, non crediamo che sia poi così rilevante: in realtà i politici attuali ci governano male non tanto perché non ne siano capaci, quanto perché, per quanto sembri paradossale, nel sistema vigente non gli conviene farlo!

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  26. Salve, sono uno studente di urbanistica della Federico II di Napoli, e in merito alle proposte di modifica riportate nel blog sono d'accordo su tutti i punti, ma alcuni dubbi mi sorgono sulla modifica dell'art. 56 della legge della costituzione per quanto riguarda l' elezione diretta dei cittadini su estrazione in quanto non tutti i cittadini hanno competenze politiche sia a livello nazionale che internazionale. Proporrei oltre al taglio dei parlamentari anche alla abolizione della camera del senato, in modo da dimezzare i tempi di approvazione delle leggi, inoltre eliminerei le provincie dimezzare i parlamentari a livello regionale e dare più poteri decisori ai comuni.
    Per quanto riguarda gli oneri di urbanizzazione sono favorevole alla modifica ma ho perplessità sui trasferimenti che lo stato dovrebbe successivamente versare ai comuni, in quanto potrebbe nascere un divario tra comuni virtuosi e non.
    Per quanto riguarda l'art. 3 n.4 del 14 gennaio 93, sono pienamente favorevole al coinvolgimento delle scuole e delle università in ambito "patrimonio artistico-culturale" in modo da poter formare personale altamente qualificato.

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    1. Ti ringraziamo per le manifestazioni di consenso. Per quanto riguarda le proposte, ci sembra che alcune meritino una più approfondita considerazione. Perché non ne selezioni una e la provi a precisare meglio in termini operativi?

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  27. Salve,
    sono una studentessa del corso di laurea Upta, leggendo la sezione proposte di legge vorrei soffermarmi principalmente su due questioni :
    - Modifica dell’articolo 56 della Costituzione
    - Modifica della destinazione degli oneri urbanistici

    In merito alla prima, in teoria potrei essere d’accordo con la proposta che renderebbe effettivamente democratica l’elezione dei nostri deputati. Tuttavia ritengo che sarebbe opportuno individuare alcuni criteri di selezione ed eleggibilità basati su competenze, cultura ed onestà intellettuale e civile. Il caso, tuttavia, potrebbe essere un efficace correttivo ai giochi della politica anche se, ritengo che, nella situazione attuale, molto complesso smantellare un sistema così consolidato che ha tutto l’interesse a mantenere lo status quo.

    Facendo riferimento alla questione riguardante gli oneri urbanistici sono d’accordo a condizione che il programma esposto da Bulè di una riorganizzazione dello Stato faccia di esso il garante del processo. È giusto premiare i comuni “virtuosi” e attenti ad un utilizzo responsabile del suolo (pensando anche a non penalizzare i piccoli comuni che non presentando aree da recuperare e che si troverebbero privi di questo tipo di risorse).
    Allo stato attuale i comuni beneficiano degli oneri urbanistici per la gestione delle proprie necessità, quasi mai legate al territorio. In mancanza della fruizione degli oneri è indispensabile individuare risorse economiche alternative, ad esempio favorendo l’alienazione dei beni comunali, o usufruendo delle risorse del territorio stesso nel campo dell’energia alternativa e immaginando un mercato e la creazione di consorzi anche intercomunali.

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    1. Siamo d'accordo con entrambe le tue istanze di approfondimento e ti invitiamo a ragionarci ancora in t.ermini più circostanziati
      A presto!

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    2. Torno sulla modifica dell'articolo 56 della Costituzione. La proposta di ridurre a 330 il numero dei deputati mi vede assolutamente d'accordo. Trovo scandalosamente eccessivo il numero di deputati attualmente seduti nel nostro parlamento se riferito al numero di aventi diritto al voto (circa 47 milioni) per una popolazione di 60,92 milioni di abitanti. Il pensiero corre al Bundestadt tedesco dove siedono 603 parlamentari in rappresentanza di ben 82 milioni di cittadini tedeschi. Continuo ad avere perplessità riguardo la scelta casuale dei deputati e torno a ribadire la necessità di individuare criteri di selezione ed eleggibilità. I dubbi nascono quando penso a realtà come quelle che viviamo qui in Campania e in regioni in cui associazioni di stampo mafioso sono radicate sul territorio in modo tristemente endemico. Non è difficile immaginare che le succitate organizzazioni favoriscano la presenza di un alto numero di personaggi compiacenti dalla fedina penale pulita e scoraggino con metodi ben conosciuti onesti cittadini non affiliati.

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    3. Il modo migliore per impedire gli accordi sottobanco tra malavita e politica è far sì che non si possa sapere chi sarà eletto; e da questo punto di vista il metodo stocastico appare imbattibile. L'altro accorgimento essenziale è il rapido avvicendamento dei decisori; e anche qui direi che ci siamo: un solo mandato e poi tutti a casa!

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  28. Salve sono Fabio Di Iorio, studente al II° anno di UPTA – Federico II; in merito agli argomenti della sezione proposte di legge sono stato colpito dall'istituzione del "referendum propositivo", come vero e proprio strumento di legge dalla parte del popolo, che <> trovandomi in questo caso, d’accorto con Luigi Bosco.
    Premettendo che l’approccio al referendum nella Costituzione italiana è strettamente limitato poiché, in Italia esso è normalmente riservato all’abrogazione di leggi ordinarie, o in casi straordinari per modifiche alla Costituzione, con un referendum Costituzionale. Esistono altri tipi di referendum e sono quello consultivo, approvativo e confermativo. Il referendum propositivo è previsto solo nella regione autonoma della Valle d’Aosta e la provincia autonoma di Bolzano.
    In qualsiasi caso il referendum nella costituzione italiana appare orientato a proteggere l'ordinamento dello stato più che a stimolare l'innovazione legislativa, andando sempre a vantaggio del grande rispetto al piccolo. Nonostante ciò ho notato che durante l’ultimo referendum proposto ai cittadini italiani,tra gli argomenti per cui gli stessi hanno votato,c’era la questione che riguardava la privatizzazione dell’acqua e del ritorno al nucleare; il referendum è andato a buon fine, poiché circa il 97% degli elettori si è recato alle urne. Questo ci fa capire che i cittadini italiani sono sensibili e attivi sebbene si trattasse di referendum abrogativi.
    Analizzata la situazione italiana, ci si rende conto che le scelte dei cittadini sono sempre vincolate dalla classe politica, e quindi se come sancisce l’art.1 della Costituzione L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro e la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione; in quanto la costituzione non è immodificabile perché negare ai cittadini il referendum propositivo che permetta loro un vero e proprio strumento legislativo e non un palliativo dato dal referendum abrogativo?


    Possiamo quindi cercare di creare un primo modello di referendum propositivo, che a differenza di quello di Luigi Bosco, che condivido, abbia un iter più snello e veloce:
    Si parte dalla proposta di un singolo cittadino, un parlamentare o di un partito politico di istituire il referendum propositivo, con la raccolta di 500 000 mila firme necessarie per istituirlo. Approvato il referendum, i cittadini possono recarsi alle urne entro e non oltre le 48h dall’istituzione dello stesso, esprimendo consenso positivo o negativo. In caso di maggioranza positiva o negativa, il referendum diventa vincolante, per chi detiene il potere legislativo, nell’emanare una legge coerente alle richieste del popolo. Il governo in tal caso deve emanare un Decreto Legge o una Legge entro e non oltre sei mesi, dall’istituzione del referendum, pena l’entrata in vigore dei punti fondamentali della proposta stessa del referendum; ciò comporta che il governo non possa emanare leggi che offuschino la validità della stessa o abrogare la legge appena entrata in vigore se non con un altro referendum in questo caso di natura abrogativa.
    Uno strumento di “Democrazia Diretta” Che consente ai cittadini di esprimere la propria decisione su un tema specifico, contro un governo che continua a “decidere di non decidere”. Uno strumento che nella “democraticissima” Italia è introvabile.
    Si pensi ora alla differenza ed ai cambiamenti che si potrebbero avere con l’istituzione di questo tipo di referendum, il quale rispetto a quello abrogativo, permetterebbe di sottoporre iniziative popolari che possano realmente, nel caso dei tagli ai maxi stipendi dei manager pubblici o la pensione a vita dei parlamentari, dare una netta sforbiciata a queste situazioni che rendono il nostro paese ridicolo agli occhi del mondo.

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  29. Dal momento che il tuo è il primo contributo organico che ci perviene su questo tema, abbiamo deciso di recepirne integralmente la componente propositiva, nel modo che puoi verificare immediatamente.
    Complimenti e... a presto!

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    1. Voglio esprimere il mio parere a riguardo di alcune osservazioni fatte da Danilo Carosi e contemporaneamente migliorare la mia stessa proposta del referendum propositivo:
      in primo luogo il referendum può partire da tutti e non obbligatoriamente da un singolo cittadino, un parlamentare e un partito politico.
      In secondo luogo propongo che:
      Durante la raccolta delle firme i cittadini possano esprimere le proprie considerazioni in merito alla proposta del referendum stesso, decidendo di votare o non, cercando tramite la collaborazione di ogni punto di raccolta firme, di trovare punti comuni e temi forti da allegare alla proposta di referendum, sulla base delle opinioni dei cittadini stesso.
      Un ulteriore contributo che vorrei apportare alla mia stessa proposta, riguarda il vincolo creato dal referendum una volta approvato. Propongo che una volta raccolte le 500.000 firme necessarie, il referendum debba passare per un duplice controllo, il primo, di tipo meramente tecnico, da parte dell'Ufficio centrale per il referendum. Al controllo svolto dall'Ufficio centrale, fa quindi seguito il giudizio circa l'ammissibilità delle richieste, spettante alla Corte costituzionale, prassi ordinaria per i referendum italiani, tenendo conto delle motivazioni espresse dai cittadini; questo permetterebbe, come ho già spiegato nella proposta precedente, che il legislatore sia vincolato e non ci sia Incostituzionalità, evitando “l’ostacolo insormontabile” che Danilo Carosi ha fatto notare.
      A presto per nuovi aggiornamenti!

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  30. Salve sono uno studente UPTA della Federico II di Napoli.
    Dopo un attento sguardo ai quattro punti da voi proposti, vorrei soffermarmi sul secondo punto, ovvero quello sul "Referendum Propositivo".
    Secondo il mio modesto parere, la proposta dovrebbe partire non da un unico cittadino, ma da un nucleo che sia formato da tutte le parti sociali
    a partire dalla persona più facoltosa fino al semplice operaio, ciò per avere una proposta finale che sia espressione della volontà generale, al quale poi
    verrà esposto tutto il testo referendario.Sono d'accordo con la raccolta di un quorum minimo di 500.000 firme, già previsto dalla costituzione per le altre
    tipologie di Referendum, ed anche rispetto al vincolo della proposta, è però necessario dire, che il vincolo alla discussione, non è vincolo all' emanazione
    della proposta referendaria, ci sarebbe quindi,un ostacolo insuperabile per questa proposta di legge.Legislativamente è non possibile costringere il parlamento ad attuare
    le proposte popolari. Proporrei in più da aggiungere alla proposta di legge, l' abbassamento del quorum per usufruire realmente della massima espressione conosciuta nel diritto pubblico italiano
    di democrazia diretta, ovvero il referendum.
    Spero che questa mia osservazione possa essere d'aiuto al progredire di Bulé, nonostante non sia così ferrato in materia.
    Cordiali saluti,
    Danilo Carosi.

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    1. Abbiamo recepito le tue indicazioni nel modo che vedi.
      Se hai precisazioni da fare o ulteriori suggerimenti da darci, sarai come al solito il benvenuto.

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    2. Voglio esprimere il mio parere a riguardo di alcune osservazioni fatte da Danilo Carosi e contemporaneamente migliorare la mia stessa proposta del referendum propositivo:
      in primo luogo il referendum può partire da tutti e non obbligatoriamente da un singolo cittadino, un parlamentare e un partito politico.
      In secondo luogo propongo che:
      Durante la raccolta delle firme i cittadini possano esprimere le proprie considerazioni in merito alla proposta del referendum stesso, decidendo di votare o non, cercando tramite la collaborazione di ogni punto di raccolta firme, di trovare punti comuni e temi forti da allegare alla proposta di referendum, sulla base delle opinioni dei cittadini stesso.
      Un ulteriore contributo che vorrei apportare alla mia stessa proposta, riguarda il vincolo creato dal referendum una volta approvato. Propongo che una volta raccolte le 500.000 firme necessarie, il referendum debba passare per un duplice controllo, il primo, di tipo meramente tecnico, da parte dell'Ufficio centrale per il referendum. Al controllo svolto dall'Ufficio centrale, fa quindi seguito il giudizio circa l'ammissibilità delle richieste, spettante alla Corte costituzionale, prassi ordinaria per i referendum italiani, tenendo conto delle motivazioni espresse dai cittadini; questo permetterebbe, come ho già spiegato nella proposta precedente, che il legislatore sia vincolato e non ci sia Incostituzionalità, evitando “l’ostacolo insormontabile” che Danilo Carosi ha fatto notare.
      A presto per nuovi aggiornamenti!

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    3. Le tue considerazioni sembrano fertili e interessanti e meriterebbero di essere tradotte in proposte concrete. Per non mettere troppa carne al fuoco, ti chiederemmo però di concentrarti prima su una sola delle tue numerose intuizioni e provare a darle forma compiuta.
      Che ne dici? Noi restiamo in attesa...

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  31. Le considerazioni sopra espresse si riferiscono sempre alla proposta del referendum propositivo, come modifiche alla stessa proposta; non ho capito cosa intende per "concentrarmi su una sola delle intuizioni"
    A presto

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    1. Semplice: è vero che ti sei occupato di un solo tema, ma hai preso in considerazione numerose modifiche; quello che ti chiediamo, per dar maggior chiarezza ed efficacia al nostro lavoro, e di scegliere quella che ti pare più importante e provare a tradurla in forma compiuta. Ti confermiamo il nostro interessamento.

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  32. Sono Marco Norcaro uno studente di Urbanistica della Federico II ho letto la proposta di Legge sulla Modifica della destinazione degli Oneri di Urbanizzazione e condivido in pieno questa proposta di legge. Qui di seguito ne illustrerò le ragioni.
    Il consumo del territorio nell’ultimo decennio ha assunto proporzioni preoccupanti e una estensione devastante. Negli ultimi vent’anni il nostro paese ha subito una urbanizzazione ampia rapida e violenta. Le aree destinate a edilizia privata, le zone artigianali, commerciali e industriali si sono moltiplicate ed hanno fatto da traino a nuove grandi opere infrastrutturali (autostrade, tangenziali, alta velocità ecc.).Tutti gli studi sulle città europee sono concordi nel considerare terminato il periodo di espansione urbana perché i nuovi processi di sviluppo sono sempre più orientati verso il recupero di aree urbane degradate. I motivi di questa tendenza sono riassumibili in due concetti: riqualificazione e sviluppo sostenibile. Tali concetti, di riqualificazione energetica dell’esistente, correlato a quello di sostenibilità, devono essere promossi da politiche che individuino la necessità di un sostanziale cambiamento nel modo di costruire, di gestire e di mantenere gli edifici esistenti, per la tutela dell’ambiente e per la tutela della salute e del benessere dell’uomo. Vale la pena di ricordare che il 20 settembre 2011 la Commissione Europea ha trasmesso al Parlamento europeo (COM/2011/0571) la “Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse” un documento importante che alla voce “Risorsa Terra e Suoli” prevede di approdare al consumo zero del suolo entro il 2050.
    In Italia invece conviene a molti che il consumo di suolo prosegua senza regole sia per ragioni di rendita fondiaria (per i privati) che per l’accaparramento degli oneri di urbanizzazione (per il comune). Infatti, secondo l’originaria norma Bucalossi, che poi fu modificata con la legge 380/2001, tali oneri erano da destinarsi solo alle opere di urbanizzazione e non alla spesa corrente dei comuni come avviene oggi. Ad aggravare la situazione, nel 2007 fu approvata la norma che dava l’opportunità ai comuni di utilizzare tali oneri fino al 75% per le spese correnti. I comuni infatti hanno utilizzato l’edilizia per sostenere le finanze locali. A fronte di quanto detto è importante sottolineare che a maggio di quest’anno è stata redatta una proposta di legge (AC/70 per il contenimento del consumo di suolo e la rigenerazione urbana), che in parte vorrebbe modificare la situazione attuale, a mio parere non è pienamente soddisfacente, ma è un primo passo.
    La legge proposta dal Blog, invece, va nella direzione giusta, quella a cui bisogna assolutamente tendere. Infatti, il versamento degli oneri direttamente allo Stato, favorirebbe politiche più giuste da parte dei Comuni .Infatti, questi ultimi, dovendo tener conto del recupero del patrimonio edilizio esistente, del riutilizzo dei vuoti urbani, della riqualificazione delle aree degradate, con relativa riorganizzare degli spazi comuni, non solo renderebbero più vivibili le nostre città, ma presto si renderebbero conto che il beneficio che hanno ora dal versamento diretto degli oneri ha un effetto solo immediato.

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    1. La tua esauriente argomentazione ci pare un eccellente supporto per chiarire e legittimare la nostra proposta.
      Bravo! Se ne hai voglia, saremmo felici di un tuo ulteriore contributo, magari di natura propositiva e anche su temi diversi.
      Grazie e a presto!

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  33. Salve,sono Vincenzo Gargiulo,uno studente del II anno del corso di laurea Urbanistica Paesaggio Territorio e Ambiente della Federico II di Napoli.
    Ho avuto modo di leggere in maniera approfondita il testo e una buona parte dei commenti che tutti gli altri visitatori hanno lasciato nel blog.
    Sono favorevole a buona parte delle proposte,integrando alcune delle osservazioni che elencherò in poche righe:
    -Per quanto riguarda la modifica dell'art. 56 della Costituzione il sottoscritto è favorevole all'estrazione di un futuro deputato da una lista di soggetti disponibili ad assumersi l'incarico previa verifica di idoneità all'attività politica,in particolare saranno sottoposti ad una prova scritta per eseguire una prima selezione e quindi far si che il deputato possa essere una persona realmente qualificata a svolgere il ruolo.

    -Per quanto riguarda la proposta del Referendum propositivo,il sottoscritto aggiungerebbe la possibilità di raccogliere firme anche attraverso supporti informatici,quali la posta elettronica certificata,per far si di aderire anche se fisicamente impossibilitati a firmare.
    Una prima modifica andrebbe fatta sul tempo entro quale andare alle urne;il sottoscritto prevede che il tempo utile sia di 72 ore e non di 48 al fine di massimizzare l'affluenza.
    Una seconda modifica riguarda l'attuazione del referendum terminato con esito positivo:il sottoscritto prevede l'emanazione di una Legge-Delega al posto di un Decreto Legge in quanto quest'ultimo potrebbe non essere convertito in legge entro 60 giorni rendendo così vano il referendum.
    Un'ultima modifica riguarda il tempo di emanazione del provvedimento che,in caso di questioni urgenti,esso dovrebbe essere abbassato a 3 mesi,invece che 6.

    -Infine riguardo alla questione della ripartizione degli oneri di urbanizzazione il sottoscritto pensa che questi ultimi non debbano essere direttamente e totalmente versati allo Stato al fine di ripartirli tra tutti i Comuni.
    I Comuni dovrebbero poter trattenere una certa quantità di tali oneri al fine di far fronte ad eventuali interventi da attuare con una certa urgenza (e non solo) in quanto il Comune è l'ente che,al livello più basso della struttura amministrativa italiana,governa e trasforma il territorio.
    La rimanente parte di oneri verrà ripartita proporzionalmente tra Provincia,Regione e Stato,al fine di garantire disponibilità economica per eventuali altri interventi ai diversi livelli di intervento

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    1. Saluti da Vincenzo Gargiulo
      vgargiulo1989@gmail.com

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    2. 3 contributi, 3 risposte:
      1. non condividiamo, perché:
      - se crediamo davvero nella democrazia, devono essere rappresentati i bisogni di tutti, non solo dei più colti;
      - ogni forma di selezione rimanda al mai risolto problema di chi la fa e in base a quali interessi.
      2. Le tue indicazioni sono molto circostanziate e condivisibili: se ti riuscisse di raccoglierle in una forma atta a una stesura giuridicamente valida, potremmo recepirle a integrazione della bozza attuale.
      3. Cosa intendi per "proporzionalmente"?

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    3. 1.Il sottoscritto continua ad affermare la propria tesi legata alla possibilità di scegliere i rappresentanti del popolo attraverso un test di idoneità in quanto si presume che chi abbia una maggiore preparazione sia predisposto a ragionare in una certa maniera e a "muoversi" agevolmente all'interno del sistema burocratico.
      Ciò non toglie che,come ha sottolineato lei,ogni persona deve avere la possibilità di poter rappresentare il popolo nel modo che egli o ella ritiene più opportuno.

      2.Il sottoscritto è intenzionato a raccogliere tali indicazioni ma preferirebbe avere qualche suggerimento su come integrare il suggerimento.

      3.Per "ripartizione proporzionale" ci si riferisce al fatto che,in base ai piani adottati o approvati,una Provincia o una Regione possano aver bisogno di liquidità immediata per attuare delle opere o degli interventi previsti dai sopraindicati piani senza che parte di questi oneri passi prima dallo Stato per poi arrivare a destinazione.

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    4. 1. Intendi dire che bisognerebbe selezionare chi è più preparato a muoversi fra le procedure della burocrazia? Cioè i burocrati stessi? E che questi sarebbero i più indicati a prender decisioni in nome di tutti noi?
      2. Suggerimento per il suggerimento: prova a buttar giù la tua idea come se fosse un articolo di legge, in forma semplice, chiara e coerente.
      3. Non abbiamo ben compreso cosa ti stia a cuore: la rapidità o una specifica forma di proporzionalità?
      Grazie per l'approfondimento e a presto!

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    5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  34. Salve, trovo molto interessanti le proposte di legge avanzate. In particolare volevo esprimere il mio consenso alla modifica della destinazione degli oneri di urbanizzazione, in quanto, è vero che una proposta del genere è in netto contrasto con il federalismo vigente nel nostro paese, i quali principi hanno dato potere alle regioni e ai comuni di legiferare in materia di urbanistica, ma ciò potrebbe dare una svolta al nostro paese facendo sì che i comuni, ai fini di ricevere fondi, si mobilitino a rendere migliori le città. Si potrebbe anche pensare ad una sorta di “premio” simbolico ( un riconoscimento), facendo un esempio: così come vengono assegnate le bandiere blu alle località costiere che soddisfano determinate qualità si potrebbe assegnare una bandiera di colore diverso anche alle città con una qualità di vita migliore, con collegamenti ben strutturati, con una buona organizzazione turistica e via di seguito.
    Pasquale Carbone

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    1. Ottima l'idea del "premio": che ne dici di una "bandiera oro" per i Comuni che gestiscono nel modo più efficace il consumo di suolo e la fruizione del patrimonio ambientale?

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    2. Si, certo! Potrebbe funzionare.

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    3. Abbiamo recepito il tuo suggerimento nel modo che vedi: può andare?

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    4. si, sono contento di aver dato un piccolo contributo. A presto!

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    5. E' proprio con questi contributi che stiamo crescendo!
      Ti ringraziamo e restiamo in attesa di nuove proposte. A presto!

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    6. Salve. Volevo intervenire riprendendo un po il tema che ha toccato il collega Pasquale carbone.Sono pienamente d'accordo sull'istituire premi ai comuni, ricevuti sulla base di un efficiente ed efficace organizzazione e gestione!!in realtà non sarebbe tanto corretto concedere questi incentivi, perché in fondo farebbero solo il loro dovere,però del resto potrebbe essere davvero l'unica idea per invogliarli ad agire in modo sano !!in tema di sviluppo locale,questi premi magari potrebbero essere utilizzati per definire e implementare programmi e progetti che hanno l’obiettivo di valorizzare le specifiche vocazioni territoriali; o semplicemente
      rafforzare e innovare il tessuto di micro e piccole e medie imprese, al fine di elevarne il livello di integrazione e di competitività. Oltre ad uno sviluppo basato su premi e incentivi, si parla anche tanto di sviluppo locale partecipativo!!implementare le attività svolte in stretta sinergia con gli attori locali!!alcune di queste potrebbero essere ad esempio, sostenere e accompagnare la collaborazione tra i diversi protagonisti dello sviluppo del territorio,facendo leva sull’analisi critica dei punti di forza/debolezza della realtà locale;oppure definire e realizzare i programmi generali e settoriali di sviluppo,come la valorizzazione di quelle risorse di cui le diverse realtà territoriali dispongono(produzioni tipiche agroalimentari ed enogastronomia, artigianato artistico, patrimonio ambientale e culturale, risorse turistiche, ecc.. Magari integrando uno sviluppo partecipativo, ad uno sviluppo basato su premi e incentivi ricevuti da un'ottimale gestione, si potrebbe ottenere qualcosa di davvero importante per il territorio!!

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    7. Apprezziamo molto l'entusiasmo che ispira questo tuo contributo. Peraltro non siamo tanto sicuri che lo sviluppo territoriale debba fondarsi soprattutto sugli incentivi: crediamo più nel fatto che un territorio ben governato costituisca una forma di capitale fisso sociale che si traduce in un vantaggio decisivo in termini di competitività.
      Tu come la vedi?

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  35. Salve, ho letto con molta attenzione le vostre proposte di legge e mi sono sembrate molto interessanti, fermo restando che sono poco pratica a riguardo. In particolare mi ha colpito la proposta di legge riguardo la destinazione degli oneri di urbanizzazione, tema che ovviamente mi coinvolge essendo una studentessa del secondo anno della facoltà di architettura-urbanistica della Federico II di Napoli. Innanzitutto come ben sappiamo e aggiungerei "in teoria" gli oneri costituiscono una copertura delle spese sostenute dal Comune per la realizzazione di opere di urbanizzazione necessarie agli insediamenti alle abitazioni, alle persone.. e permettono di garantire un "contributo sul costruito", in pratica, invece, com'è solito nel nostro Paese ci troviamo ad affrontare un "dirottamento" di legge motivo per cui mi trovo molto d'accordo con la vostra proposta. Da molto tempo assistiamo al problema delle casse vuote che sicuramente proviene da una crisi economica ma a tale crisi come ci si è arrivati? la risposta non sembra difficile. Soffermandoci, però, sul nostro tema, affidando il tutto agli enti ha indotto un riscontro sul territorio non indifferente oserei dire. Principalmente accuserei la piccolissima parte monetaria che questi stessi enti pubblici hanno concesso alle opere di urbanizzazione e manutenzione quest ultimo è da me considerato un altro tema di notevole importanza che investe una vasta gamma di pro e contro. Il valore del nostro Paese, del nostro territorio del nostro paesaggio, è stato compromesso, devastato, e anche ignorato, a causa delle manovre di libertà concesse a dismisura, che hanno come risultato una diminuzione della quantità di denaro a disposizione.Sembra chiaro il mio punto di vista riguardo la principale causa di disordine, ovvero che in Italia ognuno gestisce se stesso, tant'è vero che molte concessioni illecite hanno caratterizzato l'attuale situazione in cui viviamo, senza prendere atto del fatto che risanare è molto più costoso di costruire. In sostanza bisognerebbe fermare questo sistema e ricrearne l'origine iniziando ad affidare (come da voi proposto) queste somme allo Stato in modo da essere in grado innanzitutto di preservarle e gestirle affidandole e distribuendole ai soli Comuni che ne necessitano. Io appoggerei un maggior controllo che riguardi l'indagine approfondita di tutti i comuni che chiedono tale concessione, controllo che possa investire il numero di abitanti, la superficie di estensione ecc..Secondo il mio filo logico ciò comporterebbe anche un controllo dei segni sul territorio stesso ovvero fino ad ora poco ci si è interessati delle crescita dei comuni e delle città stesse, che determinano un aumento indescrivibile di CONSUMO DI SUOLO che secondo i dati Istat sono delle cifre abnormi. Basti non dimenticare il valore che ha il suolo, e gli effetti che si ripercuotono su di esso a causa di una sbagliata pianificazione, di un uso di materiali non compatibili ed altre tantissime questioni che momentaneamente non ritengo siano opportune affrontare all'interno di questo dibattito ma che indicherei come ulteriore oggetto di studio e discussione, data la rilevanza del suolo in ambito di pianificazione. Il controllo che proporrei, sebbene sia un pò azzardato, potrebbe essere quello del cosiddetto metodo delle 5 W (where-what-who-why-when) utile per essere sicuri di ciò che si appoggia e ciò che si avrà, che implichi una supervisione generale e di dettaglio, una sicurezza riguardo la realizzazione di tali opere, e la conservazione di ciò che ci rimane. Il tutto racchiuso in un lasso di tempo stabilito in modo che tutti i buoni propositi non vengano, come solitamente accade, riposti nel comune dimenticatoio. Cristina Tedesco

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    1. Grazie per il corposissimo contributo. La tua idea delle "5W" sembrerebbe stimolante. Saremmo interessati a capire meglio come potrebbe essere messa in atto. Ti andrebbe di approfondire quest'aspetto?

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    2. Interessante è la citazione di Luciano Gallino, "Italia una società oltre la legge". Questa frase ci fa chiaramente capire quanto l'Italia sia stata incapace di approvare nuove leggi efficienti ma prima di tutto saper utilizzare le leggi esistenti. Le cause sono facilmente rintracciabili in un contesto oramai troppo ampio ovvero "proteggere le categorie" da cui ne perviene una sorta di stesure di leggi volte appunto verso i "privilegiati", così continuando anche nel campo della pianificazione; molte volte si è affidate opere urbanistiche senza tenere conto delle strategie urbanistiche che ne sarebbero derivate, il cui risultato è "l'italia di oggi". Proprio per questo propongo un'indagine a tappeto riguardo la nascita delle città, la loro evoluzione, l'avanzamento della tecnologia, in modo da poter individuare il VERO sbaglio e da non ripeterlo. Ad esempio il tema consumo di suolo è uno di quelli che più ha segnato le nostre città, un'indagine a tappeto, in questo caso consentirebbe di individuare dove si è avuto (prendiamo in considerazione un'area verde protetta, secondo voi è giusto andare ad impermeabilizzare?) per quali motivi e per via di chi quel progetto ha avuto finanziamenti? e cosi via. Sarebbe giusto, a mio parere, creare un Ciclo di Vita che parta da quest'indagine primitiva (quindi dalla nascita) passi per l'identificazione delle nostre città attuali e che riformuli una nuova idea di città (o anche singolarmente come quartiere, come centro storico ecc..). "Il vero problema di un nuovo insediamento è quello di inserirsi nel contesto urbano - economico - sociale - istituzionale destinato ad accoglierlo, con la capacità di qualificare il suo intorno senza compiere necessariamente un'azione dirompente ma con la sicurezza di realizzarsi per intero" [Campos Venuti] in questa frase ho capito quanto importante sia il rapporto fra il costruito e il percepito, ciò avviene ad opera di pianificatori, se cominciassimo a dare maggiore input alle "regole urbanistiche" le concessioni degli oneri non risulterebbero poi così clandestine e negative ma soprattutto ho inteso questa frase come appoggio alla ricerca nella storia della città. Credo che in questo modo si individuino sotto forma di step tutte le criticità sulle quali, poi, poter sviluppare delle risorse, in questo senso avrebbe maggior efficacia la concessione di oneri, che ovviamente, come ci aspettiamo, non avvenga in tutti i casi.

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    3. Sarei un pò azzardata in questo contesto, ma proporrei un'elezione cittadina attraverso la quale venga eletto un "rappresentante del popolo" che accolga tutte le richieste dei cittadini, il loro modo di intendere i luoghi, i loro giudizi riguardo i progetti attuati fin ad ora e riguardo le loro aspettative future. Ovviamente dovrebbe attuarsi un abbastanza ampio procedimento alle spalle, per cui azzardo ad integrare delle assemblee, delle riunioni, degli incontri attraverso cui possano interagire cittadino e professionista, ciò porterebbe ad una maggiore sensibilizzazione nei confronti della città per entrambi i soggetti ma ancor di più si comincerebbe ad integrare la qualità urbana e la sua estetica alla funzionalità, perchè noi costruiamo sì per il bello ma soprattutto per il vivibile, e il rapporto cittadino progettista renderebbe ancora più efficace la funzionalità del progetto stesso. E, poi, ovviamente mi sembra doveroso affidare a tutte quelle città che sono state in grado di mettere in campo un'azione simile, dei bonus intesi come spinta verso l'esterno, ovvero sappiamo benissimo che la forma monetaria sia quella che più sproni e che molte volte se una città funziona bene non attira soltanto i suoi cittadini ma anche parti esterne ad essa, ciò comporterebbe delle maggiori entrate che potrebbero essere eguagliate a quelle in uscita (finanziamenti), anche qui sembra chiaro un "ciclo di vita" da cui si inizierebbe ad avere un esempio di "buona condotta", si ricaverebbero degli stimoli; il tutto, però, realizzato in un contesto che sia paritario ovvero "consegno bonus di buona condotta, consegno sanzioni per le clandestinità".
      Arrivederci, Cristina Tedesco.

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    4. Questo tuo contributo è talmente ricco di contenuti che non ci è facile individuarne con chiarezza il "nocciolo" in termini propositivi. Potresti provare a sintetizzare in 5 righe l'aspetto su cui più ti preme concentrarti da un punto di vista operativo?

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    5. L'aspetto prevalente della mia proposta è riassumibile in "PIU' POPOLO PIU' PARTECIPAZIONE, SI PUO' ".
      In parole povere ELEZIONE è la parola chiave di tutto, eleggere un rappresentante cittadino, (non parliamo certamente di un sindaco, ma di un livello più basso ancora, qualcuno che ragioni come "popolo" una sorta di "sindaco sempliciotto") che si faccia capo di raccogliere informazioni, pretese, desideri, critiche, aspettative, proposte future e che tenga maggiormente informati coloro che affidano i progetti e le opere urbanistiche e ancor di più che sia in grado di sensibilizzare i realizzatori di queste opere. Credo che sia opportuno e giusto tenere ben presente la voce del popolo, sicuramente lasciando al realizzatore le tecniche, i saperi opportuni, ma spronare questo a conciliare lo sguardo periferico con lo sguardo tecnico. Chi di noi condivide tutto della propria città? Chi di noi non ha detto almeno una volta "eh per forza questa è l'italia". Chi di noi non ha mai pensato "la nostra città manca di questa cosa, e di quell'altra, e di quell'altra ancora". Ecco la mia idea la immagino come una stretta di mano fra i vari gradini di questa piramide, ognuno che faccia bene il proprio lavoro, intendo avere più INTERRELAZIONI, in fondo la città è di tutti e come tale tutti la viviamo e allora perchè non cercare di unire l'utile al dilettevole? Tra l'altro i mezzi di divulgazione ce l'abbiamo, i mezzi di realizzazione lo stesso, e allora perchè non farlo? Concludo spiegando poi la mia opinione di "Bonus", semplicemente lo ritengo come lo step successivo, come premio verso i comuni capaci di investire in opere efficienti e risanare la città e che abbiano concrete aspettative per il futuro, e come input verso i comuni che magari tardano a mettere in moto il loro sistema operativo.
      Mi scuso per non essere stata molto chiara precedentemente, al contrario spero di aver reso il mio concetto quanto più concreto possibile.
      Arrivederci.

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    6. La questione di Walter Benjamin e lo studio della città parla di un orologio ed è la metafora che vorrei utilizzare per rendere chiaro il mio pensiero..
      Abbiamo tre lancette in un orologio, una conta i minuti, le altre due segnano l'orario; immagino la lancetta contaminuti come il rappresentate cittadino di cui ho parlato e immagino le altre due lancette come i cittadini e pianificatore,stato,enti(tutti soggetti superiori); le due lancette per segnare il tempo partono da uno stesso numero e poi intraprendono strade diverse per completare l'ora, alla fine però si incontrano sempre nello stesso punto. Se prendessimo l'esempio pratico di Benjamin ci accorgeremo di come sia efficiente una maggiore partecipazione. Se l'orologio dovesse fermarsi cesserebbe il tempo, cesserebbero le azioni, cesserebbe il cambiamento. Se invece l'orologio funziona bene, il tempo passa, le persone sarebbero puntuali e la giornata arriverebbe al termine.
      Questo è ciò che immagino quando penso alla mia proposta.
      Spero di non essere caduta nella banalità ma mi faceva piacere condividere con voi il mio pensiero.
      Arrivederci.

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    7. La ricchezza dei tuoi commenti e la passione che li anima non possono che meritare un sentito ringraziamento da parte nostra.
      Perdonaci comunque se, al fine di mantenere ordinato il dibattito, concentriamo la nostra replica su quello che riteniamo l'aspetto più rilevante del tuo contributo: la figura del "sindaco sempliciotto".
      Una figura che rappresenta perfettamente, e con terminologia quanto mai felice, il nostro ideale di governo: "meglio un sempliciotto onesto e ben motivato di un affascinatore furbastro e cinico".
      La differenza tra noi e te è che noi abbiamo maturato la convinzione che un onesto sempliciotto non vincerà mai nessun tipo di elezione: se vogliamo esser governati da onesti, l'unica via ci pare quella di eliminare quella scelta elettorale che -al di là della vuota retorica ammannitaci da chi in questo sistema ci sguazza- ha dato ormai ampia prova di non poter produrre altro che malgoverno.
      Ma, tornando alla tua fortunata locuzione "sindaco sempliciotto": non pensi che se ne potrebbe trarre uno slogan non meno originale che intrigante?

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  36. Salve, sono uno studente del Corso UPTA della Facoltà di Architettura Federico II a Napoli, e vorrei proporre un argomento che credo sia importante ai fini di una specifica definizione.
    Il mio è un commento critico e propositivo sulla vicenda delle città metropolitane.
    Mi soffermo sulla questione della definizione e successiva indicazione di città metropolitane identifica dall’art.23 del Testo Unico degli Enti Locali, nel quale si specifica che: i comuni i cui insediamenti abbiano con essi rapporti di stretta integrazione territoriale e in ordine alle attività economiche, ai servizi essenziali alla vita sociale, nonché' alle relazioni culturali e alle caratteristiche territoriali, possono essere definiti città metropolitane.
    Le città a cui si fa riferimento sono: Bari, Bologna, Milano, Firenze, Genova, Torino, Napoli, Roma, Venezia, Reggio Calabria.
    In base all’elenco delle città che lo stesso articolo definisce metropolitane, è possibile rendersi conto che le uniche metropoli di Italia potrebbero essere Milano, Roma e Napoli, per il resto delle città citate non vedo grandi rapporti di interrelazione tra la parte interessata e quelle limitrofe, per il semplice motivo che in tutte le altre città non vedo una differenza quantitativa della popolazione tra città e comuni limitrofi.
    Proporrei , infine, per risolvere tali esigenze amministrative, la denominazione di “comune” ai paesi limitrofi alle città prese in questione, potrebbe essere sostituita semplicemente con quella di Provincia.
    Marigliano Simone

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    1. Siamo d'accordo sul fatto che l'elenco proposto non sia troppo omogeneo. Peraltro non è detto che la discriminante debba essere la consistenza demografica: il fenomeno metropolitano è molto più rilevante nella conurbazione Firenze-Prato-Pistoia (che propone una radicale rilettura delle gerarchie territoriali) che non nel caso della capitale (dove è in gioco, al più, una progressiva addizione di frange scarsamente identificate).
      Più di tutto, però, ci piacerebbe che tu chiarissi l'ultima parte della tua riflessione: come intendi questa modifica della denominazione da "Comune" a "Provincia"?

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    2. La mia personale rilettura della definizione di città metropolitane è volta, non tanto ai gradi gerarchici che ci possono anche essere tra le città prese in considerazioni e le appartenenti province, ma ad evidenziare il cosi netto contrasto che c’è tra le densità abitative delle stesse. E dunque credo ci debba essere una diversa definizione per le città con minore densità.
      Altrimenti, proporrei, per far si che non ci sia una cosi netta differenza tra queste città, di modificare la denominazione da Provincia a Comune solo dei paesi limitrofi alle città con minore densità, facendo si che la popolazione di queste si avvicini a quella delle città più grandi (Milano, Roma, Napoli).

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    3. Quest'idea potrebbe essere interessante, ma per capirla meglio bisognerebbe che tu precisassi con qualche esempio quantitativo le differenze di densità a cui fai riferimento. Restiamo in attesa!

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    4. Uno dei tanti esempi a cui potrei far riferimento è la chiara differenza di densità abitativa che c’è tra la città di Roma, che conta 2.863,322 abitanti, e quella di Reggio Calabria, della quale ne fanno parte 184,937 abitanti. Dunque risalta il dato di fatto che la città di Roma è quasi 16 volte più grande di Reggio Calabria.
      Con una dettagliata ricerca di tutte le province che fanno parte di Reggio Calabria, e il numero degli appartenenti abitanti, si arriva alla conclusione che, unendo tutte le province con la stessa, si ha un totale di 550.323 abitanti, avvicinandola cosi alla densità abitativa della città metropolitana di Roma, anche mantenendo una netta distanza tra loro.

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    5. Grazie, ora è chiaro: quella di cui parli è la consistenza demografica (la densità abitativa è il rapporto fra numero di abitanti e superficie insediativa). Per cui, se non abbiamo inteso male, quel che volevi dire era che ha poco senso parlare di metropoli nel caso di insediamenti così piccoli. Siamo d'accordo: dietro a certe scelte piuttosto che una logica rigorosamente disciplinare c'è spesso una "captatio benevolentiae" partitico-clientelare.
      Ma ora ci piacerebbe che tu tornassi sugli aspetti propositivi della tua riflessione... (attento alla terminologia, però, sennò non ci si capisce niente!).

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    6. Esatto, il mio pensiero è rivolto alla diversa consistenza demografica che c’è tra le varie città e quindi la difficoltà logica nel paragonarle tra di loro.
      La legge, nell’art.23 del testo unico degli enti locali, prende in considerazione aspetti importanti per la funzionalità di ogni città, unendo questa con le proprie province in modo da uniformare i legami che già ci sono, non considerando però i rapporti tra le diverse città , e svalutando, quindi, quelle più piccole, perché cosi facendo le più grandi continuano a restare tali e lasciare sempre una netta differenza con quelle più piccole.

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    7. Intendi dire che sarebbe meglio se tutte le città tendessero verso una stessa dimensione?

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    8. Credo sia giusto fare in modo da portare tutte le città sulla stessa dimensione, in modo tale che l’aggettivo che le denomina abbia senso per tutte le realtà.

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    9. E' quanto meno curioso imbattersi in un'affermazione di questo tipo: sarebbe come dire che siccome la parola tavolo è uguale per tutti i tavoli, allora bisogna proibire di fare tavoli diversi da un unico modello standardizzato. Ma il fatto è che a noi servono tavoli diversi per usi diversi, così come città di diversa dimensione per diversi modi di vivere e lavorare. O no?

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  37. Salve sono Carmen Cardella, una studentessa del corso Upta della facoltà di architettura della Federico II di Napoli. Leggendo le varie proposte di legge mi sono soffermata su alcune di esse trovandomi in pieno accordo con le proposte di modifica. Una di queste è quella relativa all'articolo 56 della Costituzione, noi cittadini dobbiamo far sentire la nostra voce, la voce dei giovani che sarà quella che guiderà le generazioni future verso una società più democratica e meno corrotta, dove noi siamo lo stato e abbiamo il diritto di avere più voce in capitolo. Questa modifica forse porterà il parlamento ad avere maggior considerazione verso il popolo, poichè gli stessi politici hanno a cuore solo i propri interessi anzicchè quello di salvaguardare tutti i cittadini. Inoltre vi si da la possibilità di entrare in politica e di parteciparvi in maniera attiva così da poter indurre il parlamento a ragionare su argomenti spesso messi da parte. altra modifica sulla quale sono pienamente d'accordo è quella del primo comma dell'art. 51 della legge n 3 del 3 gennaio 2003, infatti parlando da non fumatrice e informandomi sui rischi che il fumo passivo e quello attivo causano, penso che il fumo passivo causi danni alla salute umana per patologie in gran parte assimilabili a quelle provocate dal fumo attivo e quindi c'è bisogno di più informazione sia per i fumatori che per chi non lo è.

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    1. Grazie per il consenso. Ma, come hai visto, il nostro blog privilegia senz'altro un'interazione costruttiva. Siamo certi che avrai qualche suggerimento utile da inviarci. Restiamo in attesa!

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  38. Salve, sono Nicola De Martino, uno studente del II anno del corso di laurea Urbanistica Paesaggio territorio e ambiente della Federico II di Napoli; e vorrei intervenire anch’io all’interno di questi argomenti, ritenuti molto interessanti. Per quanto riguarda il primo argomento che consiste nella modifica dell’articolo 56 della costituzione, non condivido l’estrazione a sorte ma ritengo opportuno che la camera dei deputati debba continuare ad essere eletta a suffragio universale. Mentre sono pienamente d’accordo nella riduzione del numero dei deputati da seicentotrenta a trecentotrenta,facendo in modo che i soldi ricavati da questa riduzione possano dare un contributo in più riprendendo l’economia del nostro paese. Inoltre condivido il fatto che nessun cittadino debba esercitare ulteriori funzioni politiche o amministrative dopo essere stato eletto deputato. Vorrei commentare anche la modifica del primo comma dell’articolo 51 della legge n3 del 3 gennaio 2003. Sono d’accordo nel fatto che questo comma diventi più severo vietando di fumare anche negli spazi aperti di pertinenza degli ambienti istituzionali e in tutti gli spazi attigui alle scuole. Ritengo che non basti un singolo comma per evitare questo, ma ci debba essere controllo, questione che nella maggior parte dei casi viene a mancare. Quindi, un passo in più si farà nella modifica di questo comma, ma bisogna migliorare sul personale, il quale deve tutelare vietando il fumo nei luoghi sottoscritti. Interventi che suggerirei per evitare la violazione alla regola è quella dell’istallazione di telecamere o di sensori anti-fumo all’interno dei vari locali.

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    1. Condividiamo la tua attenzione alla fase operativa più ancora che a quella legislativa, ma ovviamente riteniamo prematuro inoltrarsi sul terreno dei regolamenti di attuazione. Riguardo alla questione dell'estrazione a sorte noi (e non solo noi) siamo sempre più convinti che sia la strada insieme più semplice ed efficace per restituire fedelmente la volontà dell'intera popolazione. Ma sei hai qualche altra idea saremo lietissimi di ragionarci sopra. A presto!

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    2. Salve, dopo aver letto la vostra “Vision”, condivido pienamente questo nuovo modello di governare e di conseguenza ho cambiato anche idea per quanto riguarda la modifica dell’articolo 56 della costituzione, dove il mio pensiero è cambiato concordando con voi l’estrazione a sorte per la camera dei deputati. Più che una proposta vorrei far un complimento a questo blog, perché oltre a chiarire un po’ la situazione di come si governa oggi, aiuta noi giovani a capire come si potrebbe agire, per governare nel migliore dei modi e soprattutto per non ripetere gli errori passati. Cordiali saluti

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    3. Incassiamo il tuo plauso con grande soddisfazione e speriamo di risentirti presto.

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  39. Luca Ianuale Corso di laurea Upta.Io vorrei affrontare la questione sugli oneri di urbanizzazione. Condivido l'idea di assegnazione degli oneri allo Stato. Ciò che volevo chiarire è che i Comuni non solo tramite gli oneri tendono a fare cassa, ma il problema è quello di favorire le nuove costruzioni determinando un danno duplice..nei confronti dei cittadini e del territorio..Oltre a questo parere favorevole circa la gestione degli oneri da parte dello Stato volevo proporre anche un'integrazione a questo sistema..Siccome i comuni possono anche fare a meno di ottenere una bandiera pur di fare un uso diverso dei soldi che si ricavano dagli oneri,si potrebbe affidare il denaro proveniente dagli oneri allo stato che lo gestisce e lo affida ai comuni solo nel caso in cui si promuova lo sviluppo sociale ed economico del Comune. Questo vincolo di destinazione fa si che anche se il Comune usufruisce dei soldi degli oneri,lo può fare non in modo discrezionale, ma con vincolo riguardante solo uno sviluppo equo del territorio in termini economici e sociali.La mia proposta si rifà ai criteri della legge costituzionale 3/2001 nell'ambito della finanza degli enti locali e precisamente alla finanza straordinaria. Questa proposta si potrebbe integrare con quella della bandiera, che forse da sola non avrebbe forza e anche con la proposta di assegnare gli oneri in base alla grandezza del Comune.

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    1. La tua proposta va in una direzione interessante ed è senz'altro articolata e complessa. Per farci capire meglio come potrebbe funzionare, potresti provare a buttar giù, anche in forma estremamente sintetica, uno schema di sequenza operativa? Grazie e a presto.

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  40. Salve, in precedenza sono intervenuto nell'area breinstorming del blog, e in particolare sul tema relativo alle forme particolari di protesta; ora invece vorrei accingermi a trattare il ramo delle proposte di legge. Senz'altro le vostre sono molto interessanti, però,leggendo in questa area che c'è anche la possibilità di segnalare argomenti che vorresti fossero trattati,io ho deciso di sviluppare il mio intervento su un argomento "nuovo",magari attirando l'attenzione di altri e aprire un dibattito a riguardo.Sappiamo tutti il difficile momento economico che da qualche anno a questa parte il nostro Paese sta attraversando.Nel sistema italiano, sarebbero tante le proposte che dovrebbero essere apportate, io però ho deciso di trattare il tema del fisco. A mio parere il nostro sistema fiscale dovrebbe essere traghettato verso un fisco concepito per lo sviluppo del paese e per l'equità dei cittadini. Penso che un fisco attento allo sviluppo del paese dovrebbe mettere al centro: il LAVORO e la PRODUZIONE, tassando di meno i redditi di lavoro e le imprese, che sono il nucleo fondamentale per occupazione e innovazione; la FAMIGLIA,dando degli aiuti concreti a chi ha figli o provvede alla cura di anziani e disabili; L'OCCUPAZIONE giovanile e femminile, facilitando in modo particolare l'assunzione o l'avvio di attività imprenditoriali o professionali. Fatto questo, penso che un altro step importante da attuare, sarebbe quello di concentrare le risorse disponibili su interventi mirati, come:riduzione del Cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori,mediante incrementi delle detrazioni per redditi di lavoro dipendente;una progressiva abolizione dell'Irap,partendo con una defiscalizzazione del costo del lavoro;incrementare le detrazioni per figli, disabili e anziani a carico; incentivi e agevolazioni a favore di giovani,donne e attività di ricerca e sviluppo. Io penso che questi elementi siano le vere priorità affinché si riduca la pressione fiscale, inoltre credo che rappresentino le basi per creare un futuro basato sul lungo periodo, e non su un semplice tornaconto di breve periodo. L'idea principale è proprio quella di TASSARE MENO LE PERSONE, senza dover tassare ancora di più le cose, grazie ad una politica con tagli di spesa mirati,di lotta all'evasione per ridurre le imposte ai cittadini,e con adeguati piani di dismissione dei beni pubblici,arrivare ad una riduzione del costo del debito. Prima parlavo di un fisco attento all'equità tra i cittadini,e penso che una tipologia di fisco come questo, dovrebbe mettere al centro la lotta all'evasione fiscale. Così facendo, si verrebbe a ripristinare innanzitutto la certezza dei diritti del contribuente e del diritto tributario,e come conseguenza si andrebbe ad agire anche su tutte le fasi del rapporto tra fisco e contribuente.sulla base di quello che ho detto, giungo alla conclusione,affermando che: -SPESA x -TASSE x - EVASIONE = + EFFICIENZA x + REDDITO DISPONIBILE x + EQUITÀ. Penso che questa dovrebbe essere un'equazione da portare avanti e difendere con forza se si vuole davvero arrivare a dei risultati concreti. Spero sia stato chiaro. In attesa di un vostro riscontro.
    Vittorio Maria guida.

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    1. Tutto quel che dici è molto gradevole da sentir dire, ma difficile da attuare; per due motivi fondamentali, il primo di sostanza, il secondo di metodo.
      1. A prescindere da una doverosa riduzione dell'evasione, il carico fiscale non può diminuire perché siamo oppressi dai debiti accumulati in decenni di lieto vivere. Anche sul fronte della spesa stiamo ormai raschiando il fondo del barile (a parte gli sprechi dei soliti privilegiati che, seppur odiosi, hanno comunque un rilievo più simbolico che finanziario), per cui ogni diminuzione di certe imposte deve essere compensata dall'aumento di altre (e nessuno ha ma il coraggio e la serietà di dire quali).
      2. Questa situazione di impasse, dal debito accumulato nei decenni all'incapacità di colpire i soliti privilegiati e di combattere davvero l'evasione) altro non sono che la naturale conseguenza di un sistema di governo che attribuisce il potere di decidere a chi risulti più abile ad ammaliare un popolo poco responsabile e molto distratto.
      Ne consegue che, se non si cambia sistema di governo, neanche il problema della fiscalità, come del resto tutti gli altri che ci assillano, potrà essere risolto davvero, quand'anche la soluzione fosse davanti agli occhi di tutti.
      E' per questo che combattiamo: cambiare prima il sistema per
      poter poi risolvere i problemi. L'inverso ci sembra impossibile; e le promesse tradite degli ultimi decenni dovrebbero averlo fatto capire fuor d'ogni dubbio. Tu che ne pensi?

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    2. Sono pienamente d'accordo con quello che dite!! Prima di Comporre l'intervento precedente, avevo già riflettuto sul fatto che bisognava partire apportando una modifica radicale a tutto il sistema,per arrivare a quello che dicevo;però non ho toccato l'argomento perché ad esso volevo dedicare una parentesi a parte.Purtroppo come ho detto altre volte, nel nostro paese molte cose non seguono un verso giusto proprio perché ad essere sbagliato è tutto il sistema!!! Richiamo una frase che ho scritto in precedenza... La politica dovrebbe servire il popolo, e invece in Italia essa si serve del popolo!!! Essa è una politica che si fonda su false promesse e speranze,tutte baggianate raccontate con grande spirito teatrale, da parte di chi non vuole fare altro che conquistare il potere. Eh si, solo una corsa al potere, niente di più!! Se Pirandello potesse vedere gli uomini che ci rappresentano,si renderebbe conto che le sue maschere non basterebbero a coprire le loro mille facce. La modifica al sistema che vorrei fosse apportata,la immagino sulla base di "semplici" punti; uno riguarda il numero dei parlamentari, e l'altro i loro privilegi.Siamo un paese "leggermente più piccolo" degli Stati Uniti, e abbiamo un numero di parlamentari che è il doppio di quello americano. Il numero dei nostri parlamentari raggiunge quasi i tre zeri se sommiamo i 321 senatori ai 630 deputati, per un totale di 951!!La Costituzione Usa stabilisce invece che ogni Stato dell’Unione sia rappresentato da 2 senatori, per un totale di 100 senatori. La legge 62-5 del 1911 fissa invece a 435 il numero di deputati, per un Totale di 535. Questa cosa sembra alquanto ridicola considerando che la popolazione italiana è pari a meno di 1/5 di quella americana. Si sente spesso parlare di tagli al sistema politico,ma poi?? Appunto,restano solo parole!! Penso che una corretta organizzazione dello stato e un controllo più efficiente,potrebbero iniziare proprio da questi elementi. Se fosse solo per il numero sproporzionato dei parlamentari, "forse" si potrebbe chiudere anche un occhio, ammesso che le cose funzionassero bene; la cosa che fa più rabbia però,è vedere i politici godere di innumerevoli privilegi!! Pensioni d'oro nonostante il numero ridotto di anni di contributi, indennità di carica, indennità di funzione,e benefici di ogni tipo,come:
      -Tessera per il cinema
      -Tessera per il teatro
      -Tessera autobus e metropolitana
      -Circolazione su tutte le autostrade d'Italia
      -Corsi di lingua straniera
      -Piscina e palestre
      -Vagone rappresentanza della FS
      -Aereo di Stato
      -Servizio di assistenza medica 24 ore su 24
      E molti ma molti altri!! E con quali soldi vengono pagati tutti questi servizi??ovvio,quelli dei cittadini!!tutto questo è assurdo!!penso che attraverso riforme, se si riuscisse ad intervenire solo su questi "piccoli"temi, sicuramente potremmo iniziare ad ottenere grandi risultati da subito!!si dovrebbe fare in modo che questa voglia di modificare il sistema,non resti solo un sogno o un desiderio,ma in qualche modo,con qualsiasi mezzo,e con la forza della collaborazione,si dovrebbe tramutarla in realtà!!
      Vittorio Maria guida

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    3. Al contrario di quanto vanno ripetendo tanti contestatori, siamo tutt'altro che convinti che quello delle tessere per l'autobus ai parlamentari figuri fra i più gravi problemi che affliggono l'Italia. Resta però il fatto che molte delle cose che dici sono senz'altro rilevanti. Vogliamo provare a estrarne il succo in termini propositivi?
      Come vedi una legge che risolva alcune di queste questioni?

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  41. Salve sono Lorena Pisapia , studentessa del secondo anno di Urbanistica alla Federico II di Napoli . Il mio commento sarà breve e mirato . Vorrei ragionare sulla vostra proposta di legge sulla destinazione degli oneri di urbanizzazione con cui mi trovo d'accordo .A mio avviso ogni trasformazione territoriale che determini alterazione o copertura permanente di suolo deve farsi carico dell' impatto sull'ambiente. In quest'ottica perché non incentivare un'attività edilizia a basso impatto ambientale riducendo gli oneri di urbanizzazione ai trasformatori che minimizzano questi impatti (magari del 30-50 % )? Così facendo non solo si avrebbe con la vostra proposta una valutazione sulla destinazione degli oneri, ma si premierebbe anche un'attività edificatoria più responsabile !

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    1. Il concetto sembra pertinente e innovativo. Ci risulta però difficile immaginare dei parametri utili a tal fine, anche perché gran parte degli impatti ambientali è legata al regime di utilizzo. Potresti dirci qualcosa in proposito?

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    2. Io pensavo innanzitutto di ridurre gli oneri per i progetti nei quali fosse previsto l'uso di materiali per edilizia sostenibile . L’utilizzo di materiali naturali e non nocivi con lo studio della ideale esposizione al sole, il corretto dimensionamento dei locali e molto altro ... il tutto combinato con le migliori tecnologie. Così si potrebbe garantire una vita meno breve alle strutture , costi più bassi di gestione e manutenzione e quindi un regime di utilizzo meno impattante .

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    3. Tutto quello che dici è molto facile a dire in termini di auspicio, ma molto difficile da tradurre in norma cogente. Noi non ce ne sentiamo capaci, perlomeno in assenza di una riflessione la cui entità travalica il nostro effettivo interesse (che è anzitutto quello di disincentivare la "bolla speculativa" e il consumo di suolo).
      E tu?

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  42. Salve, dopo il commento pubblicato nella pagina "la nostra vision", vorrei partecipare anche allo scambio di opinioni in questa che mi sembra la sezione più operativa del blog. Il mio intervento è incentrato sui referendum. Sono d'accordo con le proposte su quello propositivo; il mio ragionamento però è rivolto a quello consultivo. Proporrei di abolire per questo referendum il quorum del 50% + 1. Penso che questa modifica sarebbe vantaggiosa essenzialmente per due motivi: il primo è che evitando l'annullamento in caso di mancato raggiungimento del quorum, si eviterebbe di sprecare parecchi soldi pubblici; il secondo è che ci sarebbe una maggiore affluenza al voto. Mi piacerebbe avere una vostra opinione nell'attesa della quale vi saluto cordialmente. Sono Giuseppe Panico, studente del corso di laurea UPTA dell'Università "Federico II" di Napoli.

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    1. Siamo d'accordo in linea di principio. Ti chiederemmo quindi di precisare senz'altro la tua proposta.

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  43. Salve sono Valeria Amato, studentessa del secondo anno di Urbanistica alla Federico II di Napoli. Vorrei esprimere un mio pensiero sulle modifiche da voi proposte sull'articolo 56 della nostra Costituzione, che è abbastanza giovane. Nata dopo un regime dittatoriale, è stata elaborata e scritta in relazione a quel periodo storico, lontano dai giorni nostri, per cui alcuni articoli hanno bisogno di essere modificati e l'articolo 56 potrebbe essere l'inizio di questo cambiamento.
    Sono d'accordo sul ridimensionamento del numero di deputati e che non debbano ricoprire altre cariche istituzionali mentre esercitano questa funzione; ma non sono d'accordo sulla loro estrazione a sorte, perchè penso che i cittadini, non il caso, debbano esprimere con il voto le loro scelte. Questa mia considerazione nasce anche da fatto che siamo parte integrante dell'Europa, quindi dobbiamo cercare di uniformarci agli altri paesi dell'Unione, anche per il numero di deputati e le loro retribuzioni economiche. Infatti mentre i deputati francesi non hanno diaria e dormono in ufficio, gli inglesi versano contributi previdenziali e dopo cinque anni di mandato percepiscono al massimo 794 euro di vitalizio, i tedeschi hanno detrazioni anche per la malattia, i nostri deputati italiani percepiscono per un mandato 2486 euro, per due mandati 4973 euro, e per tre mandati 7460 euro.
    Quindi equiparando il vitalizio e il numero dei deputati, il governo recupererebbe soldi spendibili per servizi sociali più vicini ai cittadini.

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    1. Come abbiamo già avuto modo di precisare, la nostra preoccupazione principale non riguarda il fatto che gli eletti siano ben pagati (il loro costo incide comunque in misura irrisoria sul nostro budget), bensì che decidano male (questo sì che davvero ci ha reso il fanalino di coda dell'Europa).
      Avendo maturato la convinzione che il nostro malgoverno derivi invariabilmente dal metodo di selezione dei delegati, abbiamo trovato la soluzione più efficace nel ritorno a quelle forme di rappresentanza che hanno caratterizzato i momenti più alti della storia democratica.
      Un solo dato per provare a convincerti: quando Cosimo il Vecchio decise di liquidare la democrazia a Firenze, la prima cosa che fece fu convincere le corporazioni delle arti e mestieri a non estrarre più sorte i loro rappresentanti, ma ad eleggerli con una scelta libera e responsabile. In tal modo, essendo il banchiere più potente, poté comprare tutti i voti che voleva e far eleggere solo i suoi fedelissimi... (nihil sub sole novi!).

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  44. Buon pomeriggio, in merito alla esperienza sul campo spesso non si considera in modo adeguato alla programmazione di bilancio di un Ente . Entrando nel merito per la destinazione degli oneri di urbanizzazione si può dire che da alcuni anni la possibilità di utilizzare gran parte del ricavato dagli oneri di urbanizzazione anche per spese correnti ha consentito agli enti locali di assicurare l’equilibrio dei bilanci pur in regime di progressiva riduzione dei trasferimenti dallo Stato e di sospensione della capacità impositiva. Fino all’anno 2010 infatti, in deroga al generale principio secondo il quale gli oneri di urbanizzazione sono diretti a finanziare esclusivamente opere di investimento, era consentito ai
    comuni destinare alle spese correnti fino al 75% delle entrate derivanti da oneri di urbanizzazione,
    ed in particolare fino al 50% per qualsiasi tipo di spesa, oltre ad un 25% per le spese di
    manutenzione del patrimonio. Visto l’accaduto in questi giorni dove un ragazzo è in fin di vita per una caduta di calcinacci , dovuto alla scarsa manutenzione , proporrei il ritorno alla vecchia destinazione .
    Giuseppe Schiattarella.

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    1. La riflessione è più che pertinente. Al fine di sgombrare il campo da ogni possibile incomprensione, ti chiediamo però di precisare anzitutto come intenderesti formulare quello che definisci "ritorno alla vecchia destinazione".
      Grazie per il contributo e a presto!

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    2. Buon dì, preciso che la vecchia Legge " bucalossi" obligava gli enti a versare gli oneri su un conto dedicato e gli stessi venivano spesi solo per investimentie manutenzioni.
      Oggi purtroppo possono andare nella spesa corrente cioè pagare le utenze, la cancelleria, gli stipendi ecc....
      Concludendo con una citazion popolare " si stava meglio quando si stava peggio"
      Saluti Giuseppe Schiattarella

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    3. E quindi in termini giuridici come diresti che ci si potrebbe esprimere?

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  45. Salve sono Martina Simeone studentessa del secondo anno del corso di laurea UPTA, condivido pienamente la necessità urgente di modificare l’articolo di legge sulla destinazione degli oneri di urbanizzazione.
    La mia proposta è quella di mantenere le autonomie locali destinando il 50 % di tali proventi direttamente ai Comuni che rilasciano le licenze edilizie con il vincolo e l’obbligo, anche attraverso pesanti sanzioni, che suddetti fondi siano utilizzati alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria. Il restante 50 % invece, dovrebbe essere destinato allo Stato che, raccogliendo tali fondi ed integrandoli con quelli eventualmente stanziati dalla Comunità Europea (il nostro paese molto spesso per carenza di una attenta politica interna non riesce ad utilizzare) che con l’istituzione di apposita Commissione ed attraverso la pubblicazione annuale di specifici Bandi di gara lo destinerebbe al/i migliore/i progetto/i di recupero e sviluppo urbano presentati dalle diverse amministrazioni locali.
    Tali progetti dovrebbero essere finalizzati all’applicazione del modello delle “3R” Recupero – Riqualificazione – Riuso tenendo in debito conto anche del numero di abitanti che risiedono sull’area presa in esame e del suo eventuale potenziale.
    Il modello delle 3R è necessario per una corretta pianificazione del territorio che può essere sintetizzato con il concetto di “Re-building” dove:
    Recupero delle aree marginali e degradate facendole rientrare a far parte delle città attivamente ricucendo i vari frammenti di insediamenti che si espandano fuori dal centro generando il fenomeno dello sprawl urbano;
    Riutilizzazione degli spazi di risulta, sottoutilizzati e destinati ad usi impropri e che formano una costellazione di vuoti urbani all’interno delle città considerandoli non più come luoghi da cui prendere le distanze ma come possibili poli attrattori futuri, risolvendo così il problema orami gravissimo di consumo di suolo e migliorando la qualità stessa dello spazio urbano;
    Riqualificare e sfruttare al meglio le potenzialità intrinseche delle città ,abbandonando il binomio cancellazione –costruzione ed adottando invece il binomio conservazione-trasformazione, ritornando al modello della città ricca e compatta.

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    1. Come non condividere tutti i buoni propositi che animano questa tua riflessione? Non resta che estrarne una sintesi organica e lineare che possa costituire una proposta giuridicamente valida.
      Come penseresti di fare?

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  46. Salve mi chiamo Arturo Di Martino e frequento il secondo anno del corso upta dell'università Federico II. La mia relazione riguarda la questione inerente alla legge 56 della costituzione. Sono pienamente favorevole a quasi tutti i punti elencati, come la diminuzione del numero di deputati ( da 630 a 330) e sul fatto che un cittadino non debba coprire ulteriori funzioni politiche dopo l'estrazione a deputato (fenomeno che è proprio della nostra nazione, a tal punto da provare dentro me quella sensazione di impotenza e indignazione nel confronti di tale situazione). La questione inerente all'altro punto, riguardo l'estrazione del deputato, la condivido ma non a pieno in quanto considero questa carica punto di riferimento per molti cittadini che condividono un ideale e un obiettivo comune per tutti. Non la condivido a pieno proprio perché la considero pericolo di dispersione totale di voti, e quindi una mancanza di compattezza e unicità. Se per certi punti di vista non condivido questa proposta, per altri invece credo che un sistema simile possa produrre una classe politica capace di capovolgere il sistema che attualmente ci governa, ma in che modo? Attraverso la protesta, attraverso la beata inesperienza. Quello dell'inesperienza secondo me è un fattore fondamentale, in quanto nel nostro paese può tradursi in sintomo di purezza e pulizia d'animo. Un politico con tanti anni di carriera alle spalle, può secondo me non rispecchiare questi fattori d'inesperienza. Vorrei tanto proporre una fusione tra queste due parti,cioè unire il cittadino senza esperienza con una maggiore compattezza ( se pur non generale), in fase di seggio elettorale, di intenzioni e ideali politici. Proporrei quindi la candidatura di cittadini inesperti, ma che comunque restano a far parte di schieramenti politici, in modo da poter orientare noi cittadini che, molte volte, ci ritroviamo disattenti e disinteressati di fronte a tutto quello che riguarda lo scenario politico( forse perché sono sempre le stesse persone o tipologie di persone a governarci?). Un cittadino appartenente al popolo che non ha mai assaporato il potere può essere determinante nell'inserire, in cima all'elenco delle proposte, quelle che sono le esigenze e gli interessi del popolo che, in una qualsiasi nazione mondiale ( o nella maggior parte), vengono posti gradi maggiori rispetto a quelli dei politici. Quindi ricapitolando, la proposta la condivido pienamente modificando un solo punto, e cioè l'estrazione casuale. In che modo? Candidando cittadini inesperti, ma comunque appartenenti a schieramenti politici. Per quale motivo? Perché possiamo, noi cittadini, avere un orientamento delineato e una visione innovativa e ottimistica della politica.

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    1. Grazie per la complessa e approfondita riflessione.
      Premesso che condividiamo appieno le tue preoccupazioni, secondo il nostro ragionamento la correzione che proponi potrebbe risultare superflua.
      Se ci pensi un attimo, infatti, ciascuno di noi, anche se non ha la tessera di nessun partito, ha maturato una ben definita visione politica. Questo anche perché il dibattito catalizzato dai partiti ci interessa e ci coinvolge un po' tutti.
      I partiti politici, insomma, una loro funzione costruttiva ce l'avrebbero anche. Il problema è che, nella fase avanzata delle cosiddette democrazie occidentali, tale funzione viene inevitabilmente subordinata e stravolta dalla finalità primaria di conquistare e gestire il potere decisionale.
      Nella nostra Vision i partiti non spariscono: gli viene solo tolta la possibilità di appropriarsi in prima persona delle deleghe decisionali. Mantengono quindi solo la loro funzione virtuosa, che è quella di raccogliere la domanda sociale e strutturarla in modo ordinato e fruibile. E sono in grado di svolgerla in modo ottimale perché la loro azione non sarà corrotta o distorta da finalità di accaparramento.
      A questo punto anche quelli di noi che fossero chiamati a rappresentarci, quand'anche non schierati politicamente, avrebbero comunque una loro linea di riferimento politico; il che consentirebbe di rendere più ordinato e meno dispersivo il processo decisionale. Non saremmo, insomma, quei sempliciotti disinformati che sembri paventare, ma persone come me e te, che quello che vorremmo lo sappiamo con sufficiente chiarezza.
      La differenza è che ora questa consapevolezza non ci può servire ad altro che ad avallare la selezione dei rappresentanti prescelti dalla casta al potere, esprimendo una preferenza povera di effetti e quindi spesso assunta in fretta e senza una minima informazione sulle politiche reali che, al di là dei proclami elettorali, i candidati hanno in animo di attuare. Nel nostro sistema invece i rappresentanti avrebbero tutto il tempo e l'interesse a documentarsi a fondo per prendere le decisioni più sagge. E non credo che, toccasse a noi, faremmo grossi sbagli: perché, a differenza dei politici attuali, appena finito il mandato saremmo i primi a subirne le conseguenze!
      Che ne pensi?

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  47. Salve, vorrei anche io esprimere un mio parere riguardo alla destinazione degli oneri di urbanizzazione . Gli oneri di urbanizzazione, concessori e di impatto dovrebbero servire ad una vera strategia di pianificazione territoriale, di recupero e difesa dell'ambiente, con bonifica dei nostri territori per una migliore vivibilità delle nostre città. Trovo giusto trasferire questi oneri al governo centrale, tuttavia sono convinto che gli enti locali abbiano bisogno della quasi totalità di questi introiti, soprattutto per la realizzazione di opere di ordinaria manutenzione e conservazione , che diano decoro e dignità alle nostre città e che siano il segno tangibile che quanto sia stato versato da noi cittadini venga riutilizzato nella maniera giusta per rendere sempre più accoglienti i nostri luoghi di dimora. Naturalmente qui torna utile il lavoro dei nostri politici ed amministratori locali che verifichino i giusti indirizzi e le giuste programmazioni progettuali affinché siano attuati nella maniera più giusta, senza spreco di danaro ingiustificato. A tal proposito potrebbe essere premiato il Comune che si è distinto con meriti e con progettualità e per aver impegnato nella migliore soluzione le proprie energie a disposizione. Buona idea è quella del mio collega Pasquale Carbone che ha proposto l’assegnazione di un premio simbolico quale una bandiera di merito. Sono Ventre Carmine Luca, studente del corso di laurea UPTA dell’Università “Federico II” di Napoli.

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    1. Il tuo commento è ricco di spunti che varrebbe la pena di tradurre in termini propositivi. Su quali aspetti pensi che valga la pena di concentrarsi e in che forma?

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  48. Salve sono Rita Gallo una studentessa della facoltà di urbanistica Federico ii, leggendo la proposta di legge per quanto riguarda la modifica del art.56 della Costituzione Italiana penso che l'Italia essendo un paese democratico dovrebbe offrire a tutti la possibilità di inserirsi in politica.
    Secondo me è giusto che il numero dei deputati sia ridotto a trecentotrenta e che tra questi vi sia una percentuale che rappresenti gli italiani all'estero anche se mi sembra un pò ridotta per riuscire a coinvolgere le persone di origini italiane le problematiche italiane.
    Penso sia giusto che alla Camera ci siano parlamentari che condividano i problemi della gente comune, prestando maggiore attenzione alle esigenze della popolazione, ma se bisogna redigere un elenco di cittadini non bastano solo i requisiti di disponibilità e di età necessita anche che non abbiano attività incompatibili con un ruolo che andranno a svolgere ( conflitto di interesse) e che non abbiano riportato condanne penali contro la fede pubblica.
    Dato che praticamente risulta difficile stilare un elenco di cittadini, disponibili a ricoprire l'incarico di deputato, senza seguire un criterio di valutazione, perche' l'iter sarebbe lungo e di difficile applicazione, si potrebbe prendere ad esempio la formazione dell'albo dei giudici popolari presso i Tribunali: dopo aver presentato la domanda di disponibilità il soggetto, previa verifica da parte di una commissione ad hoc dei requisiti richiesti, viene iscritto in un elenco. Da questo elenco scorrevole verrebbe estratto il numero dei parlamentari da nominare.
    In questo modo il parlamentare diviene più responsabile nei confronti delle reali necessità dei cittadini evitando l'ostruzionismo e garantendo i lavori parlamentari, a questo proposito proporrei, per chi non si adegua a queste regole, la decadenza dall'incarico con conseguente scorrimento della graduatoria.
    Credo, anche, che il parlamentare debba rinunciare a qualsiasi altra attività che non sia l'incarico di deputato anche perche’ non reputo equo che debba percepire oltre la "sostanziosa" indennità di parlamentare anche altre retribuzioni.

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  49. Grazie per questa dettagliata riflessione sui requisiti degli eleggibili.
    Premettiamo subito che il nostro approccio è praticamente l'opposto del tuo: più ci pensiamo e più siamo convinti che non ci debba essere nessuna selezione.
    Per tre motivi:
    1. è antidemocratico: tutti devono essere rappresentati, anche le minoranze meno gradite (tipo gli imbecilli e i carcerati: chi ci garantisce che un giorno non potremmo esserlo noi?);
    2. è complicato e costa;
    3. si dà a qualcuno un potere di selezione che è meglio evitare ("quis custodiet ipsos custodes?").
    Gradiremmo sentire il tuo parere su questa nostra posizione, forse paradossale, ma certamente maturata mediante una riflessione paziente.

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  50. Salve sono Walter Molinaro uno studente del secondo anno di urbanistica alla Federico II di Napoli volevo esprimere il mio parere in merito alla questione degli oneri di urbanizzazione. Secondo me gli oneri dovrebbero continuare ad essere versati nelle casse del Comune in quanto è l’organo più vicino alle problematiche interne della zona. Lo stato potrebbe avere comunque il ruolo di monitorare gli introiti poiché sempre più spesso i comuni usano le concessioni edilizie per arricchire le proprie casse. Un altro approccio potrebbe essere quello di dividere gli oneri in base a delle scale. Dove magari concessioni edilizie per residenze saranno versate nelle casse del comune mentre interventi più grandi con un maggiore dispendio economico versati nelle casse dello stato e gestiti in maniera ottimale.

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    1. Non ci sono chiari i motivi delle tue preferenze. Potresti argomentarli? Grazie e a presto!

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    2. Certo, come sappiamo gli oneri d urbanizzazione sono contributi che vanno pagati al comune al quale si richiede una concessione di tipo edilizio, il comune userà questi soldi per far capo a spese per l’urbanizzazione del proprio territorio.
      Esistono due tipi di oneri di urbanizzazione quello primario che fa riferimento alla costruzione di strade, fognature, illuminazione, verde pubblico e sistemi di distribuzione di acqua , luce e gas. I secondari invece si riferiscono alla costruzione di scuole, chiese, asili, parchi urbani e impianti sportivi.
      Gli oneri vengono fissati dai comuni sulla base di leggi regionali. A questi si aggiunge, per il concessionario, un costo di costruzione che è una imposta che dovrebbe essere destinata dal Comune per l’acquisizione di terreni da espropriare, per risanare i centri storici, ecc..
      Detto ciò posso ricollegarmi al commento precedente per dire che lo stato è un organo troppo lontano alle problematiche comunali. Come cittadino sento più vicino alle problematiche della città il Comune ( nemmeno tanto!). Lo stato potrebbe avere il ruolo di controllo ovvero monitorare che tutto venga svolto seguendo le giuste norme. Oppure si potrebbe stabilire una scala per l’acquisizione degli oneri interagendo magari anche con associazioni più recenti come i comitati di quartiere. Stabilendo quali opere possono interessare un quartiere, quali il comune e quali lo stato. Potremmo parlare quindi di Urbanistica partecipata dove si da un particolare rilievo alle proposte che emergono dal basso secondo le esigenze della comunità locale e quindi avere un nuovo approccio di pianificazione territoriale con prospettiva Bottom up.

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    3. Nella nostra ipotesi lo Stato avrebbe solo il compito di distribuire i proventi in modo da incentivare uno sviluppo sostenibile al posto dell'attuale saccheggio del territorio; non avrebbe nessun ruolo nella gestione delle risorse.
      Per cui riteniamo che la distanza dalle realtà locali non debba essere un problema; ma che anzi possa costituire un vantaggio ai fini dell'assunzione di scelte obiettive e spassionate.
      Tu che vantaggi individui nella soluzione che prospetti?

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    4. Al contrario dell’approccio Top down dove le direttive partono dell’alto nel modello bottom up le proposte partono del basso quindi direttamente dai cittadini, associazioni, enti, sindacati, ordini professionali ecc. Di conseguenza il primo vantaggio è che non si parla più di direttive ma di proposte, altro vantaggio è che sono direttamente i cittadini a partecipare alla attuazione del piano quindi il processo è accelerato, è più veloce. Le scelte prese dai cittadini vengono prese con cognizione di causa in quanto sono i primi ad usufruire del territorio e quindi può aumentare il senso civico.

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    5. Il problema è che, se tutti i cittadini partecipano, il processo non è accelerato, ma si paralizza! Come evitare quest'inconveniente?

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  51. Salve sono uno studente del corso di laurea triennale UPTA dell'università di Napoli Federico II,volevo esprimermi sulla modifica del primo comma dell’articolo 51 della Legge n. 3 del 3 gennaio 2003,essendo fumatore capisco il disagio che possano provare coloro che non lo sono ma credo che si stia un tantino esagerando restringendo sempre più gli spazi e i luoghi dove è possibile fumare. Una proposta interessante sarebbe quella di creare aree apposite dove è possibile fumare,ad esempio nei luoghi attigui ai luoghi pubblici,poiché in questi ultimi capisco il divieto e lo condivido. Per quanto riguarda i luoghi all'aperto per me è doveroso che si possa fumare,infatti non condivido l'idea di vietare la pratica nei parchi poiché capisco il disagio per i non fumatori ma ghettizzare i fumatori mi sembra esagerato e scorretto.

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    1. Siamo anche noi contrari a ogni forma di ghettizzazione, tanto più nei confronti di chi in fondo non fa niente di male. La nostra preoccupazione è però quella di evitare che appena un ragazzo arriva alla media superiore gli risulti tremendamente difficile non cominciare a fumare, per il solo fatto che a ogni piè sospinto vede gente che lo fa. Se avessi un figlio quindicenne, come la penseresti?

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  52. Buonasera, per quanto detto in materia di ambiente in un mio post nella sezione slogan, vorrei proporre la modifica dell' articolo 114 della Costituzione, con lo scopo, modificandolo, di ribadire il concetto di unita' territoriale e perché no, culturale, che troppo spesso va disperdendosi tra gli innumerevoli uffici e presidenti delle amministrazioni locali.
    Grazie e saluti, Riccardo Parmiciano

    proposta:

    da

    ART. 114. 18
    La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropo- litane, dalle Regioni e dallo Stato.
I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti auto- nomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i princìpi fissati dalla Costituzione.
    Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento.
    a

    ART. 114. 18
    La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato.
I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i princìpi fissati dalla Costituzione.
    I dirigenti di regioni provincie e città metropolitane, devono comunque, considerata la potestà esclusiva dello Stato in materia di tutela dell' ambiente, dell' ecosistema e dei beni culturali (art. 117), riunirsi insieme con le camere ed i ministri un minimo di quattro volte l' anno, per definire ed applicare strategie e obiettivi sul governo del territorio e del patrimonio artistico.

    Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento.

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    1. Condividiamo le finalità che ispirano la tua proposta, ma non temi che il tutto possa tradursi in uno sterile aggravio procedurale?Attendiamo il tuo parere in proposito.

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    2. probabilmente si. Presa da sola questa modifica può' sembrare sterile, ma inserita in un contesto di riforme istituzionali (tema attuale) potrebbe essere lo spunto per trasformare il senato in organo preposto alla soluzione dei problemi prioritari del paese. Si potrebbero così accentrare a palazzo Madama le principali funzioni e funzionari (commissioni, sovrintendenti, dirigenti di enti locali appunto)
      col solo scopo di concentrare e snellire le procedure di pianificazione e tutela territoriale.

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    3. mettiamola cosi: il senato diventerebbe un grande ufficio nazionale di urbanistica, pianificazione e conservazione dei beni culturali dal quale ragionare ed operare oltre i confini amministrativi

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    4. E' una soluzione decisamente originale, ma ci lascia qualche perplessità. Cioè: perché proprio il senato e/o perché proprio l'urbanistica? Non sarebbe meglio se ognuno facesse il suo mestiere?
      Non è che siccome ti interessi di urbanistica vorresti farne l'argomento principale delle pratiche di governo? Sarebbe un'ulteriore conferma dell'assunto che in un organo decisionale è indispensabile che siano rappresentati tutti. Sennò...

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    5. e' anche vero, pero' che ci sono una serie di macro temi come periferie, centri storici, infrastrutture (vedi Sud), paesaggio, e beni culturali sui quali siamo oggettivamente abbastanza disorganizzati, temi che possiamo inquadrarli in ottica urbanistica ma che alla fine messi insieme sono la rappresentazione plastica di come e' organizzata e gestita una societa'.
      Il senato poi come sede, per cogliere la palla al balzo ed accellerare i tempi di riforma , vista la manifesta ma inconcreta volontà' di abolire una delle due camere.

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    6. C'è però da considerare che nella nostra Vision questo tipo di questioni sono essenzialmente a carico dei general manager di settore e le camere mantengono la loro competenza olistica. Proporre una legge secondo la tua idea non sarebbe un modo di allontanarsi, invece che avvicinarsi, al modello proposto?

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  53. In risposta al commento di 2 giorni fa, io credo che quello che spinga gli adolescenti a provare per la prima volta il gusto della sigaretta sia più la pressione del gruppo dei pari o problemi relativi all'adolescenza, come quello di disobbedire agli insegnamenti della famiglia,che altro.Non credo che il vietare la pratica nei luoghi come parchi o fuori le scuole sia molto utile ,poiché il problema è alla base perché in Italia è vietata la vendita di tabacco ai minori ma purtroppo non c'è nessun tabaccaio che si fa scrupoli,quindi è molto facile per un minorenne procurarsi le sigarette ed una volta comprate è molto facile poterle fumare a costo di nascondersi in vicoli o strade con poco passaggio. Credo che il divieto in questo caso aumenti solo il desiderio di proibizione.

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  54. Buonasera, sono uno studente del cdl Urbanistica Paesaggio Territorio Ambiente dell'Università di Napoli Federico II. Ritengo che sia valida la proposta di un referendum propositivo che attualmente manca nella nostra Costituzione. Il referendum è uno strumento di democrazia diretta e in questo modo permetterebbe una maggiore partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica. A mio parere, credo sia necessario superare un tot di firme perché esso deve essere la proposta di una parte rappresentativa della nostra popolazione e ritengo che la soglia di 500000 firme non sia poi così assurda se consideriamo che la popolazione italiana ammonta ad un totale di 60 milioni di cittadini. Il referendum propositivo potrebbe essere proposto da partiti o associazioni che, attraverso riunione aperte a tutti, potrebbero redigere una proposta di legge. Dopo la stesura della proposta le varie sedi locali di partiti e associazioni potrebbero confrontarsi fino alla stesura di un testo definitivo e la raccolta delle firme.
    A ciò vorrei aggiungere una considerazione, in Italia non esiste il referendum per la ratifica di trattati internazionali, cosa che invece ritroviamo negli ordinamenti costituzionali di altri paesi (Francia e Olanda per fare degli esempi). Ritengo che questa sia una grave carenza della nostra Costituzione. In un mondo ormai internazionalizzato dove i Governi nazionali sempre più cedono sovranità ad organizzazioni internazionali è necessario che la voce del popolo si faccia sentire. L'unione europea si appresta sempre più a ottenere sovranità dai governi attraverso i suoi trattati istitutivi. In Italia figure che non sono elette direttamente dal popolo (Presidente della Repubblica e del Consiglio) hanno il vero potere nell'ambito della ratifica dei trattati internazionali, mentre il Parlamento autorizza con una legge. Ritengo che questo meccanismo lasci troppo da parte la popolazione, soprattutto perché queste decisioni internazionali cambiano la vita di tutti i cittadini, basti pensare all'adozione dell'euro. La mia proposta è di un referendum per la ratifica di trattati internazionali nel momento in cui vi sono notevoli cessioni di sovranità dal Governo ad un'organizzazione internazionale.
    Giuseppe Bottone

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    1. Grazie per l'ottimo contributo, in attesa di sapere da te su quale aspetto ritieni utile concentrarsi di più, proviamo a stuzzicarti con un paio di provocazioni:
      1. perché per ribadire il ruolo di un referendum propositivo non puoi fare a meno di rimetterne l'iniziativa in mano ai partiti?
      2. ma tu chi ritieni che ci abbia fatto più danni: i governi italiani o quello europeo?
      A presto.

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    2. 1. Credo che ci sia un canale attraverso il quale indirizzare le proposte e quel canale potrebbe essere una sede locale di un partito.
      2. Secondo me, ciò che ci ha danneggiato, in parte, è stato il governo italiano, perché in sedi europee dovrebbe rappresentarci e far valere di più le nostre richieste invece di accettare quasi sempre quello che altri paesi più forti, come Germania e Regno Unito, decidono per noi.

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    3. 1. Chiamare in causa i partiti darebbe una connotazione di parte a iniziative che per loro natura riteniamo invece super partes. Come evitare quest'inconveniente?

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    4. 2. Concordiamo con la tua valutazione e riteniamo che la nostra scarsa credibilità a livello comunitario non sia altro che un'ennesima dimostrazione della crisi del nostro sistema di governo, con specifico riferimento alle modalità di selezione dei rappresentanti.

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    5. Chiamare in causa i partiti potrebbe garantire la partecipazione di soggetti più competenti che abbiano conoscenza dell'ordinamento giuridico generale e che possano quindi tradurre le istanze dei singoli in testi coerenti.

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    6. Ma in realtà la funzione dei partiti non è quella di garantire delle competenze, bensì quella di sostenere degli interessi (lo dice la parola stessa) di parte. I nostri invece sono interessi super partes, che riguardano l'intera collettività. e allora perché non garantirci le competenze necessarie rivolgendoci direttamente a chi le può garantire (tecnici professionisti o funzionari di settore)? Tu che faresti?

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    7. Ritengo che il partito sia un buon canale per far convergere interessi e formulare proposte concrete per un referendum propositivo. È vero, ci sarà sempre una sfumatura di parte ma alla fine al referendum parteciperà tutto l'elettorato attivo che potrà esprimere la propria preferenza. Il quorum infatti garantisce che prevalgano gli interessi della maggioranza dei cittadini. Per quanto riguarda la presenza di tecnici ed esperti, ritengo che questi debbano essere valorizzati di un partito e che abbiano voce in capitolo nell'ambito di loro competenza.

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    8. Questa tua dichiarazione di fede nei partiti è davvero edificante.
      Ne risulta un'entusiastica esaltazione della vigente partitocrazia: i partiti valorizzano le competenze tecniche, trovano lavoro a chi non ne ha, fanno promuovere chi non lo meriterebbe, mettono a capo delle banche più solide i soli in grado di portarle sull'orlo della bancarotta...
      Cosa mai potremmo chiedere di più? in fondo chi non appartiene a un partito non è nemmeno degno di esistere...
      Scusa tanto, ma dove sono i contenuti innovativi della tua proposta?

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  55. Salve, sono uno studente della facoltà di Urbanistica della Federico II. Leggendo le vostre proposte di legge ho trovato molto interessante la modifiche alla legge degli oneri di urbanizzazione con la quale concordo pienamente, in particolar modo nell’ambito del consumo di suolo che prevede. Gli oneri di urbanizzazione prevedono la realizzazione di strade, spazi di sosta o parcheggio, fognature, reti di distribuzione (elettricità, acqua, gas), cavidotti per telecomunicazioni, illuminazione pubblica ecc. Questi sono tutti interventi che comportano un consumo di suolo non indifferente. E’ da notare che si parla di cifre non indifferenti per realizzare strutture che compromettono l’ambiente e cifre altrettanto elevate si avranno nel momento in cui ci sarà un progetto di recupero del suolo in questione. Dunque occorre costruire in zone già impermeabilizzate in modo tale da ridurre l’impatto ambientale, oltre che spendere meno denaro per risolvere un problema generato dall’uomo stesso. Per questo motivo concordo con le proposte da voi presentate, che sono questioni che riguardano in primis la facoltà che frequento. Occorre riqualificare le aree degradate o dismesse in quanto rappresentano un potenziale danno territoriale, sociale ed economico e possono costituire un pericolo per la salute, per la sicurezza urbana e sociale e per il contesto ambientale e urbanistico. La voce che mi interessa particolarmente è quella sui vuoti urbani, infatti i tentativi di produrre luoghi di scambio e di relazione hanno portato alla creazione di non luoghi, ovvero spazi privi di identità, relazioni e storia. I vuoti urbani sono diventati perimetri di zonizzazioni incontrollate, semplici luoghi di attraversamento. Il vuoto urbano deve essere ripensato e percepito come uno spazio pubblico multifunzionale, come luogo di vita personale in cui trascorrere il proprio tempo e ciò diventa fattibile ad esempio, grazie all’inserimento di elementi del paesaggio come il verde, attraverso l’uso di architetture che utilizzano il gioco per creare nuove forme di relazione e nuove modalità di costruzione degli spazi complessi della contemporaneità.

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    1. Siamo d'accordo. Come intenderesti tradurre tutto ciò in termini normativi?

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  56. Quando esisteva ancora il servizio militare, nelle pause fra un'esercitazione e l'altra il tenente diceva: e ora facciamoci una bella sigaretta! Secondo te le caserme erano un posto dove si fumava meno?

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  57. Salve sono Andrea Renna, studente del corso di Urbanistica (UPTA) dell'università di Napoli Federico II.
    Volevo esprimermi sulla proposta di Referendum propositivo.
    Concordo con tale proposta, dato che sono convinto che i cittadini debbano poter proporre liberamente, o meglio, con vincoli che siano solo di natura etico-penale ( nel senso che un cittadino incensurato non dovrebbe avere potere di proposta agli organi legislativi), le proprie idee agli organi di governo. La mia convinzione parte dal presupposto che, avendo il popolo la sovranità dello Stato (Art. 1 comma 2 Cost.) questo deve aver maggiore peso sia nelle scelte dei governanti, sia per quanto riguarda l'aspetto propositivo. Il potere di iniziativa popolare, disciplinato dall' Art. 71 comma 2 Cost., nella nostra storia repubblicana è stato applicato poco e male data la difficoltà di raccogliere le firme necessarie al raggiungimento del quorum previsto dalla nostra Costituzione, difficoltà che aumenta per quanto riguarda i referendum dell' Art. 75 Cost. dato che la soglia è più alta. Trovo, quindi, che una prima cosa da fare è abbassare queste soglie previste dalla nostra Costituzione in materia di iniziativa popolare. E' possibile, "rebus sic stantibus" modificare la Costituzione in modo da rendere l'iniziativa popolare più agevole e più vincolante a livello governativo, coinvolgendo i cittadini nelle scelte pubbliche, anche per quanto riguarda i trattati europei recepiti dal nostro ordinamento, dato che i cittadini vivono o subiscono tali scelte. Le modifiche in questo senso riguarderebbero gli Artt. 71, 75 e 138 (i cittadini devono essere interpellati ogniqualvolta si vuole modificare la Costituzione). Ora, concludendo, il legislatore, per poter operare tali modifiche, dovrebbe chiamare in causa i cittadini, magari aprendo delle consultazioni online che siano abbastanza vincolanti, in modo da scrivere queste modifiche nell'interesse dei cittadini stessi. Inoltre bisognerebbe istituire una commissione di controllo per la verifica dell'attuazione delle proposte popolari, con potere di controllo, autonoma, indipendente e formata da cittadini estratti nelle liste elettorali (cioè maggiorenni e in stato di libertà). Il mio auspicio è che tutti i cittadini possano esprimere le proprie idee e portarle all'attenzione dello stato nel rispetto dei vincoli costituzionali ed etici.

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    1. L'ipotesi è tanto interessante quanto complessa. Come pensi che potremmo sintetizzarla in termini giuridicamente validi?

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  58. Mi sento favorevole alla proposta di modifica dell' Art 56 della Costituzione, in quanto ritengo che il parlamento non debba essere un assemblea di rappresentanti o lobbisti, magari anche pregiudicati, ma debba essere formato dai cittadini dello Stato che per necessità di rendere il proprio paese migliore per se e per gli altri o solo per il fatto che il cittadino conosce i problemi del proprio stato meglio perchè in prima persona li vive quotidianamente.
    Quindi l'estrazione casuale è utile perchè elimina il problema dei carrieristi e di chi "Vive di politica" ( Weber ) dato che la carica di deputato non può essere rinnovata, nè chi ha ricoperto la carica può ricoprire un altro incarico all'interno dell'amministrazione della cosa pubblica.
    L'estrazione al posto del voto, può inoltre eliminare il problema del deficit di rappresentanza di alcune zone e classi sociali del paese dato che prima o poi tutti verranno rappresentati.
    Le perplessità che sorgono si espletano nel fatto che, l'estrazione non assicura la presenza di persone eticamente corrette all'interno dell' assemblea legislativa. Quindi, sull'estrazione, bisognerebbe porre dei criteri etico-penali per cui "l'estratto" non deve avere carichi pendenti a livello penale, civile e amministrativo. Inoltre non bisogna sottovalutare il criterio dell'alfabetizzazione e quindi prevedere oltre alla disponibilità e al limite di età anche il fatto che il cittadino estratto dovrebbe aver conseguito almeno la licenza media. Insieme all'estrazione dovrebbe essere disciplinata anche qualche forma di rimborso spese dato che l'attività del deputato in molti casi comporta spostamenti gravosi per i cittadini che non sostano nella capitale, oppure potrebbe comportare la sospensione dell'attività lavorativa da parte del deputato.

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    1. Siamo d'accordo che un ricercato per rapina a mano armata, ove mai fosse estratto, non debba stare in parlamento. Siamo molto più perplessi sull'inserire delle discriminazioni su base culturale: 1. perché di persone adulte non decrepite che non sappiano esprimersi in modo comprensibile riteniamo che ce ne siano rimaste davvero poche; 2. perché anche gli ignoranti hanno diritto di tutelare i propri diritti ed esprimere le proprie idee.
      Per il rimborso ci abbiamo già pensato, ma la soluzione finale è ancora lontana. Tu che proporresti?

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  59. Salve sono Mattia Cioffi, studente del corso di Urbanistica dell'università di Napoli Federico II, seguo questo blog da tempo riflettendo sulla proposta e confrontandomi con gli interventi postati.
    Ritengo questo progetto affascinante, attuabile ma non nell 'immediato, poiché lo interpreto innanzitutto come una rivoluzione culturale, infatti:<< el mejor enemigo de un gobierno corrupto, es un pueblo culto>>.
    Un popolo colto, come scrive Filippo Matteucci in "Democrazia formale e democrazia sostanziale":<< ...se vuole comandare su se stesso, deve partecipare direttamente al potere, senza deleghe e mediazioni...può ottenere un simile inusuale risultato solo se è un popolo ad altissima civilizzazione, acculturato, autocosciente>>.
    Non credo che oggi queste premesse siano soddisfatte, proprio perché il popolo è "distratto" dalla manipolazione di chi realmente detiene il potere.
    Come richiamare l'attenzione del popolo, come risvegliare le coscienze è un interrogativo complesso, che richiede una risposta altrettanto articolata, che io fatico a definire.
    Individuo nella scuola uno dei luoghi dove questa premessa rivoluzionaria possa svilupparsi, allenando i ragazzi alla partecipazione, a sentirsi parte di un progetto di ampio respiro in linea con una società aperta e dinamica; una scuola non autoreferenziale, in sintonia con la società partecipata, dove gli stessi docenti potrebbero offrire un modello di democrazia partecipata. Bisognerebbe poi scardinare consolidate abitudini all' "hic et nunc" e guidare gli uomini ad avere uno sguardo non miope.
    Solo allora i tempi saranno maturi per porre in essere la "vera democrazia", ma intanto bisognerebbe quotidianamente e costantemente impegnarsi con ogni mezzo e la rete offre costanti possibilità per dissentire, far sentire la propria voce e omologarsi il meno possibile.

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    1. E' proprio perché condividiamo questa tua valutazione che abbiamo intrapreso il nostro percorso con questo piccolo blog, la cui finalità primaria è promuovere quel tipo di maturazione di cui tu stesso dai ampia prova nello spessore della tua riflessione.
      Quando saremo abbastanza numerosi e coesi per passare con ragionevoli ambizioni a una fase di più incisiva divulgazione, avvieremo una ben diversa strategia, commisurata alle esigenze dell'agone elettorale.
      Il crescente afflusso di commenti, assensi e, soprattutto, visualizzazioni di questo blog, autorizza la convinzione che questo momento non debba poi essere troppo lontano.
      Nel frattempo puntiamo ad approfondire un confronto costruttivo con quelli che, come te, hanno sviluppato una confortante padronanza di queste tematiche; e che, se lo vorranno, saranno compagni e leader del nostro movimento al momento della "discesa in campo".
      Per questo ci farebbe molto piacere ricevere da te qualche altro spunto di riflessione -magari nel post Brainstorming- sul tema che presto ci starà più a cuore, ovvero le modalità più opportune per diffondere le nostre idee e consolidarne la presa in chiave operativa.
      Grazie per ora e a presto!

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  60. Salve sono Raffaele Squitieri uno studente UPTA.
    Io condivido i pensieri legati al modo di agire circa la questione degli oneri di urbanizzazione essi
    devono essere versati direttamente allo stato e devono essere redistribuiti in base al comune in proporzione
    al numero di abitanti e in ragione inversa della crescita edilizia.
    il problema principale è che versandoli allo stato il problema sarebbe quasi risolto però per aver certezza che lo stato li
    riutilizzi in maniera opportuna deve esserci un vincolo per cui questi soldi vadano impiegati per interventi richiesti dal comune
    relativi allo sviluppo della comunità locale (tra i principi del comune).
    Tra l'altro garantire la conformità alla disciplina in materia di ecosostenbilità..
    Agli interventi che perseguono questi obiettivi in maniera piu efficiente si potrebbe dare un premio che sia una bandiera d'oro
    come detto dal collega Carbone Pasquale.

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    1. Accogliamo con piacere il tuo sostanziale consenso: Se vuoi, potresti delimitare con più precisione i perfezionamenti che hai in mente in modo che li possiamo integrare nell'attuale formulazione della proposta?

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  61. Salve, sono una studentessa del corso di Urbanistica e ho trovato interessante il punto riguardante un grande bene culturale quale è il museo. Preservare i musei è importante, perchè i musei contengono la nostra storia, la nostra arte, la nostra cultura, praticamente ciò che ci rende parte del mondo. I Musei Vaticani, la Galleria degli Uffizi di Firenze, il museo egizio di Torino contengono buona parte del patrimonio artistico e culturale dell'umanità, non solo d'Italia, per questo vanno rispettati e preservati. Lasciarli nell'abbandono e nel degrado vuol dire recidere le nostre radici. In una regione come la Campania nota e apprezzata nel mondo per le bellezze e la rilevanza dei suoi beni culturali, risulta sempre più urgente attirare l’attenzione su problematiche relative alla gestione del patrimonio culturale e alle risorse professionali che gravitano attorno ad esso. La storia e la cultura della città di Napoli si scopre attraverso la visita dei numerosi luoghi che ne raccontano passato, presente e futuro. I musei e i siti di interesse culturale aperti al pubblico sono oltre sessanta e rappresentano per ricchezza, varietà e qualità un'offerta culturale di rilevanza internazionale. Un prestigioso patrimonio di collezioni e sedi monumentali che spazia dall'archelogia all'arte contemporanea, dall'interesse scientifico, tecnico, naturalistico, storico ed etnoantropologico. Infatti cultura a Napoli significa recuperare ed illustrare il grande patrimonio, che la città dispone per indole propria, senza trascurarne la creativa modernità che le consente di non smettere di progettare, di divenire, di avere sempre "argomenti" nuovi a disposizione. Si pensi che un adulto su quattro frequenta almeno una volta l’anno un museo o un’istituzione simile. Ma come si possono coinvolgere gli individui della restante parte? E’ possibile attirare l’attenzione dei visitatori attraverso delle iniziative creative, come quella proposta da Mario Resca, direttore generale per l'innovazione del Ministero dei Beni culturali. La proposta avanzata è quella di garantire l’ingresso gratuito alle donne in seguito alla ricorrenza della festa della donna. Oppure, come sta avvenendo in svizzera, utilizzare i social media per coinvolgere il pubblico n ciò che succede e che viene esibito all’interno dei musei. Si tratta di una strategia che sembra funzionare dato che, egli ultimi cinque anni, il numero di visitatori nelle istituzioni che appartengono all’Associazione dei musei svizzeri si è mantenuto stabile a circa 12 milioni all’anno, ovvero l’equivalente di 1,5 visite per residente. La scelta di puntare sull’interattività è una delle ragioni che spiegano il successo del Museo ed è un’idea che permette di sfruttare al meglio le nuove tecnologie. All’inizio si pensava che il pubblico più anziano non fosse interessato a utilizzare strumenti del genere. Ma non è stato il caso. Per i giovani, poi, apparecchi di questo tipo fanno parte del quotidiano. Ritengo dunque che, dati gli sviluppi tecnologici, rendere più moderni i musei aiuterebbe la popolazione ad interessarsi ad essi, alla nostra storia e alla nostra cultura.

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    1. Siamo d'accordo che i musei vadano gestiti e valorizzati nel modo migliore.
      Peraltro ciò che più ci interessa è la soluzione di ben altri problemi. Nel film Johnny Stecchino di Roberto Benigni il protagonista, appena sbarcato a Palermo, viene investito in rapida sequenza dalle lamentele di diversi personaggi che indicano come problema più scottante di Palermo il traffico, il caldo e altre simili quisquilie: l'effetto comico è irresistibile perché tutti ci aspetteremmo che si parlasse di ben altra tragica emergenza.
      Allo stesso modo abbiamo la sensazione che parlar di musei a Napoli prima di aver chiuso i conti con la camorra abbia un che di vagamente surreale.
      Comunque, ripetiamo, ben vengano i musei: solo che non possiamo certo considerarli il nostro "core business"!

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  62. Salve, sono uno studente dell università Federico II di Napoli del dipartimento di urbanistica.
    Leggendo le vostre proposte di legge, mi sono soffermato a riflettere sulla modifica dell art. 3 della legge N 4 del 14 gennaio 1993. Mi sembra di capire che la vostra proposta sia partita dalla constatazione delle condizioni in cui versano oggi queste strutture in termini di funzionamento e percezione. Premetto di essere d’accordo con le modifiche da voi presentate, con le quali, attraverso la formazione di organizzazioni volontarie e con la collaborazione di scuole e università, si potrebbero risolvere diversi punti. Punti come garantire una maggiore sorveglianza ( da voi indicata) e fornire una conoscenza approfondita dei valori sociali e culturali del nostro Paese , soggetti ad una perdita di importanza e interesse. L’intervento delle università e delle scuole, in merito, non può che avere un effetto positivo, con risultati altrettanto consistenti. Concordo pienamente circa gli orari ordinari e straordinari di questi, poiché strutture di questo valore dovrebbero essere sempre a disposizione del corretto cittadino , così da divulgare maggiormente la nostra cultura. Punterei i riflettori sulla questione dei musei, con maggior riguardo per le aree di interesse archeologico. Oggi questi luoghi sono sempre più destinati ad un lento e sofferente abbandono. Non comprendo come un Paese quale l’ Italia, che vanta una complessità di beni archeologici non indifferente , non riesca a farne il fiore all’occhiello dell’ economia di questo Stato. Luoghi in cui sono sorte le prime civiltà, esemplari unici nel loro valore storico- sociale, testimonianze di evoluzioni e di adattabilità nel tempo. A mio parere suggerirei alla classe dirigente di soffermarsi 5 minuti di fronte questi beni, e con particolare attenzione chiedersi : “potrebbero essere delle probabili fonti su cui investire?!”

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    1. Riceviamo con piacere questa tua riflessione dalla quale sembrano emergere, oltre a un sostanziale consenso, spunti preziosi per migliorare quanto stiamo facendo. Ti andrebbe di provare a sviluppare insieme quest'idea di "puntare i riflettori" in modo da inserirla nella proposta in questione? Grazie e a presto.

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  63. Salve sono uno studente del corso di laurea triennale UPTA dell'Università di Napoli Federico II, visionando la sezione del vostro blog inerente alle nuove proposte di legge, o alla modifica di alcune di esse, mi volevo soffermare in merito all'articolo sulla modifica della destinazione degli oneri di urbanizzazione. Penso sia un argomento di grande importanza ed interesse, da tenere in grande considerazione se si desidera apportare dei cambiamenti positivi al nostro governo del territorio.
    Sono d'accordo con la vostra proposta di affidare le gestione degli oneri direttamente allo Stato, che a sua volta lo ridistribuirà ai Comuni solo in caso di necessità, poiché, spesso questi ultimi utilizzano gli oneri di urbanizzazione per avere degli incrementi nelle casse comunali. Io assegnerei diversi compiti a Stato e Comune, con interventi più cospicui e che occupino superfici più ampie (uso prevalentemente commerciale o residenziale) per il primo e, con interventi di minore importanza e che riguardino solo superfici più limitate (uso prevalentemente residenziale) per il secondo.
    Penso sia molto utile e costruttivo premiare i Comuni più “responsabili” e “attenti” nell’utilizzo del suolo e nella gestione del bilancio, poiché, attraverso questi “premi” si possano invogliare a fare sempre del loro meglio (anche se dovrebbero già farlo normalmente).
    Per quanto riguarda il recupero del patrimonio edilizio esistente, è uno dei temi fondamentali su cui si confrontano architetti, urbanisti, economisti e operatori della filiera dell’edilizia. L’importanza di questa tematica è testimoniata dall’attuale andamento del mercato delle costruzioni nel quale l’attenzione si è orientata agli interventi di ristrutturazione, sia per motivi economici sia per una rinnovata attenzione verso il più razionale impiego delle risorse. La valutazione degli interventi di recupero da effettuare su un edificio, specie se di pregio, sono attività molto delicate, che costituiscono un sistema complesso che si concretizza nella ricerca e nell'applicazione di soluzioni integrate basate sull’utilizzo di materiali e tecnologie affidabili e durevoli. Gli interventi di ristrutturazione richiederanno un effettivo aumento delle prestazioni dell’edificio in termini di sicurezza e idoneità strutturale; le parti dell’immobile sono infatti le prime che meritano analisi e interventi mirati di progettazione, per adeguarle alle rinnovate condizioni d’uso.
    Una volta messa in sicurezza la struttura, gli interventi di ristrutturazione andranno avanti con l’adeguamento e il miglioramento delle altre parti dell’edificio.
    Credo quindi sia necessaria una metodologia di approccio al progetto basata sull’analisi delle esigenze e delle prestazioni che consenta di analizzare i livelli di degrado e di inadeguatezza propri dell’edificio facendo da guida per l’intervento tecnico: una diagnosi completa affinché siano chiari i requisiti, le priorità e gli obiettivi del progetto.

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    1. La tua riflessione rivela, com'è naturale una profonda consapevolezza tecnica della materia in questione. Vogliamo provare ad estrarne insieme qualcosa (al limite una sola frase) che sia in grado di integrare e migliorare quanto da noi proposto finora?

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    2. Penso che la sfida stia nel combinare le scelte tecniche affidabili e altamente prestazionali, tipiche delle ultime tecnologie industrializzate, con la necessità di tutelare e valorizzare le specificità storico-architettoniche del manufatto edilizio esistente; credo quindi che la priorità sia quella di tramandare il patrimonio edilizio messo in sicurezza conservandone l’identità e il suo valore storico .

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  64. Salve sono una studentessa di Urbanistica della Federico II. Leggendo le vostre proposte di legge la mia attenzione si è soffermata sulla modifica del primo comma dell’articolo 51, legge n 3 del gennaio 2003. Mi sono spesso posta la domanda: Quando s’inizia a fumare? E cosa spinge a farlo ?
    In varie occasioni ho chiesto a qualche mio amico e ai miei vecchi compagni di classe. La risposta è stata sempre la stessa.
    Hanno iniziato a fumare alle medie quando il nuovo ambiente, le nuove conoscenze, i compagni più grandi, il volere sentirsi adulti, il tagliare quel filo sottile che qualche mese prima li faceva sentire ancora bambini, li spinge verso quell’unica fonte di “salvezza-dipendenza”, la sigaretta.
    La sigaretta è vista come la fonte di evasione da quel mondo, che nel periodo dell’adolescenza, sembra tanto ostile, come la fonte d’iniziazione per entrare in un gruppo e non sentirsi emarginati.
    Insomma la sigaretta è il taglio con il passato e la rincorsa del futuro. Per questo è essenziale fare in modo che tutto ciò non avvenga, il divieto di fumo nelle zone attigue alle scuole mi sembra un’ottima soluzione. Resta il fatto però, come diceva il collega Luigi Sepe, che nonostante le numerose leggi riguardanti il divieto di vendita di tabacco ai minori, si vende lo stesso senza rispettare le leggi, senza pensare alle conseguenze ma soltanto al proprio guadagno.
    L’interesse personale vale più di un bambino cresciuto troppo in fretta? A quanto pare sì.

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    1. Siamo contenti di questa convergenza. Non demonizziamo l'interesse (chi non lo coltiva?) ma sentiamo fortemente il bisogno di leggi meno ipocrite, che non si limitino ad esprimere politiche simboliche con una mano e a concedere "licenze d'uccidere" con l'altra, ma affrontino in modo schietto e trasparente i veri fattori di crisi: Se saremo sempre di più a ragionare così, presto si cominceranno a vedere i risultati: Intanto, se vuoi, attendiamo altri tuoi graditi contributi!

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  65. Buonasera, sono una studentessa della facoltà di Urbanistica (UPTA) dell’ Università Federico II di Napoli.
    Avevo lasciato un mio commento nell’area del brainstorming per suscitare una riflessione per quel che riguarda il tema dell’abusivismo e per cercare di trovare una soluzione che, anche se non elimini in tutto il fenomeno, possa ,in qualche modo, ridurlo .
    La mia proposta potrebbe essere sintetizzata in questo modo:
    Si dovrebbe imporre ai Comuni di uniformare e creare banche dati , ( riferiti sia alla stesura o redazione di elaborati cartografici che ai piani attuativi) per controllare l’evoluzione del fabbricato, ogni tipo di variazione sia interna, catastale, strutturale, in modo da utilizzare un solo software per gestire le evoluzioni programmatiche sul territorio.
    Creare, quindi, una banca dati nazionale, in cui, tramite l’utilizzo del GIS, selezionando un immobile (adibito ad uso civile, commerciale, industriale…) possiamo avere tutti i dati relativi allo stesso.
    L’ente preposto al controllo aggiornerà tali dati in modo da avere sotto controllo l’evoluzione del fabbricato per far fronte all’abusivismo. Questo servirà sia agli enti per controllare la trasformazione del tessuto urbanistico , sia all’agenzia delle entrate per arginare il fenomeno dell’evasione.
    Resta inteso che dovrà salvaguardarsi la privacy e i dati sensibili.
    Francesca Lopardo

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    1. Se non abbiamo inteso male, la tua proposta sarebbe volta a monitorare le trasformazioni non autorizzate del patrimonio edilizio esistente e a censire gli immobili non dichiarati ai fini fiscali. Considerando che a questi stessi fini è già destinato il catasto, i cui limiti -almeno nella forma attuale- sono peraltro noti, ti chiederemmo di chiarire meglio il rapporto tra quest'ultimo e la banca dati che proponi tu.

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    2. Salve, la mia proposta è esattamente questa.
      La “banca dati” che propongo di creare, dovrebbe avere lo scopo di obbligare i comuni a inserire di volta in volta una qualsiasi variazione del fabbricato nei GIS in modo che qualora non vengono denunciate al catasto, quest’ultimo potrà comunque verificarne l’autenticità.

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  66. Salve, sono una studentessa del secondo anno di Urbanistica dell’ Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Scorrendo sulla Home di Bulè mi ha particolarmente colpito l’articolo 51 della Legge n.3 del 3 gennaio 2003.
    Premetto che condivido a pieno ciò che è scritto, soprattutto riguardo il fumo nelle scuole, dato che molto probabilmente da lì parte il vero e proprio “vizio”, forse per sentirsi più grandi o più accettati. La società attuale comprende difficilmente che questa legge nasce non per privare il fumo a coloro che lo desiderano (malgrado i danni), ma tutela la salute dei non fumatori, in quanto il fumo passivo ha quasi gli stessi effetti di quello attivo.
    La legge “anti fumo” prescrive una serie di norme per le sale fumatori, ad esempio:
    devono essere ventilate, avere degli estrattori di fumo, munite di porte scorrevoli o la pressione atmosferica prevista dev’essere più bassa rispetto le sale esterne. Personalmente, non mi è ancora capitato di frequentare locali con queste avanguardie; sarà che forse solo l’1% dei locali pubblici ha introdotto queste sale fumatori, a causa degli alti costi di mantenimento? Magari basterebbe solo un po’ di buon senso .. Il fumatore può benissimo uscire da un luogo chiuso, allontanarsi dalla compagnia durante una piacevole serata e prendere una bella boccata di ..nicotina, fuori!
    Ma mi viene da chiedere loro, ne sarà valsa la pena?!

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