brainstorming


Brainstorming per Bulè


Questo spazio è destinato a sviluppare nuove strategie e iniziative con il concorso di tutti

Commentate le proposte già formulate e aggiungetene di nuove, senza alcuna remora

Ricordiamoci che mai come in questo caso è valido lo slogan che abbiamo desunto da Marilyn Monroe:
Meglio essere assolutamente ridicoli che assolutamente frustrati!”



In base al vostro gradimento, la classifica delle proposte attualmente in vita è la seguente:



1. Promuoviamo una “tassa della vergogna”

una sorta di marchio di infamia oneroso concepito con semplicità, efficacia e tempestività per calmare la folla infuriata e dare tempo e magari sostegno morale e finanziario allo studio di una riforma più ampia del vergognoso status quo che si cerca disperatamente di mantenere;
un'idea potrebbe essere una ritenuta alla fonte su ogni introito di parlamentari, governanti ed alti burocrati, legata alla loro attività politica e di governo con modalità simili a quella applicata sulle vincite dei concorsi a premi di recentissima e rapidissima istituzione (accostamento umiliante, ma pertinente);
per l’aliquota si potrebbe tenere buono il 6% o raddoppiarlo e destinare una parte degli introiti a premiare chi, con maggior coraggio e minore deferenza del presidente dell'istat improvvisamente affetto da balbuzie intellettuale, proporrà le migliori idee per far si che anche i nostri parlamentari e governanti contribuiscano ai sacrifici imposti a tutti noi senza tante analisi e confronti;
qualora venisse opposta l'ipotesi di incostituzionalità o di incompetenza del governo a promulgare un decreto che vada in questo senso, si potrebbe proporre un taglio orizzontale della stessa percentuale alle spese di camera e senato, che si regoleranno di conseguenza.



2. Pensiamo a forme creative di protesta

(tipo: gli estracomunitari sulla gru)



3. Sviluppiamo altri riferimenti iconografici oltre all’Arringatore

tipo:
- i Tirannicidi,
- il David:
(non) grasso,
(ma) magro



4. Ricerchiamo altri riferimenti identitari nella storia

(tipo: i greci si riunivano sotto un platano, etc.)



5. Sviluppiamo giochi di parole con le sigle

tipo: M.E.R.D.A. = Movimento per l’Elezione Random Degli Amministratori (invero elegante!)

o, semplicemente, proviamone altre:

I.M.R.E. = International Movement for Random Elections
I.A.R.E. = International Association for Random Elections
M.A.S.D.D. = Movimento per l’Attribuzione Stocastica delle Deleghe Decisionali
A.E.R. = Associazione per le Elezioni Random
E.R. = Elezioni Random
R.E.A. = Random Elections Association




6. Diffondiamo video per promuovere il dibattito


Potremmo girare video amatoriali in cui si discutano, in forma semplice, divertente e diretta, le proposte di legge, i fatti politici di maggior interesse e i temi caldi del processo decisionale, in modo da evidenziare le possibili conseguenze di scelte maturate al di fuori di un'effettiva domanda diffusa. Alla fine dei video si potrebbero confrontare ipotesi alternative in grado di dare risposte efficaci ai problemi in questione. I materiali prodotti sarebbero messi a disposizione di chicchessia per la loro diffusione. 16/6/2015 (Salvatore Speranza)



7. Organizziamo un calendario nazionale di "massive Bulè flash mob" 

Si tratta di radunare ogni volta il maggior numero di persone possibile in un luogo pubblico, per affrontare un tema scottante del processo decisionale (proposte di legge, decisioni indebitamente procrastinate, sentenze antidemocratiche etc.).
Durante questi incontri saranno realizzati video da divulgare tramite social network.
Alla fine di ogni incontro saranno raccolti commenti e proposte e si avvieranno raccolte di firme." 8/3/2016 (Sara Grillo)







138 commenti:

  1. Sono una studente del corso UPTA della Federico II di Napoli, quello che provo a scrivere più che un contributo vuole essere una mia riflessione sul ruolo del Governo del Territorio.
    A livello nazionale l’espressione “Governo del territorio“ assume una funzione normativa che ha regolamentato il Titolo V della Costituzione Italiana, la quale esprime una serie di termini che vanno dall'urbanistica edilizia, attività conoscitiva, difesa del suolo, tutela del paesaggio, economia, etc. , che vanno a regolamentare lo sviluppo di crescita socio-economico e socio culturale di una città. Cose che in passato con l’avvento dello sviluppo industriale e con la forte crescita urbana non sono mai state organizzate o meglio progettate. Quello che oggi troviamo come degrado ambientale (inquinamento), rifiuti, traffico, degradi sociali, etc. costituisce i caratteri dominanti di una città. Penso che il punto importante da affrontare oggi è quello di un buon processo di pianificazione che non si deve perdere in quella ch'è la burocrazia italiana favorendo gli interessi di pochi, ma dovrebbe sfruttare di più il principio della sussidiarietà, che non dovrebbe essere subordinata solo alla crescita urbana, misurata in termini di quantità di prodotto raggiunto col sistema sociale, ma dovrebbe essere posto in relazione ad obbiettivi di rispetto sociale, culturale, ambientale, di equa distribuzione dei redditi tra bisogni privati e pubblici. Le politiche di pianificazione dovrebbero orientarsi non solo su matrici economiche ma guardare all'insieme dei fattori che costituiscono un paesaggio.
    Teresa Cappuccio

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    1. Condividiamo pienamente i motivi ispiratori di questa tua accorata perorazione e crediamo che anche la maggior parte degli Italiani abbia le nostre stesse esigenze. Alla domanda sul perché queste non vengano soddisfatte vien da rispondere che chi decide in proposito ha tutt'altri interessi e preoccupazioni. E allora perché non fare in modo che a decidere siano persone come noi, invece della solita "casta padrona" che ha già fatto fin troppi danni?

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  2. In questo commento intendo riprendere la proposta, da me formulata, di creare degli incontri formativi all'interno dell’università per affrontare temi di governo del territorio e altre problematiche di tipo socio-politico-amministrativo, quanto mai attuali.
    Per questi forum interuniversitari si potrebbe iniziare con la costituzione di un gruppo di volontari (studenti e professori) che intendono mettere a servizio di tutti le proprie conoscenze in ambito politico-amministrativo. Gli incontri possono essere settimanali o mensili, da tenersi nelle strutture dell’università ed organizzarsi in questo modo: il suddetto gruppo/organo si occuperà di proporre, tramite sondaggio, i possibili argomenti di discussione; scelto l’argomento, chiunque ne abbia la competenza e la voglia (sia facente parte del gruppo organizzativo, sia che ne provenga dal di fuori) potrà tenere una spiegazione durante l’incontro. Da tali esposizioni scaturiranno naturalmente tutta una serie di dibattiti, un “botta e risposta”, uno scambio di idee ed opinioni che verranno a creare un piacevole clima di curiosità e di partecipazione. Durante questi incontri si potrebbero proiettare anche dei film a tema (cineforum) sui quali poi andare a discutere; primo fra tanti mi viene in mente “Le mani sulla città” di Rosi, una vera e propria denuncia della speculazione edilizia degli anni ’60 (il film è del ’63). A conclusione di ogni singolo incontro si stilerebbe un breve opuscolo che riassumi gli argomenti trattati, in modo tale che se qualcuno non avesse potuto prendervi parte, pur essendone molto interessato, potrebbe comunque rimanere aggiornato sulle attività del forum.
    A me questo sembra un bel modo per comunicare, confrontarsi e crescere intellettualmente.
    Giovanna Ferramosca

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  3. L'idea sembra ottima. Resta da valutare la possibilità di metterla in pratica: quando, come, dove etc.. Hai qualche idea in proposito?

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  4. Ho già detto per grandi linee come penso si possa organizzare un forum di studenti. Quando? Durante tutto l’anno accademico con cadenza mensile o settimanale. Dove? In un’aula oppure nel nostro cortile (quando il meteo lo permette. Come? Riunendosi e confrontandosi liberamente (penso ad un comitato studentesco che organizzi il tutto, come avviene ad esempio in un’altra università partenopea: “L’Orientale”, nella quale vi è un folto gruppo di studenti che organizzano attività e incontri sulle tematiche più disparate e funzionano davvero bene!). Chi? Gli studenti, i professori, tutti possono parteciparvi, se vengono anche dal mondo esterno all’università meglio ancora. Perché? Perché non dobbiamo perdere il contatto con la realtà, ma rimanere sempre aggiornati.
    La domanda che invece mi sorge spontanea e alla quale non trovo risposta è: quante autorizzazioni bisognerà mai chiedere per poter organizzare incontri di questo genere? E l’università come istituzione quale e quanto supporto ci darà? Penso naturalmente ad un supporto economico che non si potrà avere, dati i tanti “buchi” che ha la Federico II. Insomma mi chiedo in generale, quanto forte dovrà essere la volontà di noi ragazzi per realizzare un’idea? Ma certo questo argomento si discosta notevolmente dai temi da voi trattati; ma un supporto morale sarebbe ad ogni modo gradito. Quali sono le idee che avete per i giovani? Quale ruolo rivestirebbero in un governo di Bulè?

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  5. La tua circostanziata replica sembra rivelare non solo una più che confortante capacità di inquadrare i problemi e individuarne le soluzioni, ma anche un entusiasmo in grado di trascinare anche i più scettici.
    Per quanto riguarda la risposta delle istituzioni, se da un lato condividiamo l'impressione che non sia facile ricavarne un contributo concreto, dal'altro siamo convinti che non vi siano da superare difficoltà burocratiche di rilievo. Perché, allora, non provare a ragionare in termini operativi?
    Se, come sembra, il tuo contesto di riferimento è l'Università di Napoli Federico II, non ci sarebbe difficile fornirti un supporto, non solo morale, più che sufficiente a sviluppare la tua idea. Tanto più che, al contrario di quanto paventi, questi argomenti ci stanno invece particolarmente a cuore, dal momento che è proprio in questo campo che emergono alcune fra le più impellenti istanze di rinnovamento che vorremmo soddisfare.
    Per quanto riguarda, infine, il ruolo offerto ai giovani da Bulè, non hai che da riguardarti il nostro "Questionario": con che domanda si conclude l'ultimo dei "risultati" forniti?

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  6. Salve, sono uno studente del corso di UPTA della Federico II di Napoli. Il mio intervento sarà prevalentemente di carattere critico, ma ci sarà spazio anche per proposte. Visitando l'area del brainstorming del vostro blog,scorrendo tra i vari temi da voi toccati, ho deciso di soffermarmi sul punto relativo alle "forme creative di protesta". Sono un ragazzo a cui piace molto leggere, ed ho notato che spesso si ricorre a queste particolari contestazioni. Per riprenderne alcune, potrei riportare a galla quella che si tenne nel 2011 , in piazza Yakub Kolas, nella capitale Minsk,che consisteva nel far suonare contemporaneamente i cellulari di tutti i presenti, o far loro riprodurre della musica, ad un determinato orario della giornata. I manifestanti erano mescolati alla gente che abitualmente frequentava la piazza. Oppure quella delle attiviste ucraine del gruppo "Femen", che organizzano periodicamente proteste in cui si denudano per manifestare contro svariati temi sociali. Io penso che queste forme particolari di protesta, funzionino solo in tema di comunicazione e visibilità. Esse hanno come vantaggio il semplice fatto di ridurre gli arresti nei confronti dei protestanti. Trovo che contestazioni del genere siano alquanto timide per cercare di ottenere ciò che si vuole ottenere. Per raggiungere dei risultati concreti attraverso le proteste, penso che queste ultime debbano avere più consistenza!! Ora, se tra i vostri punti, c'è la promozione di queste forme di dissenso, significa che ad esse date una certa valenza,ed a questo punto la domanda che vorrei porgervi è : non si otterrebbero più risultati protestando, si, in modo pacato, ma, più significativo e mirato? Non sarebbe più fruttifero attaccare in modo pacifico direttamente il potere? Mi spiego meglio con un esempio banale: il vertiginoso aumento del costo della benzina. Tralasciando il fatto che il costo totale lievita così tanto per via di accise e tasse, ma, ad una inconsueta ed innocua protesta in piazza, non sarebbe più appropriato non rifornirsi in massa per un determinato lasso di tempo? Concludo il mio intervento dicendo : "un gruppo di persone che condivide un obiettivo comune può raggiungere l'impossibile".
    Vittorio Maria guida.

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    1. Questa sua riflessione è assai ricca di informazioni e spunti degni di interesse. A prescindere dal tema della benzina, già cavalcato da fin troppi demagoghi e di lettura politica molto più ardua di quanto non possa sembrare a un primo approccio, sarebbe interessante provare a mettere a fuoco una modalità di manifestazione del dissenso che fosse una caratteristica identitaria del nostro movimento.
      Prendendo le mosse dagli esempi che lei cita, a che soluzioni potremmo pensare?

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    2. Salve...chiedo scusa per il ritardo nel rispondere, in primis a voi del blog , e in secundis ai miei colleghi. In un mio precedente commento, come vostra risposta,fu chiesto di provare a mettere a fuoco una particolare modalità di manifestazione del dissenso, sulla base degli esempi da me citati, e di arrivare ad una eventuale soluzione. Premetto che sono uno di quelli che pur di cambiare le cose, farebbe di tutto!!! Una mia collega, sempre nei precedenti commenti, enunciava che "combattere il governo è una battaglia persa in partenza”. Questo perché purtroppo ci troviamo in un paese in cui ad essere sbagliato è il sistema!! un paese in cui lo stato è CORRUZIONE!! Un paese in cui la politica NON SERVE i cittadini, ma SI SERVE dei cittadini!! Tutte queste sfumature un po' fanno perdere gli stimoli a lottare, però se si desidera raggiungere un obiettivo e lo si vuole a tutti i costi, allora non bisogna mai arrendersi!!! Perché il cambiamento davvero potremmo essere noi!!! Molti hanno voglia di evadere dal nostro paese perché sono attratti dalla bellezza e dalla perfezione di ciò che si vede attraverso i media, o da ciò che si racconta in giro di altre realtà, io però vorrei sottolineare che come si suol dire, non è tutto oro ciò che luccica!! Sarà anche vero che lo stato italiano avrà un sistema sbagliato, sarà anche vero che tutto gira nel verso opposto, però chi ci garantisce che al di fuori del nostro paese le cose vadano davvero lisce come l'olio??siamo qua ora...e cerchiamo di fare il possibile per migliorare o addirittura cambiare la nostra situazione!!Tornando alle forme di dissenso... Nel mio commento precedente io esprimevo la mia chiara idea, e cioè, attaccare in modo pacifico il potere. Penso che una protesta serva a ben poco se non abbia come base una proposta di rinnovamento. Protestare affinché si possa appunto rinnovare il quadro esistente!! Da dove si potrebbe partire?? Dal fatto che se un politico guadagnasse 1000€ al mese, nessuno farebbe più politica!! Stipendi e pensioni d'oro...per non parlare dei vitalizi...ormai la politica è diventata ciò, una mera corsa al potere!! Come fare per arrivare a rinnovare questo profilo attraverso forme di dissenso?? Bella domanda.. Sappiamo tutti che le Entrate rappresentano l’insieme delle risorse che consentono allo Stato di finanziare tutte le proprie attività, sia quelle legate al suo funzionamento come apparato amministrativo, sia quelle dirette a beneficio della collettività. Data la crisi economica che ci ha investito, sono molte le persone che attraverso il gioco d'azzardo vedono un'opportunità per migliorare la propria condizione economica. E proprio del gioco d'azzardo lo stato ne fa uno dei punti forza . Purtroppo molti non capiscono che è proprio quest'ultimo a decidere il numero di vincite,e non è una questione di sorte...il giocatore è sempre più portato a puntare per la speranza di portare a casa qualcosina,o quantomeno recuperare la giocata, non capendo che così facendo, non fa altro che alleggerire la propria tasca ed appesantire quella dello stato!!!Quei soldi che i giocatori vanno a togliersi sono soldi che sicuramente servono anche a pagare i famosi stipendi d'oro dei politici. Ricordate quando nel 15 gennaio del 2008 il noto artista italiano Graziano Cecchini, fece rotolare 500000 palline colorate a piazza di Spagna?? Ecco...si potrebbero usare mezzi di protesta come questi!! Rovesciare migliaia e migliaia di palline colorate nei pressi dei centri scommessa,magari proprio nei giorni di maggiore affluenza... Ed evitare così che si possa accedere all'interno!!! Chiedo scusa per aver spaziato su un po' di argomenti prima di giungere ad una possibile forma di protesta.
      Vittorio Maria guida.

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    3. Grazie per la lunga e appassionata perorazione, che evidenzia aspetti della crisi talora ignorati dai più. In termini propositivi, la suggestione di Cecchini è senz'altro pittoresca, ma non la riteniamo troppo praticabile; un po' perché non pare evidenziare caratteristiche distintive del nostro movimento, ma soprattutto per le difficoltà di tipo logistico e giuridico che presenta (pensa se qualcuno scivolasse su una pallina e si rompesse la testa!). Restiamo in attesa di ulteriori suggerimenti: con la tua creatività non dovresti aver problemi! A presto.

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  7. Salve,sono uno studente del corso di laurea UPTA della Federico II di Napoli. Il commento riguarda il problema della perequazione urbanistica. E' opportuno discutere circa i criteri pratici di attuazione. A mio parere è opportuno riferirsi ai piani precedenti e laddove ci sia una perdita del diritto di edificare si applica la perequazione e questo è un aspetto che già era stato proposto. Secondo la mia proposta occorre non assegnare nuove aree a chi subisce la perdita del diritto di edificare perché si andrebbe contro la logica della sostenibilità del piano e si avrebbe un costo, in termini ambientali, molto alto nel lungo termine, considerando che il suolo è una risorsa non rinnovabile. Però per garantire che siano comunque rispettati , anche se in maniera limitata, i criteri della perequazione si dovrebbe indennizzare chi perde il diritto di edificare. Il corrispettivo dovrebbe essere pari alla differenza tra il valore edificabile del terreno e quello agricolo con una maggiorazione da stabilirsi e che viene assegnata perché il danno che si apporta è maggiore rispetto alla precedente differenza poichè comunque non si potrà edificare. E' un criterio che non garantisce ,come già detto, un'uguaglianza pari al sistema dell'assegnazione di nuove aree ma di certo garantisce un vantaggio per il territorio, economico e per la società.

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    1. Le considerazioni che sviluppa non fanno una piega: vogliamo provare a dargli una veste più rigorosa e giuridicamente valida?

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  8. Buonasera,sono una studentessa del corso di laurea UPTA della Federico II. Leggendo le varie proposte della brainstorming, mi sono accorta che non vi erano ancora delle proposte riguardo alle " forme creative di protesta"; per questo motivo, più che una mera riflessione personale, volevo dare un contributo al blog.Riallacciandomi alla citazione di Marilyn Monroe "meglio essere assolutamente ridicoli che assolutamente frustati", credo che non vi sia alcuna forma di ridicolaggine in un gruppo di manifestanti che esprime in modo pacifico la rabbia, l'esasperazione verso un governo sordo e corrotto, che taglia e distrugge il nostro futuro, le nostre scuole,la nostra cultura. Non vi è forma di ridicolaggine in una manifestazione che rifiuta la violenza ed esprime in modo pacifico un proprio diritto (al lavoro,allo studio,al voto,alla libertà di pensiero). E allora ecco le mie proposte di forme di protesta:
    AZIONI SIMBOLICHE:a Milano,nel 1991,comparve nello spazio verde di Largo Marinai d'Italia una distesa di croci bianche in segno di protesta a quello che la guerra del golfo stava provocando. Similmente l'idea sarebbe di esprimere una protesta per immagini,disegnando per terra sagome di persone e scrivendo al loro interno dei messaggi che siano chiari e coincisi. Quello che voglio esprimere si riallaccia ad un libro di Almerico De Angelis, che lessi qualche mese fa , "Scenografia- il disegno dell'ambiente". In parole povere nel libro venivano indicati alcuni esempi di protesta, e ciò che particolarmente colpi la mia attenzione, fu la protesta per appropriarsi di uno spazio pubblico che non aveva più alcuna destinazione d'uso. In questo caso i manifestanti costruivano una barca di carta e a questo aggiungevano delle "catene" di sagome cartacee a misura d'uomo. Alla fine della protesta, le sagome venivano fatte volare a simboleggiare la conquista di uno spazio. Credo che questa sia una forma di protesta creativa e soprattutto non violetta, facile da realizzare. Un'altra forma di protesta simbolica, potrebbe essere il flash-mob ed anche in questo caso non sarebbe difficile organizzarlo.Occorrerebbe decidere l'oggetto per cui si protesta e il luogo d'incontro e " spargere la voce" attraverso internet e locandine. Il 14 ottobre del 2002 ci fu una sorta di protesta conosciuta con il nome di "Aerei di carta"; questa protesta aveva l'obiettivo di far arrivare gli aeroplani di carta, con su scritti dei messaggi di protesta contro gli aerei militari,all'ambasciata degli Stati Uniti. La protesta non andò a buon fine,ma a mio parere può rientrare nell'elenco delle forme creative di protesta,e spiego perché affermo ciò. Nel 2001 la rete internazionale Attac promosse un'invasione di palloncini, mongolfiere e aeroplani di carta contenenti al loro interno un messaggio di protesta; inoltre anni addietro (1973),ritornando al libro citato in precedenza, lo stesso prof. De Angelis attuò come forma di protesta per riappropriasi della città e per recuperare una struttura per il gioco, la stessa identica forma di protesta. Quindi quale protesta migliore di far volare tantissimi palloncini con messaggi di protesta per esprimere pacificamente ciò che a noi non va a genio? In questo caso più che farli volare liberamente in cielo e non sapere dove precisamente arrivino, si potrebbero far volare all'interno dello stesso parlamento.. Un'invasione di palloncini sarebbe una forma di protesta creativa che potrebbe portare ad un risultato non per forza rivolto a produrre quanto prima un risultato, ma volto comunque a far sapere che "NOI CI SIAMO, E SIAMO PRONTI A LOTTARE NEL CASO IN CUI NON CI VADA BENE QUALCOSA".

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    1. Uscendo dai canoni dell'azione simbolica,vorrei proporre un'ulteriore forma di protesta, quale quella del BOICOTTAGGIO, diffusa principalmente da Gandhi e Martin Luter King, appartenente al repertorio della non-violenza. Al di là dei problemi economici, il boicottaggio reca danno all'immagine dell'impresa; in parole povere l'obiettivo è quello di non acquistare merci di un azienda o di un paese. Questa strategia è risultata efficace contro alcuni regimi politici: ad esempio quello dell'apartheid. Continuo riportandone delle altre che forse possono diventare fonte di interesse.
      Il 1° febbraio del 1960 nel Nord Carolina, un gruppo di studenti afroamericani si sedettero ai tavolini di un bar chiedendo d'essere serviti. Il padrone rifiutò. Il giorno dopo, gli studenti tornarono 5 volte più numerosi. Quello che voglio dire con questo esempio è semplice. La mia proposta è prendere in riferimento questa protesta con il nome di "Sit-in", che porta a "ribellarsi" restando seduti fino a quando non si viene portati via. Un po' come fanno i bambini, che in segno di protesta per un qualcosa non datogli, si siedono con il broncio, e non vi è nessun modo di muoverli. A questa forma di protesta si può aggiungere il "Lie-in" che consiste nello sdraiarsi in un luogo scelto per la protesta e formare con i corpi delle frasi che rispecchiano a pieno quello che si vorrebbe far capire. Un'altra forma di protesta potrebbe essere quella meglio conosciuta con il nome di " Catena"; l'obiettivo è quello di formare una catena di solidarietà a favore di una causa o comunque in segno di protesta per una decisione non condivisa.
      Diceva Ella Wheeler Wilcox: "Peccare di silenzi, quando bisognerebbe protestare, fa di un uomo un codardo"... e allora quale protesta migliore della "PALABRA/PAROLA". Questa era un'antica forma di protesta utilizzata dagli indios. Con il loro slogan "somos palabras", ossia siamo parole, esprimevano continuamente, attraverso le parole, le proprie opposizioni a un progetto, a un governo. L'obiettivo è di far riflettere chi si oppone ai manifestanti con domande del tipo: " Perché combatti contro di me?".Concludendo mi riallaccio a quanto detto dal mio collega Vittorio Guida, " un gruppo di persone che condivide un obiettivo comune può raggiungere l'impossibile", io rispondo riportando una citazione del celebre Theodore Roosevelt :"Fate ciò che potete, con ciò che avete, dove siete", ossia bisogna partire dal piccolo per arrivare alle grandi cose. Il blog può essere un esempio lampante, si inizia a fare quello che si può per migliorare la società in cui viviamo, attraverso la comunicazione e la collaborazione e da qualsiasi punto del mondo... Spero di essere stata d'aiuto con le mie proposte,saluti..Mi scuso per aver postato in due commenti, ma purtroppo non rientrava tutto in un'unico
      Maria Somma

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    2. "Ottimo e abbondante, signor generale!" diceva Alberto Sordi nell'indimenticabile "La grande guerra". E di questa abbondanza non è lei che si deve scusare, ma noi che dobbiamo ringraziare. Semmai, visto che ha citato il collega Guida, che si è anch'egli cimentato utilmente sullo stesso tema, sarebbe interessante intavolare un discorso a tre per tirarne fuori quell'ipotesi identitaria cui accennavamo nel rispondergli.
      Vogliamo provarci? Il primo passo potrebbe essere un confronto diretto fra voi due in modo da elaborare una proposta condivisa; che poi potremmo portare avanti sul blog, magari con l'intervento di altri interessati.
      Restiamo in attesa!


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  9. Salve, sono una studentessa del corso di laurea UPTA della Federico II di Napoli. Tra i vari temi da voi toccati ho deciso di commentare il punto relativo alle "forme creative di protesta". Vorrei iniziare con una citazione di Pier Paolo Pasolini: “La mia è una visione apocalittica. Ma se accanto ad essa e all'angoscia che la produce, non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, il pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui, tra voi, a parlare.” Da questa citazione si evince la visione di chi non si limita a constatare e criticare abusi, illegalità e corruzione , ma che lotta per migliorare la situazione. Attirare l’attenzione dei media e dei potenti è sempre più difficile. Vi sono molte proteste di vari generi che hanno come scopo quello di dimostrare cosa si è disposti a fare per far sentire le proprie ragioni, e quali sono le ragioni che smuovono le persone. In Bolivia negli ultimi anni si è sviluppata una protesta spontanea della popolazione contro la vendita di petrolio e gas naturale, l’unica importante risorsa del Paese, a transnazionali straniere. E’ la cosiddetta guerra del gas per la quale i contadini si sono uniti alla protesta dei lavoratori urbani e hanno risposto al governo con blocchi stradali, avvenuti ricoprendo il manto stradale con delle pietre. Nuovi movimenti sono nati anche a Milano, a Messina e in Toscana per la protesta dei "forconi" contro le tasse e il governo. Nonostante la varietà di proteste che si effettuano nel mondo, ciò pare non toccare in maniera rilevante i potenti. E’ nostro compito aprire gli occhi a chi ci governa! Iniziare a piccoli passi per ottenere grandi risultati sembra non essere abbastanza. Come si può giungere in maniera più diretta e mirata al potere?

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    1. Bella la citazione del PPP!
      L'appassionata perorazione si chiude proprio dove altri stanno cominciando: che ne dice di interloquire con Somma e Guida, autori di due non meno stimolanti contributi sullo stesso tema?

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  10. Buongiorno, sono uno studente del corso di laurea UPTA della Federico II. Vorrei intervenire sul tema delle proteste discusso già da i miei colleghi. Il mio discorso sulle proteste si articola su un argomento che ritengo di rilevante importanza, in quanto ci riguarda particolarmente: i movimenti sulla terra dei fuochi. Molti manifestanti mostrano la loro disapprovazione con fiaccolate, con croci e cartelli aventi le foto di bambini malati e morti di tumore. Sono quasi tutti di Giugliano, nel cuore dell'area tra le province di Napoli e Caserta soprannominata Terra dei fuochi per il fenomeno dello sversamento e dei roghi di rifiuti tossici. I manifestanti volevano consegnare al presidente della Repubblica un plico di 54 pagine, completo di foto, sui danni provocati all'ambiente da questi rifiuti. Ritengo che le proteste non siano più sufficienti dal momento che lo stesso governo era a conoscenza della situazione napoletana e non ha mosso un dito, ha lasciato che ognuno continuasse a svolgere le normali attività giornaliere senza preoccuparsi dei rischi che correvano. Le attività di coltivazione proseguivano indisturbate su suoli altamente inquinati distribuendo i prodotti alla popolazione che non essendo a conoscenza della situazione “contribuiva” al suo malessere. Perché rivelare dopo tanti anni questa atroce verità? Forse perché la situazione che credevano di poter controllare gli è sfuggita di mano? Vedere la percentuale di malati e morti a causa di malattie derivanti da rifiuti deve averli scossi un po’, ma è possibile che per attirare l’attenzione del nostro governo sui problemi della popolazione debbano esserci tante morti e tante vite a rischio?!

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    1. I fatti che riferisce, se rispondenti al vero, sono a dir poco terrificanti. Come sensibilizzare l'opinione del pubblico e di chi ci governa su questi fenomeni è argomento di scottante attualità. E trovare una soluzione efficace è reso ancor più difficile dal fatto che la radice del problema affonda nei processi di disinformazione organici al potere castale: come protestare in tempo se non si conoscono i fatti? A questi compiti vorrebbe in primo luogo dedicarsi il nostro movimento, soprattutto non appena avrà ottenuto una qualche forma di rappresentanza. Visto che il problema le sta particolarmente a cuore, ci piacerebbe molto avere da lei qualche suggerimento in proposito: restiamo in attesa!

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  11. Buongiorno sono una studentessa della Facoltà Federico II, del corso di laurea UPTA. Ho letto le varie discussioni affrontate nel blog, ma quello della protesta, affrontato in quest'area, dai miei colleghi mi ha "rapita".
    Il tema su cui voglio cimentarmi è: "Noi nelle mani del governo". Che triste realtà. Il problema sostanziale sta da parte di entrambi, italiani e governo. Nell'ultimo anno si son viste imprese fallite, imprenditori che si son tolti la vita, e operai licenziati. Protestare mettendo fine alla propria vita non risolve un bel niente, ma arreca solo problemi alle famiglie, se si lasciano debiti su debiti, perché spesso è proprio questo, si vedono nel baratro, e qual è la miglior soluzione se non quella di uccidersi?...Basta con questo Stato che ci mette sotto pressione, con tasse da pagare, restrizioni e vincoli inutili, che diminuissero i propri stipendi, o che li dessero a quelle famiglie davvero bisognose. Ma questa sarà una battaglia persa in partenza, in quanto LORO, GOVERNO decidono e fanno ciò che meglio credono, Loro che ci dovrebbero rappresentare, loro che dovrebbero ascoltarci, e invece? Siamo solo semplice carta tra le loro mani. Gli italiani che sono una comunità mista tra quelli che lottano, quelli che fingono di lottare e non s’importano di nulla(tutto fumo e niente arrosto) e quelli impassibili che si lasciano scivolare tutto e subiscono. Credo che il gruppo che si dovrebbe rafforzare è quello di chi lotta, se son sempre in pochi non arrivano da nessuna parte. Bisognerebbe fare proteste pacifiche, proprio come diceva la mia collega Somma. Una protesta dovrebbe partire da NOI studenti, una protesta sentita, inerente al mondo del lavoro. Studenti che per anni studiano, la propria famiglia fa in modo che riescano a laurearsi e una volta raggiunto il traguardo cosa succede? Il lavoro non c’è, e bisogna emigrare. Porto qui un’esempio di protesta:
    Il 68 è stato in Italia e nel mondo l'anno in cui i movimenti di protesta giovanile - molto forti fra gli anni 60 e 70 - hanno avuto più incisività. Si manifestava per la libertà, l'uguaglianza e la tutela dei diritti. A
    Woodstock c’è stato un grande raduno musicale durato 3 gioni, durante il quale hanno suonato tutti i più grandi artisti del tempo, è stato un evento a cui hanno partecipato migliaia di giovani da tutto il mondo ed è diventato il simbolo di quell'epoca. Una protesta così non sarebbe da prendere sottogamba, ma semplicemente da prendere spunto. Tanti sono gli studiosi d’oggi immigrati all’estero, e non sono come le emigrazioni di gruppi di persone dell’ottocento dove lo facevano per necessità, per trovare lavoro. Negli ultimi anni, si sta verificando la cosiddetta "fuga dei cervelli", cioè l'emigrazione all'estero di molti giovani studiosi italiani, perché lo Stato italiano spende troppo poco per la ricerca scientifica e tante persone anche molto brave non riescono a trovare lavoro. "Fuga dei cervelli" è un termine che detesto. [...] Chiamiamola, invece, "seconda emigrazione": da un Erasmus al dirigente d'una multinazionale, passando per commercianti, medici, cuochi, mamme, avvocati e ricercatrici. La prima emigrazione - quella che partiva per necessità - aveva come simbolo la valigia di cartone. La seconda potrebbe scegliere il trolley, con cui caracolla negli aeroporti del mondo.
    (dal "Corriere della Sera", 12 febbraio 2009)
    Concludo dicendo: se tutti gli studenti italiani laureati e non si organizzassero in un’unica protesta Nazionale contro questo Stato si riuscirebbe a risolvere qualcosa? Anch’io come il mio collega Guida credo che: "un gruppo di persone che condivide un obiettivo comune può raggiungere l'impossibile". Antoine Lavoisier: “ Nulla si crea, nulla si distrugge , ma tutto si trasforma.”

    Anna Zucconi

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    1. Grazie per l'accorato contributo. L'idea di una sollevazione di tutti gli studenti e/o studiosi ci sembra sacrosanta. Con il vostro contributo stiamo provando a mettere a punto forme innovative di mobilitazione. Lei che cosa suggerirebbe?

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    2. Volendo rispondere a quanto detto dalla mia collega Zucconi in merito ai suicidi derivanti dalla disoccupazione, direi che il problema del governo sta proprio in questo. Lo scorso anno ben 149 persone si sono tolte la vita per motivazioni economiche. L’atto di togliersi la vita rappresenta una scelta personale, seppur estrema. Quello che allontana dal concetto di scelta sono le motivazioni che hanno portato a compiere questo gesto. Disoccupati, imprenditori , giovani e pensionati sono tutte vittime della crisi! Invece di definirli suicidi sarebbe corretto parlare di omicidi di Stato? Si tratta di una situazione che grava non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista psicologico, perché pone la gente in una sorta di complesso di inferiorità. Se il governo non vuole dar peso alle proteste come può non tener conto del bilancio dei morti per le tassazioni? Non c’è un dato più aggravante di questo. Presentarsi come coloro che mirano al bene del paese per poi essere loro stessi la causa del suo declino. Oggi gli italiani emigrano in cerca di nuove opportunità di occupazione , la maggior parte di coloro che lasciano l’Italia sono laureati o comunque professionisti, che vanno all’estero per svolgere attività di ricerca o perché all’estero vengono retribuiti meglio che in Italia. La gioventù, in particolare, denota sicuramente una demotivazione collettiva nei confronti del lavoro. Questo fenomeno aggrava ulteriormente questa situazione. Credo che la protesta Nazionale proposta dalla mia collega possa essere una delle soluzioni al problema. Per riuscire ad ottenere dei validi risultati occorre una forma di protesta altrettanto valida.

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    3. D'accordo su tutto! Ma non dimentichiamoci che la finalità di questo blog è proprio quella di cambiare le cose che non vanno. Pertanto... restiamo in attesa di input propositivi!

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    4. Per arrivare ad una mobilitazione Nazionale bisogna partire dal piccolo. Penserei di contattare i giornali locali dove in un articolo si parli del problema e della mobilitazione. La mobilitazione deve partire dalla nostra università, quindi radunare tutti gli studenti informarli della situazione e come i rami di un albero diffondere la notizia; scrivere sui social network, effettuare una ripresa dove si parli di questa mobilitazione e diffonderla nel web, contattare i gruppi studenteschi che sono quasi in tutte le università e porre il problema. Credo che tutti si farebbero avanti, è un problema reale, che se organizzato come si deve forse possiamo trarre risultato; mi vien, anche, da pensare anche ad una partecipazione dei professori. L'università in quanto istituzione potrebbe essere alle nostre spalle a supportarci, perchè è da qui che noi usciamo. Ora le domande a cui non so darmi risposta sono: 1) A chi dobbiamo rivolgerci per i permessi e le autorizzazioni per effettuare questa mobilitazione? L’università quanto realmente può aiutarci?

      Anna Zucconi

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    5. Fermo restando che in generale non c'è mai da aspettarsi un aiuto significativo dalle istituzioni in quanto tali, crediamo che le autorizzazioni siano un problema decisamente secondario: prima di tutto occorre catalizzare la volontà di mobilitarsi. E questo non è per niente facile.
      Inoltre una protesta serve a ben poco se non si fonda su una proposta di rinnovamento.
      Noi è a questo che stiamo lavorando. Se questa proposta è già abbastanza condivisa, possiamo passare a ragionare su una fase operativa. Tu che ne pensi?

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    6. Leggendo ho notato che sono stata “chiamata in causa” e poiché odio rimanere in silenzio senza fare nulla, penso che il punto su cui discutere sia un altro. Mi spiego meglio. Nulla togliere a quello che hanno detto le mie colleghe,ma sappiamo tutti che l’Italia non è il migliore dei paesi nella possibilità di offrire lavoro e soprattutto nella gestione di un governo del territorio.La fuga dei cervelli,le morti a causa della disoccupazione e quant’altro sono fenomeni che avvengono perché il governo E’ GESTITO SI! MA MALE... I politici pensano soltanto ad intascare quanto più possibile senza pensare che durante il giuramento hanno giurato quanto citato dall’art. 1 comma 3 della legge 400/88 “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione". TUTTE BAGGIANATE quello che promettono perché alla fine fanno ciò che conviene a loro,. La mia collega Zucconi in un vecchio commento diceva “combattere il governo è una battaglia persa in partenza”, io penso che se iniziamo a protestare per evitare le cosiddette “fughe dei cervelli” sia già una grande vittoria. Allora mi concentrerei sulla questione “BRAIN DRAIN” e soltanto dopo decidere in che modo protestare! CAMBIARE IL NOSTRO PAESE, PER NON DOVER CAMBIARE PAESE, mi piace interpretarla così questa protesta. Il brain drain costituisce un fenomeno osservabile in una società dove non si investe abbastanza per la ricerca e per lo sviluppo e dove le competenza di alto livello non sono richieste dalle imprese. Credo che se si iniziano a creare idee per il rinnovamento di questo paese (CHE NOI AMIAMO,MA CHE NON CI AMA) sia molto più semplice attirare l’attenzione, tramite i social network e i giornali, di altre migliaia e migliaia di persone che come me (e noi tutti) pensano che CAMBIARE SI PUO’. Attirata l’attenzione, si passa all’attacco…e che abbia inizio la protesta!FUGA DI CERVELLI= PIANO DI OCCUPAZIONE GIOVANALE, che metta la nostra generazione al lavoro per un nuovo paese. Per fare ciò basterebbe dare ai giovani la possibilità di accedere ai fondi europei per la formazione e l'impresa giovanile, basterebbe che i colloqui di lavoro si facessero nelle università e non in agenzie di lavoro fasulle (per non parlare dei centri per l'impiego dei quali personalmente non ho mai compreso la funzione! E se penso che vengono finanziati coi soldi pubblici... lasciamo stare), basterebbe che i concorsi pubblici fossero basati sulla valutazione reale dei candidati, non sulle raccomandazioni. NON E’ FORSE UNA GIUSTA MOTIVAZIONE PER INIZIARE LA PROTESTA? Credo che quando ad una persona mostri l’idea che sta alla base della tua protesta, e questa vede la grinta e la voglia che ci metti, viene attratta e il più delle volte è ben lieta di unirsi a te… Un po’ come nei supermercati,quando ci sono le offerte… da cosa sei attirato dal PRENDI 3 PAGHI 2? O dalla misera offerta che viene messa tutte le settimane?...PENSO DAL 3X2… nelle proteste vale lo stesso, attirare l’attenzione dei tanti attraverso una motivazione che funzioni... le cose “ campate per aria” non piacciono a nessuno… se si danno motivazioni invece la protesta si può organizzare… allora partirei da quello che ho appena detto, ossia FUGA DI CERVELLI=PIANO DI OCCUPAZIONE.. e poi decidere come procedere e dove organizzare, quindi partire dai social, spargere la notizia attraverso la radio locale, mail… in cui è già scelto il giorno e l’ora… messaggio iniziale potrebbe essere BLOCCHEREMO TUTTO! Protesta pacifica che parte dagli studenti che studiano senza sapere quale sia il loro futuro e dagli stessi già laureati che qualsiasi cosa stiano facendo devono lasciare per scendere “ in piazza” e protestare… L’idea è proprio di bloccare tutto!
      Spero di essere stata d’aiuto, saluti Maria Somma

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    7. Altro che, se sei stata d'aiuto!
      L'idea di focalizzare la protesta giovanile sul "brain drain", in base a uno slogan del tipo "cambiare il paese per non cambiar più paese" ci pare decisamente valida.
      Sarebbe il caso di estendere il dibattito tra i frequentatori del blog, magari anche via facebook, mettendo a fuoco in particolare questi argomenti:
      - siamo d'accordo sull'impostare così una campagna di protesta?
      - come sarebbe meglio procedere in termini operativi?
      Se continui ad aiutarci,la cosa potrebbe decollare rapidamente!

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    8. Certo,sarò lieta di aiutare! Come dovrei procedere?

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    9. Se non sei già nel gruppo Bulè-facebook puoi cominciare mandando una richiesta di ammissione. Una volta nel gruppo puoi innescare il dibattito invitando chi ancora non ne fa parte a iscriversi e interloquire in quella sede. Buon lavoro e a presto!

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  12. Buongiorno sono una studentessa del corso di laurea upta dell'università Federico secondo di Napoli.
    Ho letto i commenti riportati dai miei compagni e mi hanno dato spunto per riflettere. La partecipazione attiva è la prima forma di reale contributo a qualsiasi cambiamento. Ritengo però che molto spesso tutti si lamentino ma che pochi si impegnino a fare qualcosa. Gli strumenti esistono e sono ben noti a tutti. I commenti precedenti citano gli studenti universitari, come base da cui partire per una crescita. Si modo di far sentire le proprie istanze in seno all'università eleggendo rappresentanti di dipartimento con idee simili alle proprie. In realtà, per fare ciò, bisogna partecipare attivamente nella fase di creazione e confronto delle liste dei rappresentanti, e se nessuno significasse le proprie istanze trasformative, BISOGNA CANDIDARSI, esporsi, trasformarsi da supporters in leader. L'esperienza di stark mi ha dimostrato che su 6000 studenti del nostro dipartimento soltanto 550 hanno sentito di votare. Tutto ciò mi sgomenta. E' facile parlare, ma a mio giudizio è arrivato il momento di FARE. In egual modo, alcuni studenti di urbanistica hanno fondato un'associazione per promuovere la figura dell'urbanista e l'affermazione dei diritti dei laureati in questa disciplina. Partecipare attivamente alla sua vita associativa, essere portatore di istanze prepositive, sollevare dubbi temi e riflessioni in seno all'associazione sarebbe il primo passo per dimostrare che si partecipa, che si può portare quella voglia di trasformazione e cambiamento dal basso, sempre auspicata da tutti. Riscatto Urbano, ecco il nome di questa associazione, che nasce e vive all'interno di questa facoltà, ma farle promozione è difficile, farla vivere è un impegno costante, perchè bisogna ritagliare tempi da sottrarre allo studio o alla fase ludica della propria vita. L'impegno non è certamente esagerato, ma ritengo che in funzione del proprio sentimento di indignazione per la condizione e la propria sensibilità al cambiamento si abbia la propria disponibilità ad impegnarsi. Fatti non parole. Uno slogan trito e ritrito ma che ancora oggi, nella sua ovvietà e semplicità, è uno sprone ancora valido. Noi studenti del secondo anno, come evidente, abbiamo vari strumenti per far sentire la nostra voce, bisogna decidere di usarli e aiutare gli altri affinchè siano usati in un modo che noi riteniamo valido, efficace ed efficiente.

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    1. "Lavorando alle varie scale", dal microcosmo dell'università alla più vasta dimensione territoriale della città, la mia riflessione mi ha portato ad osservare che oggi non si manifesta soltanto, molto spesso si occupa: “occupare crea una nuova territorialità e dunque, in un certo senso, scrive la storia su quello che in precedenza era considerato semplicemente suolo”, ha scritto Saaskia Sassen, docente di sociologia della Columbia University (Fonte Internazionale). L'occupazione degli spazi delle metropoli è una rivendicazione, da parte della società civile, del diritto a una cittadinanza attiva, alla partecipazione democratica, alla gestione condivisa della ‘cosa pubblica’.
      Qualsiasi forma di antropizzazione del territori, seppur spontanea e positiva, crea un segno di discontinuitá con il passato, ma nel contempo arricchisce di propri valori che se condivisi possono diventare un patrimonio collettivo futuro.
      Ritengo indispensabile condividere la visione della cittá intesa come un organismo, con le sue funzioni vitali, le sue malattie, la necessitá, talvolta, di sottoporsi ad interventi chirurgici, di crescere, di invecchiare per poi rigenerarsi a nuova vita. Mi chiedo dove finisca il diritto alla pacifica convivenza e dove inizi la prevaricazione, purtroppo anche la pacifica affermazione dei propri ideali può ledere la sfera privata di altri. Qual'è il limite? L'inefficienza di taluni mi crea il diritto o il dovere di intervenire in sostituzione nel principio della sussidiarietá?
      Purtroppo, a causa della mia giovane etá, e della veemenza caratteriale talvolta travalico la pacifica rimostranza! Ma ritengo assurdo che la mia cittá sia costellata di contenitori in disuso e non ci siano contenuti che possano rigenerarli. Che non esista un sentimento comune e condiviso di indignazione, di assenza di interesse e confronto. Gli spazi aggregativi creano incontri, tra le persone e tra le menti, tra le culture e i diversi bagagli culturali; la negazione di tutto ció genera appiattimento, sfiducia ed isolamento. Abbiamo il dovere di chiederli ed il diritto di pretenderli nel comune senso civico, ma pressando in modo costante e continuo, monitorando le inefficienze e le inerzie. La nostra generazione possiede un grande potenziale: la facilità di accesso alla comunicazione di massa. Non essere a conoscenza, perció, significa non voler rendersi conto della mutazione in atto. Rivendicare, ecco il MUST, la nostra parola d'ordine. Partecipare, il nostro credo. Esserci per dimostrare la nostra essenza. Pertanto RPE. Ma soprattutto CREDERCI.

      Klarissa Pica N21-257

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    2. Dev'esser successo qualcosa di strano a livello informatico: come vedi, appare come se tu ti fossi risposta da sola!
      A parte questo, le cose che hai detto sono tante e tutte molto stimolanti; vorremmo perciò concentrarci sul tuo "commento" piuttosto che sulla tua "risposta".
      Anzitutto "Riscatto Urbano" riscuote tutta la nostra approvazione e può contare da subito sul nostro appoggio.
      Anche in considerazione delle difficoltà che tu stessa hai evidenziato, riteniamo peraltro prioritario lavorare in termini non strettamente settoriali.
      Considerando il basso numero di interessati al voto di cui ci parli, viene allora da pensare che una "lista Bulè" potrebbe avere buone possibilità di successo. I nostri simpatizzanti sono infatti già diverse decine e non dovrebbe esser difficile convincere molti altri studenti ad aggregarsi, se solo riusciamo ad avere un po' della loro attenzione.
      Qual'è il tuo parere in proposito?

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    3. Mi scuso per non aver evidenziato che la risposta era il prosieguo del commento, ma il sito non mi aveva permesso più di tante battute.
      Con questo mio chiarimento spero che l'intera lettura sia più fluida e più chiara.
      Buonasera, mi trovo perfettamente in linea con il commento. Superare la settorialità potrebbe essere la svolta vincente , pertanto, a mio giudizio, la scelta dovrebbe essere un gruppo aperto interfacoltà o intrauniversitario, poichè interdipartimento al momento già esiste e rischieremmo una duplicazione dello stesso. Sarebbe quindi utile fondere le istanze propositive delle due liste e aprirsi in modo unitario e deciso, creando una base ampia e condivisa. Avere vent'anni ed iniziare ad interessarsi degli scenari e dei loro possibili cambiamenti, in modo profondo e partecipato, ci prepara al ruolo attivo che dovremo avere, che dovremmo avere e DOBBIAMO AVERE. Ci è stato riservato un futuro di precariato ed incertezze, un futuro che ci obbliga a portare il nostro bagaglio culturale all'esterno delle nostre realtà per vedere l'affermazione delle nostre professionalità, un futuro di mediazione continua anche con il nostro amor proprio per l'affermazione dei nostri più elementari diritti, in un paese autoritario, non autocritico ed autoreferenziale. Per cambiare tutto questo bisogna impegnarsi da oggi, forse da ieri, siamo in ritardo? No non siamo in ritardo, ogni momento è buono per partire, non sprechiamo più tempo, ognuno, secondo la propria sensibilità, troverà il suo tempo per rinunciare alla propria resa. SE NON ORA, QUANDO?
      In realtà la frase giusta potrebbe essere "dovremmo essere un pò più popolo e un pò meno pubblico".

      Klarissa Pica

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    4. Questa tua idea di "fondere i contenuti propositivi" sembra decisamente accattivante. Potresti provare a spiegare in estrema sintesi come si potrebbe fare per avviare un confronto di questo tipo?

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    5. Buongiorno , ritengo che il primo passo verso la fusione sia la condivisione di un programma congiunto. Tanto premesso sarebbe opportuno organizzare un evento, giornata di studio, workshop in cui si possano mettere in campo le differenti idee, giungendo se è possibile ad un protocollo di intese ampiamente condiviso su cui costruire un nuovo percorso. La vera difficoltà, a mio giudizio, è il rischio della scarsa partecipazione, pertanto è necessario un preventivo lavoro di promozione e sensibilizzazione al tema.; in alternativa potrebbe essere interessante coinvolgere il dipartimento in questa idea, chiedendo sia una location per l’evento sia il riconoscimento di un cfu per gli studenti.
      Saluti
      Klarissa Pica

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    6. Non siamo tanto sicuri che un'iniziativa di questo tipo possa (e fors'anche debba) ricevere un sostegno ufficiale dalle istituzioni.
      Concordiamo comunque su tutto il resto.
      Come pensi che si potrebbe procedere per preparare l'evento che hai in mente?

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    7. Per procedere ad un evento ampliamente condiviso, a mio giudizio, due sarebbero le forme possibili:
      -la prima sarebbe usare i socialmedia, una forma di comunicazione moderna, autoreferenziale, rapida, diretta, vasta e con una grande massa di pubblico, ma talvolta assolutamente non coinvolgente
      -l’altra la reiterata formula del passaparola, lenta, efficace, incisiva, usualmente denominata “face to face”, ma altamente persuasiva.
      E’ evidente pertanto che miscelare le due forme, scegliendo leaders in entrambi i sistemi comunicativi porterebbe ad amplificare il numero dei supporters possibili. La domanda è chi sono i leaders? Come cercarli? E’ evidente che il mio giudizio di leader, in questo caso, non andrebbe visto come “capopopolo”, né come “trascinatore”, bensì come abile comunicatore o come elemento di trasferimento di immagini sociali condivise. L’abilità di divulgazione e il potere di persuasione di taluni (senza arroccarsi in posizione preconcette e non dialettiche), potrebbe essere uno strumento efficace di agglomerazione tra consimili (pari età, pari interessi etc…). Il problema è come trovare questi personaggi, come metterli in relazione con un vasto e ampio gruppo di persone che non siano strettamente settoriali.
      Se ognuno di noi che condivide quest’idea portasse un solo amico al primo incontro e di questi il 50 % condividesse la nostra posizione, saremmo già cresciuti, e se al secondo incontro scattasse lo stesso processo, si genererebbe una crescita esponenziale per autoagglomerazione. IL diktat è crederci e partecipare. Non affidarsi alla solerzia di un altro per risolvere la mancanza del proprio associazionismo.
      Prima dell’organizzazione dell’evento, sarebbe essenziale programmare una campagna di promozione dell’evento stesso. La forma più moderna e anticonvenzionale di promozione di un evento, a mio giudizio, è quella della guerrilla marketing, forma di advertising che genera un’aspettativa o una curiosità. Usare alcuni dei fantastici slogan proposti nel blog, in maniera diffusa e capillare senza chiarire preventivamente la provenienza e l’appartenenza, genererebbe una curiosità e un’attenzione maggiore allo svelarsi del significato e delle motivazioni intrinseche che hanno ispirato quello slogan. La seconda fase consisterebbe nel riappropriarsi di quegli slogan presentandosi come autori e portatori degli ideali che li hanno generati in un rapporto peer to peer per alcuni, in un rapporto eletto elettori all’interno del mondo studentesco-universitario, in un rapporto abile promotore- associazioni varie etc… Questo ampio percorso può generare quel moto di interesse e di solidarietà morale che spinge questa voglia di trasformazione.

      saluti
      Klarissa Pica

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    8. La tua spiegazione è più che esauriente e tocca in modo serio e competente molti aspetti che ovviamente sono da tempo al centro dei nostri interessi. Ti preoccupi giustamente di definire la figura del leader: leggendo questo tuo contributo viene da pensare che tu stessa per prima abbia le doti adatte a rivestire questo ruolo. Che ne pensi: ti piacerebbe?

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    9. MI farebbe molto piacere ma non so se ho queste doti. Nello scrivere tutto mi risulta più semplice. Nella mia piccola esperienza, elezioni rappresentanza studentesca all'università, sono stata profondamente impegnata a tentare di coinvolgere il maggior numero di studenti con un'azione di promozione molto incisiva, ma più che trasferendo la volontà di raccogliere singoli voti, trasferendo il vero senso dell'importanza della partecipazione. Purtroppo, mio malgrado, quando mi esprimo in pubblico spesso la mia velocità dialettica unitamente alla volontà di trasferire tutti i miei pensieri, che sono certamente più veloci della parola, e non ultima l'esigenza di superare la mia timidezza innata, temo che possano far perdere parte del significato del mio discorso. Su questo ultimo punto sto lavorando da tempo.
      Il poter rivestire questo ruolo mi farebbe molto piacere e sarebbe molto stimolante, ma ritengo che in un processo partecipativo tale scelta debba essere fatto nel modo più partecipato possibile, cioè essere espressione di punta di un volontà di gruppo.
      Cordiali saluti
      Klarissa Pica

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    10. Nell'apprezzare la tua modestia e il tuo riserbo, confermiamo l'impressione che tu abbia un'ottima attitudine a rivestire ruoli di responsabilità.
      Per quanto riguarda il tuo richiamo alla partecipazione, ti raccomandiamo di non sottovalutare il rischio principale che tutti i politologi individuano in siffatti processi: quello della paralisi decisionale!

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  13. Salve sono Luca Ianuale del corso di laurea upta..vorrei proporre una nuova sigla da aggiungere alla sezione sviluppiamo giochi di parole con le sigle...L'acronimo L.E.F. si rifà al motto nazionale francese libertè,egalitè,fraternitè. Letto al contrario e tradotto in italiano assume un significato importante e cioè F.E.L. "facciamo elezioni libere".
    Facciamo: è un imposizione e richiama il criterio di fratellanza, di unione perchè bisogna collaborare per imporre elezioni libere.
    Elezioni:l'eletto deve essere random e non essere imposto da chi detiene il potere e limitato ad una cerchia ristretta. Tra l'altro l'elezione random è da privilegiare rispetto al suffragio universale, perché con quest'ultima si possono favorire maggiormente fenomeni di corruzione.
    Libere: si rifà al concetto di totale libertà che è alla base della democrazia.

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    1. Ci troviamo in piena sintonia con il tuo approccio iconoclasta e radicale.
      Restiamo però un po' perplessi nel merito della proposta: abbiamo già l'acronimo R.E.M. (random elections movement) che vuol dire più o meno la stessa cosa. Inoltre nell'immaginario collettivo, anche se in termini di mera illusione, la libertà è un po' l'opposto della casualità cui preferiamo affidarci: non vorremmo ingenerare confusione. Ma saremo più che lieti di approfondire il tema con il tuo contributo, di cui non possiamo disconoscere l'originalità.
      A presto, caro Luca!

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  14. Salve, mi chiamo Emilia Esposito e anch'io sono una studentessa di urbanistica presso la Federico II di Napoli.
    Vorrei esprimere un mio giudizio in merito al sistema politico vigente in Italia senza tralasciare uno dei principi fondamentali della nostra costituzione: "L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione." La nostra esperienza quotidiana si muove dove le parole e le immagini della politica circolano continuamente attraverso giornali, radio, televisione, discorsi che sentiamo al bar o alla metro. Immersi in discorsi come questi avvertiamo un senso di estraneità, di fastidio e insieme una sensazione di oppressione: raramente ci investe una passione "positiva" che apra varchi alla speranza di cambiamento. Il più delle volte la passione è negativa, antagonistica, irritata, ci mette di malumore. Diamo il nome di politica a questo insieme di pratiche, ideologie, forme istituzionali, movimenti relativamente ai quali siamo in qualche modo in gioco anche se non sappiamo sempre in che senso e fino a che punto. Essa si trova alle prese con una sorta di deficit simbolico, che riguarda la capacità della politica di dare un volto e un senso all'introvabile popolo sovrano, e di tessere giorno dopo giorno la fragile trama di un mondo comune. La crisi economica in atto ha evidenziato al massimo grado un doppio fenomeno di sfiducia nella classe politica e nella politica stessa in quanto subalterna all'economia, come evidenzia un governo di tecnici economisti chiamato a risolvere la congiuntura. Secondo il mio modesto parere, fare domande, mettere in dubbio è un buon modo per cominciare a fare politica, bisogna interrogarsi sulle difficoltà di determinare l'oggetto della politica rilevando piuttosto la delusione e, raramente, la speranza che questa costellazione di esperienze, che chiamiamo politiche, susciti in noi. Bisognerebbe scavare nella parola stessa e risalire all'uso che se ne è fatto nel tempo, così da essere di chiarimento al cittadino italiano. E' necessario che i giovani siano educati alla politica, ad esprimere le proprie idee con onore di causa, magari grazie a qualche adulto, anche nell'ambito scolastico, che esprimi ed insegni in maniera neutrale ciò che è e dice la fatidica politica.Per fare politica in modo consapevole, bisogna avere uno sguardo critico e riflessivo sull'organizzazione del mondo comune nella quale ci troviamo a nascere e a vivere.

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    1. Forse mi sono soffermata troppo nella descrizione della situazione in cui viviamo oggi senza poi lasciare nulla di concreto come "suggerimento" per migliorare la politica di oggi. Secondo me ciò che rovina più di tutto la politica è la scarsa conoscenza che noi giovani abbiamo di essa. Il problema di fondo è che noi ragazzi di oggi non abbiamo mai sentito parlare di politica vera, non abbiamo mai avuto punti di riferimento importanti, leader di cui fidarci se non quelli studiati sui libri che hanno governato nel passato. Il problema di oggi è che non sappiamo di chi fidarci, non sappiamo neanche chi votare alle elezioni perchè ormai la frase più comune è "uno vale l'altro, tanto tutti rubano!", non si vota più e non si crede più nella speranza di un futuro nel nostro Paese. Come dicevano anche i miei colleghi nei commenti precedenti, le tasse aumentano, promettono che la situazione migliorerà e nel frattempo costringono le persone a togliersi la vita. Vorrei riportare una citazione di Paulo Coelho che dice "El mundo cambia con tu ejemplo no con tu opinion." (il mondo cambia con il tuo esempio, non con la tua opinione), secondo me non esiste affermazione più giusta di questa, tutti sono bravi a lamentarsi nascosti dietro un social network o tramite una raccolta di firme, pochi sono poi quelli che scendono veramente in piazza a protestare. Riporto l'esempio accaduto a me e ad altri ragazzi come me proprio quest'anno; essendo una studentessa fuori sede ho fatto domanda per la borsa di studio alla quale sono risultata vincitrice, il rimborso era previsto entro la fine del 2012 e sono ancora qui ad aspettare senza avere alcuna risposta. Da alcuni coetanei nella mia stessa situazione è stata organizzata una protesta alla quale bisognava aderire in molti per chiedere aiuto ad un avvocato comune ed evitare che solo una persona si prendesse carico di tutte le spese. Al momento della proposta erano tutti favorevoli, ma quando poi si trattava di organizzarsi per un incontro con l'avvocato si son tirati tutti indietro. Ecco proprio a questo mi riferisco, è facile parlare, è facile organizzare una raccolta firme, una protesta su social network ma il coraggio sta nel farla sul serio la protesta, che sia quella di suonare in piazza o quella degli extracomunitari sulla gru, l'importante è farsi sentire, far capire ai politici che noi esistiamo, che non siamo solo persone che subiscono e sopportano i loro abusi di potere ma che vogliamo rispetto e pretendiamo rispetto. Proprio per questo la mia proposta sarebbe quella di organizzare prima di tutto tramite i internet un gruppo di sostenitori e successivamente passare ai fatti, ovvero organizzare una vera protesta di piazza invogliando i partecipanti a portare un amico, un familiare o qualsiasi altra persona in modo da generare un "passaparola" e duplicare il numero di partecipanti creando così un gruppo sempre più numeroso pronto a protestare nelle grandi piazze italiane e attirare così non solo l'attenzione dei media ma anche e soprattutto quella dei politici.

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    2. Quello che dici stavolta è già molto più concreto. Visto che dal tuo commento traspare una chiara insoddisfazione rispetto all'andazzo prevalente (parlare tanto ma fare poco) vogliamo provare a portare avanti il discorso, magari partendo da una precisazione dell'ipotesi che sembri avere in mente?
      Restiamo a tua completa disposizione con tutti i canali che vorrai attivare.

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  15. Salve, sono uno studente del secondo anno del Corso di laurea Urbanistica Paesaggio Territorio e Ambiente della 'Federico II' di Napoli. Muovendomi sul blog e leggendo alcuni post, mi sono reso conto della complessità degli argomenti. La meta-politica non è sicuramente un argomento a cui mi ero mai interessato prima d'ora. Gli argomenti trattati nel blog sono molto articolati e complessi ma vengono esposti in modo tale da cogliere facilmente il concetto. Ho 20 anni e al momento sono molto distaccato dalle questioni politiche che interessano il paese, e ovviamente condivido la vostra indignazione. Anche io come voi non mi riconosco in nessuna delle forze politiche attualmente in campo, e sono d'accordissimo sul dare più 'potere' alle persone comuni. Noi giovani viviamo in un paese che politicamente non ci rappresenta, un paese mosso dalla corruzione, che sta sprofondando in una crisi economica che stringe sempre più la morsa su l'italiano medio che non riesce ad arrivare a fine mese. Quindi credo che un cambiamento radicale sia la scelta pìù giusta per mutare in meglio l'Italia e soprattutto chi la governa. Personalmente mi aspetto uno stato più attento alle eseginze di TUTTI gli Italiani, e non di quei pochi privilegiati che continuano a lucrare alle spalle del popolo riscaldando una poltrona in parlamento.

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    1. Incassiamo con piacere il tuo consenso. E, visto che lo scopo di questo blog è di natura essenzialmente operativa, ci sentiamo di chiederti: c'è qualcosa di quel che proponiamo che potremmo provare a migliorare insieme? Grazie e a presto!

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    2. Ripeto, io non sono un esperto in materia, ma credo che sia necessaria un'alternativa valida al sistema. Voi ne avete proposta una, l'avete articolata e sviluppata, creando nuove forme di protesta, nuovi slogan eccetera. Io non sono nessuno per criticare o migliorare il vostro programma, ma credo che alla vostra causa serva più visibilità. Dovrebbe solo coinvolgere una fetta più grande di 'pubblico'. Mi rendo conto che questo non è facile, ma penso sia l'unico modo per far diventare Bulè un'opzione valida.

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    3. Siamo totalmente d'accordo. Anche noi siamo dei "signor nessuno" che semplicemente provano a far del loro meglio e quindi non aver nessuna remora a mettere il dito nella piaga: siamo tutti sulla stessa barca!
      Resta il fatto che ancora non siamo riusciti a imporci all'attenzione di una più vasta platea. Per cui ogni idea in proposito è la benvenuta!
      A te viene in mente niente?

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    4. Io credo che non sia per niente facile riuscire a ottenere l'interesse di altri individui. Quello che per me è chiaro, però, è che Bulè ha voglia di cambiare le cose che non vanno, e credo che nel nostro paese attualmente ci sia molta gente che ha voglia di rinnovamento. Voi state facendo proprio questo, ovvero state dando un'altra possibilità, e credo che partendo da ciò si possa ottenere maggiore visibilità scendendo in piazza, coinvolgendo la gente attraverso un contatto diretto. Credo che questo sia il modo più pratico e veloce per poter attirare l'attenzione di una platea più vasta. Anche perchè non credo che le istituzioni daranno mai un aiuto significativo alla vostra causa, quindi credo sia opportuno dare una scossa concreta al sistema, anche perchè per quello che ho capito Bulè è proprio questo: un'assemblea popolare che non ricorre a politici in carriera.

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    5. Ancora una volta siamo perfettamente d'accordo: è molto più facile mobilitare la gente per motivi di rabbia o invidia che non per migliorare qualcosa nell'interesse di tutti!
      Comunque questo è il post per il brainstorming e confidiamo che prima o poi ne scaturisca qualche idea in grado di far scoccare la scintilla giusta!

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  16. Condividiamo pienamente la tua valutazione. E non aver remore a mettere il dito nella piaga: anche noi siamo dei "signor nessuno" che stanno solo provando a fare il meglio che possono acciocché un giorno siamo tutti governati da altri "signor nessuno" né meglio né peggio di noi.
    Resta il fatto che ancora non siamo riusciti a conquistare l'attenzione di una più ampia platea; onde qualsiasi idea in proposito è la benvenuta. A te viene in mente niente?

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  17. Salve, sono uno studente del corso upta della Federico II. Rivolgo la mia attenzione alla questione riguardante le nuove forme di protesta, proponendo un organizzazione a scala nazionale-locale di persone che si "spengono" di fronte a tanto spreco di risorse. La mia proposta è quella di creare un movimento "blackout", termine che indica la mancanza di fornitura di energia elettrica, e in questo caso invece indica mancanza, da parte nostra, di consumare energia attraverso i vari servizi che le amministrazioni locali e gli enti privati ci offrono. Bloccare tale consumo vuol dire bloccare le entrate finanziarie allo stato,quindi rispondere di pari modo alla sfera statale che dal canto suo blocca sempre più noi giovani a coltivare i nostri sogni e ai più anziani a godere i guadagni della loro vita dopo tanti sacrifici, attuando sempre più tagli. Ritornando alla protesta, questa ha una strategia semplice e chiara, e cioè fermarci e spegnere tutto ciò che ha bisogno dell'energia per funzionare, con l'obiettivo di mettere il tilt l'intera gestione di entrate statali e far capire, alle aziende private, che le risorse sono collettive e le spese devono essere ridotte. Questa forma di protesta rientra nel repertorio della non-violenza, ma ha lo stesso effetti diretti sia per quanto riguarda, come già detto, i guadagni statali, ma ha anche effetti negativi per quel che riguarda l'immagine negativa che il governo assume nei confronti della comunità europea. Facendo riferimento alle terminologie correlate a quella del blackout, propongo di dividere questa forma di protesta in tre diversi livelli:
    -blackout, livello che interessa le proteste a scala nazionale, quindi inerenti a questioni di leggi, manovre finanziarie e tutto che riguarda l'interesse della popolazione intera;
    - brownout, che letteralmente significa 'oscuramento parziale', è un livello che interessa una parte minore del popolo. Può riguardare sicuramente ciò che accade nelle regioni, quindi può essere un modo di protesta contro le iniziative che vengono deciso in sede regionale;
    -dropout, che letteralmente drop significa 'minore' o 'inferiore', è il livello che indica proteste a scala locale, quindi proteste locali contro decisioni prese in sede provinciale o comunale.
    Ricapitolando, la mia proposta è una forma di protesta organizzata così:
    -non ha forme di violenza
    -si spegne ad ogni tipo i consumo energetico
    -si adatta ad ogni scala, da quella nazionale a quella locale.

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    1. A prescindere da ogni altra considerazione, la cosa che più ci preme evidenziare è che la tua idea di protesta, in sé assai interessante anche se non inedita, è attuabile solo quando il movimento d'opinione che la promuove abbia già raggiunto una penetrazione significativa in un ampio contesto. Il nostro problema invece è proprio quello che non ci conosce nessuno!
      Conosci un modo per declinare codesta strategia in funzione del nostro problema? Oppure: ti viene in mente altro che possa risolverlo?
      Qualunque suggerimento sarà il benvenuto!

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  18. ciao sono Gerardo Colantuoni ho ventuno anni e seguo anche io il corso di urbanistica alla Federico II. E’ un pò di tempo che mi interesso alle tematiche,alle critiche e alle soluzioni e alternative che in questa sede si propongono. Ho letto molte opinioni e proposte scritte da miei colleghi e dagli altri utenti,condivido quasi tutte le osservazioni esposte e soprattutto l'assunto che quest'architettura di stato (più che gli individui intesi come politici nuovi e vecchi) non garantisce più il corretto funzionamento della nostra democrazia. Tutti noi non partecipiamo più oramai ad alcuna scelta che governa la nostra vita, sia essa nell'espressione quotidiana e attuale sia nell'espressione progettuale di un futuro comune. Non c'è dubbio a mio parere che quanto detto sia ampiamente condiviso da quasi tutti gli italiani, però mi chiedo: siamo disposti a metterci individualmente in gioco per il bene comune? purtroppo ritengo che questa disponibilità non è assolutamente diffusa nei nostri concittadini.
    A mio avviso i problemi della nostra società non nascono dall’avere una democrazia partecipativa piuttosto che quella delegata ma proprio dalla matura consapevolezza in ognuno di noi di partecipare al bene comune sacrificando interessi personali,ambizioni individuali, e favoritismi vari.
    Quando il presidente Kennedy pronunciò la famosa frase:” Non chiediamoci più cosa il paese può fare per noi ma chiediamoci cosa noi possiamo fare per il paese” parlava a un popolo maturo; ebbene mi chiedo: noi siamo oggi un popolo maturo?
    Alle ultime elezioni politiche,quelle europee, nonostante il perpetuarsi degli scandali e ruberie varie della classe politica che ci ha governato negli ultimi 25 anni e che ancora nella sostanza ci governa e nonostante il diffusissimo disgusto e indignazione che si ascoltava nelle parole di tutti , abbiamo cmq espresso un consenso di portata storica (41%!) ad un partito pilastro di questa architettura istituzionale ( e questo è solo uno degli esempi che si potrebbero fare). Allora mi viene in mente di chiedermi e chiedere a chi vorrà rispondermi, se per caso non sia proprio vera l’affermazione che noi italiani in fondo in fondo amiamo l’uomo forte, il condottiero solo al comando, cioè amiamo lo scaricare su qualcun altro l’onere dei doveri per poter di contro continuare a ricevere diritti a buon mercato. Tutto ciò mi fa pensare al fatto che più che vittime della casta, ne siamo parte!
    ciao

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    1. 1. Certamente quello di "tifare" per qualche potente che decida per noi (immaginandoci ogni tanto di essere noi al suo posto, come si fa coi protagonisti dei film) è un bisogno atavico: gli psicologi lo chiamano "transfert" ed è quello che ancor oggi consente alle coppie non dominanti nei branchi di lupi di sopportare senza troppi traumi quella terribile menomazione dell'istinto che è il divieto di procreare (sennò il branco non sopravvivrebbe). Ma se facciamo due conti e vediamo quanto questo "tifo" ci viene a costare, forse forse potremmo anche sostituirlo con qualcosa di meno fesso e più conveniente!
      2. Ci dicono: "Il ragionamento non fa una piega, ma chi glielo fa capire alla gente? Quelli continuano a fare come prima!"
      E noi rispondiamo: è vero che il partito egemone piglia ancora il 40% dei voti... ma su che base?
      Ormai, tra astensioni, schede bianche e nulle, i voti effettivi sono meno della metà!
      E allora è vero il nostro slogan
      "La notizia bella è che siamo il primo partito d’Italia.
      Quella brutta è che ancora non ce ne siamo accorti!"!
      E allora non resta che accorgercene a farne accorgere gli altri!
      Tu che ne pensi?

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    2. Certamente condivido quanto scrivi al punto 1.; mi viene in mente l'assunto che ci deriva dall'antica Grecia : " l'emancipazione di un popolo passa necessariamente dall'acquisire la piena consapevolezza nella propria capacità di partecipare attivamente al bene comune"; ma purtroppo devo ribadire, che è proprio questa assunzione di responsabilità (quindi evidentemente di sacrifici) che non riesco proprio a vedere nell'attuale Società.
      E' vero, tutti sappiamo che la dirigenza politica ci governa sulla base di una legittimazione popolare pari +/- al 22% del corpo elettorale italiano.......,ma quello da chiedersi è : dove sono tutti gli altri ?,o meglio : cosa vogliono tutti gli altri ?
      ....un'offerta politica diversa ? ....un movimento di rottura dell'attuale Sistema ?....
      Ebbene proviamo a rispondere, che un movimento di rottura (addirittura che si fonda sul principio della partecipazione dal basso !!!!!....) c'era; si era mosso anche bene, si era radicato, aveva percorso strade nuove,.......ma il "SISTEMA" ha provveduto ad emarginarlo, quasi a ghettizzarlo.
      Ma questo "SISTEMA", in definitiva, cos'è, chi è.......a mio avviso siamo NOI!! il 22% degli italiani che hanno deciso di partecipare, di assumere la responsabilità di votare e quindi di decidere e di mettersi in gioco.

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    3. A nostro modo di vedere il movimento di rottura non è stato ghettizzato dal sistema, ma dalle sue contraddizioni. Difatti mobilitava, sì, la partecipazione dal basso, ma la finalità era pur sempre quella di accaparrarsi il potere decisionale come qualsiasi altro partito (e tutto ciò è apparso subito evidente a chi ne ha seguito il modus operandi!).
      Noi, se non altro, non corriamo questo rischio: il nostro scopo non è quello di essere eletti noi, ma quello che non sia eletto più nessun politico in carriera.
      Non ti sembra che ci sia una bella differenza?

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  19. Salve sono uno studente del corso di laurea triennale UPTA dell'Università di Napoli Federico II,ho visto molte idee interessanti che secondo me hanno solo bisogno di essere sviluppate e rese visibili ai più.Prima di tutto vorrei proporre una sigla che potrebbe essere facile da memorizzare ed efficace poichè breve,New E.R.A. che significa elections random association. L'idea che mi è venuta è stata poi quella di usare questa sigla come hashtag per diffonderla su facebook e twitter così che possa avere la visibilità che merita.
    Luigi Sepe

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    1. L'idea è geniale, ma restano da risolvere alcune difficoltà. Così com'è, l'acronimo proposto significherebbe infatti: "associazione casuale per le elezioni". Manca davvero poco, ma non ci viene in mente la soluzione. Potresti aiutarci ancora?

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  20. Certo,un altro acronimo potrebbe essere F.R.E.E. ovvero free random equality elections che richiami i punti cardini del vostro pensiero e soprattutto sia un acronimo riconosciuto dai più poiché è una parola inglese di cui quasi tutti sanno il significato in italiano.

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  21. E' sicuramente una parola dai connotati positivi, ma non è un po' generica?
    Forse ci servirebbe di più una parola meno conosciuta -magari neanche in inglese-, ma proprio per questo utile a identificarci rispetto a chiunque altro (e forse anche a costituire un aggancio efficace: spiegando cosa vuol dire spiegheremmo anche chi siamo).
    Che ne dici di "Bulè"?

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  22. Salve. Ho letto a lungo il blog impiegando più di un giorno per capire la natura dello stesso, e sono rimasto molto colpito dall’enorme e appassionato entusiasmo che trasmette. Nonostante vengano toccati argomenti di natura complessa e procedure lunghe e difficili per cambiare il sistema politico, ho notato che c’è molta voglia di cambiare e questo è il punto che accomuna tutti noi. Ci sarebbe molto da cambiare, ma se non iniziamo non riusciremo mai a dare una svolta. Riprendo i discorsi iniziati dai miei colleghi: Guida, Zucconi, Somma e Pica, e vorrei che anche loro partecipassero alla riflessione. Siamo stanchi di questo sistema politico corrotto e di tutto quello che genera, perciò vorrei partire da questo postulato per mettere in atto “la natura operativa del blog”. Bulè, è ora di fare qualcosa! Dobbiamo scendere in campo; voglio ricordare che fino al luglio 2014 c’erano 10.000 visualizzazioni, che sicuramente saranno accresciute. Sono d’accordo con le forme di protesta creativa, ma per organizzare movimenti del genere serve comunicabilità e coordinamento, e credo che al momento sia difficile partire già da questo livello. Sono in disaccordo nel creare manifestazioni di piazza, scioperi e blocchi dei mezzi pubblici. Cosa resta? Lo strumento più temuto da tutti i politici: la realtà digitale. Creiamo video, girati con qualsiasi oggetto, attraverso i quali iniziamo a far conoscere i punti cardine di Bulè e spieghiamo le intenzioni del gruppo. Facciamo emergere tutte le negatività che i politici nascondono e rendiamole pubbliche; mostriamo le conseguenze di alcune decisioni prese senza il consenso del popolo e facciamo sentire la nostra voce, ovviamente restando coerenti alle linee guida del blog. I video devono essere esaurienti e diretti, incisivi e brevi, curati e semplici. Una volta creati potranno essere messi in rete, ad esempio su youtube e su una nuova pagina di Bulè, che darà spazio ai video più belli e rappresentativi. Creiamo in oltre un’ APP, che funzioni come youreporter.it, in modo tale da comunicare con tutti coloro che hanno interesse. Questo può essere realizzato solo se riusciamo a creare gruppi coordinati dalle gemme pervinca, formati da coloro che hanno veramente voglia di cambiare le cose, che ci aiutino a scegliere e montare i video più soddisfacenti. Io voglio crederci, voglio contribuire al progetto Bulè. Sono stanco di lamentarmi, ma soprattutto sono stanco dell’ enorme potere politico che piega le gambe a molti saperi, tra cui in particolar modo all’ urbanistica.

    Salvatore Speranza

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    1. Accogliamo con grande soddisfazione questo tuo contributo. Condividiamo la tua visione e apprezziamo le tue proposte.
      Se ti va, possiamo iniziare subito a ragionare insieme in termini operativi. Per prima cosa potresti metter a fuoco una sola delle strategie che hai in mente, in modo da inserirla al sesto punto del post.
      Restiamo a tua disposizione per andare avanti!

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    2. Sono felice che abbiate apprezzato le mie proposte e altrettanto felice nel svilupparle. La strategia è creare video amatoriali, girati con qualsiasi oggetto capace di videoregistrare, attraverso i quali si mettono in luce i problemi principali generati dalla politica e dai politici, si commentano le proposte di legge che sono particolarmente lesive per il popolo, si spiegano le ragioni per le quali le decisioni politiche in atto non vanno bene e infine quelle ritenute più efficaci ed efficienti verranno motivate. Dopodichè i video dovranno essere pubblicati su una pagina del blog dedicata appositamente ad essi e i partecipanti al gruppo dovranno postarli su tutti i canali d’informazione virtuale, ad esempio Twitter e Facebook. Tutto ciò servirebbe a dare più visibilità al gruppo e di conseguenza attirare più partecipanti, in particolar modo servirebbe a far sentire la nostra voce e informare tutti dell' esistenza di un movimento che manifesta interesse per il cambiamento radicale della politica di oggi. Per iniziare ad essere subito operativi bisognerebbe creare gruppi di persone, i partecipanti attivi Bulè, che sono favorevoli a questa strategia, decidere insieme gli argomenti di cui si vuole parlare e pubblicarli sulla pagina Bulè. In aiuto a questi gruppi servirebbe il ruolo coordinatore delle gemme pervinca; io sono di Napoli quindi potrei contattare la gemma pervinca Giovanna Ferramosca e invitarla a discutere la mia proposta, e inoltre altri colleghi che hanno già manifestato interesse per proposte simili ( Somma, Zucconi, Guida, Pica).

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    3. Ottimo. Sembra tutto molto chiaro.
      Ora però dobbiamo procedere con ordine: la prima cosa da fare è formulare la proposta in modo definitivo e pubblicarla sul post. Se provi a scriverci solo il testo da pubblicare, noi lo controlliamo ed eventualmente ti rimandiamo una proposta aggiustata secondo i nostri criteri (terminologia, riferimenti etc.). Dopodiché, appena concordiamo l'ultima stesura, lo inseriamo col nome e la data.

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    4. La proposta consiste nel girare video amatoriali in cui si discuteranno, in forma semplice, divertente e diretta, le proposte di legge, i casi che suscitano e hanno suscitato maggiore interesse, l’andamento della politica; ma si discuterà,al tempo stesso, anche della facciata più recondita della politica e con essa le conseguenze provocate da alcune scelte prese senza il consenso o all’insaputa del popolo. Inoltre,alla fine dei video, si faranno proposte su come cambiare in meglio tutti gli aspetti negativi che abbiamo sottolineato e i benefici che apporterebbero alla qualità urbana. Una volta creati, verranno controllati dai gestori Bulè e poi pubblicati sul sito e chiunque vorrà potrà postarli su qualsiasi canale informativo virtuale.

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    5. Scriveremmo così:
      "6. Girare video amatoriali in cui si discutano, in forma semplice, divertente e diretta, le proposte di legge, i fatti politici di maggiore interesse, i temi caldi del processo decisionale, in modo da evidenziare le possibili conseguenze di scelte maturate al di fuori di un'effettiva domanda diffusa. Alla fine dei video, si potrebbero confrontare ipotesi alternative in grado di dare risposte efficaci ai problemi in questione. I materiali prodotti sarebbero messi a disposizione di chicchessia per la loro diffusione. Salvatore Speranza 16/6/2015"
      Che ne dici?

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    6. Avete colto in pieno la mia proposta.

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    7. Abbiamo recepito il tutto nel modo che vedi. Ora, se ne hai voglia, potremo anche pensare a come concretizzare quest'ottima idea!

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    8. Ho molta voglia di concretizzare quest’idea siccome sono stanco dello stato attuale del mio Paese , sia dal punto di vista sociale che territoriale, ambientale e culturale. Sarei orgoglioso di motivare la gente ad interessarsi dei problemi e spronarli nel fare qualcosa per risolverli. Come già detto nei precedenti commenti, il punto che accomuna tutti noi partecipanti al blog è cambiare le cose! In questi giorni ho discusso con alcuni colleghi circa la natura e finalità del blog e siamo pienamente concordi sui punti in cui Bulè indirizza il cambiamento. Abbiamo però notato la mancanza di figure per coordinare i piccoli gruppi Bulè che manifestano interesse nel creare iniziative, e inoltre collaborare con loro per sviluppare nuove idee. Questo ruolo potrebbe essere svolto dalle gemme pervinca, le quali potrebbero programmare i giorni in cui tutti coloro che mostrano un profondo interesse per l'iniziativa, possono incontrarsi e discutere gli argomenti da trattare nei video e di conseguenza diffonderli.

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    9. Siamo perfettamente d'accordo. Verifica le tue intenzioni con i responsabili locali e poi facci sapere, in modo da poter decidere subito come procedere.

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  23. Salve, sono uno studente UPTA della Federico ll, leggendo i vari commenti, apprendendo delle numerose forme colorite di protesta, e alle tante, condivisibili idee, mi è sorta una domanda: perché si parla sempre di Noi? Noi chi? Chi siamo? In che scala stiamo ragionando? Un gruppo? Una comunità? Concittadini? Studenti?! Italiani? Persone che vogliono un cambiamento? Individui che hanno voglia di fare? Gente che nella vita ne ha viste tante e cerca una svolta in questo paese? Bene, ma mi sembra che da anni, almeno da quando ho memoria, tante belle idee sono state seguite dal partito e dal movimento di turno, che di conseguenza trovavano un’opposizione sorta da interessi che non stiamo qui a ripetere. L’unità di un popolo passa attraverso un equilibrio socio-economico forte, cosa che da 154 anni manca a questo paese, ovvero fin dalla sua nascita; siamo giovani come nazione, ma non abbiamo saputo trarre spunto dalla nostra letteratura, ma più in generale dalla nostra cultura, dai Verga e Foscolo sino a Pasolini, gli spunti per un’unità sono stati molti e significativi. Vivendo la realtà Napoletana, faccio riferimento ad un evento recente, prendendolo come esempio, ovvero quello delle elezioni regionali. Una lista civica denominata “MO’!” (Proprio per richiamare un popolo tramite la propria lingua all’unità) nata da un gruppo di persone vittime della camorra come Angela Procaccini, da giornalisti meridionalisti come Angelo Forgione e Marco Esposito ma anche da singoli che hanno voluto contribuire alla risalita di questa regione in primis, per poi trovare il SOSTEGNO di altre regioni meridionali pronte a creare un’UNITA’ basata sulla denuncia della metodologia dell’assegnazione di fondi pubblici. Basti pensare alle infrastrutture, senza citare il loro cavallo di battaglia, ovvero quello degli asili nido. Per la cronaca, MO! ha raccolto 18.000 voti, tutti puliti e non comprati, a differenza d’altri. Qualcuno potrà storcere il naso su una politica filoborbonica meridionalista, ma sta di fatto che questa iniziativa ha spinto un gruppo di persone di vari strati sociali a riconoscersi in un qualcosa che sia più di un partito, ovvero un’unità di popolo. Ora, senza citare le grandi propagande che ci sono state in passato, o i movimenti studenteschi degli anni 70’, credo che l’aderire ad un qualcosa di grande, di stimolante per la mente, sia alla base del cambiamento: ognuno ci tiene a lasciare un bel segno d’inchiostro su una bella pagina bianca, cosi come, facendo un salto pindarico, uno stato pulito ed ordinato è più facile da governare. Woodstock è stato un punto di svolta, a dire NOI ci siamo, un NOI grande quanto un continente, ma per l’Inno alla chitarra di Jimi Hendrix vale quanto la morte di Gennaro Faraco, uno di NOI un 25enne morto perché non voleva tradire le aspettative che lui aveva dato alla sua vita.. peccato che a distanza di poco più di un mese nessuno ricordi la sua morte.

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    1. Ti ringraziamo per questo contributo non meno appassionato che corposo. Tanto corposo che fra le tante idee espresse non sapremmo quale scegliere per prima. Vorresti aiutarci selezionando tu stesso la proposta da cui partire? Restiamo in attesa!

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    2. Per prima cosa, l'istruzione.
      Ci sono stati troppi tagli, troppe cose che non sono andate come dovevano, e noi (classe 92/93/94) forse siamo gli ultimi ad averne avuta una più o meno decente. Magari se avessero più voce in capitolo universitari e 'corporazioni' di giovani volenterosi al ministero dell'istruzione, forse passerebbe l'idea che tanto stupidi non siamo, come spesso vogliono farci credere.
      Magari fare delle assemblee (di piazza?) numerose dove oltre a coinvolgere la massa disinteressata, si mostrino le differenze tra vari tipi di governo, di come questi influiscono sulla qualità della vita urbana, ma in generale sulle condizioni di questa.
      Attraverso ciò, far crescere la convinzione che guardano all'estero, il lavoro si può si trovare, ma anche soprattutto creare.

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    3. Pensiamo anche noi che l'istruzione sia un tema rilevante. Vogliamo allora provare a formulare la tua proposta in modo da pubblicarla sul post? A te la prossima mossa!

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  24. La mia proposta consiste nell'organizzare delle consulte studentesche, che abbraccino ogni ramo, di qualsiasi facoltà e indirizzo; una manciata di gruppi da 10/20 persone, motivate, appassionate e con voglia di fare che girino per i licei della propria città e per i paesi della propria provincia, dibattendo non solo dei temi che noi tutti conosciamo, ma, come facciamo qui, provare a formulare delle soluzioni e cercare di perseguirle, in modo tale da stimolare i giovani e creare quell'unità -di cui sopra- che oggi manca in buona parte degli adolescenti. Credo che con cadenza mensile, questo possa essere un qualcosa che getti le basi per una generazione di futuri 20enni, non solo consci delle problematiche del nostro paese, ma determinati a risolverle.. con NOI.

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    1. Pubblicheremmo così:
      "7. Organizzare consulte studentesche
      Si potrebbero costituire dei gruppi di studenti, di qualsiasi facoltà e indirizzo, purché motivate e con voglia di fare. Oltre a sviluppare una riflessione interna, potrebbero girare per i licei della propria città e per i paesi della propria provincia, dibattendo i temi che ci stanno a cuore e cercando di formulare e perseguire soluzioni condivise, in modo tale da stimolare i giovani e creare quella consapevolezza che il sistema vigente tiene sopita in buona parte degli adolescenti. Se si riuscisse a organizzare il tutto con regolarità (ad esempio con cadenza mensile), tutto questo potrebbe gettare le basi per una generazione di ventenni non solo consci delle problematiche del nostro paese, ma anche determinati a risolverle. 19/6/2015 (Manuel Orabona).
      Mandaci le tue controdeduzioni!

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  25. Salve sono una studentessa del corso Upta della Federico II di Napoli. Innanzitutto volevo complimentarmi per il lavoro svolto su questa piattaforma virtuale, e legarmi al tema già discusso nei precedenti commenti dai miei colleghi quello delle "forme di protesta" insieme all'ultimo punto aggiunto dal mio collega Salvatore Speranza. Il metodo dei video trovo che sia molto valido, in quanto oggi giorno nulla influenza di più le persone della rete. Volevo aggiungere, però, che i video potrebbero essere usati non solo per dare una maggiore visibilità al blog, ma anche per essere introdotti all'interno di manifestazioni dove si discutono i temi trattati nei video o inseriti in eventi creati dalle persone che seguono questo blog per discuterne faccia a faccia. Trovo che tutto questo insieme agli altri metodi di protesta e discussione in generali elencati, ci possano aiutare a superare lo scollegamento che c'è nel nostro paese tra ciò che è la legge (la politica in generale) e il mondo reale. L'Italia è il paese delle politiche simboliche, delle "chiacchiere" che non portano mai ad una soluzione, ed è per questo che il lavoro di questo blog dovrebbe avere un risvolto anche al di fuori di internet. Durante gli eventi di cui parlavo prima, si potrebbero quindi, proporre delle soluzioni per far sì che le varie idee e modifiche degli articoli possano avere un riscontro effettivo.

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    1. Siamo abbastanza d'accordo su questa esigenza: ti andrebbe di precisare meglio quale potrebbe essere un approccio operativo in tal senso?

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    2. Mi scuso di non aver risposto in breve tempo e continuo il ragionamento. Il primo punto da trattare è indubbiamente la condivisione, la sua declinazione in chiave collaborativa implica il far riferimento non solo all'atto, sempre più diffuso di tramite o collettore di conoscenze, che l'individuo è chiamato a gestire in forza di una logica della condivisione, ma alla condizione di motore agente, all'assunzione di un impegno civico. La condivisione della “voce di bulè” che passa attraverso mezzi di forte impatto già proposti dai miei colleghi, quali : i social network, le app per i telefoni cellulari e i giornali. Il secondo punto è la partecipazione politica, che è stata da sempre fondamento delle civiltà antiche meglio organizzate, come per esempio le polis greche. La partecipazione politica che si definisce come il prendere parte alla vita politica di una società. Ma basta fare una piccola riflessione per arrivare alla conclusione che nel nostro paese, non esiste una vera partecipazione politica in quanto neanche i governi che ci rappresentano sono stati “votati” direttamente da noi. Dobbiamo allora ripartire dalle basi per costruire un qualcosa di nuovo, si deve ricominciare dai livelli più bassi per arrivare a quelli più alti, come suggerivano i miei colleghi dall’insegnamento nelle scuole, dalle discussioni all’interno di licei e università per creare una coscienza politica che “noi” giovani non abbiamo, perché ci siamo arresi di fronte al fatto che non possiamo fare nulla per cambiare la situazione. La partecipazione politica che comprende la creazione di eventi e manifestazioni per radunarsi attorno ad un idea comune. La partecipazione politica che può essere l’unica soluzione per far quel qualcosa insieme, perché c’è bisogno di affrontare coloro che fanno della nostra bellissima terra, uno scempio. Infine l’ultimo punto, non per importanza, le proposte. Su questo sito non mancano proposte di legge, anzi i loro punti sono stati discussi e ridiscussi, perché allora non possiamo farle diventare dei veri documenti?!?...potremmo raccogliere firme per sostenerle e sempre tramite internet fargli una certa pubblicità. Del resto la costituzione italiana all’art 50 dice: “ Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità”.

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    3. Riscontriamo con piacere nel tuo come in tanti altri contributi recenti l'emergere di una crescente voglia di darsi da fare. Che ne dite di pensare a costituire a tal fine dei piccoli gruppi di lavoro a carattere monografico, che facciano capo a queste pagine e/o al gruppo Bulè su Facebook?

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  26. Buonasera, sono una studentessa della facoltà di Urbanistica (UPTA) dell’ Università Federico II di Napoli.
    Vorrei fare una proposta che riguarda l’organizzazione dei GIS per avere sotto controllo l’evoluzione del tessuto urbanistico e cercare di far fronte al fenomeno dell’abusivismo.
    Mi spiego:
    Avendo necessità di avere tutti i dati della propria abitazione, per pagare IMU TARSU ed altro, ho capito che ogni volta mancava qualcosa, e puntualmente bisogna rivolgersi al tecnico del Comune per reperire quei dati mancanti. Il tutto si rivela, spesso, una sfida impossibile.
    Di conseguenza mi sono chiesta, perché non creare un archivio su ogni fabbricato, una specie di “carta d’identità”.
    Oggi questo sarebbe facile da realizzare dato che abbiamo a disposizione Internet e tanti ottimi software; quindi la cosa più semplice da fare sarebbe “ creare una banca dati del fabbricato” e rendere obbligatorio l’aggiornamento delle variazioni che si apportano sullo stesso sia dal punto di vista strutturale catastale che i passaggi di proprietà.
    Ai dati di base quali :
    Lotto di edificazione , Zona di edificazione del PRG ,
    I dati del progetto , la Conc.Edilizia , o Perm a costruire,
    Dati della volumetria realizzata , la superficie utile ,
    Le varianti che lo hanno interessato, il collaudo statico,
    I dati del certificato di agibilità e i dati catasto.
    Rendere obbligatorio inserire anche :
    I passaggi di proprietà, gli interventi a cui è stato sottoposto negli anni, la manutenzione generale a cui è stato sottoposto.

    la mia proposta è questa :
    Con l’ausilio del programma del GIS, si propone di rendere obbligatorio a tutti i Comuni di creare delle planimetrie digitalizzate, dove selezionando ogni singolo fabbricato, abbiamo tutti i dati a disposizione, e dove ogni volta che viene effettuata una qualsiasi variazione ( strutturale, di divisione interna, catastale ecc…) venga reso obbligatorio integrare questa alla scheda base del GIS.
    In questo modo oltre ad avere sotto controllo l’evoluzione del tessuto urbanistico, possiamo cercare di eliminare il fenomeno dell’abusivismo e gli interventi non autorizzati .

    Francesca Lopardo

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    1. La proposta sembra ispirata a considerazioni interessanti. Per continuare insieme a ragionarci sopra, ti chiederemmo di:
      - "passare" sul post "proposte di legge", perché questo sul brainstorming riguarda soprattutto le idee per rafforzare e diffondere il movimento di Bulè;
      - tradurre questa tua prima formulazione in un testo semplice ed essenziale che possa essere pubblicato su quel post in via definitiva.
      A presto!

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    2. Salve, mi scuso per il ritardo nella risposta, provvederò subito a lasciare il mio commento nell’area “proposte”.
      Francesca Lopardo

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  27. Salve, sono una studentessa UPTA della Federico ll; ho avuto modo di leggere parte del blog e alcuni commenti, di cui condivido appieno lo spirito. Già il nome del blog “boulè” fa capire quanto in questo particolare momento ci sia bisogno di volontà, e quindi di una certa CONSAPEVOLEZZA: quello che oggi è più preoccupante, soprattutto tra i giovani, è una spaventosa negligenza nei confronti della situazione attuale, e della politica, non intesa come governo da parte del partito di turno, bensì nell’accezione più intrinseca del termine. Credo che mai come in questo periodo, dal dopoguerra ad oggi, ci sia
    stata una mancanza di vera democrazia nel nostro Paese: gli ultimi tre governi, infatti, non sono stati espressione della volontà popolare tramite una democratica votazione, bensì il risultato di una vera e propria imposizione del potere, avallato e condiviso dalla Chiesa, dalle lobby delle banche e delle case farmaceutiche, che hanno tratto notevoli vantaggi economici da tutto ciò.
    Conseguenza : siamo uno dei Paesi più corrotti, con un’elevata percentuale di disoccupazione giovanile, i salari sono tra i più bassi in Europa, la sanità pubblica, la pubblica istruzione il sistema
    giudiziario sono al collasso, e in termini di politica estera non siamo all’altezza degli altri Stati.
    Eppure, siamo un Paese consapevole di possedere grandi ricchezze paesaggistiche (sono stati necessari anni per approvare leggi sulla tutela ambientale), abbiamo arte e storia in ogni angolo, tuttavia non facciamo nulla per evitare che venga distrutto tutto quello che di prezioso abbiamo (vedi Pompei, o le grosse e sempre più frequenti alluvioni derivanti da un continuo e prolungato scempio del territorio). Penso sia molto complicato uscire da una tale situazione, ormai consolidata e radicata negli atteggiamenti di una classe dirigente politicamente corrotta, incapace e incompetente. C'è un reale bisogno di cambiare radicalmente lo scenario politico, affinché si possa anteporre il bene comune agli interessi dei singoli. Proprio in questi giorni la Grecia si è mostrata un valido esempio di come la voce del popolo, attraverso il potente strumento del voto, possa ancora tenere alta la bandiera della democrazia, esprimendo il proprio pensiero contro i diktat che provengono dagli alti vertici. A mio avviso, dunque, una delle possibili proposte sarebbe quella di attuare una vera e propria “rivoluzione” intellettuale: il metodo più immediato è quello di raccogliere numerosi pareri e opinioni in termini di proposte di legge, fatti politici di maggiore interesse, e temi riguardanti il processo decisionale, e farli circolare attraverso metodi diversi, come quello proposto dai miei colleghi Speranza e Orabona (attraverso video amatoriali o consulte studentesche), oppure attraverso radio e giornalini locali. In questo modo, sarà possibile creare una rete capillare, che inglobi sia le opinioni degli studenti, sia i pareri di professori o esperti dei vari settori, così da riuscire a trovare delle soluzioni che tentano di dare risposta alle esigenze e alle istanze di diverse categorie. E’ fondamentale consentire a tutti di dar voce alle proprie opinioni per far crescere e per migliorare il nostro Paese, incrementando la circolazione di informazioni che consentono di formare un popolo che possiede tutte le facoltà per opporsi a pressanti imposizioni: questa è la vera democrazia!

    Martina Botti

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  28. Ti ringraziamo per questa corposa e accorata perorazione, da cui traspare un promettente desiderio di darsi da fare. A questo, punto, visto che tu stessa li nomini, ti suggeriremmo di coordinarti con i colleghi Speranza e Orabona per provare a ragionare insieme di qualche iniziativa concreta. Restiamo a disposizione per un fattivo confronto. Buon lavoro e a presto!

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  29. Salve, sono una studentessa frequentante il secondo anno del corso di laurea UPTA della Federico II di Napoli. Ho letto con molto interesse ed attenzione i principi su cui si basa il movimento, gli obiettivi che si prefigge e le modalità che si vogliono adoperare per farlo e ritengo che Bulè sia un punto di partenza molto stimolante per le nuove generazioni. Queste ultime avvertono infatti l’esigenza di un cambiamento radicale della classe politica, ma credo che ormai a causa delle continue promesse di rinnovo mancate siano disincantate. Attraverso questo movimento è possibile scalfire il disinteresse che si è diffuso tra le stesse e spingere i giovani ad essere attivi all'interno della società. Ritengo anche io sia importante, come molti dei miei colleghi hanno sottolineato, che i principi che reggono Bulè vengano maggiormente diffusi specie con l’utilizzo dei mezzi di telecomunicazione che sono oggigiorno uno strumento facile ed accessibile a tutti, per questo credo molto efficaci. Vorrei però fare un'ulteriore proposta, essendo inoltre convinta che sia ancora più facile che una "nuova" società si crei tramite persone che crescano con principi diversi rispetto quelli che governano la vita degli attuali uomini politici: reputo necessario cioè che nelle scuole di ogni grado e nelle università debba essere incrementato e migliorato l’insegnamento dell’educazione civica, in particolare dei principi fondamentali della Costituzione. E’ senza dubbio indispensabile che tale insegnamento sia accompagnato da un processo di educazione e sensibilizzazione ai principi Bulè. E’ soltanto tramite una riforma dal basso che può avvenire il vero cambiamento.

    Antonella Conte

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    1. L'aspetto che ci sembra più interessante della tua riflessione è l'importanza di una cultura civica di base ai fini di una responsabilizzazione collettiva sulla qualità dei processi politici. Verrebbe quasi voglia di provare a tradurre il tutto in una vera e propria proposta di legge. Tu che ne dici?

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  30. Salve, sono uno studente UPTA della Federico II di Napoli, innanzitutto voglio complimentarmi con voi per il lavoro che state realizzando su questo Blog. Nonostante vengono trattati argomenti di natura complessa e procedure lunghe e difficili utili per cambiare il nostro sistema politico, provo molto entusiasmo per questa voglia di cambiamento che state dimostrando. Credo che deve essere ottenuto con i fatti da parte di ognuno di noi, non con le chiacchiere, che secondo diversi miei colleghi non risolvono niente. Sin da quando ho iniziato ad esplorare questa piattaforma virtuale, con grande piacere ho preso atto delle proposte di legge attuate da “Bulè”, utili per cambiare il nostro sistema: quella che mi ha colpito di più è riferita al taglio dei vitalizi ai politici condannati per mafia e corruzione, ciò che condiziona molto il governo del territorio. Io così come tanti altri giovani, voglio cambiare questo sistema di governo, lo dimostro con diverse proposte di legge che con molto coraggio continuo a sostenere, tra cui quella che ho appena citato. Secondo me il primo punto inerente al tema delle “ forme di protesta “, già discusso dal mio collega Speranza Salvatore per quanto riguarda l’emergere di tutte le negatività che i politici nascondono, sarebbe quello di rendere pubbliche le conseguenze riguardo alcune decisioni prese senza il consenso del popolo. Così come l’altro punto inerente alla trasmissione dei video amatoriali, attraverso i quali si mettono in luce i problemi principali generati dalla politica, commentandone le proposte di legge che sono particolarmente lesive per il popolo, spiegandone le ragioni per il quale sono ritenute più efficaci ed efficienti. Si tratta di un’ ottima proposta di legge per ristrutturare questo sistema di governo. Credo che bisogna concretizzarla molto, anche perché al mondo d’oggi nella maggior parte dei casi funziona molto sul Web, ma non oltre. La mia proposta è quella di cercare di convincere anche l’altra parte del popolo, che oggigiorno viene informata dai mass – media, che il più delle volte trasmettono informazioni distorte senza un determinato principio di trasparenza. Penso che sia molto utile la formazione di diversi movimenti rivoluzionari, che si impegnano nel rigenerare questo sistema di governo. Sono d’accordo che si continuano a realizzare diverse manifestazioni nelle piazze per far sentire la nostra voce, che si va nei Talk Show televisivi, per trasmettergli la buona informazione. Oltretutto propongo di realizzare diversi decreti legislativi, referendum abrogativi utili per cambiare definitivamente questo sistema di governo, in modo da incrementare lo sviluppo del nostro paese, dare al popolo ciò che le è necessario. Visto e considerato che oggigiorno il governo del popolo non è più un sistema di governo in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente dall’insieme dei cittadini, ma si sta trasformando in una sorte di “ sistema di malaffare “. Un esempio sono i cittadini greci che hanno preso una decisione, che tuttavia proietta la stessa Unione Europea verso scenari inediti, che richiederanno a tutti sin d’ora, senso di responsabilità, lungimiranza e visione strategica.
    Questa è la vera Democrazia!


    Vittorio Amendola

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    1. La tua appassionata riflessione ci inorgoglisce e ci conforta. Come in altri casi, la parte che più apprezziamo è il tuo richiamo alla necessità di perseguire risultati concreti. In quest'ottica proponi inoltre un buon numero di ipotesi operative che vedresti volentieri attuate,
      Per poter essere ancora più concreti, ti andrebbe allora di selezionare fra queste un'unica questione da poter sviluppare insieme?

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  31. Salve a tutti ,mi chiamo Grazia di marzo e sono una studentessa del corso UPTA della Federico II di Napoli, ho letto alcuni argomenti e commenti presenti su questa piattaforma. Io vorrei porre l'attenzione sui siti dismessi ormai divenuti contenitori vuoti e in disuso. Purtroppo con la crisi che attanaglia l'Italia .ormai da qualche anno,questi "contenitori"specie quelli industriali sono aumentati come è aumentato il fabbisogno di abitazioni per persone socialmente deboli. Perché non proporre la riconversione degli edifici dismessi in abitazioni per soddisfare il bisogno abitativo per i meno abbienti?
    Grazia Di Marzo

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    1. E' un'idea interessante, ma non facile da attuare. Spesso i vuoti urbani restano inutilizzati perché nessuno trova conveniente investirci. E quest'ostacolo diviene ancora più arduo da superare quando vi si associno politiche di sostegno sociale che comportano ulteriori vincoli alla redditività. Secondo te come si potrebbe fare a riuscirci comunque?

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  32. Per me l' ostacolo principale é la pubblica amministrazione poiché e costituita da figure politiche con nessuna competenza in materia.I siti vivono una realtà di totale abbandono per anni per poi essere solo argomento di una pubblicità politica per raggiungere i loro scopi di potere sul territorio per poi abbandonarli di nuovo a se stessi e nel totale degrado!quindi per me la pubblica amministrazione deve essere rappresentata da figure competenti in materia occupandosi principalmente degli interessi dei cittadini e non di quelli personali....la candidatura alle amministrazioni dovrebbe essere selezionata in base alle competenze!non accetto che una figura con una laurea in lingue sia assessore all urbanistica.

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    1. In linea di massima condividiamo le tue perplessità. Che soluzioni ti sentiresti di proporre in termini operativi?

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  33. Salve sono uno studente del corso di laurea UPTA dell' università FedericoII di Napoli.
    Sono convinto che oggi rispetto al passato la piu grande forma di protesta e migliorameto è la rete,dove chiunque può
    portare avanti le proprie teorie ed essere ascoltato ed apprezzato.
    Con ciò voglio fare un esempio di come nella mia città (Bacoli), un ragazzo di appena 28 anni è riuscito grazie ad un blog
    da lui formato , senza avere remore nell'esposizione delle proprie idee e per amore del proprio paese,sia riuscito a diventare prima consigliere comunale e poi finalmente
    dopo 8 anni di lotta,sindaco. L'attuale sindaco di Bacoli ha saputo unire i metodi di comunicazione moderni con una linea di pensiero altrettanto moderna e attuale.
    Allo stesso tempo, però, non si è mai dimenticato del contatto con le persone , di manifestare le proprie idee esponendosi in prima persona,
    senza nascondersi dietro un blog.
    La mia proposta è, dunque, quella di utilizzare i vantaggi comunicativi che la rete e la tecnologia attuale offre, la possibilità che si ha
    di raggiungere e comunicare in breve tempo con milioni di persone, di utilizzare la rete come strumento aggragativo e di comunicazione volto all'organizzazione
    di eventi e incontri dove poter discutere e confrontarsi sulle reali necessità della comunità.

    Valerio Guidotti.

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    1. Questa tua opinione pare condivisa da molti dei tanti colleghi che ci hanno onorato dei loro commenti. Scorrendo questi post ti sarà facile individuarli. Alcuni sono arrivati a fare proposte molto vicine all'operatività: perché non unite le forze e date inizio a qualcosa di concreto? Noi siamo a vostra disposizione per qualsiasi forma di supporto.

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  34. Salve, sono uno studente UPTA della Federico II.
    Leggendo con attenzione ed interesse i principi ispiratori, gli obiettivi, e le proposte esposte nel blog “Bulè”, ne sono rimasto molto sorpreso e positivamente impressionato nel constatare che molte persone, soprattutto giovani, hanno metabolizzato il concetto che solo da un concreto movimento di confronto democratico delle idee si possa pervenire alla soluzione di molti problemi di natura civico-sociale.
    Ho apprezzato questo blog per diversi motivi:
    -in primo luogo per avere una carrellata dei diversi temi di confronto;
    -per ogni proposta c’è sempre una risposta o una controdeduzione del moderatore di Bulè, che costituisce sempre un gradevole invito di partecipazione al dibattito;
    -perché ci si può esprimere sempre liberamente, senza conformismi, ed in maniera diretta, senza imposizioni del “guru” di turno.
    La proposta che mi accingo ad esporre nasce dalla seguente considerazione: la cattiva gestione delle Amministrazioni Pubbliche, nel corso degli anni, ha prodotto , tra l’altro, oltre ad un enorme danno economico per il Paese, la disaffezione ed il disinteresse dei cittadini per la politica in generale. Mancando la partecipazione collettiva alla politica e ritenendosi i cittadini impossibilitati a cambiare l’andamento delle cose, si è prodotta nel popolo un’autoesclusione da ogni forma partecipativa e di dibattito in ogni ambito della gestione pubblica, consentendo in tal modo a gruppi di politici, non significativi per numero e di scarsa stimabilità, di far passare idee e decisioni di dubbio interesse pubblico.
    Il dibattito ed il confronto delle idee stanno, quindi, alla base di qualsiasi progresso culturale e socio-economico, pertanto ogni sforzo in tal senso va in favore di una concreta crescita della nazione.
    E’ pur vero che gli argomenti sono innumerevoli ed ognuno va affrontato con grande impegno e perizia nella totalità degli aspetti, ma la cosa importante è il metodo: diffondere in modo semplice ed accessibile a tutti gli aspetti di un problema pubblico, in modo da consentirne a tutti la presa di coscienza con la possibilità di trovare soluzioni idonee e trasparenti.
    Ma tornando al contributo personale che vorrei dare per una comunicazione più accessibile, penso bisognerebbe scegliere una piazza che diventi un punto di riferimento e di incontro per persone che vogliano trascorrere un po’ di tempo libero in clima di cordialità e di relax al termine di impegni di lavoro. Organizzare ivi degli spettacoli in forma poco convenzionale tipo: “di strada” in chiave, anche satirica, con attori vocati all’umorismo ed alla battuta di spirito che siano capaci di coinvolgere, partecipativamente, gli spettatori su argomenti attuali e di pubblico interesse e che siano: diretti, brevi, semplici da comprendere ma soprattutto stimolanti verso un dialogo allargato ai partecipanti ed a possibili esperienze vissute, attinenti l’argomento rappresentato. Il supporto organizzativo e la promozione di tali piccoli eventi saranno ovviamente affidati alla forza mediatica di internet attraverso vari social network.

    Alessandro Zannotti

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    1. Se da un lato la tua accattivante proposta è decisamente originale, dall'altro rientra in uno scenario operativo che pare abbastanza condiviso tra i frequentatori di questo blog.
      Quello che suggerisci sembra inoltre implicare la disponibilità di capacità tecniche non indifferenti. Ma forse, se ti è venuta in mente un'idea simile, è perché o sei tu stesso in grado di fare qualcosa di buono, o comunque sapresti dove andare a cercare i soggetti adatti. Se tutto questo fosse vero, allora si potrebbe sviluppare l'idea in modo più fattivo, coinvolgendo anche gli altri che si sono espressi in modo affine...
      Attendiamo con interesse un tuo riscontro.

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  35. Salve sono uno studente UPTA della Federico II di Napoli, intervengo per sostenere pienamente la proposta fatta dal mio collega Alessandro Zannotti, che consiste nella realizzazione di spettacoli in forma poco convenzionale, da parte di attori vocati all’umorismo ed alla battuta di spirito, che nello stesso tempo sono capaci di coinvolgere partecipativamente, gli spettatori su argomenti attuali e di pubblico interesse. Credo si tratti di un’ottima iniziativa pubblica, utile per concretizzare questa “ forma di cambiamento “ che oggigiorno soprattutto noi giovani continuiamo a diffondere, ed è molto utile per far sì che il popolo non si autoescluda da ogni forma partecipativa e di dibattito in ogni ambito della gestione pubblica. Una delle cause principali che purtroppo ostacola questa “forma di cambiamento”, come ho già sottolineato in un intervento precedente è la trasmissione di informazioni distorte senza un determinato principio di trasparenza da parte dei mass – media, il più delle volte sono gestiti dalla nostra classe politica. Sono d’accordo con diversi miei colleghi che per combatterla bisogna attuare una vera è propria rivoluzione intellettuale, ovvero introdurre una riforma dal basso. La mia proposta è quella di realizzare un “ Forum comunale dei giovani “, composto da molti professionisti in grado di realizzare convegni, seminari ed attraverso i mass – media far conoscere all’altra parte del popolo tutti i problemi legati al territorio. A mio avviso solo così il popolo può metterli in luce nei confronti di questa classe politica!

    Vittorio Amendola

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    1. Anche questa ci pare un'idea fertile. Come diresti di muoversi?

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    2. Mi scuso di non aver risposto in breve e continuo il ragionamento.
      Al Forum bisogna riconoscere un ruolo consultivo, non vincolante, sulle questioni che rientrano nel settore delle politiche giovanili che riguardano in modo più ampio i giovani. Lo scopo deve essere il coinvolgimento dei giovani all’interno del mondo amministrativo – istituzionale, formandoli in modo concreto e fattivo per diventare gli amministratori del domani. Bisogna seguire un trend democratico per la scelta dei rappresentanti, seguendo fino a quanto compatibile la normativa delle elezioni amministrative.
      Il Forum Comunale deve realizzare alcune proposte:
      -per definire obiettivi e programmi, relativi alle politiche giovanili dell’Amministrazione Comunale;

      -per promuovere e realizzare iniziative in materia di politiche giovanili, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale ed affiancarla in una strategia di informazione e di comunicazione che coinvolga istituzioni, aggregazioni ed associazioni, in rapporto organico con la rete distrettuale degli Informagiovani, che sinergicamente interagiscono con l’intera attività del Forum.

      I compiti che devono rientrare nel Forum devono essere:
      -esprimere pareri consultivi, anche su richiesta degli organi istituzionali del Comune, su iniziative dell’Amministrazione, rivolte ai giovani;
      -presentare rilievi e proposte agli organi istituzionali del Comune, in relazione alle attività e ai servizi comunali che incidono sul mondo giovanile e proporre argomenti che potrebbero essere posti all’ordine del giorno della Giunta;
      -verificare la coerenza e la rispondenza di atti e provvedimenti dell’Amministrazione ai programmi e alle finalità concordate nelle materie di interesse giovanili;
      -promuovere iniziative pubbliche, convegni, ricerche in materia di politiche giovanili;
      -organizzare, con l’ausilio del Comune, iniziative culturali, sportive, turistiche, sociali e ricreative idonee a soddisfare le esigenze di svago e sano impiego del tempo libero dei giovani;
      -promuovere progetti a livello locale, provinciale, regionale e comunitario, anche in collaborazione con Enti Pubblici, Associazioni ed altri forum; definire le aree di interesse relativamente alle politiche giovanili ed eventualmente istituire commissioni;
      -esaminare e fare propri i documenti elaborati dalle varie Commissioni; favorire la costituzione di un sistema informativo integrato fra Amministrazione Comunale, giovani e aggregazioni giovanili, rispetto ai bisogni emergenti sul territorio comunale e agli interventi ad essi relativi;
      -promuovere forme di volontariato e di collaborazione con i servizi dell’Amministrazione Comunale rivolti ai giovani; convocare, almeno una volta l’anno, l’assemblea pubblica per presentare il proprio programma;
      Credo che funzionerebbe in modo efficiente.

      Vittorio Amendola

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    3. La tua proposta è ammirevolmente articolata e riflette un'attenta considerazione degli aspetti organizzativi. Ciò che a nostro avviso resta il problema più arduo da risolvere è: come si riesce a innescare tutto ciò? Contiamo che anche su questo aspetto sarai in grado di sviluppare riflessioni interessanti. A presto!

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  36. Salve, sono una studentessa del secondo anno del corso di ‘Urbanistica-Paesaggio-Territorio-Ambente’. Ho letto attentamente i contenuti del blog e i commenti dei miei colleghi per farmi un’idea generale di cosa pensassero a riguardo. Innanzitutto sono molto colpita dall’entusiasmo e dalla voglia di fare che trasmette Bulè nel cercare di diffondere i suoi principi ad una più grande e variegata gamma di persone.
    Inizio col dire che, a mio avviso, uno degli aspetti fondamentali ed innovativi che ha caratterizzato/caratterizza la nostra epoca è stato/è l’avvento dei social. Non v’è, quindi, metodo più potente e persuasivo di essi per divulgare le informazioni ed, in questo caso, per diffondere i principi di Bulè. Condivido, per questo motivo, tutte le proposte fatte dai miei colleghi in termini di divulgazione digitale; ed inoltre ho trovato altrettanto intelligente l’idea di altri, quali Conte e Orabona, che hanno proposto interventi che’ partono dal basso e vanno verso l’alto’. Si inizia dalle piccole cose per andare a trattare tematiche di rilevanza maggiore, istituendo all’interno delle scuole l’insegnamento all’educazione civica mirante alla ‘sensibilizzazione’ dei ragazzini circa le tematiche inerenti i principi di Bulè. Non condivido, invece, coloro che scelgono come metodo di divulgazione le forme di protesta poiché comportano problemi di congestionamento, di inquinamento acustico e di traffico veicolare senza ottenere, la gran parte delle volte, risultati concreti. La mia proposta innovativa consiste nel redigere un giornalino Bulè che possa raccontare i fatti di maggior rilievo accaduti tra le classi politiche al governo. Oltre alla redazione Bulè prendono parte alla stesura del giornalino giovani collaboratori, giornalisti, comuni studenti universitari che abbiano esperienze da raccontare e idee da esporre e docenti universitari esperti in vari settori che siano mossi da interesse.
    Qualsiasi sia la modalità di propaganda e diffusione, credo che la componente essenziale sia la sua capacità di persuasione, di generare azioni e convincimenti di massa perché come qualcuno ha detto nei commenti precedenti ‘un gruppo di persone che condivide un obiettivo comune può raggiungere l’impossibile’. Inoltre io aggiungo questa frase tratta dal film Inception del 2010: “Qual è il parassita più resistente? Un'idea! Una singola idea della mente umana può costruire città! Un'idea può trasformare il mondo e riscrivere tutte le idee! “

    Denise Di Mauro

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    1. Ottimo e abbondante! Tanto abbondante che sentiamo il bisogno di partire da una sola delle tante carte che hai messo in tavola. Tu quale sceglieresti?

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  37. Salve, sono una studentessa del corso di laurea UPTA della Facoltà di Architettura di Napoli Federico II. Dopo un' accurata lettura di questo blog e dei vari commenti dei miei colleghi, sono rimasta colpita dall' importanza della divulgazione degli ideali di Bulè in quanto spesso la nostra generazione ignora tutte le vicende politiche e sociali. Per questo vorrei proporre di partire dai social network (attrazione per i giovani), per organizzare un "massive flash mob", ovvero un flash mob che ha come caratteristica quella di radunare migliaia di persone in modo pacifico, nello stesso luogo e nello stesso momento riempiendo piazze, parchi o monumenti. I partecipanti potrebbero indossare una maglietta di color pervinca con il logo di Bulè e iniziare a canone a cantare l'inno di Bulè o a discutere in modo semplice e divertente dei temi più importanti della nostra attualità come le proposte di legge, le decisioni omesse al popolo da parte del Governo, etc. Le regole dell'azione di norma vengono illustrate ai partecipanti pochi minuti prima che questa abbia luogo, ma se necessario possono essere diffuse con un anticipo tale da consentire ai partecipanti di prepararsi adeguatamente. Tutto ciò può essere accompagnato registrando con qualsiasi oggetto capace di fare video (idea del mio collega Speranza), in modo da divulgare questi tramite social network e in modo da organizzare un vero e proprio calendario in tutta Italia per appuntamenti di "massive Bulè flash mob" alla fine dei quali è possibile lasciare commenti, idee o eventuali raccolte firme. In questo caso è valido lo slogan che abbiamo desunto da Marilyn Monroe: “Meglio essere assolutamente ridicoli che assolutamente frustrati!”
    Sara Grillo.

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    1. Questa tua idea e soprattutto la sua argomentazione ci sembrano perfettamente in linea con i nostri intendimenti. Se sei d'accordo, vorremmo inserirla al più presto fra le proposte di questo post. Con che testo preferiresti che fosse presentata?

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    2. Salve, sarei molto onorata di poter inserire quest' idea nelle proposte di questo post.
      Con il testo: " Organizzazione di un calendario nazionale d' incontri di "massive Bulè flash mob", ovvero un flash mob che ha come caratteristica quella di radunare migliaia di persone in modo pacifico, nello stesso luogo e nello stesso momento, per la divulgazione dei temi più importanti della nostra attualità come le proposte di legge, le decisioni omesse al popolo da parte del Governo, etc.
      Durante questi incontri sarà possibile registrare l'iniziativa con qualsiasi oggetto capace di fare video, in modo da divulgare questi tramite social network.
      Alla fine di ogni incontro sarà possibile inoltre, lasciare commenti, idee o organizzare eventuali raccolte firme."
      Sara Grillo.

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    3. Inseriremmo così:
      "Organizzazione di un calendario nazionale di "massive Bulè flash mob".
      Si tratta di radunare ogni volta il maggior numero di persone possibile in un luogo pubblico, per affrontare un tema scottante del processo decisionale (proposte di legge, decisioni indebitamente procrastinate, sentenze antidemocratiche etc.).
      Durante questi incontri saranno realizzati video da divulgare tramite social network.
      Alla fine di ogni incontro saranno raccolti commenti e proposte e si avvieranno raccolte di firme."
      Che ne pensi?

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    4. Avete colto in pieno le mie proposte.

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  38. Salve, sono una studentessa del C.d.L Urbanistica Paesaggio Territorio e Ambiente della 'Federico II' di Napoli. Leggendo i temi affrontti nel blog e soffermandomi su alcuni di essi, mi sono resa conto della complessità degli argomenti trattati. La meta-politica non è sicuramente un argomento a cui mi ero mai interessata prima d'ora. Gli argomenti trattati nel blog sono molto articolati e complessi ma vengono esposti in modo tale da cogliere facilmente il concetto. Ho 23 anni e al momento mi sento distaccata dalle questioni politiche che interessano il paese, non per menefreghismo ma semplicemente perché non mi sento ben rappresentata e tutelata da chi dovrebbe farlo. Vorrei potermi riconoscere o per lo meno appoggiare il pensiero in una delle forze politiche attualmente in campo. La politica che dovrebbe soddisfare i bisogni di tutti ultimamente sembra soddisfare unicamente i propri interessi. Permettetemi questo aggettivo, ma credo che sia davvero triste assistere a ciò. Noi giovani viviamo in un paese che politicamente non ci rappresenta, un paese mosso dalla corruzione, che sta sprofondando in una crisi economica, sentita e che pesa tanto alle persone “comuni”, che stringe sempre più la morsa su coloro che non riescono ad arrivare dignitosamente alla fine del mese. Quindi credo, soprattutto spero, che un cambiamento radicale può avvenire. Per far sì che accada bisogna fare in modo che lo Stato mostri apprensione verso le esigenze di tutti gli Italiani, e non di quei pochi privilegiati che continuano a lucrare alle spalle del popolo riscaldando una poltrona in parlamento.

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    1. E' proprio per poter finalmente affrontare questi problemi in modo razionale e sereno che abbiamo lanciato questo blog, che, grazie alla collaborazione di tutti voi, sta rapidamente crescendo, sia per ricchezza di contenuti che per risultati di diffusione. Per proseguire in questo cammino, speriamo di sentirti presto con ulteriori apporti. Buon proseguimento!

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  39. Salve, vorrei introdurre una nuova discussione su questo blog. Sono oramai casi sempre più evidenti quelli che riguardano l'abbandono e il disuso degli ex impianti industriali situati nelle periferie delle nostre città. So bene che l'investimento per una riqualificazione prevede dei costi molto alti, e gli imprenditori non corrono il rischio di imbattersi in una situazione così "impegnativa". Non sarebbe possibile attuare delle politiche che in qualche modo aiutino a sostenere queste riqualificazioni? Magari dei finanziamenti che alleggeriscano la spesa agli imprenditori ma che portino a dei risutati migliori?
    Una buona pianificazione credo che debba prevedere anche questi casi, non ha senso progettare buone città se poi il loro intorno è costituito da edifici dismessi, che oltre alla loro pericolosità dovuta al decadimento delle strutture producono a lungo termine livelli di inquinamento ambiebtale sempre più evidenti?
    Sarà abbastanza spinta come proposta, ma se il cambiamento (in generale) deve avvenire a partire da noi giovani, allora perchè non azzardare?!
    buona giornata.
    Simona Mascolino - UPTA UNINA

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    1. La tua proposta non è affatto spinta, anzi... Politiche per il riuso delle aree dismesse sono diffuse ovunque da tempo. In Italia, ad esempio, i P.R.I.U. ed altri strumenti consimili hanno già alle loro spalle una ventina d'anni di storia, con esiti abbastanza confortanti.

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  40. Salve sono uno studente del corso di laurea UPTA della Facoltà di Architettura di Napoli Federico II. Dopo un attenta lettura del blog, sono rimasto particolarmente colpito dai principi su cui si basa il movimento. Questo ha nutrito in me un particolare interesse, poiché sono uno studente che nutre in se una forte voglia di cambiamento della società odierna. Rifacendomi ai commenti dei miei colleghi, penso che sia fondamentale che ci siano delle basi sin dalle scuole primarie che facciano suscitare interesse nei giovani di quel che gli accade intorno. Infatti penso che il problema fondamentale delle nuove generazioni, non sia la disinformazione, poiché la rete, tanto amata dai giovani, offre tantissimi canali di informazione a cui attingere notizie. Bensì secondo il mio modesto parere, per poter far fronte a questo problema, ci vorrebbe una riforma che parta dal basso. Infatti la mia proposta, rifacendomi a quello che già hanno proposto i miei colleghi, è quella di aumentare le ore di educazione civica nella scuola affinché l’interesse dei ragazzi possa accrescere maggiormente. Solo tramite questo insegnamento, le generazioni future saranno pronte ad una sorta di cambiamento innescato dai principi fondamentali su cui si basa Bulè. Inoltre penso che la figura dell’educatore sia necessaria come trampolino di lancio nel suddetto processo. Diversamente da come si svolgevano le lezioni e del rapporto che c’era con i professori prima, di qualsiasi grado di istruzione, è cambiato radicalmente. Prima il professore era non solo colui che ti spronava allo studio di determinate materie scolastiche, ma era anche una sorta di guida a come affrontare problemi di vita quotidiana; era colui che utilizzava la scuola anche per formarti come persona all’interno della società. Egli ti aiutava a focalizzare quali erano i principali problemi della società e faceva nutrire in te un grande desiderio di riforma. Oggi questo non c’è o almeno nella maggior parte dei casi. Quindi, oltre alla figura del professore come educatore, ci vorrebbe la figura del professore come guida dei ragazzi, affinché possa far accrescere in loro maggiore interesse nei riguardi della società.
    Saturnino Cerino

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    1. Siamo totalmente in linea con la tua sensibilità, anche se troviamo difficile riformare il sistema dall'interno senza averne prima riformato i meccanismi di delega decisionale. Però quest'idea di lavorare sulla materia "Educazione fisica", sottesa anche in altri commenti che abbiamo ricevuto, riscuote senz'altro il nostro immediato interessamento. Tu come penseresti di procedere?

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  41. Salve, ho letto un po i commenti e volevo trattare un argomento molto generale, quando si parla di Democrazio in italia molto spesso non si sa di cosa si parla, io in questo momento vivo in Ungheria, e come tutti sappiamo, (e come tutti dicono), "L'ungheria ha una falsa democrazia" "Viktor orban è un dittatore" questo di dice fuori i bordi della Pannonica terra, non molti sanno, che la vera dittatura qui, è stata fatta dalle pressioni dell UE, verso uno stato che non si è voluto inginocchiare alle pressioni; Zeus si innamorò di Europa, l'Ungheria no! vi invito a leggere questo articolo : ( http://news.you-ng.it/2013/03/24/7993-quello-che-non-ti-raccontano-sulla-non-dittatura-ungherese/ ) e rendiamoci conto, che forse la vera democrazia noi non l'abbiamo, se solo pensi che i soldi che tocchiamo tutti i giorni non sono nostri, non sono del nostro stato, cosa sono? un numero, di banche europee, che per produrli allo stato gli fa pagare di più del lavoro nominale della banconota... due conti non li facciamo? in Ungheria quando Orban ha proposto la nazionalizzazione delle banche, è scoppiato un putiferio in tutta europa... ma credo sia più democratico quello che come funziona l'Euro.... qui a Budapest, la dittatura io non la vedo, anzi, si vive anche molto bene.

    Daniele Limongello

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    1. Perdona la franchezza: ma a noi che ce ne viene in tasca? O intendi proporre l'Ungheria come modello di "vera democrazia" per il futuro del nostro paese, che dell'Unione Europea è membro fondatore?

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  42. Salve sono Rita GALLO una studentessa della facoltà di urbanistica, paesaggio, territorio e ambiente UPTA della Federico II, vorrei fare una riflessione sul significato della democrazia.
    La democrazia è una forma di convivenza in cui la libertà delle persone, la non violenza, la protezione delle minoranze e la difesa dei deboli sono valori fondamentali: è una forma di governo in cui opera la distinzione fra potere legislativo, potere esecutivo e potere giudiziario.
    Il concetto di democrazia in cui la critica è tollerata e stimolata, in cui i governanti sono scelti dal popolo e in cui ci sono gruppi politici con programmi contrapposti è il fondamento dei governi occidentali.
    Allora perché la maggior parte dei cittadini è insoddisfatta delle istituzioni politiche che ci governano?
    In Italia ha preso il sopravvento una pletora di partiti ognuno con programmi che all’apparenza sono favorevoli ai cittadini ma che poi risultano privi di fondamento e tesi solo al raggiungimento dei loro fini.
    Purtroppo il potere economico domina il potere politico che ne e portatore di interessi.
    In Italia tutte le Istituzioni sia centrali che periferiche sono guidate da rappresentati che fanno capo a partiti politici che ne determinano l’andamento.
    I problemi che affliggono gli italiani il più delle volte rimangono irrisolti, così ci ritroviamo a riempire un’infinità di moduli per ogni richiesta e a girare nei vari uffici; questo perché abbiamo una classe dirigenziale numerosa che non può essere toccata adagiandosi su cavilli e una miriadi di leggi che la proteggono. Così abbiamo enti che si occupano della medesima materia e con rappresentanti politici di partiti diversi con diversi interessi: va bene il confronto ma bisogna trovare soluzioni pratiche alle necessità di cui abbisognano i cittadini e non solo promesse vane.
    Ad esempio il problema dei rifiuti sta a cuore a tutti ma la risoluzione risulta gravosa e irrealizzabile in quanto nessuna comunità territoriale è disposta ad accettare la presenza di inceneritori nelle proprie vicinanze e con l’aiuto dei rappresentanti politici di opposizione fanno in modo di bloccarne la realizzazione senza offrire alternative valide.
    La tolleranza assoluta è nemica della democrazia e bisogna porre dei limiti per l’interesse della collettività.
    Altro esempio è il sistema sanitario che godeva la fama di essere uno dei migliori, per colpa della burocrazia politica, sta precipitando: un cittadino che deve sottoporsi ad accertamenti diagnostici e specialistici deve mettersi in lista di attesa il più delle volte di mesi e quindi è costretto a rivolgersi a centri privati escludendo quindi i meno abbienti che ne pagano le conseguenze.
    Posso dire che ci ritroviamo con un sistema istituzionale imperfetto in cui i rappresentanti politici deludono le aspettative degli elettori.
    La democrazia intesa come una serie di istituzioni dovrebbe dare la possibilità di controllare e soprattutto sostituire i governanti proprio perché sono stati scelti dal popolo.

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    1. Condividiamo tutte le tue recriminazioni, che sono alla base del nostro agire. Ma perché non provi a dire anche qualcosa di davvero utile a migliorare questa situazione che tutti detestiamo?

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  43. Salve,sono Francesca Amitrano una studentessa iscritta al terzo anno del corso di laurea in urbanistica, paesaggio,territorio e ambiente.
    A.T.L, la prima sigla, il primo acronimo che mi è balenato per la mente leggendo i vari commenti e le accese discussioni del blog.
    A.T.L. acronimo di ‘’Against The Lobbies’’. Intraprendere una battaglia per denunciare tutte quelle pseudo-leggi che il nostro pseudo-Governo (dato che oramai è chiaro ai più che le Elezioni Amministrative Italiane, anzi direi Europee, si tengono in terra Alemanna ) vara ogni giorno non tenendo conto del vero benessere per i cittadini ma cercando di preservare , in modi a volte talmente palesi e arroganti, lo status quo della Casta. Ed attenzione, per Casta sicuramente non intendo esclusivamente i rappresenti di Montecitorio e Palazzo Madama, ma tutte quelle Lobbies che oramai hanno costituito una rete di clientes all’interno del nostro Stato ed hanno creato una politica di domanda/offerta gestita esclusivamente da piccoli gruppi di persone che si arricchiscono sempre più ed impoveriscono nel contempo il nostro Paese. Se ci soffermiamo a riflettere , le lobby sono ovunque , in tutti i campi , da quello Sanitario a quello Amministrativo , da quello Bancario a quello Assicurativo , dal Farmaceutico all’ Energetico , non esiste campo in cui il nostro Governo non abbia fatto leggi ad-hoc e tenuto pseudo processi contro questi poteri silenti che oramai sono talmente tanto radicati nel tessuto sociale ed avvinghiano il paese come un Cancro. Esempi lampanti potrebbero essere il decreto Salvabanche del 2015 o il maxi processo contro le case da gioco di Video Poker del 2013(multa scontata da 98 Miliardi a 611 Milioni!!) ma potrei elencarvi in ogni altro singolo settore gli assurdi che le varie Lobby hanno creato e che il nostro sistema di Governo ha avallato negli anni(penso all’iva sulle accise della benzina, in pratica una tassa sulla tassa). Il primo step della mia proposta (pars destruens) sarebbe quella di utilizzare tutti i canali social ed attivarsi con manifestazioni di piazza, atti concreti insomma, per puntare i riflettori su queste persone che ,nell’ombra, stanno distruggendo il nostro Paese. Il secondo step (pars costruens) sarebbe quella di promuovere la formazione di un Organo di Stato preposto alla lotta contro queste persone e questi poteri. Certa di un vostra celere risposta ,vi invio i miei più cordiali saluti.

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  44. Apprezziamo molti il tuo contributo: ben documentato, efficacemente strutturato e impreziosito da una fertile componente propositiva. Il nostro intendimento (di Bulè e della più parte di quanti ci hanno inviato commenti in chiave operativa), sarebbe quello di lavorare per temi, selezionando di volta in volta una questione capace di coagulare una chiara maggioranza di pareri ragionevoli (non le solite sparate xenofobe sul non-problema dell'immigrazione) e costruirvi intorno quelle iniziative di protesta che tu stessa hai indicato. Il nostro problema in questo momento è che siamo ancora troppo pochi e disorganizzati per passare a un'azione sul campo.
    A proposito: a te andrebbe di coordinare qualche accolito?

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  46. Salve, sono uno studente della facoltà di Urbanistica Paesaggio Territorio e Ambiente della Federico II di Napoli.
    Vorrei soffermare la mia attenzione su due punti dei sette elencati:
    "Pensiamo a forme creative di protesta" e "Sviluppiamo giochi di parole con le sigle ". Mi soffermo su queste due dal momento in cui, secondo il mio punto di vista, le ritengo particolarmente collegate. Una questione che andrebbe affrontata a mio avviso è quella che riguarda le auto blu adoperate smisuratamente dai politi (cito uno dei migliaia di abusi dei politici nel nostro paese). Una forma di protesta, estremamente pacifica potrebbe essere l'utilizzo di una maglia bianca con una striscia blu che divide in due il bianco originale della maglia.
    Ipotizzando che la maglia bianca sia l'Italia e i suoi abitanti , la striscia blu (con riferimento alle auto) è la classe politica, così come questa strisci blu divide in due la maglia, la classe politica divide in due l'Italia: da una parte ci sono loro che godono di tutti i benefici possibili dall'altra c'è il popolo che è costretta a vivere in una situazione talvolta disastrosa, sotto tutti i punti di vista possibili . La forma di protesta sta nell'andare a lavorare, andare all'università oppure semplicemente uscire per un caffè, tutti con la stessa maglia, senza organizzare manifestazioni violente o bloccare la viabilità urbana. Tutti uniti, nello stesso momento, in settori differenti della società
    Ritengo di poter collegare il gioco di parole poichè immagino che sulla parte posteriore della maglia , collegandomi alla forma di protesta, potremmo inserire un gioco di parole "A.B.D" : "Against blue difference "

    Luca Maddaluno

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    1. L'idea è senz'altro originale e divertente. Magari non troppo facilmente comprensibile da parte di una persona poco informata. Varrebbe la pena di dedicarci un po' di tempo a perfezionarla, eventualmente estendendola a temi non meno scottanti e coinvolgenti. Se ti va, restiamo a tua completa disposizione.

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  47. Salve, sono uno studente della facoltà di Urbanistica Paesaggio Territorio e Ambiente della Federico II di Napoli. Da scarso politicante, mi viene da dire che oggi nella politica italiana non ci sia neanche più una rappresentazione di fazioni politiche(cos' è la destra...cos' è la sinistra..citando Gaber)ma di un unica casta che gode di sopraelevati privilegi e autoelegge i propi leaders. Oltre alle auto-blu,un alto privilegio che ha suscitato scalpore è quello del "ristorante" dei politici.Come forma di protesta si potrebbe adottare in numerosi ristoranti"il menu -politico"per far provare ad un normale cittadino il menu consumato da uno della casta.Un nome per un ristorante potrebbe essere"Il cibo degli Dei"per richiamare l'olimpo e i loro famosi banchetti,o"E io pago" celebre frase di Totò,per tutti i politici sazi e i cittadini malfamati.

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  48. La proposta è senz'altro originale non meno che esilarante, anche se non del tutto centrata sui nostri intendimenti. Diversamente dalla maggior parte di chi come noi ne ha piene le tasche di foraggiar parassiti, siamo infatti molto più interessati ad esser governati bene, magari da persone ottimamente pagate come qualsiasi altro manager di valore, piuttosto che a maltrattare chi ci governa male!
    Ciò premesso, la tua idea sembra senz'altro meritevole di un approfondimento concreto. Come vedresti possibile provare ad attuarla?

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  49. Salve, sono una studentessa del corso di laurea UPTA della Federico II. Leggendo le varie proposte della brainstorming, mi sono accorta che non vi erano ancora delle proposte riguardo alle " forme creative di protesta". Riallacciandomi alla citazione di Marilyn Monroe "meglio essere assolutamente ridicoli che assolutamente frustati", credo che non vi sia alcuna forma di ridicolaggine in un gruppo di manifestanti che esprime in modo pacifico la rabbia, l'esasperazione verso un governo sordo e corrotto, che taglia e distrugge il nostro futuro, le nostre scuole, la nostra cultura. Non vi è forma di ridicolaggine in una manifestazione che rifiuta la violenza ed esprime in modo pacifico un proprio diritto (al lavoro, allo studio, al voto, alla libertà di pensiero). E allora ecco la mia proposta:
    come a Milano, anni a dietro, comparve nello spazio verde di Largo Marinai d'Italia una distesa di croci bianche in segno di protesta a quello che la guerra del golfo stava provocando. Similmente l'idea sarebbe di esprimere una protesta per immagini, disegnando per terra sagome di persone e scrivendo al loro interno dei messaggi che siano chiari e coincisi. Un'altra forma di protesta simbolica, potrebbe essere il flash-mob ed anche in questo caso non sarebbe difficile organizzarlo. Altra forma di protesta, potrebbe essere quella di far volare dei palloncini all’interno del parlamento. Un'invasione di palloncini sarebbe una forma di protesta creativa che potrebbe portare ad un risultato non per forza rivolto a produrre quanto prima un risultato, ma volto comunque a far sapere che "NOI CI SIAMO, E SIAMO PRONTI A LOTTARE NEL CASO IN CUI NON CI VADA BENE QUALCOSA".
    Marialuisa Procida

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    1. Tutte le tue proposte, ivi incluse quelle più estrose ma di ardua realizzazione, ci sembrano in linea sia con gli intenti che con lo stile di Bulè. Stiamo dando vita a un gruppo di lavoro su questo tema: se ti interessasse presentare le tue idee, faccelo sapere e vedremo di trovarti uno spazio. A presto!

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  50. Salve, nonostante la mia poca conoscenza nel campo della politica, leggendo il blog “ Bulè” e i suoi temi relativi, la mia curiosità e interesse si è particolarmente soffermata in questo spazio che è destinato a sviluppare e proporre nuove strategie e iniziative coinvolgendo più persone possibili. In assenza di ideali e forse anche di idee tutti si preoccupano di esasperare le differenze per affermare e giustificare una propria peculiare identità che al contrario ci appare sempre più confusa e indistinta. Ci si sente sempre più smarriti e incerti sul futuro e abbiamo la sensazione di non essere parte di una reale aggregazione, di una vera e proprio comunità.
    Di conseguenza c’è mancanza non solo di coinvolgimento ma anche di ”informazione”, riguardo non solo la politica stessa ma di tutto ciò che ci circonda. Solo attraverso la divulgazione si possono raggiungere degli impulsi che permettono all’individuo di poter agire.
    A tal proposito propongo un mio personale suggerimento: integrare più organi istituzionali favorendo la propaganda giornalistica, ad esempio nelle Università, Licei, Istituti, nominare dei rappresentanti competenti in materia politica affinchè sensibilizzino studenti e insegnanti utilizzando lo strumento giornalistico, con l’uso di varie assemblee e raggruppamenti si possono esprimere i propri pensieri, problemi e proposte.

    Lucia Graziano

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    1. Meritorio, ma di ardua realizzazione. Tu come muoveresti i primi passi?

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  51. Salve, sono uno studente del terzo anno UPTA, leggendo le varie proposte e commenti mi è venuta voglia di dire anche la mia.
    Per me il problema di base di tutto è la negligenza e la inosservanza.
    Si dovrebbe puntare al futuro costruire per il futuro, come un buon padre costruisce un futuro per i figli noi dovremo costruire un nuovo futuro per i nostri figli, cosa che invece nell'ultimo secolo è stata trascurata, noi siamo la generazione che ha avvelenato il mondo, per millenni il mondo è sopravvissuto solo ora a causa della nostra indifferenza è ammalato.
    In alcuni commenti altre persone colpevolizzano i giovani trasformati dai social ma la colpa è nostra che abbiamo trascurato il futuro pensando solo al presente, attualmente la nostra società non è unita, non esiste appartenenza esiste solo la sopravvivenza, ognuno pensa a se stesso: Medico, politico, calzolaio o fruttivendolo chiunque sia pensa unicamente a se stesso.
    Per quanto un mio consiglio valga poco o quasi niente, per me si dovrebbe dare importanza al futuro e soprattuto a chi erediterà da noi la terra.
    Metà dei ragazzi protesta senza neanche saperne il motivo.
    Dare occasioni ai giovani con eventi che sponsorizzano il bene della conoscenza distogliendoli dalla televisione che non passa altro che nudità, razzismo e idiozia.

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    1. E quindi? Come dici di muoversi?

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    2. Buonasera, sono Roberto De Luca purtroppo non avevo visto la risposta, e vorrei proporre un'idea, di creare una live chat sul blog facendo dei veri e propri "simposi online" programmati e sponsorizzati tramite internet, poiché spesso nella conversazione diciamo a step può capitare di perdersi in altre distrazioni un evento settimanale di una live chat sarebbe un evento piacevole e anche atteso.
      Spero che quest'idea vi piaccia se riusciste ad idearla sarei il primo a parteciparvi.

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  52. L'idea pare interessante. Si potrebbe utilizzare il canale "Bulè facebook". Dagli un'occhiata e dicci che ne pensi.

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