i "cult" di Bulè

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“Historia magistra vitae”: per chi vuol costruire un futuro migliore, niente è più utile che trarre ispirazione dal passato.

A tre condizioni:

- non trasferire all’oggi esempi e modelli del passato senza il debito “mutatis mutandis”

- non accettare ciecamente un riferimento in toto, senza discernere gli aspetti fertili e proficui da quelli sterili o controproducenti

- valutare i contenuti innovativi di ciascuna esperienza in relazione alla situazione preesistente invece che a quella attuale.

Ciò doverosamente premesso, riportiamo di seguito i modelli ideali e le fonti di ispirazione più significativi fra quelli che ci avete segnalato.

- Le “poleis” dell’antica Grecia (VII-IV sec. a.C.)

per aver sviluppato come mai prima il coinvolgimento collettivo nel governo della città e per la sistematizzazione dei processi stocastici

- La Roma repubblicana (VI-I sec. a.C.)

per il primato del diritto; per il modello “cauto” ma flessibile delle istituzioni (a scanso di derive autocratiche si privilegiava la suddivisione dei poteri; ma in casi estremi si poteva anche affidar tutto a un plenipotenziario, purché immediatamente revocabile); per l’apertura alla democrazia diretta (“comizi” centuriati etc.)

- Cincinnato (V sec. a.C.)

per aver fornito alla storia un chiaro esempio di quanto possa esser utile e proficuo rinunciare al potere personale a favore di istituzioni di cui ci si fida (in sintonia con il nostro slogan “non pretendo di decidere io, ma esigo che si decida bene”)

- I fratelli Gracchi (II sec. a.C.)

   entrambi per aver sviluppato i canali del potere democratico; in particolare Caio per aver esteso a tutte le classi il diritto a una rappresentanza stocastica (estrazione della centuria praerogativa)

- il Cristianesimo (I sec. d.C.)

 indipendentemente dalle convinzioni religiose, perché col “porgi l'altra guancia” ha spezzato la spirale di violenza del mondo tardo-romano; così come la nostra scelta di “non pretendere di decidere noi” intende spezzare la spirale di prepotenza in cui ci ha cacciato la casta

- I liberi comuni medievali (X-XV sec. d.C.)

   più o meno per lo stesso motivo delle “poleis”, con in più la responsabilizzazione collettiva nella costruzione dello spazio pubblico

- Francesco da Assisi (1182-1226)

   per aver saputo convincere un’istituzione ormai incancrenita a riconoscere un modo radicale di reinterpretare gli ideali da cui era nata; così come noi intendiamo proporre una rilettura in chiave sostanziale delle istituzioni democratiche

- Niccolò Machiavelli (1469-1527)

    per il rigore metodologico e l’approccio disincantato alla fenomenologia del potere (grazie al quale -dice il Foscolo- “gli allor ne sfronda ed alle genti svela di che lacrime grondi, e di che sangue”)


- La rivoluzione scientifica -Copernico, Galilei, Newton, Einstein...- (XVI-XX sec.)
 per aver ribaltato le concezioni preesistenti, superando le barriere mentali con la forza della ragione, riuscendo così ad aprire la strada a sviluppi prima inimmaginabili

- Lord Brummel (1778-1840)

 per aver saputo imporre un modello di comportamento vincente -fatto di etica, competenza e buon gusto- in grado di esautorare quello della casta al potere

- Lev Tolstoj (1828-1910)

  per la convincente demolizione del mito del capo “geniale” di contro alla sottolineatura del ruolo primario dell'individuo 10/5/12 e per la concreta operatività fondata sull’efficacia tecnica in chiave antipartitica

- Gandhi (1869-1948)

    più o meno per lo stesso motivo di Cristo e per aver sviluppato un metodo efficace per abbattere la casta dominante senza replicarne i processi di acquisizione del potere

- Luigi Einaudi (1874-1961)

per lo spessore del pensiero politico e in particolare per il motto  "conoscere per deliberare", secondo cui ogni scelta di governo dovrebbe discendere da una circostanziata valutazione dei suoi effetti attuativi, soprattutto futuri (chi mai lo fa più!!??) 7/7/13

- Adriano Olivetti (1901-1960)

per aver elaborato e messo in atto la visione illuminata e ottimistica di una società apartitica in cui la solidarietà comunitaria producesse una felicità collettiva che a sua volta generava efficienza (giorgia cuccaro 11/7/14)

- Gino Bartali (1914-2000)

non solo per aver dedicato, con non meno umiltà che coraggio, le sue doti di campione a salvare una minoranza perseguitata dalle aberrazioni del potere politico, ma anche e soprattutto per simpatia col suo slogan-tormentone "gl'è tutto sbagliatho, gl'è tutto da rrifare!" 2/10/13

- Milan Kundera (1929-)

 per aver mostrato nei suoi romanzi quanto un’eccessiva concentrazione di potere possa stravolgere senso e qualità dell’umana convivenza

- John Lennon (1940-1980)

 per il pacifismo non allineato e perché anche noi partiamo da una visione futura di successo come Imagine (1971)

- Francesco Guccini (1940-)

  a prescindere da tutta una vita e una produzione poetica di etica libertaria, basterebbe la frase: “una politica che è solo far carriera” (Dio è morto, 1965)

- La “Rivoluzione dei Garofani” in Portogallo (1974-1976)

 per essersi conclusa con l’autosciglimento del movimento e la spontanea consegna del potere al sistema più democratico che fosse possibile (ovvero nello stesso modo in cui, in caso di successo, si concluderebbe l’evoluzione che intendiamo promuovere)

- Giovanni Falcone (1939-1992) e Paolo Borsellino (1940-1992) Giorgia Cuccaro e Maria Somma 17/9/2014

  oltre che per quanto ne ha fatto degli eroi amati da tutti, in particolare  per il coraggio e la convinzione con cui hanno perseguito un vero e proprio sforzo di rifondazione del nostro senso civico

- Roberto Benigni (1952-)

   per la sintesi virtuosa fra intelletto e passione e per il tono bonario che caratterizza la sua pur devastante satira sul potere, in luogo del livore virulento dei contemporanei