un manifesto


abbiamo provato ad esporre in estrema sintesi le motivazioni e gli obiettivi che ci animano
la necessità di condensare concetti complessi può aver determinato qualche imprecisione
aiutaci a risolverle senza impegnare più spazio



Siamo indignati per le aberrazioni delle recenti esperienze di governo
Siamo disgustati dal modo in cui abitualmente si fa politica ai vari livelli
Non ci riconosciamo in nessuna delle forze politiche attualmente in campo
Non ci sentiamo rappresentati da un sistema di potere che di democratico ha solo il nome
Pertanto
Riteniamo indispensabile affrontare il problema alla radice

D’altronde siamo pienamente convinti che:
A. finora non è stata imboccata la strada giusta, in quanto:
  • anche i più accattivanti fra i politici innovativi sono comunque espressione del sistema in atto: la sola sostituzione dei protagonisti non può che lasciar intatti i meccanismi perversi che vogliamo eliminare
  • gli stessi partiti di protesta sono avviati a soccombere o omologarsi alla casta dominante, poiché:
- gli avversari hanno buon gioco nell’accusarli di parlare anch’essi per il proprio tornaconto
- gli eletti sono esposti come e più degli altri alle lusinghe di un potere ormai stravolto da obiettivi autoreferenziali e derive clientelari
  • i pur sacrosanti movimenti spontanei sono destinati a dissolversi come i precedenti, ove non convergano verso una proposta costruttiva da portare avanti con continuità.
B. la nostra società è ormai abbastanza stabile e omogenea da meritare un nuovo sistema di governo, che sia:
- più rispondente agli interessi della base
- meno esposto a rischi di distorsione
- più responsabile e controllabile
- meno incline ad abusi di potere.

In conclusione:
Invitiamo quanti hanno a cuore le sorti della nostra democrazia a impegnarsi per attivare, insieme a uno sviluppo diffuso del senso civico 14/5/12:
  • un comitato di “liberazione”, con la funzione immediata di promuovere la controffensiva alle prepotenze della casta al potere
collegato, per una operatività di medio termine, a:
  • un “antipartito” super partes che assuma un ruolo di “arbitro in campo” anziché “giocatore”, operando esclusivamente sul metodo -senza alcun pregiudizio- al fine di:
- orientare il dibattito verso le questioni davvero rilevanti
- innescare per tempo il coinvolgimento del pubblico
- dar trasparenza ai processi decisionali
- appoggiare le scelte maturate per l’interesse durevole di tutti
- evidenziare i comportamenti distanti dalla morale comune
nonché, per una strategia di lungo termine, a:
  • un movimento di riforma, aperto a una dimensione internazionale, volto a rifondare le regole della rappresentanza politica in modo da:
- riconsegnare il potere decisionale alle componenti più sane della società civile
- ricondurre i partiti politici a un ruolo virtuoso di opinion makers
- sostituire l’attuale sistema castale con forme di democrazia diretta e rappresentanza stocastica, nello spirito delle “poleis” greche e dei Liberi Comuni medievali.

71 commenti:

  1. condivido appieno
    forse potremmo attualizzare i riferimenti all'esperienza del "governo dei tecnici"
    alba.ballini@libero.it

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    1. Niente di più opportuno: quando Monti accettò l'incarico, si paragonò a un "podestà forestiero", ovvero a quel professionista stipendiato ("forestiero" perché non avesse niente a che spartire con gli interessi locali) che in tanti Liberi Comuni aveva un ruolo assai affine a quello che la nostra Vision assegna alla figura del "general manager"!
      Forse però, a prescindere da qualsiasi valutazione sull'operato di questo governo, è bene che un manifesto non si leghi troppo alla realtà contingente.
      Per questo recepiamo la tua indicazione solo in misura assai contenuta all'interno di questo documento, riservandoci piuttosto di svilupparla maggiormente in altri elaborati.

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  2. Lo stato siamo noi cittadini. Quelli seduti sulle poltrone a Roma li abbiamo votati noi. Se la classe dirigenziale è pessima ciò vuol dire che noi cittadini siamo pessimi. Quindi dal mio punto di vista vi consiglio di proporre più che "un nuovo sistema di governo", "comitato di liberazione","antipartito super partes"...ect, un nuovo modello di società, un nuovo modello di persone!
    Nicola Fierro noreply-comment@blogger.com

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    1. La questione che richiami è senz'altro fondamentale ed abbiamo provveduto a richiamarla nel testo.
      Ma non confondere il "necessario" con il "sufficiente".
      Il modo di organizzarsi, le regole che una comunità si dà, sono tutt'altro che indifferenti. Anzi...
      Hai mai visto una partita di "calcio storico", come ancora lo si gioca a Firenze? E' una noia insopportabile: i "calcianti" se ne stanno tutto il tempo in terra l'uno avvinghiato all'altro. E come mai? Perché le regole del tempo non vietavano (come invece avviene nel rugby moderno) il placcaggio su chi non portava palla. Eppure i calcianti di oggi sono persone del nostro tempo e avvezze ai nostri usi. Ma se le regole sono quelle...

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  3. Secondo me, oggi giorno migliaia di rappresentanti (dei cittadini) a livello locale e nazionale, non fanno altro che statuire un'oligarchia occulta, preoccupandosi esclusivamente dei propri interessi. Tutto ciò a discapito dei cittadini, di noi!
    Un giusto sistema di governo ( e quindi nuovo) dovrebbe dare più potere ai cittadini, esempio:
    Nello stesso modo in cui andiamo alle urne per eleggere il governo, dovremmo andare anche quando vorremmo (se c'è giusta causa) "licenziare" lo stesso governo. Senza assistere impassibili a quei parlamentari che si vendono per pochi soldi, per dare o meno la sfiducia al governo.

    Gabriele Di Bonito

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    1. Questa tua preziosa osservazione chiama in causa uno dei requisiti più essenziali della nostra concezione: la revocabilità della delega da parte dei deleganti insoddisfatti. Per questo abbiamo aggiunto un preciso richiamo in proposito nella definizione delle varie articolazioni del potere che assumiamo a fondamento della "Vision", riservandoci di sviluppare tale concetto, ove opportuno, in più specifici accorgimenti operativi.

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  4. Da quanto appreso nelle aule universitarie, i partititi politici si definiscono come “soggetti collettivi a rigore non pubblico” e come tali non indispensabili alla formazione del governo.
    Personalmente, prima di affrontare però la questione a livello macro, sarei più propensa a partire dal basso, da dove spesso provengono maggiormente le innovazioni.
    Proporrei di far sì che i veri partiti non siano quelli “istituzionali”, ma delle organizzazioni che abbiano un proprio iter, una crescita, una sorta di avanzamento di livello. Provo a fare un esempio per spiegare meglio l’idea: vedrei i partiti come un gruppo di concittadini, che preoccupati dalla cattiva gestione del loro paese,intervengano a riguardo e che una volta risolta la questione si accodino al "partito" del comune limitrofo col quale avranno un ulteriore problema in comune e così via sino a maturare delle idee riguardo qustioni sempre più ampie, sino ad arrivare a quelle di livello nazionale.
    Meta-partiti che affianchino quelli “riconosciuti”, che siano in realtà i primi l’anima dei secondi e che vedano in questi ultimi solo un modo per farsi vedere, degli intermediari ( giusto per richiamare quello che è il ruolo virtuoso che in realtà essi dovrebbero rivestire).
    Un’ inversione di tendenza: il comune cittadino che da marionetta si trasforma in burattinaio.

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    1. Quello di cui parli somiglia molto a ciò che sta succedendo davvero con il movimento per la formazione di una lista civica nazionale, cui noi stessi stiamo partecipando (cfr. il menu "Agenda")
      In materia di partecipazione collettiva e "governo dal basso" non dimentichiamo comunque due dati fondamentali, ben noti a chi si sia occupato a fondo di tali questioni:
      1. se tutti quanti ci dovessimo occupare seriamente delle scelte di governo (e farlo senza serietà sarebbe peggio che non farlo) non ci resterebbe tempo per far altro
      2. (connesso a 1) alla gente non piace dover pensare in modo responsabile alle scelte di governo: ha altre priorità, giustamente legate alle vicende personali di ciascuno.

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  5. Salve,
    personalmente credo che nonostante il nostro Stato sia relativamente “giovane”, esso abbia ormai perso quello spirito e quei valori che hanno portato alla sua formazione. Riallacciandomi a quanto detto da Nicola Fierro, credo che il popolo italiano non riesca a reagire, a trovare quell’orgoglio per poter richiedere a gran voce i propri diritti e la propria dignità. Il popolo italiano è un popolo di lavoratori, che pagano le tasse e che contribuiscono con la loro creatività a migliorare e donare impulso alla nazione. Purtroppo però è anche un popolo rassegnato e non pessimo( basti pensare al numero allarmante di suicidi avvenuti dall’inizio dell’anno), che inerme sta assistendo alla rovina dello Stato. Ed è per questo motivo, che occorre una reale svolta, un cambiamento radicale che doni agli italiani la forza di affrontare i problemi dell’Italia con entusiasmo e grinta. Occorre una nuova democrazia che sia in grado di stare accanto ai cittadini e di procedere parallelamente ad essi, una svolta, un movimento di riforma, come avete proposto, che doni agli italiani la voglia di combattere per i propri diritti. Uno Stato nuovo in cui non ci siano più le caste, in cui finalmente ci sia meritocrazia e che lasci spazio ai giovani, il reale futuro della nazione. Uno Stato in cui il potere politico venga ridimensionato e ben distribuito.
    Francesca Cutolo

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    1. Condividiamo appieno le tue considerazioni, che in buona misura corrispondono alle motivazioni che ci muovono.
      E' proprio per tradurre in proposte concrete questa rassegnata insoddisfazione che abbiamo aperto questo blog. Al quale contiamo che tu possa contribuire con ulteriori commenti in chiave operativa. A presto!

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  6. francesca.cutolo@hotmail.it
    Salve,
    apprendo con piacere che le mie considerazioni siano state accolte e che abbiano stimolato anche altri contributi maggiormente operativi rispetto al mio, che condivido totalmente.
    Leggendo le vostre controdeduzioni volevo chiarire, che ciò che intendevo, per quanto riguarda “il peso del popolo”, era proprio la creazione di forme di democrazia diretta, che coinvolgano maggiormente i cittadini. Cittadini che, secondo il mio parere, dovrebbero esprimersi in modo diretto(ad esempio con i referendum) su temi importanti per il funzionamento del nostro Stato anche in chiave più moderna. Penso a temi già citati dalla “Vision”, come l’aborto, il divorzio, ma anche il riconoscimento dei diritti civili degli omosessuali o anche la possibilità di eliminare i sussidi statali a giornali e partiti. Proprio in merito a questo, volevo chiedere se i partiti, secondo la vostra Vision, sono sovvenzionati dallo Stato o nascono come dei semplici movimenti politici totalmente autonomi dal punto di vista economico.
    Sono d’accordo che l’operato dei gm debba essere lasciato autonomo garantendo così la sua efficacia, infatti la mia proposta mirava solo ad un costante controllo di tale operato, il quale risultando molto importante, è dotato di un grosso peso per le dinamiche dello Stato.

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    1. Non avendo alcuna funzione istituzionale, secondo noi i partiti non dovrebbero ricevere alcuna sovvenzione. Nella misura in cui davvero esprimessero valori e istanze di interesse collettivo, sarebbero pertanto sostenuti da quanti si riconoscono nel loro operato, mediante elargizioni dirette -purché trasparenti!- o meccanismi tipo il 5 per mille fiscale.

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  7. Salve, sono uno studente di Urbanistica della Federico II di Napoli.
    Sono d'accordo con la maggior parte che dite nel vostro "manifesto" e come voi anche io sono estremamente seccato dalla situazione politica in cui ci troviamo. Avete sintetizzato in poche parole tutto ciò che penso dell'attuale politica Italiana, ovvero:
    "Siamo indignati per le aberrazioni delle recenti esperienze di governo.
    Siamo disgustati dal modo in cui abitualmente si fa politica ai vari livelli.
    Non ci riconosciamo in nessuna delle forze politiche attualmente in campo.
    Non ci sentiamo rappresentati da un sistema di potere che di democratico ha solo il nome".
    Ormai il fare politica non è una passione, come inizialmente lo era, è divento solo uno strumento di guadagno senza pensare alle conseguenze negative dovute a scelte errate del Paese.
    Ultimamente dopo le assurdità ascoltate dai media, vedesi i mangia mangia di Lega, PD, le "burlesquate" del caro e buon S.B. etc non ho più fiducia in chi cerca di governarci, fallendo alla grande per la maggior parte delle volte. Ormai c'è del marcio in tutti i livelli e in tutto ciò che ha a che fare cono la politica.
    Non sono però d'accordo su ciò che è stato detto a riguardo dei "movimenti spontanei". Questi se ben sostenuti e pubblicizzati possono fare la differenza. Vorrei sapere se l'attuale "movimento 5 stelle", al quale inizialmente fu data vita breve, può essere considerato tale. Se così fosse, la vostra tesi sarebbe in parte confutata. Aspetto una vostra risposta.
    Cordiali saluti, Vincenzo d'Apuzzo.

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    1. Per confutare la nostra tesi non basta che un comico di successo, mettendo sagacemente a frutto la propria notorietà e un'indubbia capacità d'invettiva, abbia messo in piedi un partito in grado di accaparrarsi una baracca di voti facendo leva sul dilagante disprezzo per chi il potere l'aveva già da tempo. Bisognerebbe anche che questo successo si traducesse in un sensibile miglioramento della qualità, non solo dell'azione di governo, ma anche del confronto democratico.
      A nostro parere, non abbiamo ancora potuto rilevare niente di simile. In realtà i "grillini" ci sembrano impegnati, né più né meno di altri sedicenti innovatori (vedi le prime fasi di Forza Italia o il trionfale avvento di quello stesso Zapatero che, dopo averlo sperimentato, milioni di spagnoli hanno appena cacciato via a calci nel sedere), a conquistare per sé quelle poltrone di cui rinfacciano ad altri il cattivo uso. La nostra filosofia è diversa: non pretendiamo di sostituire le nostre convinzioni alle altrui (che rispettiamo non meno delle nostre); vogliamo solo far sì che il vero interesse della popolazione -quand'anche diverso dalle nostre preferenze- venga perseguito efficacemente, senza distorsioni. Siamo più che mai convinti che, se tutti avessero il coraggio di accettare quest'assunto (non è poi così difficile!), allora le cose potrebbero cambiare davvero.

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  8. La risposta forse più immediata alle logge massoniche che si nascondono dietro il nostro panorama politico è sicuramente anche quella più difficile da realizzare. Basti pensare al nostro sistema politico, il quale attraverso i partiti non fa altro che distruggere il valore democratico sul quale si basa la nostra Costituzione minando e affondando valori essenziali come la meritocrazia. Siamo un paese che in fase di difficoltà affida a tecnici "politicizzati" il compito di risoluzione di problemi, tecnici altrettanto ricchi di conflitti d'interessi ( e il riferimento è non solo al sistema bancario), tecnici che invece di colpire i ceti già sazi, affonda quelli che non hanno neanche da mangiare. Ma per questo non c'è da meravigliassi, siamo un paese con un debito pubblico elevato all'infinito, con un tasso di disoccupazione che preoccupante è dir poco e una speranza di lavoro per i giovani al di sotto dello 0%, o almeno senza alcuna garanzia!!
    Alcuni problemi sarebbero facilmente risolvibili, basterebbe ridurre il numero dei politici, soprattutto quelli che non eseguono il loro dovere ( e ce ne sono molti), basterebbe correlare il loro stipendio a quello di un dirigente della PA e magari correlarlo ad una retribuzione di risultato sulla base di una valutazione compiuta dai cittadini, poiché diretti elettori e propri datori di lavoro! Purtroppo però bisogna essere realisti al giorno d'oggi, e interventi del genere hanno davvero scarse possibilità di venir presi in considerazione. Cesaro Alessia

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    1. Condividiamo appieno sia le ragioni del tuo sdegno, sia la convinzione che interventi “caso per caso” come quelli che ipotizzi a titolo esemplificativo sarebbero ben difficili da attuare. È per questo che ci concentriamo piuttosto su una vera e propria rifondazione del sistema di governo. E se tutti quelli che condividono il tuo sdegno faranno sentire la loro voce, non è detto che non ci si riesca. Allora sì che sarebbe tutto più semplice...

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  9. Salve, continuando a leggere, e a prendere atto delle ideologie da voi espresse in questo blog, non vi nascondo come, condividendole in gran parte, il mio interesse a riguardo stia poco a poco divenendo sempre maggiore, cosi come la speranza che queste ultime possano rappresentare, sia per la classe politica che per tutti gli altri cittadini, un potenziale punto di partenza, utile al raggiungimento di un obiettivo che mira a rimodellare e ringiovanire il sistema di governo che oggi ci rappresenta.
    A tal proposito il vostro manifesto, a mio parere, gioca un ruolo di particolare rilevanza, proprio per l'accurata attenzione ed una profonda analisi riportata in ognuna delle singole proposte in esso contenute: per rifondare il nostro sistema politico proponete, tra le altre idee, anche l'attivazione di un "anti-partito" super-partes e un comitato di "liberazione" che siano in grado rispettivamente di giostrare la corretta operatività del governo, e, qual'ora la situazione lo rendesse necessario, promuovere un contrattacco alla classe dominante.
    Sembra un controsenso che in un sistema democratico, cosi come viene definito quello che caratterizza il nostro paese, si debba rendere necessario l'intervento di un comitato di liberazione che sia in grado di porre freno all'ipocrita operatività dei nostri politici: eppure sono perfettamente d'accordo con la vostra supposizione, ed è proprio sulla natura e sulla caratterizzazione di questo comitato che vorrei spendere due parole.
    Cosi come durante la seconda guerra mondiale, varie associazione di partiti e movimenti oppositori furono in grado di contribuire al successo della contrapposizione che si venne a creare nei confronti del fascismo e dell'occupazione tedesca, un nuovo comitato di liberazione nazionale, oggi, potrebbe rappresentare un elemento di primaria importanza, per fare in modo che si venga a creare la situazione ottimale affinché si possa assistere ad una netta inversione di tendenza, tramite l'opposizione in modo saggio e razionale, nei confronti del "nemico interno", che questa volta è rappresentato da una casta al potere di un governo democratico che, contrariamente a quanto accade, dovrebbe consentire ai cittadini di partecipare attivamente alla vita politica e contribuire alle scelte che riguardano l'Italia.
    Proprio per questo motivo, anche prendendo in considerazione i numerosi commenti che a tal proposito vi sono pervenuti, questo nuovo comitato dovrebbe essere formato dalle sole forze rappresentate dai cittadini, o da quelle caratterizzate da varie tipologie di associazioni locali, cosa che potrebbe tranquillamente valere anche per la personalizzazione dei suddetti anti-partiti super-partes, proprio per dare al popolo italiano una maggiore voce in capitolo, affinché sia in grado, nel modo più agevole possibile, di intervenire ogni qualvolta la situazione non sia ad esso gradita, o quando ritiene necessario, ad esempio, trattare questioni rilevanti, o ancora, orientare, appunto, i dibattiti verso scelte più opportune e considerevoli.
    Riassumendo, è quindi giunto per noi il momento di mettere in atto un nuovo Comitato di Liberazione Nazionale che sia in grado di proteggerci dall'ormai incombente pericolo rappresentato dalla tirannia del pensiero unico, e di farlo con tutte le forze che ancora credono che il diritto debba governare l'economia, e non esserne dominato.

    Antonio De Chiara

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    1. Coerentemente con quanto enunciato nel nostro Manifesto, stiamo sviluppando contatti con altre forze sane del Paese per dar vita a un Comitato con le caratteristiche che tu stesso tratteggi nel tuo interessante commento. Se continuerai a seguirci con immutata attenzione, contiamo di fornire presto significativi aggiornamenti in proposito.

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  10. Mi duole dirlo ma la verità è che ormai non c'è più fiducia nelle istituzioni, mancano i valori o meglio, i valori che animavano gli animi di coloro che ci credevano realmente nella possibilità di un buon governo non ci sono più, sono stati sovvertiti. Il malaffare, la corruzione, un sistema sempre più manipolato in maniera del tutto arbitraria hanno fatto perdere di vista completamente i sani principi.
    Allora, prima ancora di un movimento di riforma, sarebbe necessario un'opera di sensibilizzazione dal basso che sappia infondere un nuovo modello etico e morale e soprattutto il senso di responsabilità che il "sistema governativo" ha nei confronti dei cittadini.

    Emilia Dg

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    1. Crediamo piuttosto che le due cose vadano fatte insieme. E' quel che stiamo provando a fare. E se ci provassimo tutti insieme, forse le cose cambierebbero molto prima di quando tanti soloni sian disposti ad ammettere. Non credi?

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  11. < L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. > Questo è quello che recita l'articolo primo della nostra costituzione. Ma di vero non ci vedo niente.La Politica dovrebbe essere quella cosa che manda avanti il paese ma non ho visto nessun miglioramento, nelle condizioni politiche sociali ed economiche in cui viviamo. A mio parere il sistema politico è come una farsa, dove noi, paragonati a marionette, veniamo manovrati dall'alto. Quindi, il popolo non è attore, ma è solo spettatore di tutto quello che succede e ne paga il prezzo.
    Andrea De Nicola (andrea.denicola@hotmail.it)

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    1. Siamo d'accordo: non c'è che da rimboccarsi le maniche per smettere di essere marionette.

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  12. Concordo con le intuizioni che qui sono state esposte in quanto ritengo politici e addetti al potere una classe corrotta dal lusso e dall’economia moderna, in questo modo tutto appare corrotto come afferma bulè anche i movimenti di protesta sono avviati a soccombere o ad omologarsi ad una casta dominante.
    Ritengo importante per la nostra società un cambiamento che offra un nuovo sistema governativo, che difenda i diritti del cittadino,rispondendo alle sue richieste in modo controllato e responsabile così da essere meno incline agli abusi di potere.
    Ritengo fondamentale la presenza di un nuovo governo che salvaguardia i diritti del cittadino dal potere avaro. Un governo aperto a una dimensione internazionale, volto a rifondare le regole della rappresentanza politica.
    Ritengo inoltre quasi impossibile l’esistenza di un governo perfetto in quanto i cittadini che la compongono e che lo scelgono non sono disposti a dividere le proprie ricchezze con gli altri, il mondo è pieno di gente avara, che punta solo al guadagno e a coltivare i propri interessi,so di apparire cinica a riguardo ma credo che fino a quando la società considera come valore primario il denaro, non potrà mai andare avanti. E con esso nemmeno il suo governo.
    Patrizia Ruggiero

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    1. Alla dittatura dei valori plutocratici non riteniamo affatto estraneo il concorso dell'attuale castocrazia. Come vedi, il serpente si morde la coda...
      Da che parte incominciare a liberarcene?
      Secondo noi, quel che più conta è cominciare a darsi da fare: il resto verrà!

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  13. Dalle tematiche evinte dai mass-media si denota un governo che non è più sensibile ai bisogni e alle problematiche che affliggono il cittadino che oramai si sente escluso dalla politica del proprio Stato.Un tempo vi era una parola che possedeva un grande e nobile significato,quella parola era "popolo", il cui significato sancisce l'insieme di persone che sono in rapporto di cittadinanza con uno Stato;l'attuale perdita del significato popolo ha comportato una perdita maggiore,quest'ultima è da intendere come incomunicabilità e la successiva rottura ideologica tra Stato e cittadino.
    Annapaola Fasano

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    1. Ci sembra che hai perfettamente centrato il nocciolo ideologico della questione. La nostra proposta intende porsi come la traduzione pratica di questa stessa istanza.

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  14. Partendo dal presupposto che mi trovo d'accordo con le motivazioni che portano alla nascita del movimento e condivido i presupposti prefissi, vorrei subito criticamente,forse un pò troppo, dire : non si rischia di essere accostati a questi tanti movimenti fittizi portatori d'innovazione che si sono rilevati più volte fini a se stessi? Si parla spesso di fiducia e da cittadina comune posso dire che non c'è più spazio per questi sentimenti sopratutto di fronte alle difficoltà che porta la crisi che danno sempre meno la possibilità di affacciarsi a problematiche comuni e ci costringono a focalizzare la nostra attenzione sulla "sopravvivenza" delle nostre famiglie. Questo inoltre non potrebbe portare a una mancanza d'obiettività da parte dei cittadini eletti nella Camera che si trovano a trattare la "res publica"? E anche se questo punto fosse eluso da parte dei "tecnici" della Camera Alta non si rischierebbe una situazione similare a quella attuale fatta da lotte continue tra diverse classi o addirittura aumentarne il divario?

    Vorrei però focalizzare l'attenzione su un'altra questione: voler cambiare dalla base il nostro sistema politico e la classe politica che ne fa parte può risultare paradossale.
    Penso ciò in base a quello che sto vivendo nel mio Comune: qualche anno fa è nato un movimento che si è dichiarato apartitico in favore di quella fascia che non si sente più rappresentata da nessuna forza sul campo e attenta alle criticità socio-economiche-territoriali presenti sul territorio che vengono completamente oscurate dalle amministrazioni locali. Con le elezioni però questo movimento decide, credo inevitabilmente, di "partiticizzarsi" e con i presupposti che si era prefisso è stato ostacolato non solo dai partiti d'opposizione e dalla cittadinanza ma anche all'interno stesso del partito e ,aggiungo con rammarico, è appoggiato solo da una piccola minoranza cittadina, a evidenziare che questi sistemi in effetti non sono del tutto autoreferenziali ma sono diramati all'interno di tutta la società(cosa che in realtà è automaticamente deducibile se si conosce l'etimologia del termine politica, dal greco, Città) e sostenuti da gran parte di questa .
    Paradossale quindi perché: come si può cambiare dall'interno un sistema a tutti gli effetti chiuso sopratutto riuscendo a non perdere credibilità??
    Referendum popolare?
    Vorrei prendere spunto da qui per poter cominciare un ragionamento simile già nel mio Comune.

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    1. Prendiamo volentieri atto dell'appassionata esposizione delle tue preoccupazioni. Cui peraltro ci sentiamo in grado di replicare con l'ottimismo di una serena convinzione.
      Siamo convinti che, sia pur nell'assunto che non esistano forme di governo perfette, le distorsioni possibili nel sistema proposto dalla nostra "Vision" sarebbero comunque immensamente inferiori a quelle che ci siamo ormai rassegnati a tollerare nel sistema attuale.
      Siamo convinti che il nostro movimento sia assolutamente diverso da tutti gli altri, in quanto non punta a conquistare il potere per imporre le proprie scelte politiche, bensì a creare le condizioni ottimali perché altri possano decidere nel modo migliore.
      Siamo convinti che quest'obiettivo sia tutt'altro che irraggiungibile, dal momento che il nostro paese sta esprimendo con sempre maggiore evidenza una domanda di rinnovamento radicale.
      Siamo infine convinti che la strategia indicata in questo stesso manifesto, se portata avanti con la coerenza e l'onesta su cui si fonda, possa riscontrare un appoggio ampio e diffuso; purché, com'è ovvio, si sia in diversi a rimboccarci le maniche...
      A questo proposito: cosa intendi per "cominciare un ragionamento simile"?

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  15. Salve, io da figlia e da studentessa mi chiedo spesso se esistano ancora valori quali l’Onesta e l’Altruismo.
    Ogni giorno che passa sempre più famiglie non riescono ad arrivare alla fine del mese e anche di fronte a fallimenti d’imprese, a limite della disoccupazione e a numerosissimi suicidi di gente disperata, la casta dei politici gode di sempre più privilegi.
    Chi ci rappresenta sembra dare molta più importanza alla popolarità e al proprio stato di benessere.
    La Politica purtroppo si è trasformata in ricerca del potere fine a se stesso, dove il privilegio e l’ingiustizia ne fanno da padrone, dove personaggi con contrapposti interessi di partito non seguono altro che i loro egoismi ed ambizioni.
    Può essere considerata per questo una crisi politica di tipo etico- morale, dove si è perso ogni punto di riferimento.
    La crisi dei valori ha, infatti, colpito anche le istituzioni che hanno perso orma credibilità.
    A mio parere, la politica non deve essere il luogo dove sfuggire alla giustizia, dove arricchirsi o dove trovare un’occupazione. Fare politica significa servire la comunità, garantire un futuro ai propri figli e al proprio paese.
    Bisogna perseguire l’interesse generale affinché si possa raggiungere la felicità e il benessere individuale; per far ciò c’è bisogno di una classe dirigente all’altezza dei compiti e di rafforzare il potere dei cittadini.
    Inoltre, occorrerebbero anche precise regole basate su metodi democratici che regolino il potere dei partiti all’interno del nostro sistema politico.
    Infine ritengo che sia soprattutto mediante il rinnovamento morale a tutti i livelli che si potrebbero avere condizioni di vita migliori.

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    1. Concordiamo in tutto e per tutto e stiamo lavorando per provare a garantire la debita soddisfazione alle tue sacrosante esigenze. Il nostro punto di partenza è la convinzione che non ci possa essere nessun durevole rinnovamento morale se non si cambiano le regole del gioco.
      Per fare un esempio: come non aspettarsi, durante una partita di calcio, un bel pestone a gioco fermo se non ci fosse una regola per cui chi te lo dà viene subito espulso? E come aspettarsi che venga espulso per davvero se l'arbitro è il centravanti della squadra avversaria?

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  16. Sono d’accordo con i vari punti del manifesto ed in particolar modo, sul fatto che anche i politici più innovativi sono espressione del sistema attuale, ognuno pensa al proprio tornaconto a discapito del cittadino. Il governo dovrebbe rappresentare la cittadinanza e, attraverso i vari partiti politici, dovrebbe personificare le diverse ideologie e i diversi modi di pensare del cittadino. Ultimamente però, possiamo renderci conto che in realtà non è così infatti, ognuno bada ai propri interessi ed anche nei momenti più difficili, come quello che stiamo vivendo, vengono proposte delle forme di legge che vanno sempre a discapito del popolo. Ciò accade sia nei piccoli centri amministrativi, come quello comunale, sia nei grandi e complessi sistemi governativi, come quello dello Stato.
    Possiamo renderci conto che al governo ritroviamo sempre e comunque le medesime persone che hanno governato per anni ed anni. Una prima proposta che mi sento di fare, è basata sullo svecchiamento governativo, in modo da poter inserire persone competenti anche più giovani, cosicché anche i ragazzi possano sentirsi rappresentati.
    Inoltre, istituirei la formazione di “cooperative” politiche, con i rappresentanti delle diverse ideologie, che possano tutelare gli interessi del cittadino e fare realmente da portavoce. I rappresentanti di tali cooperative dovrebbero rimanere in carica circa un anno,poi dovrebbero essere eletti dei nuovi, in modo da ridimensionare il loro potere.
    Stefano Spera

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    1. Questa idea delle "cooperative" presenta degli aspetti interessanti.
      Potresti provare a render più chiaro come e perché si differenzierebbero da un normale partito?

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    2. Alla base di tali cooperative ritroviamo lo stesso principio che è alla base dei partiti politici dettati dall’articolo 49 della Costituzione della Repubblica Italiana ovvero essa rappresenta un’associazione libera di cittadini i quali detengono il diritto di amministrare democraticamente la vita politica nazionale.
      Un primo cambiamento che potrebbe essere apportato è quello dell’eliminazione della retribuzione della propaganda politica in modo tale che sia a spese dello stesso partito. Inoltre le decisione prese da questo siano elette e condivise da tutti i cittadini affinché effettivamente esso porti le richieste reali della popolazione. Credo che la candidatura dei portavoce dei singoli partiti debba cambiare alla fine di ogni legislazione, affinchè non sempre gli stessi e non sempre le stesse idee si trovino a capo di un partito. Inoltre si potrebbe adottare il modelle americano delle primarie politiche in cui il singolo cittadino autonomamente sceglie il lider del partito simpatizzante. Tale organizzazione deve essere seguita da tutte le cooperative obbligatoriamente.

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  17. Sono d'accordo su molte delle vostre idee e interpretazioni , l'idea della costituzione di un antipartito super partes, come organismo di 'controllo' sull'operato della dirigenza, mi ha suscitato l' interrogativo sulla possibilità di realizzare una 'neutralità', intesa come assenza di pregiudizi, che dovrebbe orientare l'operato della politica verso gli interessi condivisi da tutti. Partendo dal presupposto che ovunque ci sia la necessità di effettuare una scelta, c'è uno scontro tra interessi ad esito del quale soltanto uno di essi potrà prevalere, allora come si costituisce questo organismo? chiunque nomini le personalità che ne faranno parte non potrà effettuare una scelta libera dai propri orientamenti. ogni persona è certamente portatrice di interessi confliggenti, come si potrà stabilire quali sono gli interessi rilevanti? In altre parole, c'è il rischio concreto che all'interno dell' organo di controllo e orientamento si ripropongano gli stessi modelli dell' organo controllato. Una democrazia diretta d'altronde sarebbe materialmente realizzabile solo in comunità ristrette, dove è possibile una conoscenza diretta degli intenti e degli scopi da raggiungere. A mio avviso bisognerebbe scindere il concetto oramai populista di definizione di casta rivolto a qualsiasi grado della realtà politica, che assolve i colpevoli mettendo tutti sullo stesso piano. In questo modo si azzerano quelle identità pur esistenti che fanno della politica una missione al servizio della società, meno visibili senza dubbio e sicuramente meno premiate anche dai media. Personalità che agiscono in base ad una propria cultura e morale determinata da fattori ambientali, culturali, e temporali non casuali, che determinano una ben strutturata coscienza civica prima che politica. Pertanto uno stato dovrebbe investire in cultura, favorire la conoscenza e gli scambi culturali al fine di garantirsi una classe politica e dirigente degna di tale nome e preparata che non abbia bisogno di ulteriori controlli, anch'essi passibili di corruzione. Valerio Boemio

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    1. Fra le tue tante osservazioni, almeno alcune meritano subito una risposta.
      1. un partito non è un organo istituzionale; la sua credibilità dipende solo dalla coerenza fra i suoi comportamenti e suoi obiettivi programmatici. Nel nostro caso l'essere super partes dipenderà solo dalla nostra capacità di comprendere e rispettare l'effettiva volontà collettiva, garantendogli tutte le possibili tutele. Guardandoci intorno, non sembra difficile far in modo di distinguersi nettamente da tutti gli attuali competitors...
      2. "casta" non è per noi un termine populista che vuol fare di ogni erba un fascio; è un termine tecnico che intende attirare l'attenzione sul fatto che noi cittadini siamo una categoria ormai ridotta a subire le decisioni di una minoranza organizzata come struttura di potere trasversale e permanente, le cui sorti sono decisamente distinte dalle nostre. In altre parole, qualunque fesseria o iniquità continuino a combinare, "loro" resteranno sempre là a godersela alle nostre spalle e "noi" continueremo a subire le conseguenze dei loro errori.
      3. non v'è dubbio che esistano quelle persone meritevoli di cui parli. Peccato che, delle due l'una:
      - o non arrivano mai a governare
      - o, se e quando vi arrivano, le regole ormai marce del gioco e il cosiddetto "inquinamento ambientale" della nostra prassi politica li hanno ormai omologati agli altri.
      4. quale potere investirà mai in cultura, se la cultura è sempre stato il principale avversario del potere? Noi siamo convinti che solo il potere dei comuni cittadini (cioè un "non-potere") potrà farlo. Ed è per questo che stiamo lavorando.

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  18. Salve, sono una studentessa del secondo anno del Corso di Laurea UPTA della Federico II di Napoli e da un pò di tempo frequento questo blog perchè interessata alle tematiche proposte. Ho indugiato molto prima di intervenire poichè volevo chiarirmi le idee. Le questioni affrontate riguardano temi di ampio respiro, da sempre oggetto di riflessione dell'uomo e, a mio avviso, molto complesse da risolvere.
    Condivido l’esigenza di un mutamento radicale dei rapporti politici e istituzionali che portino a un maggiore protagonismo delle persone comuni. Penso che i rapporti sociali, la loro gestione e i processi di governo della realtà, siano regolati da dinamiche complesse e che non possano esservi “scorciatoie” di tipo tecnicistico nel puntare alla trasformazione di questi rapporti. La vera difficoltà credo sia rappresentata dall’incapacità delle persone di rinunciare alla “comodità” della delega; tale rinuncia sarebbe l’unica vera garanzia rispetto alla sovrapposizione degli interessi “personali” dei politici che, anche nei casi migliori, prima o dopo, finiscono col prevalere su quelli collettivi. Sarebbe necessario che vi fosse una minore propensione alla delega e ciò rappresenterebbe la vera possibilità di garantire forme di democrazia partecipata e diretta. Probabilmente un tale atteggiamento rinunciatario è anche favorito dalla percezione dell’impossibilità di incidere sulle dinamiche politiche, e credo che il crescente astensionismo elettorale ne sia un sintomo evidente. Credo però che un mutamento di paradigma nella percezione di ciò che è la “propria” capacità di protagonismo sia un elemento indispensabile alla possibilità di riuscita di qualunque possibile rinnovamento della politica.

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    1. Come avrai notato, neanche noi vogliamo rinunciare alla comodità della delega: pensa che disastro se tutti quanti dovessimo prendere tutte le decisioni partecipandovi in prima persona! Si bloccherebbe tutto e moriremmo di fame in men che non si dica!
      Solo che l'attuale sistema di deleghe è un bel po' che sta dimostrando di far acqua da tutte le parti, per cui... perché non cambiarlo?
      Siamo forse diventati tutti masochisti? Oppure, in fondo in fondo, ci piace così?
      Noi siamo convinti che i mutamenti di paradigma dipendano in primo luogo dalle regole; o, come minimo, che vi siano profondamente legati: tu no?

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  19. Certamente le nuove tecnologie e l’uso della rete possono essere di grande aiuto nel favorire la partecipazione, (come si è visto negli ultimi tempi con la rapida ascesa del fenomeno rappresentato dal movimento 5 stelle), credo tuttavia che tali strumenti non debbano prevalere sul confronto reale tra le persone. Anche a me pare, come sostenuto da Vincenzo D’Apuzzo, che i movimenti “spontanei” possano avere un ruolo molto importante, proprio per la loro caratteristica di rifiuto della delega e la loro affermazione di protagonismo nel condizionare e stimolare le dinamiche politiche (si veda ad esempio il ruolo recentemente assunto dal movimento formatosi sui temi della salute e della salvaguardia dell’ambiente contro il biocidio o il movimento per l’acqua pubblica). Certamente lo strumento del referendum può servire ma anche questo non credo possa essere scollegato dalla capacità delle persone di attivarsi direttamente per il conseguimento di proprie esigenze e/o bisogni materiali. Purtroppo negli anni recenti la politica ha assunto dei valori esattamente opposti a ciò di cui si avrebbe bisogno, con riforme che tendono a ridurre, anziché ampliare, gli spazi di partecipazione. Anche in tale contesto, tuttavia, quando vi è stata una voglia di protagonismo e una capacità di organizzazione più o meno spontanea di settori della società, non è stato possibile da parte dei politici ignorare tali istanze. Probabilmente un elemento di novità potrebbe essere il superamento delle pretese di compattamento “ideologico” in un’unica e “totalizzante” forma organizzativa (partito), attraverso un’alleanza tra “diversità” ed esperienze “parziali” che possano coalizzarsi per raggiungere un progresso nel bene comune. Naturalmente tale processo è molto lento e difficile da realizzare ma penso sia importante cercare di supportare e tendere a favorire la crescita di tali esperienze. La costituzione di un “comitato di liberazione” come è stato definito in diversi interventi, non può prescindere a mio parere dalla considerazione della possibilità di creare delle “connessioni” tra esperienze che rappresentino istanze relative a contraddizioni e bisogni materiali. Penso vadano prima di tutto individuate tali istanze e tali bisogni, a partire da quelli che emergono dalla società e dai territori. Solo in tal modo vi può essere una ripresa della partecipazione e del protagonismo delle persone.

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    1. Questo tuo accorato appello alla partecipazione e all'ibridazione delle differenze rivela senz'altro un animo colto e sensibile. Non scordare, però che i processi decisionali devono essere insieme giusti ed efficienti; e far parlare ciascun cittadino con tutti gli altri -tanto più stando ben attenti a non comprimere le diversità-, se con un milione di anni a disposizione potrebbe forse risultar giusto (ma il cosiddetto "teorema di Arrow" sembrerebbe escluderlo), di certo non pare il massimo dell'efficienza!
      Considera, infine, il problema della conflittualità: quando sono in gioco interessi seri (e non le questioncelle inoffensive delle associazioni culturali), la partecipazione diventa spesso una pura e semplice rissa!
      Ci conviene affidare i nostri destini ell'esito di una rissa? Davvero non siamo in grado di escogitare qualcosa di più razionale?

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    2. Il mio appello alla partecipazione non intendeva mettere in discussione la delega in termini di espressione di voto o comunque d’individuazione di persone responsabili di farsi carico di interessi collettivi. Intendeva piuttosto sottolineare come un maggiore protagonismo di tutti sia elemento indispensabile e necessario a garantire un costante controllo democratico. Consapevolezza e responsabilità da parte di deleganti diventano aspetti fondamentali per mantenere vivo il rapporto con i delegati.
      L’unificazione di entità politiche precedentemente indipendenti (come sta avvenendo ora in Italia) può essere un metodo rapido per riorganizzare uno Stato, ma si rischia di trasformare la democrazia in omogeneità forzata. Questo processo sinecistico può trasformarsi (come avveniva a Sparta) in un rapido atto di autorevolezza e carisma di un singolo che mira a favorire solo i propri interessi. In un momento come questo, in cui la società tende sempre più a spaccarsi in due (molti poveri - pochi ricchi) diventa, invece, a mio avviso, necessario favorire la pluralità ed il dinamismo, presupposti della vera democrazia e consolidare la classe media, l’unica in grado di attuare una possibile trasformazione sociale.
      Un buon sistema elettorale che miri alla democrazia e alla convivenza civile deve, necessariamente tendere a dare spazio alle minoranze. L’introduzione del sistema maggioritario e dei premi di maggioranza, oltre all’innalzamento delle soglie di sbarramento, sono, perciò, a mio parere da abolire.
      Si potrebbe, al contrario, reintrodurre il sistema proporzionale, in quanto favorisce la rappresentatività e dà al Parlamento una composizione abbastanza fedele all’orientamento degli elettori. Per ovviare al problema dell’eccessiva frammentazione, però, è necessario ridurre l’ampiezza delle circoscrizioni elettorali, con la conseguente diminuzione del tasso di proporzionalità.

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  20. Salve a tutti, io sono Roberta e sono una studentessa del secondo anno di urbanistica all'università degli studi di Napoli "Federico II''. Frequentando il blog ho avuto di modo di leggere e soffermarmi sui principi a cui si ispira l’idea della partecipazione politica di Bulè. A tal proposito ritengo opportuno esprimere alcune mie considerazioni e un piccolo contributo in merito alla proposta. Se il nostro paese è stato quasi ridotto al lastrico lo si deve soprattutto al sistema elettorale che, negli ultimi decenni, non solo non ha funzionato, demandando ai partiti, o solo ai leader dei partiti, di nominare i parlamentari italiani, ma ha anche creato le condizioni di una forma consolidata
    di eleggere politici in carriera. Infatti quest’ultimi, pur di essere nominati, hanno obbedito pedissequamente al leader di turno, facendo solo gli interessi del singolo e non quelli della comunità a cui la politica deve ispirarsi e fattivamente realizzare.
    Pertanto considero meritevole di molta attenzione l'idea di un sistema di governo, secondo Bulè, che determina una forma diretta e vera della democrazia, attraverso la vera partecipazione dei cittadini. L'esempio dell'amministrazione di un condominio è la sintesi semplice, ma efficace, di come i cittadini dovrebbero partecipare direttamente alla
    gestione pubblica delle cose da realizzare contestualmente alla gestione diretta delle risorse della finanza pubblica, senza demandare agli altri di gestire, in molti casi sperperare e non solo, il denaro pubblico. Il sistema elettorale Bulè prevede il sorteggio dei diversi amministratori che rispettivamente si avvicendano, senza diventare politici in carriera, per governare le diverse realtà istituzionali, cosicché non si creeranno le condizioni di restare incollati alla poltrona e di coltivare, negli anni, solo interessi personali e di parte. Sarebbe opportuno che anche per il sorteggio dei cittadini venisse sancito, per legge, un codice deontologico di partecipazione al sorteggio stesso. Nel senso di stabilire determinati requisiti di integrità morale, penale, di non incompatibilità di rivestire incarichi istituzionali per possibili partecipazioni in conflitto di interessi, di possedere taluni requisiti specifici per rivestire determinati ruoli istituzionali dove occorre specifica e qualificata conoscenza e altre forme di incompatibilità che, talvolta, il sorteggio potrebbe attribuire per profili fortemente incompatibili e non integri a rivestire taluni incarichi istituzionali.

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    1. Come puoi verificare, abbiamo senz'altro previsto dei requisiti minimi per l'ammissione al ruolo di rappresentanti. Non abbiamo ancora definito con precisione quali possano essere, dal momento che ancora siamo ben lungi da una fase applicativa.
      Peraltro, se la questione suscita il tuo interesse, potremmo cominciare a ragionarci sopra fin da ora. Hai qualche idea in proposito? Cosa pensi che debba essere considerato imprescindibile?

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    2. Innanzi tutto grazie per avermi dato la possibilità di poter esprimere le mie idee in proposito. In questi giorni, infatti, riflettendo sulle possibili forme di incandidabilità dei cittadini ho elaborato alcune idee sotto descritte.
      Una possibile proposta per le elezioni dei candidati al parlamento, secondo la proposta del progetto Baulè, potrebbe essere quella che i cittadini per candidarsi al sorteggio, oltre ad avere i requisiti già evidenziati nei punti base della proposta progettuale che “qualunque cittadino può candidarsi alle elezioni purché al momento della candidatura sia maggiorenne, goda dei diritti civili, sia incensurato, non abbia subito condanne penali nemmeno in primo grado, ne abbia processi penali in corso”, debba anche non trovarsi nelle condizioni di non essere in conflitto di interessi rispetto al ruolo istituzionale che andrà ad occupare a seguito della elezione.
      In tale ottica potrebbero considerarsi incandidabili, perché incompatibili, i cittadini che rivestono ruoli che sono attinenti ad altri poteri dello stato, come per esempio i magistrati che per poter candidarsi dovrebbero rinunciare alla professione di giudice con le dimissioni definitive dalla magistratura.
      Altra ipotesi di incandidabilità, per incompatibilità, potrebbe essere quella di cittadini che rivestono ruoli di proprietà di società che sono concorrenziali con società pubbliche e di quelle partecipate con quote maggioritarie dallo stato. Appare evidente che un cittadino con carica di Parlamentare, Ministro o Presidente del Consiglio o con altra carica istituzionale in enti come regione, provincie e comune che si trova ad essere proprietario di società, in concorrenza con quelle dello stato, sarebbe portato ad emanare leggi che potrebbero non essere in favore del bene comune. Infatti potrebbero determinarsi condizioni, nella fattispecie, in cui il cittadino imprenditore, eletto nei ruoli istituzionali suddetti, potrebbe essere tentato a salvaguardare direttamente le proprie società, svolgendo il proprio mandato per favorire i propri interessi a danno della collettività.
      Tale incompatibilità andrebbe estesa anche alle figure di amministratori e presidenti di società pubbliche o private, che si trovassero nelle medesime condizioni di concorrenza, in conflitto di interessi, tra le suddette rispettive società.
      Inoltre porrei attenzione a rivedere la non partecipazione alle elezioni per quei cittadini che sono oggetto di processi penali in corso.
      Ritengo condivisibile che il principio garantista del nostro attuale codice penale, rispetto al principio della presunzione d’innocenza, debba restare tale fino alla condanna in primo grado.
      Questo perché potrebbe corrersi il rischio di inibire la partecipazione diretta e democratica alle elezioni di un cittadino che, pur essendo in corso di dibattimento penale, possa essere poi giudicato innocente e quindi assolto dall’ipotesi di reato contestato.
      Cosicché fino a quando il giudizio di primo grado non sarà di condanna, per i reati ipotizzati, ritengo che ad un cittadino debba essere consentito la possibilità essere candidato e, se eletto anche assolvere ai diversi ruoli istituzionali, pena l’immediata decadenza in caso di condanna già al primo grado di giudizio.
      La carica di parlamentare e di altri ruoli istituzionali di enti periferici non può superare il periodo massimo di due mandati per lo stesso ruolo.
      Pertanto non si potrà più essere ammessi al sorteggio per una stessa carica al Parlamento o nello stesso ente se, a seguito del sorteggio, un cittadino abbia già espletato due mandati nel medesimo ruolo istituzionale.

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    3. Grazie ancora per l'ulteriore approfondimento che ci offri.
      Diciamo subito che, più ci pensiamo, più aumentano le nostre perplessità sull'opportunità di prevenire eventuali conflitti d'interesse con misure di esclusione preventiva.
      La sensibilità degli italiani a questo rischio è generalmente influenzata dalla recente esperienza di un ventennio in cui la vita politica è stata dominata da una persona che monopolizzava le reti televisive. Ma questa circostanza, resa possibile dalla casta partitocratica, è priva di senso in un sistema come quello da noi delineato, dove nessuno può tramare per acquisire il potere, dal momento che la scelta dei rappresentanti è affidata al puro caso.
      Viene inoltre da pensare che ognuno di noi potrebbe avere dei conflitti d'interesse: uno potrebbe favorire i tassisti perché fa il tassista, un altro gli idraulici per lo stesso motivo etc..
      In realtà queste tendenze verrebbero minimizzate dalla circostanza che tutti gli interessi sarebbero rappresentati in pari misura e quindi non vi sarebbero squilibri. E questo, a ben vedere, è il principio virtuoso di ogni democrazia: non che ognuno si spersonalizzi (o venga escluso) per non far torti a nessun altro; ma che tutti possano partecipare nella loro integrità di liberi individui perché dal confronto tra i diversi interessi possa scaturire il bene comune.
      Non lo pensi anche tu?

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    4. Si, infatti, la sua risposta al mio commento del 14 luglio 2014, sulla proposta del conflitto d’interessi, per i possibili candidati al sorteggio per le elezioni del Parlamento evidenzia, con senso certo, la più alta forma di democrazia per il rinnovo dei parlamentari e dell’esecutivo del governo del paese. Riflettendo sulla sua risposta non posso che convenire sulla giusta condizione che affidare al puro caso, attraverso il sorteggio, la scelta dei rappresentanti politici non debba prescindere nessuna forma di esclusione, a parte quelle già individuate nel manifesto, includendo alla partecipazione elettiva anche quei cittadini che se anche indagati penalmente, non siano stati condannati nemmeno al primo grado di giudizio. Peraltro il principio di democrazia vera e virtuoso, a cui si ispira la proposta Bulè, andrebbe in contraddizione se si volessero considerare restrizioni di partecipazione dei cittadini alla loro possibile elezione al Parlamento. Porrei comunque attenzione ad includere possibili esclusioni per ineleggibilità quei cittadini che hanno ruoli nell'ambito dei diversi poteri dello stato che potrebbero mettere in conflitto la propria doppia presenza sia nei ruoli che attengono il potere giudiziario che in quello legislativo, salvo la rinuncia ad uno dei due da parte del cittadino interessato. Grazie ancora per avermi dato la possibilità di partecipare alla possibile discussione di questo progetto che ritengo molto affascinante per i principi veri di democrazia, "La Democrazia è il Governo del Popolo, dal Popolo, per il Popolo" (Abraham Lincoln), a cui un paese deve ispirarsi per il proprio governo e che unitamente ai giusti equilibri davvero può creare le condizioni ottimali di bene comune e di sviluppo economico della propria nazione.

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    5. Il fascino idealistico della citazione in chiusura e la matura consapevolezza dei problemi concreti del tuo contributo fanno di te, nel loro insieme, un interlocutore prezioso e stimolante. Saremmo onorati di poter continuare con te un confronto fattivo, anche su altri temi o con modalità più operative.
      A presto!

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  21. Salve, sono una studentessa del corso di laurea UPTA della Federico II di Napoli. Partirei da una citazione di Charles Bukowski : “La differenza tra dittatura e democrazia è che in democrazia prima si vota e poi si prendono ordini, in dittatura non dobbiamo sprecare il nostro tempo andando a votare.” Concordo pienamente con quanto detto circa il fatto che viviamo in un paese governato da un potere che di democratico ha quasi nulla, una sorta di dittatura nascosta che ci obbliga a sottostare al volere di coloro che hanno effettivamente il potere. Quella di oggi non è una democrazia “diretta” come quella adottata dagli ateniesi in cui ogni cittadino aveva la possibilità di proporre direttamente le leggi e aveva la possibilità di modificare direttamente la costituzione; quella di oggi è una democrazia “rappresentativa” in cui siamo Noi popolo a scegliere le persone che dovrebbero, almeno in teoria, fare le nostre veci. Allo stesso modo in cui abbiamo dato loro il potere, allo stesso modo Noi dovremmo sottrarglielo! Credo che sia una giusta azione da compiere per evitare che, individui non meritevoli, che al benessere del popolo non pensano minimamente, possano godersi il denaro sottratto alla gente per pura avidità, incuranti delle situazioni che generano. Dunque credo che per attualizzare e rafforzare l'idea democratica bisogna disporre di una classe politica formata dai "migliori". Il popolo esige, o dovrebbe esigere, di essere rappresentato dai migliori, persone in grado di fornire un governo che soddisfi gli interessi dei cittadini, che li tuteli, che sia meno incline ad abusi di potere.

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    1. Grazie per il consenso e per la ghiotta citazione. Ci coore peraltro l'obbligo di rilevare come il principio con cui concludi la tua perorazione sia lo stesso su cui si fonda il sistema attuale: le elezioni dovrebbero appunto servire a scegliere i migliori fra noi (dimmi te!).

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    2. Buongiorno. Premettendo che non sono pratica di politica, vorrei dire che appunto “ le elezioni dovrebbero servire a scegliere i migliori tra noi”, cosa che però non accade. Ci sono solo politici arroganti che pensano a salvaguardare i loro interessi ignorando i bisogni della popolazione eppure molti continuano a sostenerli durante le elezioni, perché? Forse perché ormai data la situazione la popolazione non può far altro che sperare che tutte quelle promesse che vengono fatte prima o poi vengano anche concretizzate? Non è l’atteggiamento giusto, è solo per dare “fiducia” ai nostri politici che ci ritroviamo nella situazione attuale, non possiamo sempre sperare che le cose si risolvano da sole perché nulla si risolve se non vi è qualcuno pronto a farlo. Dunque è utile iniziare evitando di votare i soliti partiti supercorrotti, è' necessario informarsi periodicamente e osservare obbiettivamente i fatti ma soprattutto non fermarsi alle apparenze.

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    3. Il problema è che l'attuale metodo di selezione dei rappresentanti premia i più abili a promettere, sedurre e persuadere, che quasi mai sono i più capaci o i più onesti. E non è un problema di partiti supercorrotti invece di partiti onesti: tutti quelli che conquistano il potere, col tempo (pochissimo tempo!) tendono a comportarsi nello stesso modo distorto.
      D'altronde, cosa proporresti per non farci più "fermare alle apparenze"?

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  22. Salve, e buongiorno, sono una studentessa del corso di laurea UPTA della Federico II di Napoli e concordo pienamente con le vostre idee, e soprattutto con una pensiero in particolare, “Non ci riconosciamo in nessuna delle forze politiche, attualmente in campo; non ci sentiamo rappresentati da un sistema di potere che di democratico ha solo il nome” . Ho 21 anni e posso dire con certezze che oggi, i nostri politici non ci rappresentano, non mi rappresentano. L ‘unico scopo, l ‘unico obbiettivo è guadagnare, guadagnare e intascare a discapito di noi cittadini. Sembra di essere più in un governo e in un sistema oligarchico dove i componenti politici hanno più un interesse proprio che quello generale dello Stato. Il popolo italiano è un grande popolo, un popoli di lavoratori ma negli ultimi anni la situazione è radicalmente cambiata. Abbiamo attraversato un periodo di grande crisi, dove abbiamo visto italiani pronti a tutto. Dicono che ci stiamo riprendendo da tutto ciò ma ancora non sembra vero. Il problema sta alla base. Occorre un nuovo governo, una nuova democrazia, una nuova Italia che garantisca il bene dei cittadini, della nostra comunità. . La prima cosa è ridurre il numero di politici perché sono davvero tanti e nessuno di loro è in grado di supportarci. E come ha detto anche Francesca Ruotolo il popolo deve reagire,

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    1. Come vedi, il nostro intento non è tanto quello di sfoltire la casta dei parassiti che fanno finta di governarci, quanto quello di revocargli la delega a decidere in vece nostra.
      Non pensi anche tu che sia proprio questa la vera soluzione?

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  26. Buongiorno, sono Giosue' Di Maro, studente del corso di laurea UPTA della Federico II di Napoli. Leggendo questo vostro manifesto mi accorgo di essere pienamente d'accordo con voi in quanto sono anche io insoddisfatto dal modo in cui veniamo governati da un po' di tempo a questa parte. Con il passare del tempo mi accorgo sempre più che mi ritrovo in pieno nel vostro pensiero: “Non ci riconosciamo in nessuna delle forze politiche, attualmente in campo; non ci sentiamo rappresentati da un sistema di potere che di democratico ha solo il nome”. Ed è proprio così che mi sento, se mi dicessero chi vorrei salisse al potere in questo momento non mi viene in mente nessuna forza politica in grado di cambiare la situazione attuale e ho paura che più si va avanti e più ci si avvicina ad una situazione piatta dove una forza politica vale l'altra in quanto hanno tutti un unico obiettivo: fare esclusivamente i propri interessi. Ci vorrebbe una rivoluzione che parti dal basso, da noi studenti che siamo il futuro di questo paese, organizzarci e non permettere che i più grandi continuino a tirare acqua ai propri mulini. Mandare subito a casa chi sbaglia e chiedere la fiducia al popolo che è l'unico che subisce in modo diretto le decisioni politiche. Mettendo sempre in discussione l'operato dei politici, secondo me li spingiamo ad operare a nostro favore in quanto siamo noi che da un momento all'altro possiamo scegliere di revocargli il potere.

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    1. Quello che enunci in chiusura è effettivamente l'assunto che legittima la delega decisionale che le democrazie attuali ci chiedono di rinnovare ad ogni -sedicente libera- elezione. Il fatto è che, con l'evoluzione della prassi, la realtà dei fatti rende pressoché irrisoria questa capacità di indirizzo, anche e soprattutto perché i governanti tendono a redigere l'agenda politica a misura dei loro interessi piuttosto che dei nostri.
      Oltre a prender atto della crescente deriva antidemocratica delle attuali democrazie avanzate, in questo manifesto proviamo anche a sottoporre al dibattito alcune ipotesi evolutive. Tu che ne pensi?

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  27. Capita di leggere tante cose su internet, sui vari blog e sui social nei quali si discute d politica, fantapolitica, corruzione, debito pubblico e così via. Fortunatamente grazie al professor Vignozzi sono venuto a conoscenza di questo blog, interessante sotto tutti i punti di vista. Visto che sono molti gli argomenti trattati partirei dal "Manifesto" che è quello che più mi ha colpito in quanto mette in chiaro che l'obiettivo principale è cambiare questo sistema politico dove le parole più ricorrenti sono : corruzione , tangenti , immigrazione (una delle questioni più scottanti in quanto si tratta di vite umane spezzate quotidianamente , ma allo stesso tempo un tema strumentalizzato politicamente da alcuni partiti come la Lega Nord). Questa voglia di cambiamento del sistema castale mediante forme di democrazia diretta è molto intrigante in quanto si vanno a riprendere le antiche poleis greche e i Liberi comuni medievali. Eppure sono sistemi politici adoperati centinaia di anni fa ma che garantivano un sistema goverantivo efficiente ed efficace in cui colui che saliva al "potere" non pensava nemmeno lontanamente di proporre leggi che favorissero un determinata casta , anche perché una cosa fondamentale di quei sistemi politici era la breve durata dell'incarico. Nonostante questo manifesto qui proposto può sembrare agli occhi di molti pura utopia, anche perché bisogna considerare molto il contesto storico e non solo in cui sono nate le poleis , sono molto fiducioso perché alla base c'è un idea di una politica VERA , GIUSTA . Tornando al discorso delle poleis e al loro contesto storico ,essendo uno studente di Urbanistica non posso fare a meno di far notare che le poleis sono nate anche di conseguenza a un'esplosione urbanistica che ha contribuito a far nascere piccole società in un contesto privo di aristocrazia e di concetto di proprietà privata , in un contesto in cui c'era tutto da inventare e da far funzionare.Situazione ben diversa invece quella di oggi in cui aristocrazia e proprietà privata camminano di pari passo.
    Propongo infine oltre che ai vari comitati di liberazione , del movimento di riforma , dell'antipartito super partes , un'associazione politica "rivoluzionaria" capace di compiere un cambiamento in tutti i campi a partire dall'informazione ,mediante testate giornalistiche , volantini e incontri nelle varie città italiane per mettere a conoscenza la popolazione del progetto politico proposto dal sito e mettere in luce i danni che la politica contemporanea ha portato e porta nel cammino politico della Repubblica Italiana. Come forma di protesta principale proporrei una campangna per il "Non-voto" alle prossime elezioni in quanto nessuno è in grado di manifestare la nostra modalità di fare politica e nessun partito è in grado di rappresentarci. P.s: mi chiamo Nicola Boemio

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    1. Giusto per tranquillizzarti e rafforzare la tua convinzione, possiamo comunicarti l'opinione condivisa che il binomio "aristocrazia - proprietà privata" non fosse certo meno forte nella società delle poleis che in quella odierna. Anzi...
      Ma veniamo alla tua proposta: l'idea del "non-voto" organizzato ci sembra perfetta. Ti andrebbe di affinarla insieme sul post "brainstorming" in modo di poterla poi pubblicare con la tua paternità?

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  29. Salve, sono uno studente del corso di laurea UPTA della Federico II di Napoli. Molti italiani, legati agli ideali di un tempo, si illudono che i rappresentanti dei partiti di qualsiasi orientamento politico, lavorino e si impegnino per il bene della collettività. Purtroppo, invece, abbandonati gli ideali, molti agiscono diversamente mettendo al centro del loro operare l'interesse personale.

    Gli ideali,infatti,sono ormai solo un ricordo lontano, morti forse nel dopoguerra. Scoppiata "Tangentopoli" (la scoperta dell'acqua fredda) negli anni '90, le cose non sono affatto cambiate. Sono passati circa 20 anni e continuamente sui quotidiani vengono riportate notizie di politici indagati e/o corrotti che spesso rimangono impuniti (la legge è uguale per tutti?). Sicuramente esistono anche persone capaci ed oneste, ma oltre a queste ci sono anche personaggi dalla dubbia provenienza (ex veline, ex porno star ecc..) e personaggi che cambiano facilmente partito pur di avere qualche voto in più. Mi chiedo: noi cittadini dovremmo essere rappresentati da questi individui? Fortunatamente c'è anche una parte SANA nella politica che continua a lottare; a mio modesto parere però attualmente esistono 3 punti particolarmente critici: DEMAGOGIA, CORRUZIONE e RACCOMANDAZIONE che non aiutano certamente lo sviluppo e il miglioramento del nostro Paese.

    La soluzione a tutto ciò? Purtroppo nessuna.. i cittadini sono scontenti ma pochi si danno da fare:inoltre, fino a quando è una minoranza a parlare, le istituzioni se ne fregheranno.
    So che può apparire una "visione" del tutto negativa e catastrofica, ma purtroppo è ciò che penso realmente.
    Mi auguro che in futuro qualcosa cambi, perchè è davvero sconfortante vedere il mio Paese in mano a un numero ristretto di persone che pensano solo ai propri interessi, o al massimo, agli interessi dei propri "amici".

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    1. Siamo d'accordo su tutta la linea, tranne che sulla rassegnazione. Come vedi qui ci stiamo dando da fare.
      Pensi forse che sia perché domattina ci sveglieremo d'incanto in un mondo migliore? O perché contiamo su una poltrona alla prossima tornata?
      Puoi ben immaginare che siamo mossi da ben altre motivazioni.
      Ad esempio: la soddisfazione di esprimere la nostra razionalità in barba a chi ha tutto l'interesse a reprimerla; la convinzione di contribuire in qualche misura a un dibattito da cui non potrà, prima o poi, che scaturire qualcosa di buono; e infine, perché no, la speranza di una poltrona da usare a vantaggio di tutti tra due tornate...
      La tua lucida analisi ti fa apparire vocato al successo in questo settore: se la poltrona in questione capitasse a te, come la utilizzeresti?

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  30. A tal proposito penso sia necessario lasciare anche una mia osservazione in merito. Se il nostro paese è sommerso da debiti, con tasse sempre più alte e politici che ci trattano come cittadini stupidi, dandoci un piccolo contentino, come gli 80euro di Renzi, credendo che cosi si possa risollevare la nostra economia questo si che è sbagliato. Non è sbagliato il pensiero di aiutare delle famiglie disagiate, il problema è pensare che con questo "aiuto economico" possa ricominciare la nostra economia, in fase di stallo da ormai troppo tempo, dove il nostro paese cresce dello "zero virgola ogni anno " e ad ogni nuovo anno sentiamo politici prometterci che questa situazione cambierà!
    Io modestamente dico, che questa situazione non cambierà , almeno non può cambiare così, così com'è adesso. vi chiederete il perchè? semplice, perchè le famiglie che riceveranno gli 80 euro, non li useranno per far "girare la nostra economia" , per comprare nuovi vestiti o farsi un viaggetto... le persone quelle vere, i cittadini che lavorano duramente per portare un piatto a tavola,e conoscono il valore dei soldi, li conserveranno per pagarci le bollette e le tasse che i politici, i nostri politici, aumentano ogni giorno!

    Il problema non il politico,non voglio giudicarlo in fondo, chi di noi con tanto potere in mano non farebbe anche un piccolo piacere ad un amico?
    Il punto è che è un circolo senza fine, e non potremmo nemmeno cacciarli via tutti infondo "siamo fatti tutti della stessa pasta", e quindi una soluzione, reale, concreta ed immediata non c'è l ho, ma potremmo iniziare ad andare alle urne non soltanto per votare i partiti che vorremmo far salire al potere, ma anche andar li e avere il potere di rimandarli a casa, di revocargli la carica, perchè anche loro dovrebbero guadagnarsi il merito di essere li ogni giorno, come qualunque impiegato si impegna al 100% nella sua azienda per non essere licenziato.

    Rosa Ambrosio, studentessa del secondo anno di Urbanistica, Federico II di Napoli

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    1. E non ti sembra che a questi problemi si provi a dar soluzioni concrete in questo blog? Nelle nostre intenzioni questo non è un ennesimo "cahier de doléances", ma una palestra per costruirsi una muscolatura atta a governarci, un giorno non troppo lontano, da soli. Perché non provi a figurarti come potrebbe funzionare la nostra vision e magari a dirci come migliorarla?

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  33. Salve, sono una giovane studentessa e leggendo ciò che il blog propone, tenendo presente qual è l’attuale situazione politica italiana, non posso che essere d’accordo. Per risolvere un problema, piccolo o grande che sia, bisogna intervenire alla base(come sottolinea anche il blog), modificare dunque le radici di un sistema, apportando miglioramenti da precedenti esperienze. Per cui, condivido in particolar modo l’idea di “ sostituire l’attuale sistema castale con forme di democrazia diretta e rappresentanza stocastica, nello spirito delle “poleis” greche e dei Liberi Comuni medievali’’. Nella Grecia antica infatti gli uomini di governo erano eletti a caso e sorteggiati da un’urna. Quella ateniese è dunque la prima forma di governo democratico attestata nella storia e a mio parere, l’unica vera forma di democrazia poiché non vede in gioco politici ‘’venduti’’ e campagne elettorali ‘’comprate’’; lo stesso Rousseau afferma che << La Democrazia esiste laddove non c’è nessuno così ricco da comprare un altro e nessuno così povero da vendersi >>. Qualcuno potrebbe obiettare che questa forma di governo consente a chiunque di salire al potere, uomini onesti come delinquenti. Tutto vero, ma credo che giacchè la corruzione stia prendendo attualmente il sopravvento sulla giustizia, nel momento in cui il politico sorteggiato goda di scarsa affidabilità, la situazione finale potrebbe ,nel peggiore dei casi, restare invariata (essendo giunti al culmine di negatività). Tutto ciò che accade e che oggigiorno ascoltiamo ,altro non fa che provocare un distacco ed una sfiducia, in particolar modo in noi giovani che siamo il futuro di questo paese. E’ una triste verità questa che mi rammarica, poiché fare politica vuol dire essere al servizio della gente, difendere l’interesse del debole(motivo per cui sorgono i partiti politici) . In teoria è cosi, ma nella pratica vien travisato. Risulta forte la necessità di un cambiamento, una svolta che consenta ad un popolo di vivere e scegliere liberamente, di essere sovrano, nel nome di un governo democratico in cui crede di vivere. In merito a ciò, cito Pietro Calamandrei : “ Che cosa vuol dire libertà, che cosa vuol dire democrazia? Vuol dire prima di tutto fiducia del popolo nelle sue leggi: che il popolo senta le leggi dello Stato come le sue leggi, come scaturite dalla sua coscienza, non come imposte dall’alto.” Concludo col dire che, malgrado il sistema politico d’oggi goda di sfiducia e scetticismo, è bene che il popolo sia retto da menti attive, da uomini che in quanto dotati di λόγος partecipino alla vita di ogni città, avanzando proposte. Lamentarsi e non agire è la condizione di chi nel problema ci resta.
    Grazie, Tania Tufano.

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    1. Nell'apprezzare la profonda sintonia del tuo ragionamento, ci colpisce la coincidenza della tua citazione di Calamandrei con quella di un altro commento che ti sarà facile rintracciare su queste pagine. A tuo avviso, cosa può voler dire tutto ciò?

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  34. Leggendo le varie discussioni e i commenti presenti in questo blog noto come la frase principale sia: "Non ci sentiamo rappresentati, siamo indignati!" Questa stessa frase la sentiamo tutti i giorni per le strade, nelle nostre case, in famiglia. Ogni cittadino ha una buona motivazione per potersi lamentare di ciò , ad esempio l' anziano per la sua pensione e il giovane per la mancanza di incentivi e sostegni per l'introduzione nel mondo del lavoro. Cambiano le generazioni, passano gli anni, ma il problema della gestione del "potere" permane, i danni a carico del popolo ci sono sempre stati e probabilmente si continuerà così se non ci si attiverà realmente per apportare un cambiamento. Siamo un popolo che si lascia convincere e che crede ogni volta che le promesse del nuovo politico di turno saranno poi mantenute. Riescono ad ingannarci perché durante i periodi di campagna elettorale tali persone presentano delle idee e dei progetti che sembrano favorire a pieno il popolo, dunque ne deduco che i problemi da affrontare e le soluzione da perseguire siano chiare a tutti, a noi come a loro, peccato che poi quando realmente ottengono la nostra fiducia dimenticano tutto ciò che hanno promesso e cominciano ad agire senza avere più coscienza dei problemi effettivi. Sarebbe perfetta invece, l' idea di un "Antipartito Super Partes" e in particolare per le ideologie su cui si basa, quali ad esempio - innescare per tempo il coinvolgimento del pubblico - dar trasparenza ai processi decisionali - appoggiare le scelte maturate per l’interesse durevole di tutti. Credo che solo chi gestisce il potere con questa ideologia di base, essendo cosciente della reale condizione aberrante del nostro Stato, sia così tanto motivato ad ottenere miglioramenti che non c'è pericolo che il suo cammino venga ostacolato dal dio Denaro e dalla fame di potere come accade attualmente.
    Pasquale Galasso.

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    1. Ti ringraziamo per il consenso. Dal momento che la natura di questo blog è essenzialmente dialettica e interattiva, ci corre comunque l'obbligo di invitarti a precisare come intenderesti contribuire al dibattito.

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