la nostra "Vision"


abbiamo qui sintetizzato il modello ideale di governo verso cui dovrebbero tendere, a nostro avviso, il nostro paese in particolare e tutte le moderne democrazie in generale
grazie a un continuo confronto, questo modello è soggetto a un'incessante evoluzione
contiamo sulle tue osservazioni per migliorarlo sempre più



Il sistema di governo secondo Bulè



Il potere decisionale è suddiviso fra popolo, partiti, parlamento, burocrazie, general managers, sistema giudiziario e livelli intermedi.
Per meglio padroneggiare la complessità della materia, abbiamo individuato queste articolazioni del concetto di potere/competenza:
- per fasi:
iniziativa: dare avvio a un iter legislativo  o comunque a un'azione di governo
istruttoria progettuale: sviluppare e una proposta in modo da renderla efficace
istruttoria valutativa: analizzare un progetto al fine di decidere se approvarlo con le opportune modifiche e integrazioni
ratifica: esprimere la decisione definitiva in merito all'operatività del progetto valutato
- per settori:
gestionale: la routine amministrativa a carattere ordinario
direttivo: l'indirizzzo delle azioni ordinarie
legislativo: la definizione delle regole e degli strumenti
attributivo: il conferimento e la revoca 22/5/12 di incarichi e deleghe operative
giudiziario: valutazione dei comportamenti ed emissione delle sentenze.
Ciò premesso, in linea di massima si prospetta quanto segue.
Il potere d’iniziativa è riconosciuto a chicchessia.
Nel settore legislativo l’istruttoria costruttiva è prevalentemente affidata alle burocrazie competenti; l’istruttoria valutativa è appannaggio prevalente del parlamento, che peraltro non ha limiti alle proprie facoltà legislative; la ratifica è, in via ordinaria, 10/5/12 esclusiva del parlamento.
Il potere gestionale è affidato alle burocrazie.
Quello direttivo di default compete ai general managers, mentre il parlamento esercita potere direttivo sugli stessi gm fino al livello delle politiche generali.
Il potere giudiziario è riservato esclusivamente alla magistratura. La legislazione di settore, che il gm competente ha il compito di promuovere, è affidata a ratifiche congiunte di Parlamento e CsM.



Il popolo

Al popolo nel suo insieme è riservato ordinariamente 10/5/12 il solo potere di iniziativa, ma senza alcun limite. 
Ogni cittadino, da solo o associato ad altri, ha il diritto di presentare, senza alcun quorum o soglia numerica né vincoli procedurali, tutte le proposte che vuole, anche in termini di abrogazione o correzione 29/4/12.
Sarà compito del parlamento, attraverso le sue commissioni tematiche, istruire il vaglio e l’iter di tali proposte, secondo criteri di rilevanza riferiti all’impatto potenziale e al numero di sottoscrittori delle proposte.
La volontà popolare viene rappresentata senza alcuna distorsione, grazie alla cosiddetta “legge dei grandi numeri”, dal parlamento nazionale e dagli organi di livello intermedio formati mediante il sistema di selezione stocastica di cui sotto.
Su questioni di rilevanza fondamentale, quali quelle inerenti l'etica collettiva (p.e.: aborto, divorzio) o modifiche strutturali della costituzione, l'intera popolazione dovrà essere chiamata dal parlamento ad esprimere una ratifica definitiva 10/5/12.
L'intera popolazione esercita peraltro in continuazione quel potere non istituzionalizzato che fa capo al concetto di "opinione pubblica". Ai fini di un'ottimizzazione di questo fondamentale potere sarà garantita la trasparenza di tutti i processi decisionali e la più ampia e tempestiva diffusione delle informazioni rilevanti e dell'attività dei decisori 27/5/12. A tale scopo sarà costituito uno specifico organo di garanzia costituito da 20 membri, da formare e rinnovare coi medesimi criteri della Camera Bassa (di cui si dirà) 10/5/12.
Ciascun cittadino può essere chiamato, nei modi di seguito specificati, a rappresentare la collettività nel Parlamento o negli organi di governo locali. Nessun cittadino può farlo più di una volta. 21/7/2013. Nel caso che si tratti di un lavoratore dipendente, ogniqualvolta abbia degnamente compiuto il suo dovere di rappresentante, gli sarà garantito il rientro nella precedente posizione lavorativa.17/7/2012



I partiti

I partiti fungono da collettori e organizzatori della domanda sociale; sono vocati all’iniziativa essenzialmente in ambito legislativo e direttivo. Possono svolgere azione di lobbying nei confronti dei decisori, purché in assoluta trasparenza. In ragione della propria autorevolezza, essi possono esercitare un potere sostanziale di opinion leading, ma non hanno alcun potere formalmente riconosciuto in termini di ratifica.
Inoltre l’organizzazione del sistema di governo è tale da escludere a chicchessia ogni possibilità di una carriera politica concepita, come oggi, in chiave plenipotenziaria.



Il parlamento

Il parlamento è un’assemblea costituita da 400 cittadini estratti a sorte da una lista di idonei disponibili.
Ha potere di istruttoria (mediante le commissioni tematiche bicamerali) e ratifica (a camere separate in sessione plenaria)
Le sue funzioni sono: produzione di leggi, indirizzo e verifica del management di settore, monitoraggio della funzione giudiziaria.
L’assemblea si articola in due componenti, entrambi composte da 200 membri:
- Camera Bassa (o del Popolo)
- Camera Alta (o delle Competenze).
Queste due componenti funzionano in certi casi come un unico organismo, in altri come organismi distinti e complementari.
Sono svolte unitariamente le seguenti funzioni:
- assunzione di provvedimenti urgenti in relazione a situazioni straordinarie (cataclismi, guerre, terrorismo etc.) da definirsi con specifico regolamento;
- verifica e indirizzo delle gestioni di settore, revoca e nomina dei general managers, previa istruttoria da parte delle Commissioni Tematiche.
Sono svolte separatamente, secondo le procedure tipiche di un sistema bicamerale, le seguenti funzioni:
- elaborazione e approvazione delle proposte di legge, previa istruttoria delle Commissioni Tematiche in merito a: attribuzione di priorità, programmazione dei lavori e documentazione tecnica.
Le 10 Commissioni Tematiche, corrispondenti ai Settori in cui è organizzata la gestione ordinaria, sono costituite da 40 componenti ciascuna, così selezionati:
- i membri della Camera Alta sono attribuiti automaticamente in relazione alle rispettive competenze, secondo il Regolamento succitato;
- quelli della Camera Bassa sono chiamati a scegliere la propria attribuzione in ordine stocastico.
Nello svolgere i loro compiti possono avvalersi della consulenza di esperti esterni di loro scelta, purché entro precisi limiti di budget 21/7/2013
Sono idonei alla Camera Bassa tutti i cittadini che:
- non abbiano subito condanne (anche solo in primo grado, se non siano seguite sentenze di piena assoluzione) per reati di rilevanza socio-politica, amministrativa o finanziaria, da definire con specifico elenco
- possiedano i requisiti ordinari di capacità intellettuale e sanità mentale.
Sono idonei alla Camera Alta tutti i cittadini che, inoltre:
- dispongano di specifica preparazione in una serie di settori di competenza a carattere strategico individuati dall’ISTAT con cadenza decennale;
- abbiano conseguito nel proprio settore un livello di eccellenza riconoscibile in relazione a precise soglie da definirsi con apposito regolamento.
Sono disponibili tutti i cittadini, che, previa verifica dei requisiti di idoneità, abbiano presentato una dichiarazione che li impegni a espletare i compiti previsti, qualora risultino estratti.
Gli estratti:
- restano in carica 5 anni
- sono tenuti a un impegno lavorativo a tempo pieno, comunque prioritario, equiparabile a 40 ore settimanali
- ricevono un compenso complessivo pari a 5 volte quanto mediamente dichiarato nelle ultime 5 dichiarazioni dei redditi
- sono soggetti a un sistematico monitoraggio dei comportamenti, secondo uno specifico disciplinare da definirsi ad opera di soggetti esterni.



Le burocrazie

Queste ultime sono organizzate in modo da afferire ai Settori gestionali. In linea di massima si prevedono i seguenti settori: Finanze, Economia (articolato nei vari sottosettori), Lavoro (incluso welfare e assistenza sociale), Salute (incluso sport e tempo libero), Infrastrutture (inclusi lavori pubblici), Ambiente (inclusi territorio, urbanistica, paesaggio e beni culturali), Istruzione (inclusa cultura e ricerca), Esteri (inclusa difesa), Ordine pubblico (incluso il supporto al potere giudiziario), Coordinamento Territoriale (rapporti con i livelli intermedi). Con cadenza ordinariamente decennale potranno essere rivisti ma non incrementati.
Sono responsabili della gestione ordinaria e sono tenute a produrre le proposte normative utili a ottimizzare:
- il governo del territorio negli aspetti di rispettiva competenza
- efficacia ed equità del proprio operato.
Possono altresì proporre qualunque sviluppo normativo ritengano utile a tali fini anche se inerente altri Settori o aspetti del comportamento collettivo.
Sono soggette ai provvedimenti e alle strategie disposti dal general manager nei limiti della legislazione ordinaria in materia di lavoro dipendente, anche per quanto riguarda: compensi, carriera, assunzioni e licenziamenti. Tutto questo ne mette al riparo le componenti più elevate dall’alea dello spoils system, ma ne corresponsabilizza l’intero staff nell’ottica di una generale tendenza alla flessibilità.



I general managers (gm)

Sono funzionari ordinariamente assunti e revocati dal Parlamento (o dagli enti intermedi), nell’esercizio del potere attributivo, secondo i principi del libero mercato per gestire un Settore amministrativo.
Il compenso di un gm è libero e la sua carica immediatamente revocabile in qualunque momento.
Ha il compito di coordinare e indirizzare come meglio crede il funzionamento del proprio Settore in aderenza agli indirizzi e alle esigenze del Parlamento, che ne controlla sistematicamente l'operato mediante le Commissioni 29/4/12.
Un gm “jolly” ha il solo compito di coordinare gli altri ai fini delle politiche generali fornite dal parlamento. Non ha alcun potere direttivo, ma collabora col Parlamento alla funzione attributiva in veste di istruttore valutativo.
Per quanto, all’atto pratico, equivalente a un ministro delle attuali democrazie, il ruolo dei gm è del tutto a-politico, anche se son tenuti a concordare col Parlamento gli orientamenti strategici che ritiene opportuni.
In pratica, il rapporto tra ciascun general manager e il Parlamento è affine a quello che intercorre fra amministratore delegato e assemblea degli azionisti in una normale Società per Azioni, salvo che la competenza del general manager è limitata a un settore. Altro riferimento possibile, con analoghi distinguo, è il “podestà forestiero” dei Comuni medievali cui si paragonava Monti al momento della sua investitura a premier di un governo tecnico nel 12/2011.
Il general manager è anche il soggetto designato a tenere i rapporti internazionali per le questioni di competenza: al “G8” andrà quello dell’Economia, a un summit sulla disoccupazione quello del Lavoro etc.
Con analogo criterio si comportano i gm dei livelli intermedi.



La magistratura

La funzione giudiziaria continuerà ad essere svolta dall’attuale magistratura, salvo che si porrà la massima attenzione nella formazione etica e disciplinare e nella selezione dei giudici, nonché nel controllo del loro operato, 14/5/12. 
I procedimenti più rilevanti avranno precedenza assoluta sugli altri, godranno di procedure accelerate, mobilitando più mezzi e risorse e saranno giudicati, oltre che dai giudici, da giurie popolari sul modello americano. In caso di voto non unanime, si procederà a un secondo voto segreto e individuale da valutare a maggioranza, dove il voto del giudice varrà la metà della giuria. Le conseguenze del verdetto saranno parametrate al tasso di maggioranza (p-e-: pena detentiva di 20 anni approvata a maggioranza del 60% = pena di 12 anni).
Peraltro si perseguirà la massima depenalizzazione dei reati e le pene saranno ilpiù possibile convertite con obblighi diversi dalla detenzione. Di quest’ultima sarà valorizzata la funzione rieducativa, puntando sulla qualificazione del personale e sulll’esemplarità dei comportamenti.
Si darà sistematica applicazione al principio della refusione degli errori giudiziari, che sarà a carico della collettività e mai del giudice. Di quest’ultimo si valuteranno le eventuali colpe, distinguendo tra negligenza e corruzione. Il giudice corrotto sarà irreversibilmente espulso dalla magistratura, oltre a subire, così come i giurati, le pene più severe 12/4/12.
Sarà perseguita una generale velocizzazione delle procedure fino a raggiungere i livelli più avanzati, diminuendo il numero delle cause: sul fornte penale mediante la depenalizzazione, su quello civile dissuadendo la conflittualità con il principio che in ogni vertenza che non porti a sentenze nette nei confronti dell’accusato le spese progettuali saranno a carico totale del proponente.
Il corretto e tempestivo andamento della funzione giudiziaria sarà riconosciuto dalla costituzione come interesse prioritario per lasalute socio-politica del paese.
Il tutto sarà verificato da un sistematico monitoraggio effettuato a campione e/o a seguito di segnalazione dalla Commissione Tematica del Parlamento, in contraddittorio con il gm della giustizia.
In relazione agli esiti di tale monitoraggio, il Consiglio Superiore e il Parlamento definiranno d’intesa i provvedimenti specifici (revisione della sentenza, sostituzione del giudice etc.) e generici (incremento dell’organico e delle risorse, snellimenti o approfondimenti procedurali etc.) di volta in volta condivisi.
In assenza di tale intesa non sarà possibile alcuna variazione legislativa, né intervento specifico.
Il potere giudiziario non è soggetto ad alcuna limitazione rispetto ad alcun soggetto, tanto meno nei confronti dei parlamentari o altri detentori di deleghe decisionali. Nei confronti di questi saranno anzi definiti dai succitati Regolamenti specifici inasprimenti delle pene ordinarie.
Dato il ruolo strategico del potere giudiziario ai fini del buon governo, si prevede una rifondazione dei criteri etici su cui si fonda il funzionamento del sistema.
In particolare sarà rivalutato il valore della verità, inasprendo le pene per la menzogna, precludendo ogni liceità alla reticenza e al falso a fini autodifensivi, eliminando le barriere alla conoscenza supportate da malintesi sensi di privacy, coinvolgendo la figura dell’avvocato nella responsabilità sulla veridicità delle informazioni fornite. Parimenti sarà reso più rigoroso il controllo sulle poche categorie di informazioni che davvero non devono resser diffuse: quelle che espongono a rischi i testimoni o favoriscono i delinquenti, quelle diffamanti etc.



I livelli intermedi

Senza preclusione per ulteriori semplificazioni, può essere 29/4/12 mantenuta l’attuale articolazione su 4 livelli, accentuando la specificità di ciascuno in chiave di complementarità. Ciò significa un sostanziale ridimensionamento delle competenze (e degli organici) mediante eliminazione di ogni sovrapposizione o raddoppio.

- Alle Regioni si riserva un ruolo di luogotenenza amministrativa e individuazione delle strategie di sviluppo locale in chiave identitaria, con una forte enfasi sulle competenze di pianificazione e programmazione, ma con esclusione di ogni funzione stricto sensu normativa 2/12/12. Nella fase di transizione, al Settore del Coordinamento sarà affidato il compito di riunificare, semplificandola e accorpandola, la Babele normativa prodotta da 40 anni di arbitrio localistico.
Peraltro compito precipuo dello stesso settore sarà quello di indirizzare l’evoluzione normativa in modo da accogliere, senza stravolgere la necessaria unitarietà del corpus nazionale, le esigenze identitarie e strategiche di ciascuna Regione.
Il sistema di governo sarà organizzato come quello nazionale, con general managers esterni, Parlamento e commissioni, ma con un’unica Camera Regionale di 100 membri, con impegno ridotto a 24 ore settimanali e stipendi pari al triplo invece che al quintuplo.

- Al livello delle Province la luogotenenza si esplica solo in termini di coordinamento della gestione territoriale e di promozione delle azioni strategiche. Il sistema di governo prevede 3 general managers (per: Identità territoriale, Azioni strategiche e Gestione ordinaria) che interagiscono con una Camera Territoriale composta di 30 membri, non estratti ma nominati: 10 in rappresentanza della Regione e 20 dei Comuni (in proporzione alla popolazione e alla superficie territoriale). Coll'andar del tempo sarà perseguita l'integrazione fra Province, Città Metropolitane e Associazioni Intercomunali spontanee, eliminando ogni sovrapposizione. 29/4/12

- Al livello del Comune si riservano compiti strettamente amministrativi e direttamente operativi, oltre alla suddetta partecipazione al coordinamento provinciale. Il sistema di governo, analogo a quello regionale, prevede una Camera Locale di soli 50 membri estratti a sorte, 16 ore settimanali e stipendio doppio. Un unico general manager, a mo’ di Podestà, coordina i diversi settori, con diritto di revoca -condizionato alla ratifica della camera locale- nei confronti dei burocrati di settore più alti in grado.
È incentivata la scelta di più Comuni di condividere Camere Locali e/o general managers.

162 commenti:

  1. Buongiorno, ho letto con grande attenzione le vostre ipotesi e considerazioni e devo dire che le condivido moltissimo. Ci tengo però, ad esporvi alcune considerazioni che ho fatto appena ho letto la vostra "vision". Innanzitutto secondo me, dovrebbe essere dato un maggiore peso al popolo, che oltre ad avere il potere di iniziativa dovrebbe comunque avere la facoltà di esprimere la propria opinione-favorevole o meno- su leggi promulgate da altri organi. L'organo parlamentare credo sia organizzato in modo perfetto, mentre i gm dovrebbero essere controllati maggiormente nel loro operato. Infine secondo il mio punto di vista, l'organo provinciale dovrebbe essere abolito, affidando maggiori poteri ai Comuni e alle Regioni, in modo da far risparmiare qualcosina allo Stato. Nel caso però, di Comuni più grandi( Roma, Napoli, Milano) in via sostitutiva si potrebbero inserire le "città metropolitane" già previste nella nostra Costituzione.
    Vi porgo i miei saluti.
    francesca.cutolo@hotmail.it

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    1. Grazie per il prezioso contributo, che recepiamo -nella misura che potrai verificare- in merito a tutte le questioni.
      Oltre a ciò, eccoti qua le nostre controdeduzioni:
      1. il "peso del popolo" è affidato al funzionamento delle Camere, che per la "legge dei grandi numeri" esprimono la vera volontà dell'intera popolazione e, a ben vedere, hanno l'ultima parola su tutte le principali questioni legislative.
      Ma forse pensi a forme di democrazia diretta che coinvolgano tutti ii cittadini in prima persona?
      Gradiremmo un chiarimento in proposito.
      2. L'operato dei gm, per essere efficace, esige quei margini di autonomia che risultano indispensabili alla tempestività delle decisioni. L'eccesso di arbitrio è prevenuto dalla circostanza che possono essere rimossi in qualsiasi momento, oltre ad essere, com'è ovvio, perseguibili in caso di irregolarità rilevanti. Un ruolo decisivo è infine svolto dalla trasparenza dei processi e dall'accesso all'informazione che è alla base dell'intero sistema.
      3. La riorganizzazione dei livelli di governo non è, in sé, una variabile essenziale ai nostri fini. Peraltro un Ente come la Provincia può avere un prezioso ruolo di tutela e gestione del territorio. Infine il costo vivo di queste amministrazioni è in realtà più modesto di quanto si creda: quando si parla dei costi della politica è più rilevante pensare a quanto ci costano le tante decisioni sbagliate o non prese piuttosto che agli stipendi degli amministratori (modesti a livello locale).

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    2. Proposta. In merito alle deduzioni di francesca.cutolo@hotmail.it ed alle relative controdeduzioni, proporrei un'assemblea popolare garante dei principi di equilibrio nei sistemi di comunicazione verticale (attualmente terreno di conquista politica, potentato al servizio del potere tradizionale). Ciò consentirebbe maggiore partecipazione diretta e coinvolgimento attivo. Le modalità di elezione (estrazione) potrebbero seguire l'iter della Camera Bassa.

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    3. Complimenti per la concretezza operativa del contributo, che come vedi recepiamo quasi letteralmente. L'unica specificazione che ci pare opportuna è che si debba pensare a un organo di controllo alquanto snello, sia per contenerne i costi che per favorirne l'agilità. Che ne pensi?

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    4. Rilevo con estremo piacere il vostro interesse per la proposta e condivido appieno la specificazione. Per come l'ho immaginato, l'organo potrebbe tradursi in una video conferenza nazionale che possa (economicamente e logisticamente) far fronte alle problematiche legate alla reale partecipazione. Quindi, proporrei alcune "Giornate dell'Assemblea" che convoglino, con l'ausilio del mezzo virtuale, le Assemblee di circoscrizione (reali e regional-territoriali). In tale spazio, sarà possibile dare voce alle istanze che la popolazione avrà precedentemente selezionato (su un apposito portale permanente) come ordini del giorno dell' "Agenda dell'Informazione". Le decisioni saranno frutto di una votazione, col sistema della maggioranza relativa, per ogni espressione del singolo punto all'o.d.g.. La cadenza potrebbe essere annuale e le giornate potrebbero coincidere con il "ponte del 25 Aprile", in maniera simbolica ed evocativa. Un osservatorio volontario manterrebbe costantemente informato il gm preposto all'osservanza delle risultanze dibattimentali.

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    5. Tutti questi suggerimenti sembrano estremamente interessanti. Non li recepiamo nella Vision solo perché troppo dettagliati per la "grana" del documento. Ma ce li appuntiamo senz'altro per successive elaborazioni.
      Nel congratularci per la brillantezza dei tuoi contributi, ti proponiamo, ove mai ti potesse interessare, l'opportunità di estendere la nostra collaborazione.

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  2. Salve,
    sono uno studente di Urbanistica dell'Università degli studi di Napoli,
    Federico II, leggendo la Vs. Vision, sono arrivato al paragrafo "livelli
    intermedi". A primo acchito ho ho visto subito i "soliti" 3 livelli intermedi,
    attualmente in vigore.
    Proporrei, anzi azzarderei (poiché non sono un esperto), invece dei tre
    livelli previsti solo due: Macroregioni e Comuni.
    Macroregioni, accorpare ad esempio  tutte le regioni del sud, come quelle del
    nord - est, nord- ovest, e quelle centrali in altre due: versante adriatico e
    versante tirrenico. Da passare cosi da 20 a 5.
    A parer mio i benefici potrebbero essere svariati. In primis un gran risparmio
    di denaro pubblico a livello amministrativo, con 5 general managers a governare
    le 5 Macroregioni, i quali potrebbero entrare a far parte dell'organigramma del
    governo centrale.
    Altro beneficio potrebbe essere lo sviluppo, ad esempio le regioni del sud
    sono accomunate da diverse caratteristiche e potenzialità, come quella del
    turismo. Potrebbe svilupparsi un'unica  politica a favore dello sviluppo del
    settore turistico a grande scala, includendo anche il settore dei trasporti e
    cosi via...
    Tutto ciò senza decurtare il governo centrale dal suo potere e dalla sua
    centralità.
    gabrydibo@libero.it

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    1. Ti ringraziamo per la ricchezza di indicazioni circostanziate. Se le recepiamo in misura contenuta è solo per il motivo di cui al punto 3 della risposta a francesca.cutolo@hotmail.it (questione non essenziale ai nostri fini).
      Peraltro riteniamo opportuno porre l'enfasi sulle tue conclusioni, che condividiamo al punto di ritenere opportuno un ridimensionamento di quell'autonomia legislativa delle Regioni che rischia di creare una babele normativa e procedurale lontana dagli interessi di qualsiasi cittadino.
      Anche in termini di strategie tendiamo comunque a privilegiare l'organicità rispetto alla separazione. In fondo i problemi del nostro turismo sono un po' gli stessi al sud come al nord, né pare conveniente che il meridione abdichi ad altre forme di sviluppo in cui ha dato prova di insospettabile vitalità. E poi: se in Germania avessero affrontato i problemi della ex DDR dandone per scontata l'irrimediabile "diversità" (cfr. la storia della nostra "cassa per il mezzogiorno"), invece di puntare a una piena reintegrazione, dove sarebbero andati a finire...?
      Ma quando parli di un accorpamento in 5 "macroregioni" intendi dire che smantelleresti del tutto quelle esistenti?

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    2. Salve anche io come la collega seguo il corso di laurea in Urbanistica e quindi più volte mi è capitato di discutere circa il governo del territorio ed in particolare i piani urbanistici.
      Mi dissocio dall'idea esplicata dalla collega in quanto penso sia controproducente affidare competenze, che nel corso degli ultimi anni sono state affidate sempre ad enti ben precisi e distinti, solo a macroregioni e comuni.In termini di pianificazione nel nostro paese ogni livello ha il compito di redigere piani di coordinamento territoriale a diversa scala quindi, a mio avviso, penso sia inconcepibile affidare la redazione ad esempio del Piano Territoriale di Coordinamento Prvinciale ad un ente, appunto, diverso dalla Provincia che nel tempo ha cercato di migliorare e perfezionare tali piani avvalendosi di saperi esperti. L'aspetto su cui vorrei focalizzarmi è quello legato alla continuità e alla coerenza che deve esistere tra i vari piani; dunque passare da una scala molto ampia, come quella eventualmente utilizzata dalle macroregioni, direttamente ad una comunale potrebbe generare sicuramente incoerenze e disomogeneità oltre ovviamente alla perdita di obiettivi importanti.
      Una soluzione potrebbe essere quella di integrare all'interno delle macroregioni esperti alla redazione anche di piani a scala minore e di maggior dettaglio ma onestamente penso sia estremamente difficile organizzare e controllare un sistema cosi' articolato.

      Carmen Prisco

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    3. Concordiamo con la sostanza delle tue osservazioni.
      Anche per quanto riguarda in particolare l'idea conclusiva condividiamo l'impressione che si tratti di una complicazione tutt'altro che utile.
      Tra l'altro in questa materia la nostra impressione è che, se si vuole davvero snellire, il problema principale risieda non tanto nelle nostre 110 Province, quanto nei nostri 8.093 Comuni (alcuni dei quali con poche decine di abitanti!).

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    4. Nel leggere il commento della mia collega Carmen, mi ritrovo molto nella sua idea, in quanto penso che una giusta pianificazione vista in senso di superamento di problemi nonchè in senso positivo per il futuro debba essere gestita, nel caso del PTCP appunto, all'ente in questione. Il nodo principale da sciogliere penso che sia la visione condivisa del piano per gli enti sottostanti, la scelta operativa e la sua efficacia in termini di opportunità (successo) e soprattutto debba creare una interazione con i subordinati piani comunali.


      Teresa Cappuccio

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    5. Penso che l'idea dell'area metropolitana, introdotta dalla L 142/90, la quale considera l'aggregazione di più comuni i cui insediamenti tra di loro abbiano rapporti di integrazione in conseguenza di attività economiche, di servizi sociali essenziali, nonchè di relazioni culturali e caratteristiche territoriale può snellire i problemi di gestione amministrativa, economica e funzionale che il nostro Paese si fa carico.

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    6. Siamo sostanzialmente d'accordo. Peraltro, tra botta e risposta, siamo scesi a un livello di specificità che esula dagli interessi di una Vision.

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  3. Si intendo la rimozione delle 20 regioni esistenti e la formazione di 5 nuove
    macroregioni. 1 per il Sud, 2 per il centro e 2 per il Nord.
    gabrydibo@libero.it

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    1. ok
      ribadendo che quest'aspetto non è essenziale ai fini della nostra Vision, riteniamo altresì che tale ipotesi da un lato sia in contrasto con delle differenze territoriali sostanziali (a che pro accorpare, ad esempio, Sicilia e Sardegna?); dall'altro sancirebbe una differenziazione delle politiche di gestione e sviluppo che riteniamo in linea di principio contraria agli interessi collettivi (qualcuno ci potrebbe anche guadagnare, ma nel complesso si instaurerebbe un "gioco a somma negativa")
      comunque, secondo la nostra Vision, è una faccenda che dovrebbe essere lasciata alla libera scelta dei cittadini, come rappresentati dalle Camere

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  4. Premetto di dare un piccolo contributo al blog esprimendo un opinione da libero cittadino che non si è mai interessato di politica, da libero cittadino che però avverte il bisogno di apportare dei cambiamenti.
    Facendo riferimento a quella che è l'amministrazione pubblica, il suo ruolo e funzionamento, credo sia necessario entrare in un nuovo ordine di pensiero: in una società che non fa altro che promuovere in tutti i campi un sistema a "rete", bisogna in tutti i modi superare la visione basata sul modello verticale e favorire le interrelazioni tra gli enti che curano i beni comuni e il benessere dei cittadini.
    Credo che il concetto chiave su cui insistere sia la possibilità di accesso dei cittadini alle informazioni e la promozione di processi decisionali partecipati.
    Prendendo in esame il campo dell'urbanistica e assumendo come dato di fatto l'inconciliabilità dei tempi dell'amministrazione con quelli delle scelte, avrei pensato alla seguente proposta:
    pur cadendo l'amministrazione che ha decretato una scelta di piano o la realizzazione di un' opera pubblica, sia contemplata la possibilità che la figura "istituzionale" che si è fatta promotrice di ciò rimanga a fianco del nuovo eletto come collaboratore, come colui che conosce nello specifico le dinamiche del caso.
    Entrambi i soggetti,nel rispetto dei propri ruoli, dovrebbero controllarsi a vicenda e ancor più dovrebbero essere supervisionati da un gruppo di cittadini organizzati in maniera tale da essere consapevoli di avanzare proposte e giungendo quindi a quella che è la vera compartecipazione, prendendo atto del forte ruolo della pianificazione nella creazione e nello spostamento dei valori. Premetto di dare un piccolo contributo al blog esprimendo un opinione da libero cittadino che non si è mai interessato di politica, da libero cittadino che però avverte il bisogno di apportare dei cambiamenti.
    Facendo riferimento a quella che è l'amministrazione pubblica, il suo ruolo e funzionamento, credo sia necessario entrare in un nuovo ordine di pensiero: in una società che non fa altro che promuovere in tutti i campi un sistema a "rete", bisogna in tutti i modi superare la visione basata sul modello verticale e favorire le interrelazioni tra gli enti che curano i beni comuni e il benessere dei cittadini.
    Credo che il concetto chiave su cui insistere sia la possibiltà di accesso dei cittadini alle informazioni e la promozione di processi decisionali partecipati.
    Prendendo in esame il campo dell'urbanistica e assumendo come dato di fatto l'inconciliabilità dei tempi dell'amministrazione con quelli delle scelte, avrei pensato alla seguente proposta:
    pur cadendo l'amministrazione che ha decretato una scelta di piano o la realizzazione di un' opera pubblica, sia contemplata la possibilità che la figura "istituzionale" che si è fatta promotrice di ciò rimanga a fianco del nuovo eletto come collaboratore, come colui che conosce nello specifico le dinamiche del caso.
    Entrambi i soggetti,nel rispetto dei propri ruoli, dovrebbero controllarsi a vicenda e ancor più dovrebbero essere supervisionati da un gruppo di cittadini organizzati in maniera tale da essere consapevoli di avanzare proposte e giungendo quindi a quella che è la vera compartecipazione, prendendo atto del forte ruolo della pianificazione nella creazione e nello spostamento dei valori.
    st.dalterio@gmail.com

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  5. La proposta è molto ricca e circostanziata e riflette appieno gli obiettivi che ci prefiggiamo. Inoltre sembra conciliare in modo assai interessante principi etici di ordine generale e preoccupazioni di efficacia.
    Però non abbiamo ben compreso se intenda porsi come correttivo allo status quo o alla nostra Vision.
    Puoi fornirci una precisazione in merito?

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    Risposte
    1. Il mio non è un correttivo alla vostra Vision, ma all'immobilismo in cui versiamo; una proposta che potrebbe interessare uno dei tanti ambiti che va rigenerato dal punto di vista della governance.
      st.dalterio@gmail.com

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    2. Se il senso del tuo contributo è questo, viste le tue capacità, perché non provi a contrastare questo immobilismo in modo organizzato?
      Se ti interessa, possiamo suggerirti come

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  6. salve premetto la mia inesperienza in quanto sono uno studente di urbanistica della federico II di Napoli. leggendo la vostra vision, ho trovato il tutto molto interessante. premetto che concordo con quasi tutte le vostre idee ma penso che, per un buon funzionamento, tale sistema necessita di una stretta collaborazione tra gli organi, collaborazione che spesso manca anche nel sistema di governo attualmente in vigore. inoltre penso che il popolo debba avere, per quanto questo sia difficile, un ruolo di maggiore centralità e potere e non limitarsi alla sola iniziativa. altro punto su cui non concordo tanto è quello della provincia. proporrei infatti l'abolizione di quest'ultima in quanto, spesso,soprattutto quando questa ha a che fare con comuni molto grandi, il suo potere di imposizione è sensibilmente ridotto, inoltre tale abolizione farebbe risparmiare un bel po di soldi, cosa fondamentale visto la profonda crisi in cui giace oggi il nostro paese.

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    1. Grazie delle indicazioni: precise e concrete e tutt'altro che ingenue.
      Abbiamo recepito il richiamo alla sovranità dell'intera popolazione ai fini di una ratifica delle decisioni "storiche" nel modo che vedi sopra.
      Per quanto riguarda la collaborazione fra gli organi, si tratta di un requisito che, da un lato, va perseguito nella pratica piuttosto che in termini istituzionali; dall'altro, esige quel giusto bilanciamento fra autonomia e interazione (sennò si rischia la paralisi!), che può essere ottenuto solo con aggiustamenti in corso d'opera.
      Sulle province stiamo un po' alla finestra, visto che è già alle viste un sostanziale ridisegno del loro assetto. Richiamiamo peraltro la massima attenzione sul fatto che, al contrario di quanto si sente spesso dire, i costi della politica non sono tanto gli stipendi degli amministratori quanto gli effetti delle decisioni sbagliate (o mancate, o deviate, o...) che ne caratterizzano l'operato!

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  7. Salve ho letto tra le vostre proposte la riformulazione del sistema giudiziario
    e mi ha particolarmente interessato. E' da tempo noto che la macchina
    giudiziaria italiana procede con una lentezza inaudita tale da renderla un
    sistema infernale. A tal proposito mi è parso giusto che si sollevino questioni,
    come avete fatto, sulla possibilità di utilizzare procedure accelerate tali da
    evitare inerzie decisionali. Credo che sia opportuno perciò indirizzare a
    questi tipi di meccanismi i processi civili , i quali in teoria dovrebbero
    vantare una dinamica procedurale semplice a dispetto dei processi penali ma che
    nella pratica sembrino essere destinati ad un calvario giudiziario senza
    termine ,caratterizzato da rinvii su rinvii e da sentenze mai pronunciate. Per
    quanto concerne la proposta di un modello giuridico fortemente ispirato a
    quello americano ,penso che possa essere giusta l'adozione di giurie popolari a
    meno che quest'ultime abbiano la prerogativa di sentenziare solo la
    colpevolezza di un imputato lasciando poi al giudice ,ovvero la legge, il
    compito di emettere un verdetto e quindi in questo senso anche la misura della
    pena. Comminerei inoltre pene severe alle giurie, composte tra l'altro da
    liberi cittadini, per reati gravi come la corruttibilità a danno
    dell'imputato. Sono favorevole all'estinzione delle colpe con obblighi
    diversificati dalla detenzione non solo perché questi sono degli ottimi
    espedienti per la reintegrazione di quelle persone considerate emarginate nella
    società, ma soprattutto perché potrebbero garantire allo stato risparmi anche
    in termini economici. Per quanto riguarda il sistema del potere giudiziario nei
    confronti dei parlamentari preferisco non esprimere opinione, ma mi preme
    rammentare alle nostre cariche istituzionali che l'articolo 3 della nostra
    costituzione sancisce che non vi sono distinzioni nemmeno per diverse
    condizioni sociali e personali.
    Daniele Caruso

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    1. Abbiamo recepito il tuo richiamo alla severità nei confronti dei corrotti esplicitando ulteriormente l'opportunità delle pene più severe.
      Per il resto le tue ampie e circostanziate riflessioni, che non siamo ancora in grado di tradurre in formulazioni univoche, costituiscono per noi uno stimolo a insistere nel nostro sforzo e ad approfondire questioni che per la loro complessità richiedono senz'altro ulteriori contributi.

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  8. Salve, dopo aver accuratamente visionato la vostra "vision", volevo innanzitutto farvi i complimenti, non solo per l'originalità e la ricchezza di contenuto delle vostre ideologie, ma anche e soprattutto per il contributo che offrite al nostro paese, nell'ipotizzare e suggerire un sistema di governo che risulterebbe, senz'altro, maggiormente consono e funzionale a quelle che sono le prerogative di quest'ultimo.
    Se permettete, volevo focalizzare l'attenzione su quello che è il ruolo e la struttura della magistratura: concordo assolutamente nella velocizzazione dell'iter procedurale, nell'inserimento di giurie popolari che si rifanno al modello americano, e nella depenalizzazione che punta maggiormente alla funzione rieducativa ricorrendo il meno possibile alla pena che prevede come unica soluzione la detenzione.
    Ma credo che, al fine di migliorare questo sistema, più incisivo dovrebbe essere il ruolo del giudice, magari ispirandosi proprio al sopracitato modello sulla quale è basata la magistratura americana.
    Si tratterebbe ovviamente di un giudice garante del potere esecutivo e legislativo che si prefigge come obiettivo principale la giusta e corretta osservanza dei diritti dei cittadini, ma si tratta anche di una figura assolutamente fondamentale per la determinazione dell'indirizzo politico del paese, in pieno accordo con quelli che sono i principi fondamentali del costituzionalismo americano.
    Ovviamente si tratta di una figura del giudice che si sposa perfettamente con un ordinamento costituzionale di matrice liberale.
    Dico questo in quanto il vero problema che stà interessando la figura del magistrato nel nostro paese, è proprio la crisi di identità che quest'ultimo stà vivendo in riferimento a quella che è la sua posizione nell'ordinamento repubblicano, soprattutto in relazione al fatto che non esiste un vero e proprio percorso di formazione del magistrato italiano, anzi la gran parte delle personalità che hanno rivestito questo ruolo provengono da esperienze culturali molto diversificate.
    Ciò su cui varrebbe la pena puntare quindi, è proprio lo sviluppo di una sorta di percorso formativo, all'interno del quale i futuri magistrati possano effettivamente essere avviati, sin dalla giovane età, ad una sorta di indottrinamento, magari mettendoli in relazione con le figure dei magistrati più anziani ed esperti, al fine di raggiungere un livello di conoscenza e di esperienza tale, da potersi incaricare senza problemi dell'arduo compito riguardante il raggiungimento degli obiettivi sopracitati in riferimento al modello americano.
    Infine concordo appieno con la vostra teoria volta ad una rifondazione dei criteri etici su cui si fonda il sistema, soprattutto nell'inasprire le pene legate ai fenomeni di mensogna, e sull'affidamento della piena responsabilità alla figura dell'avvocato, circa la veridicità delle informazioni fornite dai propri clienti.
    Spero di non aver suggerito cose sbagliate o inopportune, in quanto l'obiettivo che mi sono prefissato è semplicemente quello di fornire un piccolo contributo ad un lavoro immenso come il vostro, già di per se lodevole e ammirabile, che dovrebbe essere maggiormente preso in considerazione, oltre a fungere da esempio per i più giovani e non solo.
    antonio.d-90@hotmail.it

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    1. Il requisito della corretta formazione e selezione dei giudici è talmente rilevante che lo abbiamo recepito con particolare enfasi proprio in apertura del paragrafo sulla magistratura.
      Anche nel tuo caso il resto delle considerazioni chiama in causa questioni di soluzione talmente ardua che non ci sentiamo in grado di darvi immediata soluzione. Ti ringraziamo comunque per la competenza e l'entusiasmo e speriamo che tu voglia aiutarci anche su altri argomenti.

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  9. Salve,
    dopo un’accurata lettura della vostra “vision”, non posso fare altro che complimentarmi con voi per l’intero elaborato.
    Credo sia un buon punto di partenza per una riorganizzazione del sistema governativo nazionale, il quale, in particolare negli ultimi periodi, risulta essere poco chiaro soprattutto per persone che come me, si stanno avvicinando (forse un po’ in ritardo) al mondo politico.
    In quanto studentessa di Urbanistica, indi particolarmente interessata a ciò che concerne all'organizzazione degli enti territoriali, proporrei l’eliminazione dell’ente Provincia, incrementando le competenze di Regioni e Comuni. Proprio di quest’ultimi, in materia di governo del territorio, ne incrementerei il potere decisionale ed operativo in quanto trattasi dell’organo più vicino alla popolo, e quindi in grado di coglierne le necessità, evitando dispendio di tempo e denaro pubblico in decisioni che il più delle volte risultano essere sbagliate e non ben volute dai cittadini, lasciando alle Regioni funzione di tutela del territorio, controllo e supporto dei procedimenti amministrativi.
    Inoltre credo che il popolo debba essere il punto focale dell’intero sistema, avere una sua componente presente in ogni organo governativo, essere sempre informato e partecipe magari utilizzando sistemi di video conferenze proposte dal mio collega Elia, grazie alle quali l’intera popolazione, a differenza di quanto accade oggi, potrà essere continuamente a conoscenza di quanto accade nel nostro paese, trasformandosi da “soggetto passivo” a “soggetto attivo”.
    Infine, un parlamento composto da 400 membri a mio parere è fin troppo sostanzioso dato che già la situazione attuale ci dipinge come una delle nazioni con il più alto numero di parlamentari. Riducendo il numero dei componenti della camera alta in pochi ma efficientissimi “tecnici” e il numero dei componenti della camera bassa un numero sufficiente di rappresentati (tecnici e non) delle diverse regioni, il sistema potrebbe risultare molto più snello ed efficiente in termini di tempo e denaro.
    Saluti.

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    1. Delle tue numerose e preziose considerazioni abbiamo recepito in particolare quella che raccomanda di informare tutti in tempo reale sull'attività dei decisori e sull'avanzamento dei processi decisionali.
      Per quanto riguarda il numero dei parlamentari riteniamo che non convenga abbassarlo troppo perché:
      - la mole di lavoro, a volerlo far bene, è davvero consistente
      - perché una rappresentanza stocastica restituisca fedelmente l'intera popolazione è indispensabile mantenersi nell'ordine dei "grandi numeri"
      - la snellezza operativa dovrebbe essere garantita dall'articolazione in commissioni
      - il nostro parlamento funziona male non tanto perché sono in troppi, quanto perché vi si coltivano tutt'altri interessi che i nostri.
      Per le altre importanti questioni che richiami ti rinviamo alle repliche fornite in altra sede
      Grazie e a presto!

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  10. Salve, ho letto la "vision" e a primo impatto mi sembra che le decisioni esposte siano organizzate in modo molto equo e ordinato.I punti con cui mi trovo ad essere più d'accordo sono un'organizzazione di governo tale da escludere , nella formazione dei partiti,a chiunque ogni possibilità di una carriera politica in quanto bisognerebbe verificare le competenze e le attitudini di ogni potenziale rappresentante;Per quanto riguarda la magistratura, sono d'accordo sul controllo della veridicità delle informazioni che in caso di menzogna inasprirebbe le pene e coinvolgerebbe anche la figura dell' avvocato e il controllo delle informazioni che devono essere diffuse, bandendo quelle che espongono a rischi i testimoni o favoriscono i delinquenti etc, insomma sono propensa alla maggiore severità delle pene anzi non condivido la conversione di quest'ultime in obblighi diversi dalla detenzione. Altro punto interessante è quello riguardante il ruolo del popolo che come è stato già scritto dai miei colleghi è poco decisionale ma è per lo più di proposta e concordo pienamente sull'incremento della diffusione delle informazioni inerenti al governo e tutto ciò che lo riguarda in quanto il popolo non deve essere più un "ignorante grillo parlante" ma dovrebbe essere reso partecipe attivamente e direttamente alla vita politica attraverso la maggiore consapevolezza e la migliore competenza e capacità di chi lo rappresenta.Aggiungo quindi, in conclusione, coerentemente con ciò che ho scritto poc'anzi che bisognerebbe ridurre il numero di competenti limitandoli ai "pochi ma buoni".Sottolineando la mia scarsa inesperienza politica porgo i miei saluti.

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    1. Grati per le numerose manifestazioni di consenso, ci concentriamo sui contenuti propositivi.
      Siamo d'accordo con te sul principio, già richiamato da altri amici, che un organismo più snello è più efficiente e che sarebbe utile selezionare pochi soggetti di livello eccellente. Dobbiamo peraltro ricordare che:
      - tutti i parlamenti esistenti al mondo constano comunque di svariate centinaia di membri;
      - un numero troppo basso metterebbe in crisi la "legge dei grandi numeri" su cui si basa ogni equa rappresentanza stocastica
      - siccome le nostre Camere lavorerebbero spesso congiuntamente, diminuire il numero dei "competenti" ne indebolirebbe il peso rispetto alla "camera del popolo"

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  11. Salve. Sono uno studente di urbanistica dell'università degli studi di Napoli "Federico ''". Ho letto la vostra "Vision" e l'ho trovata molto interessante, sono daccordo su quasi tutte le vostre proposte. Ho avuto dei dubbi per quanto riguarda lo stipendio dei cittadini estratti a sorte per coprire la carica di membro della Camera Bassa e della Camera Alta, per loro è stato previsto un compenso pari a cinque volte quanto dichiarato nell'ultima dichiarazione dei redditi, io penso che la soluzione più giusta è quella di attribuire uno stipendio unico per tutti i membri, a prescindere dalle loro ultime dichiarazioni dei redditi. Lo stesso discorso vale per le cariche regionali, provinciali, comunali e per i General Managers.

    Leo Conte

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    1. Questa tua valutazione è di primaria importanza, perché tocca direttamente uno degli aspetti più concreti della nostra Vision.
      Abbiamo ritenuto utile articolare il compenso per evitare che molti cittadini benestanti (che in un sistema non distorto sarebbero quelli premiati da un maggior successo professionale e quindi, sempre in teoria, quelli più capaci e/o laboriosi) non si dichiarassero disponibili a incarichi decisionali per il timore di rimetterci troppo da un punto di vista economico o di dover interrompere una carriera faticosamente costruita.
      L'aggancio alla dichiarazione dei redditi pare poi utile sia in termini simbolici, come premio all'onestà, sia in termini pratici, come meccanismo di selezione dei più onesti (chi ha dichiarato meno del giusto sarà disincentivato a rendersi disponibile e quindi ad essere nominato).
      Siamo d'accordo con te che in linea di principio il criterio di un trattamento uguale per tutti parrebbe più equo, ma all'atto pratico, sic stantibus rebus, la nostra formulazione ci sembra ancora più conveniente a fini operativi.

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    2. Salve, mi permetto di intervenire poichè l'argomento riguardo la retribuzione di coloro che governano è una
      delle questioni su cui attualmente più si dibatte. In particolare, facendo riferimento a ciò che il blog propone, riguardo appunto
      questo aspetto, non condivido il fatto che venga pensata una retribuzione così elevata per i membri che andranno a costituire la camera alta e la camera bassa.
      A mio avviso affinchè il paese sia governato nel migliore dei modi, oltre ad avere come guida persone esperte è necessario che esse siano interessate
      concretamente ai problemi del paese e che amino e svolgano con passione il loro mestiere, non come invece accade oggi in cui ci troviamo ad essere governati
      da parlamentari non solo incompetenti ma anche disinteressati e menefreghisti a cui importa solo della retribuzione. A mio avviso quindi destinare per i membri del parlamento
      una remunerazione discreta, ad esempio pari a 2 volte quanto dichiarato nell'ultima dichiarazione dei redditi possa essere garazia di un buon ed onesto operato da parte degli eletti,
      i quali si presterebbero all'incarico affidatogli mossi da sani principi come l'amore per il proprio paese e l'amore per la politica e non solo per il proprio tornaconto.
      Carmen Prisco

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    3. Riteniamo che per chiunque il fatto di esser distolto dalla continuità della propria carriera o attività imprenditoriale costituisca un danno economico assai rilevante. Un danno che, sommato alla necessità di cambiar residenza e quant'altro a ciò connesso, a nostro avviso non può essere compensato dal solo raddoppio di quanto dichiarato.
      D'altro canto ci pare che il compito di prender decisioni serie e responsabili per l'intera nazione sia di tale rilevanza da richiedere, da un lato, il massimo impegno e da meritare, dall'altro, un riconoscimento un po' più che parsimonioso.
      A ben vedere, in realtà, in tema di retribuzione dei parlamentari si è diffuso un pericoloso equivoco: il problema principale, in effetti, non è tanto che guadagnino troppo (l'amministratore delegato di una grossa società guadagna molto di più), quanto che non facciano un bel niente per meritarsi nemmeno una lira!
      Per quanto riguarda infine il sospetto che nella nostra Vision i decisori possano esser motivati dall'avidità, basti ricordare che:
      - in nessun modo, una volta manifestata la propria disponibilità, si potrebbe influire sulla probabilità di essere eletti o meno (una probabilità che resterebbe comunque sufficientemente remota da non poterci fondare nessuna ragionevole strategia);
      - in nessun modo, una volta eletti, si potrebbe fare alcunché per guadagnar di più (e il principio della trasparenza, fondato sulle concrete limitazioni alla privacy su cui insistiamo, dovrebbe porci al riparo da ogni tentativo di corruzione).
      Ma soprattutto, in questa materia, lo scenario proposto da Bulè dovrebbe far cambiare definitivamente il nostro modo di pensare ai governanti: non sarebbero più, infatti, degli estranei appartenenti a una casta impenetrabile e ostile; ma sarebbe gente normale come noi, potrebbe toccare a ciascuno di noi. Parafrasando Kennedy, allora, si potrebbe dire che con Bulè non dovremmo più pensare "a come gli altri potranno decidere per noi", ma "a come noi potremmo decidere per gli altri"!
      Tu che ne dici?

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    4. Concordo pienamente sul fatto che chi ricopra un ruolo importante come questo debba essere ricompensato in modo adeguato, però purtroppo sono un pò scettica e penso anche che alcuni di essi, una volta raggiunti tali livelli, possano scendere a compromessi ed agire in maniera non trasparente e pulita perchè fondamentalmente l'uomo, escluse le eccezioni ovviamente, è portato a comportarsi in questo modo. La mia proposta, anche se discutibile, voleva essere una garanzia ulteriore. Tuttavia il fatto che dopo tanti anni possa essere di nuovo il popolo a decidere, ed in particolar modo noi, mi entusiasma e mi fa sperare in un cambiamento radicale rispetto alla cultura politica attuale.

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    5. Condividiamo a tal punto le tue preoccupazioni che, come puoi agevolmente verificare, abbiamo concluso il capitolo della Vision dedicato al parlamento con la precisazione che i suoi componenti "sono soggetti a un sistematico monitoraggio dei comportamenti, secondo uno specifico disciplinare da definirsi ad opera di soggetti esterni".
      Che ne pensi? Può bastare? Magari si potrebbe provare a lavorare sul succitato disciplinare: se hai qualche idea...

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    6. Salve sono una studentessa della facoltà di Urbanistica e dopo aver accuratamente letto la vostra "vision" mi sono interessata anch'io alla questione della retribuzione. Mi sento di dire che una retribuzione articolata in base alla dichiarazione dei redditi dei 5 anni precedenti all'incarico possa risultare iniqua rispetto ad un compenso unico per tutti i membri della stessa camera, secondo il principio della stessa paga per lo stesso compito svolto. Certamente nel caso di persone benestanti, per non dire facoltose, c'è la possibilità che si disincentivi la partecipazione alla "cosa pubblica"; tuttavia in una proposta di governo alternativa quale è bulè, dove si sottintende l'onestà, la buona fede e soprattutto la passione del popolo, si dovrebbe pensare che sia interesse di tutti, più o meno abbienti, partecipare al governo in tutte le sue forme. Tutto ciò ovviamente senza dimenticare che un incarico di tale responsabilità e impegno merita un compenso congruo e gratificante. Infine ho una domanda da porvi: in che modo vengono scelti questi "soggetti esterni" responsabili del controllo dei membri delle camere?

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    7. Salve, leggendo la vostra "Vision", come i miei colleghi d'urbanistica, anch'io vorrei esporre un'alternativa sulla questione della retribuzione. A parere mio ingente, per questo motivo proporrei un aumento dello stipendio, ad esempio pari a 2 volte quanto dichiarato nell'ultima dichiarazione dei redditi, solo in base all'efficienza del lavoro svolto; attraverso questo meccanismo tutti i Parlamentari potrebbero trarre delle soddisfazioni attraverso un maggiore compenso economico.

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    8. Care Anna Giulia e Fiorella, ribadiamo anzitutto che l'esatta quantificazione del compenso è per noi una questione tutt'altro che essenziale. Ci stanno però molto a cuore alcuni obiettivi.
      Il primo è che nessuno sia escluso; e se imponessimo un tetto troppo basso metteremmo fuori gioco quelli che guadagnano di più -magari proprio perché più capaci e competenti!-.
      Il secondo è che risultino adeguatamente compensati i sacrifici richiesti: sobbarcarsi un'enorme responsabilità; lavorare intensamente documentandosi in modo esauriente; abbandonare a lungo casa e lavoro; rinunciare a gran parte della propria privacy; etc..
      Per quanto riguarda il problema del controllo, la sua soluzione è notoriamente condannata ad essere imperfetta. Fermo restando che c'è ancora molto da ragionarci sopra, potremmo partire dai meccanismi che attualmente regolano il buon funzionamento delle nostre istituzioni e il corretto comportamento di tutti noi. Bisogna altresì considerare che al sistema da noi proposto si arriverebbe attraverso una fase di transizione a sistema misto (in parte "tradizionale" e in parte "bulè") in modo da affinare i meccanismi di questo tipo.
      Si tratta comunque di un tema di estremo interesse e, se avete voglia di approfondirlo, daremo il massimo risalto alle vostre riflessioni.
      A presto!:

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    9. Differentemente da Fiorella non ho esposto una mia idea precisa sul quantum (dal punto di vista prettamente numerico) ma mi preme dire che ho solo affermato di stabilire uno stipendio uguale per tutti. Inoltre seppur condivida con i 2 obiettivi elencati, poichè difatti la mia proposta non ha mai parlato di una soglia stipendiale bassa ma piuttosto di una cifra congrua e gratificante per il lavoro svolto, rimango della mia idea, soprattutto in un momento di crisi come questo, dove un'azione del genere potrebbe sembrare poco opportuna. Eventualmente si potrebbe stabilire una somma di partenza, proponendo poi una serie di aumenti del 2-2,5% a seconda delle connesse responsabilità oppure delle condizioni premiali per risultati raggiunti.
      Inoltre vorrei avere delle delucidazioni sulla domanda posta nel mio primo commento, riguardante i soggetti esterni e le metodologie attraverso cui vengono scelti, non avendo ricevuto risposta.
      Buona domenica!

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    10. Cara Anna Giulia, ti ringraziamo per la precisazione (a proposito di precisazioni: non scordare che "condividere" è transitivo).
      Per quanto riguarda il tuo arduo interrogativo, ribadiamo che un punto di partenza potrebbe essere il criterio con cui abitualmente vengono scelti in tutto il mondo coloro che esercitano funzioni di controllo, dai magistrati alle forze dell'ordine: non c'è nessuna garanzia che si comportino sempre in modo impeccabile, ma... senza arbitro non si può giocare seriamente a calcio! Inoltre bada bene che il loro compito sarebbe solo quello di evitare quelle plateali scorrettezze cui siamo ormai rassegnati (accettare bustarelle, favorire amici e parenti, legiferare "ad personam" etc.) e in nessun caso potrebbero entrare nel merito delle scelte.

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    11. Vi ringrazio per il vostro approfondimento. Concordo a pieno con le vostre tesi e con la vostra vision in generale! Vi auguro che possa perfezionarsi sempre di più, anche perché le basi e i contenuti sono davvero interessanti! A presto!

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    12. Ti ringraziamo per il consenso e restiamo in attesa di ulteriori apporti. Buon lavoro!

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  12. st.dalterio@gmail.com
    (a seguito dello scambio avviato il 5 maggio)
    Se quello che mi suggerirete potrà essere fattibile...perchè no!

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    1. Potresti collaborare come co-redattrice di una specifica sezione o aiutarci nella fase organizzativa come referente locale di una "gemma" (vedi nel relativo menu). In ogni caso si tratterebbe di collaborazioni senza alcun impegno, dove ogni tuo contributo sarebbe gradito e non dovuto.

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  13. Erika Fricchione noreply-comment@blogger.com
    C’è piena condivisione per lo sconforto e la sfiducia che traspare da questo blog nei confronti della politica italiana, ma anche per buona parte delle idee relative all’organizzazione di uno Stato democratico “di fatto”. Tuttavia ci sono delle scelte o aspetti che, a parer mio, potrebbero essere rivisitati, come la soluzione che si offre ai problemi citati, quali corruzione, poca competenza e disonestà della nostra classe politica. All’interno di una società, comune, provincia o qualsivoglia ente o istituzione, chi governa dovrebbe essere espressione del “meglio”, figura che non può prescindere da tre caratteristiche, ovvero: “onestà, passione, e competenza”. Partendo da questi presupposti credo nasca un conflitto con la modalità di scelta dei nostri governanti espressa nel blog: il sorteggio. Questo fallisce in uno degli obiettivi principali nella formazione della classe dirigente, ovvero la meritocrazia. Con questo metodo aleatorio di scelta, se da un lato vengono individuate persone sicuramente capaci ed oneste, dall’altro non si fa una vera selezione cercando di prendere tra queste ultime le migliori;quindi per quanto possa essere un criterio equo e giusto, non sembrerebbe altrettanto meritocratico. Non credo sia del tutto sbagliato il metodo attuale con cui vengono scelti i nostri politici, ma la modalità con cui viene effettuata la scelta. Si potrebbe, ad esempio, reinserire la preferenza nella scelta del candidato in modo da incrementare quel senso di libera decisione del cittadino.
    Un altro limite del sorteggio, a parer mio, è l’assenza di una rappresentanza territoriale, in quanto si fa riferimento ad una lista con un sorteggio generico, che sembra non garantire una rappresentanza ad ogni provincia o regione. Per quanto concerne, invece, l’idea che ciascun cittadino possa presentare ogni tipo di proposta di referendum senza un numero adeguato di firmatari, non mi ritengo del tutto concorde, in quanto questo numero, che corrisponde oggi a 500mila firme, serve a garantire che il referendum proposto non sia a carattere locale(comunale, provinciale o regionale), ma abbia una valenza nazionale. Forse sarebbe più appropriato eliminare il quorum nei referendum, per il semplice fatto che la volontà dei cittadini che vogliono cambiare una determinata legge dovrebbe essere ostacolata da chi non la vuole cambiare e non, invece, da chi “se ne frega” del proprio Paese e non va a votare, impedendo che si raggiunga il suddetto quorum! Infine, ho notato nei vari commenti diverse proposte relative agli sprechi di danaro pubblico. Io proporrei di partire dalla politica economica locale cercando di ridurre i relativi sprechi attraverso piccoli interventi, come: il consorzio dei servizi tra piccoli comuni, quali raccolta rifiuti, pulizia delle strade, uso degli impianti sportivi; la proibizione nei piccoli comuni delle consulenze esterne e l’affidamento dei progetti di qualsivoglia opera a ingegneri, dipendenti comunali, evitando il ricorso a progettisti esterni (che implica più soldi); l’eliminazione delle province, che sprecano la maggior parte del loro danaro pubblico per mantenere tutto l’indotto (affido sedi, dipendenti, mezzi) destinando una minima parte come servizio ai cittadini.
    Concludo congratulandomi con chi ha pensato questo blog poiché potrebbe rivelarsi un'ottima piattaforma per gli scambi d'opinione e d'informazione al fine di un miglioramento/accrescimento del proprio pensiero riguardo la politica.
    Cordiali saluti 

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    1. Grazie per questo contributo così ricco: tanto ricco da costringerci a dare risposte telegrafiche a quesiti di imponente complessità.
      1. qualunque sistema meritocratico conferisce tutto il potere a chi giudica i meriti; pertanto il problema di rivedere il meccanismo di delega in bianco del potere decisionale che ha generato la "casta" non sarebbe risolto, ma solo spostato; e poi, in realtà, quello della meritocrazia non ci pare un criterio essenziale: la storia ci insegna che un buon governo non è quello fatto dalle persone più geniali, ma quello che opera in modo meno distante dall'interesse collettivo.
      2. nel nostro modello, come in tutti i sistemi stocastici, l'equa rappresentanza territoriale è garantita dalla cosiddetta "legge dei grandi numeri" (è la stessa che fa sì che in due bombole di gas intercomunicanti ci sia la stessa quantità di gas: possiamo farci affidamento!)
      3. nella nostra proposta il destino dei referendum è affidato a una verifica di rilevanza da parte del parlamento; l'equanimità di quest'ultimo è garantita dal fatto di essere composto da cittadini normali come noi e non da una casta la cui prima preoccupazione è mantenere il proprio potere anche contro la volontà popolare (si pensi ai tanti referendum anti-partiti che benché abbiano raggiunto il quorum non vengono comunque indetti con la scusa che ci sono altre priorità!)
      4. gli sprechi di denaro pubblico a tutti i livelli (è vero che molte province sono inutili carrozzoni, ma altre sono efficientissime; e lo stesso si può dire di qualunque amministrazione) possono essere evitati solo da chi non sia indotto a farne (come avviene oggi) il principale strumento per consolidare il proprio potere.
      Ciò premesso, siamo convinti che continuando a riflettere insieme su questi temi si possa migliorare di molto la nostra attuale formulazione. Perciò: restiamo in attesa!

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    2. Salve, scrivo per avere qualche delucidazione in più riguardo la questione della meritocrazia.
      Non mi torna la Vostra risposta quando scrivete che la meritocrazia non è il criterio essenziale secondo il quale scegliere chi sale al potere, quando poi nella Vision è scritto che per la Camera alta sono idonei quei cittadini che "abbiano conseguito nel proprio settore un livello di eccellenza". E' proprio questa eccellenza che mi fa pensare al merito; criterio che non reputo affatto discriminante, in quanto tutti, con costanza e impegno, possono raggiungere una buona conoscenza in un determinato campo di studio.
      Senza un minimo di meritocrazia mi viene da pensare ad un paese governato da persone incompetenti (diversi esempi li abbiamo avuti anche nel nostro Paese!). Inoltre non mi è chiaro il perchè alla meritocrazia debba essere associato l'abuso di potere, nel momento in cui si pensi di porre al di sopra delle Camere un organo con funzioni di controllo, rinnovato ad esempio con cadenza annuale, che garantisca il corretto funzionamento della "macchina" del governo.
      Distinti saluti,
      Giovanna Ferramosca

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  14. 1.Quando parlo di meritocrazia è perché parto dal presupposto che in una società tutti dovrebbero avere accesso in maniera più o meno pari a servizi, istruzione, formazione... con le opportune distinzioni riguardo le scelte individuali. La pecca nel mio suggerimento è nell’ aver trascurato una realtà quale quella attuale, supponendo un modello di società con pari opportunità e, di conseguenza, la possibilità di parlare di meritocrazia come condizione utile ad eccellere e non a giustificare situazioni subdole e scelte particolari (tipico del governo attuale). Da qui la mia idea di aspirare all'eccellente oltre che al buon governo.
    2. Legge dei grandi numeri? Se la mia conoscenza non mi fa sbagliare il presupposto è di avere una lista di almeno 40000 possibili idonei, ossia potenziali parlamentari in tutto lo Stato aventi simili requisiti, tra i quali uscirebbe un numero più o meno uguale di rappresentanti per ogni regione?
    Non converrebbe applicare un metodo per circoscrizioni? Ad esempio scegliendo per ogni regione (in maniera stocastica a questo punto) tra i vari idonei per ottenere un numero tendenzialmente equo per regione o, ancor meglio, che differisca a seconda dell’ampiezza territoriale o altri parametri? (mi sembra che la vision non dia specificazioni a riguardo, motivo per cui nasce la mia curiosità)
    3. Resto del parere che le proposte di referendum non possano esser concesse anche al singolo. Banalizzando…ognuno la mattina presenta proposte di referendum anche non pertinenti o lontane dalla volontà collettiva e, contando che in Italia siamo circa 61000000 un responsabile/commissione preposta alla valutazione delle proposte avrebbe tempo e voglia di leggerle tutte? Ragion per cui mi chiedo se sia fattibile e se garantisca una rilevanza nazionale.
    Per quanto concerne il fatto che molte proposte pur avendo raggiunto il quorum sono state accantonate in Parlamento ritengo sia l’esempio di come un cattivo governo (quello attuale) gestisca ciò che può andare contro i propri interessi (lo stesso motivo per cui si propone spesso di indire i referendum in mesi improponibili puntando sul fatto che si alza la probabilità del non raggiungimento delle presenze necessarie). Non ho specificato, però, che la mia proposta partiva dal vostro sistema di governo che essendo onesto e corretto non dovrebbe peccare in questo.
    Vorrei precisare, infine, che le mie sono considerazioni che potrebbero apparire anche banali a chi si interessa/conosce la politica da tempo e ha un’esperienza formativa a riguardo e che sono il frutto di un ragionamento maturato in pochi anni di approccio a questa “arte di governare”.
    Cordiali saluti,
    Erika Fricchione.

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    1. Rispondiamo nell’ordine alle tue stimolanti considerazioni, che come vedi riteniamo tutt’altro che banali.
      1. D’accordissimo sull’eccellenza e la meritocrazia, resta da considerare con la massima attenzione il rischio che ciò che serve a selezionare l’ottimo non finisca per diventare uno strumento di discriminazione. Non dimentichiamoci che nel corso della storia la ricerca del “migliore dei mondi possibili” (da Platone ai Soviet) ha inevitabilmente prodotto mostruose dittature. Meritocrazia vuol dire organi di valutazione: e qui torna d’attualità la famosa massima: quis custodiet ipsos custodes? Se si dà troppo potere a chi controlla e valuta, che uso verrà fatto di questo strapotere?
      Più che nella riforma delle istituzioni specifiche, una corretta meritocrazia poggia a nostro avviso in una corretta evoluzione dell’etica collettiva; la quale a sua volta si fonda su un corretto assetto e funzionamento delle istituzioni, ma viste piuttosto nel loro complesso.
      2. Non riteniamo rilevante il requisito che il numero dei rappresentanti sia esattamente proporzionale alla consistenza delle singole regioni, in primo luogo perché non vediamo il governo del Paese in un’ottica spartitoria in cui ciascuno si limita a tirare l’acqua al suo mulino e poi perché non riteniamo che le differenze regionali siano, oggettivamente, così determinanti ai fini di una corretta azione di governo. La crisi che stiamo attraversando, tanto per fare un esempio, sta facendo molta più differenza fra Italia e Germania (leggi: spread) che non fra Piemonte e Calabria!
      Comunque, per quanto riguarda la tua prefigurazione, la prospettiva è che i disponibili alla nomina siano ben più numerosi (nell’ordine dei milioni, piuttosto che delle migliaia).
      3. La promozione di un referendum è oggi talmente complessa, aleatoria ed onerosa che non condividiamo le tue preoccupazioni per il sovraccarico che deriverebbe da una sostanziale liberalizzazione delle procedure. In ogni caso non sarebbe difficile apportare le opportune limitazioni in corso d’opera. Quel che conta è sancire un principio, quello del libero accesso di ciascuno di noi al dibattito politico, e tradurlo in concreta prassi operativa.

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  15. Salve, sono una studentessa di Urbanistica alla Federico II di Napoli, premetto che leggendo le vostre proposte noto uno spirito riformista ben accetto soprattutto in questo periodo di larga crisi ed incomprensione politica. In primis desta molto interesse la riforma del sistema giudiziario necessaria per auspicare ad una maggiore giustizia e celerità nell'attività processuale correlata. Colgo con molto piacere anche l'attenzione attribuita ad una rivalutazione dei livelli intermedi che regolano l'agire quotidiano partendo da una centralità statale fino all'amministrazione locale. Nonostante le mie carenze in materia, proporrei l'eliminazione o la rivisitazione della composizione delle Province, soprattutto in quei casi emblematici di palese inefficienza nella gestione, prevedendo, invece, un accorpamento amministrativo di quei territori che, per effetto del legame esistente con l'organo regionale, si trovano ad essere coinvolti in situazioni di precarietà economica senza aver assunto alcun ruolo di attore principale.
    Alessia Cesaro

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    1. Nel ringraziare per i numerosi apprezzamenti, rileviamo con particolare attenzione questa sua ulteriore manifestazione d'interesse per lo snellimento amministrativo.
      Ribadendo che siamo ovviamente interessati ad ogni possibile progresso in questo campo, ci preme peraltro rilevare che:
      - lo spreco di risorse è diffuso in tutti i livelli di governo, alcuni dei quali (come a lungo è capitato a quello nazionale) svolgono addirittura un'azione controproducente;
      - la revisione del sistema dei livelli di governo non può avvenire in maniera episodica: o se ne elimina uno per intero o lo si mantiene rendendolo efficiente;
      - considerando che ormai siamo da tempo su un sistema a 4 livelli, ci sembra poco praticabile l'ipotesi (già più volte abortita) di eliminarne uno, tanto più che corrisponde ad una scala significativa dell'organizzazione territoriale;
      - in ogni caso, come per ogni altra questione, accetteremmo in proposito la scelta della maggioranza; quello che riteniamo imprescindibile è che, una volta scelto un modello, lo si applichi con rigore e coerenza in termini operativi.

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  16. Salve sono Marianna,una studentessa di Urbanistica della Federico II di Napoli.
    Complimenti innanzitutto per l'idea, già solo pensare ad un nuovo modo di governare un paese in declino Vi fa onore ,a prescindere la probabile riuscita del progetto.
    Detto questo, dopo aver letto con attenzione la Vision ,e concordando pienamente per tutti i punti in questione , la prima domanda che mi faccio è:Come mai nell'attuale governance nulla sembra funzionare???
    Poi riflettendo solo pochi secondi mi ricordo che viviamo nel paese dove la corruzione la fa da padrone ,in Europa siamo i primi insieme alla """GRECIA""", nel paese dove il popolo non è sovrano, e dobbiamo quasi aver paura delle istituzioni che abbiamo eletto e sovvenzionato , nel paese dove la malavita e la criminalità la fanno da padrone, dove la meritocrazia si compra, dove i dottorati si vendono anche legalmente, un paese che premia i furbi e non gli intelligenti non ha futuro.
    Comunque non volendo fare un elenco di tutti i guai che ci attanagliano , non servirebbe a nulla, volevo capire in che modo avete pensato di risolvere il problema della corruzione, visto che quello delle mazzette sembra essere il male esteso a tutta la penisola, ma soprattutto nelle sedi più importanti del paese, perchè l'Italia è quello strano paese in cui, non appena si respira aria di cambiamento o di rivoluzione, scoppiano bombe e tutto torna come prima.
    E’ impensabile basare la vita di più generazioni sul lavoro passato, presente e futuro di pochi...è impossibile illudersi che tutto proceda per il meglio con il contributo ed i sacrifici di pochi...Le vecchie risorse sono in esaurimento...c'è bisogno di forze nuove per reintegrarle! Occorre con urgenza dare un futuro ai giovani!
    Voglio concludere con un pensiero, Ci sono troppe pecore che si lamentano di questa continua presenza di lupi, ma a parte belare non si fa nulla.
    C'è bisogno di unità una sola noce nel sacco non fa rumore.
    Saluti
    Marianna De Luca

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    1. Nel ringraziarti per la ricchezza di spunti di questa tua accorata perorazione, proviamo anzitutto a rispondere al tuo quesito fondamentale.
      Il problema della corruzione è senz’altro al centro delle nostre preoccupazioni e alla sua soluzione sono dedicati molti degli accorgimenti che qualificano la nostra Vision:
      - l’abolizione della casta dei politicanti in carriera sottrae di per sé al sistema delle corruttele i suoi riferimenti tradizionali: oggi chi intraprende questa carriera sa di poter contare, non dico su una sistematica prassi di do ut des, ma sicuramente su un’acquiescenza all’arbitrio che pone diffusamente il decisore in condizione di lucrare considerevoli debiti di riconoscenza; e da qui alla corruzione il passo è breve. Ergo: se elimini questo ruolo, ormai degenerato, il più è fatto!
      - il criterio che i rappresentanti non possano esser rieletti ha lo stesso risultato: il rapido avvicendamento impedisce la costituzione di reti di rapporti preferenziali; se non sono consolidati i canali verso chi ha in mano certe faccende, come fai ad arrivare a corromperlo?
      - i rappresentanti sono soggetti a un controllo sistematico del loro operato, in barba a qualsiasi retorica fondata su un malinteso principio di privacy: chiunque noti qualcosa di scorretto o anche solo sospetto, può intervenire per tempo.

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  17. Salve, faccio un'ulteriore riflessione in merito alla vostra "Vision": secondo me il popolo, oltre ad avere il potere di iniziativa dovrebbe comunque avere la facoltà di esprimere appieno il veto o proposte su iniziative di legge degli altri organi. Secondo il mio punto di vista dovrebbe avere maggiore dialogo con l'organo parlamentare che dovrebbe essere rafforzato avendo però al suo interno meno commissioni per evitare una dispersione del potere su materie di una certa importanza.
    Riguardo la magistratura ottima la conversione dei reati in altre pene anche se dovrebbero essere le commissioni parlamentari ad effettuare il monitoraggio sull'organo giudiziario.
    Quanto al ruolo dei gm tale carica potrebbe essere svolta da alcuni parlamentari delegati.
    Inoltre, proporrei un'ulteriore burocrazia, incentrata sullo sviluppo sostenibile. Sviluppo che potrebbe iniziare a focalizzarsi a piccola scala, città per città. In ogni città programmare interventi, coordinati da coerenti politiche di sostegno, che mettano in moto la riqualifica e la rigenerazione urbana; esempio: valorizzare immobili statali dismessi, diminuire il consumo di suolo, realizzare reti tecnologiche e telematiche al servizio di cittadini, produzione di energie rinnovabili (incentivando, inoltre, la ricerca in questo settore).
    Oppure, meglio ancora sarebbe lo sviluppo di un piano nazionale per la sostenibilità, che coordini il territorio su grande scala.

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    1. Replichiamo in sequenza alle tue diverse riflessioni.
      1. Al potere del popolo nel suo insieme non si pone alcun limite, salvo il riconoscere un dato di fatto universalmente noto: se tutti quanti ci occupassimo sempre seriamente di tutte le decisioni, non ci sarebbe tempo per altro e sarebbe la paralisi.
      2. Il numero delle commissioni non è certo un dogma indiscutibile: quel che conta è perseguire il miglior compromesso fra esaustività e snellezza.
      3. Il rapporto fra potere giudiziario e altri poteri è insieme uno degli aspetti più delicati e dei requisiti più essenziali di una buona democrazia. Il controllo dell’operato della magistratura da parte di commissioni parlamentari è pertanto auspicabile solo in un quadro di fattiva collaborazione in termini di pari dignità e autonomia. È proprio al perseguimento di un equilibrio così delicato che stiamo dedicando i nostri sforzi.
      4. Se i G.M. fossero anche parlamentari si finirebbe col riproporre in parte le distorsioni del sistema attuale, dove i ministri altro non sono che il braccio esecutivo di quella stessa congrega di intoccabili che detiene il potere legislativo. Noi invece preferiamo il modello “amministratore delegato - assemblea degli azionisti”; dove il primo garantisce la necessaria competenza tecnica e capacità operativa, mentre i secondi forniscono indirizzi e obiettivi di massima e sopratutto verificano che il primo li persegua in modo onesto e proficuo: sennò... a casa!
      5. La sostenibilità non è un settore operativo, ma un requisito essenziale di ogni buona politica di ampio respiro. Per questo non riteniamo che debba interessare una proposta di riassetto strutturale come la nostra. Anche se tutti i temi che hai richiamato in proposito restano naturalmente al centro dei nostri interessi.

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  18. Salve, vorrei fare un ulteriore osservazione sulla vostra vision. Leggendo la parte che interessa il parlamento, in modo particolare quella che si riferisce alle camere , mi sono accorto che gli eletti, che restano in carica 5 anni, percepiscono uno stipendio 5 volte superiore rispetto alle ultime 5 dichiarazioni dei redditi. Premetto che sono contrario a tale somma perchè la ritengo troppo onerosa, in quanto essa non può essere giustificata dal mero principio di incorruttibilità dei parlamentari, anche perchè se questi, scaduti i cinque anni di mandato, venissero rieletti, percepirebbero un stipendio molto molto cospicuo. Secondo me tali stipendi dovrebbero essere ridotti o quantomeno dovrebbe essere approfondita e rivista la situazione in caso di rielettura, magari non più 5 volte superiore alle ultime 5 dichiarazioni dei redditi, ma 3 volte superiori alle ultime 10 dichiarazioni.
    Gianlua Faiella

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    1. Una nota massima attribuita a J.F. Kennedy recita più o meno così: “non pensare a cosa lo Stato può fare per te, ma a cosa tu puoi fare per lo Stato”.
      Noi siamo abituati, certamente anche per la scarsa simpatia che ci ispirano, a vedere chi ci governa come qualcosa di “altro” da noi, di pericoloso ed ostile. E sicuramente i comportamenti della casta al potere sono tali da giustificare quest’istintiva repulsa. Ma nel sistema che prefiguriamo a governare potrebbe essere chiamato ognuno di noi. E, in ogni caso, se guardi bene, a nessuno può capitare due volte!
      Ciò considerato ci sembrerebbe fin troppo gretto che, il giorno che fossimo distolti da tutti i nostri interessi -compromettendo la nostra carriera non meno che il ménage familiare- per dedicarci all’importantissimo compito di prendere le decisioni migliori per il bene di tutti noi, qualcuno si mettesse a lesinare sul nostro compenso: un compenso che comunque inciderebbe per circa lo 0,000035% sul bilancio dello Stato! Occorre infine considerare che, essendo la selezione affidata al caso, nessuno potrebbe in alcun modo brigare, come avviene oggi, per ottenere questi soldi con ogni mezzo, lecito o meno lecito.

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    2. La massima citata mi ha fatto venire in mente alcune considerazioni venute fuori da un confronto con il mio docente, e che avrei il piacere di condividere con voi.
      Si discute molto, anche su questo blog, di come la politica italiana ed i suoi rappresentanti, siano troppo concentrati a curare i propri interessi, invece di interessarsi realmente alle problematiche che riguardano il nostro territorio. Anche la presentazione dei loro programmi politici, non rivolge la dovuta attenzione alla risoluzione effettiva di problemi, ma sono solo pieni di belle promesse, quasi mai realizzate.
      Guardando oltre Oceano le cose cambiano. A New York l’attuale sindaco Bloomberg, nel 2002, si presentò, più che con un piano politico, con un ambizioso piano urbanistico, che si inseriva, indubbiamente, su una scia ambientalista (abbattimento delle polveri sottili, ristrutturazione secondo criteri di risparmio energetico, scelta di minieolico e fotovoltaico, aumento degli spazi ricreativi e per lo svago ecc), ma che, di fatto, è stato realizzato ed altri punti del suo programma sono tuttora in fase di attuazione.
      Credo che il suo successo non sia dovuto solo all’attenzione dimostrata nei confronti di problematiche molto attuali, ma anche per la capacità, in quanto “amministratore di una città”, di dare spazio alle opinioni dei suoi cittadini che partecipano, in maniera più attiva di quanto facciamo noi, alle scelte che riguardano la propria città.
      Un caso emblematico di come la partecipazione popolare e le richieste dei gruppi possano di fatto mobilitare, bloccare o deviare azioni di piano, è il caso dell’High Line. L’allora sindaco uscente Giuliani, aveva disposto la demolizione della vecchia ferrovia anni 30 dismessa da decenni. La coscienza popolare scossa da questa decisione si è mobilitata, insieme alle associazioni e ai residenti di alcuni quartieri, intentando una causa e vincendola, e trasformando questo spazio abbandonato in uno spazio pubblico.
      Insomma, il motto “Yes, we can” lì funziona effettivamente!

      Saluti,
      Veronica Orlando

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    3. Ti ringraziamo per questo prezioso esempio di come le cose possano andar bene quando un'amministrazione fa davvero il suo lavoro.
      Peraltro occorre star attenti a non beatificare troppo speditivamente un intero sistema che, per quanto meno irrimediabilmente compromesso del nostro, attraversa comunque una fase di diffuso scadimento. A ben guardare, in effetti, non si può certo dire che la presidenza Obama abbia comportato significative evoluzioni nel campo delle faccende che contano davvero: ad esempio nel rapporto tra politica e potere finanziario. Quel rapporto perverso che è all'origine della profonda crisi che attanaglia tutti i paesi del capitalismo avanzato e che, a detta dei più, affonda le sue radici in quel disgraziato provvedimento che abolì il veto, ormai consolidato, che impediva alle banche d'affari di essere anche banche di risparmio e istituti di rating (in altre parole: di essere sia arbitri che giocatori...). Un provvedimento preso da uno dei politici più acclamati della recente storia americana: nientemeno che il mitico (Lewinski a parte) Bill Clinton!
      Anche per quanto riguarda la partecipazione, stiamo attenti a non farci travolgere dai miti della propaganda: New York va per i 20 milioni di abitanti e non è pensabile che le politiche locali siano ascrivibili a un diffuso processo partecipativo. Pensiamo semmai a meccanismi di "consensus building" un po' meno cinici di quelli invalsi da noi.
      In realtà, se si parla di politica con un americano, non è difficile imbattersi in giudizi non meno sfiduciati dei nostri: sarà per questo che anche il nostro blog vanta un numero crescente di consultazioni proprio negli Stati Uniti?

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    4. Per quanto riguarda il caso citato volevo aggiungere che sì, NY ha 20 milioni di abitanti, ma solo gli abitanti del quartiere Chelsea hanno partecipato attivamente. Concordo, peraltro, perfettamente riguardo al fatto di "essere arbitri e giocatori". Quello che però ammiro molto dei cittadini americani è l'interesse con cui partecipano e la capacità di riuscire a farsi sentire.
      La stessa cosa non può certo dirsi per noi! Ci lamentiamo, ma concretamente non facciamo niente.
      Faccio un esempio: fino allo scorso luglio c’è stato un referendum per l'abrogazione dell'articolo 2 legge 1261/1965, ovvero i famosi stipendi d'oro per deputati e senatori. Bastavano 500.000 firme, che inutile dirlo, non si sono raccolte. La notizia è passata sotto silenzio all'attenzione pubblica. Certo anche i mass media hanno la loro responsabilità per non aver pubblicizzato la cosa. Ma d’altra parte non c’è da stupirsi, considerando che molti giornali e reti televisive non nascondono la loro appartenenza ad uno partito politico. L’informazione a mio avviso dovrebbe essere obiettiva e non “filtrata” dalle convinzioni personali e politiche di chi scrive.
      La sfiducia con i tempi che corrono penso sia inevitabile. Sfiducia nella classe politica e nel sistema, ma penso si debba e si possa fare concretamente qualcosa. La politica ostacolerà sempre qualsiasi tipo di riforma finchè ci saranno interessi sotterranei.
      La nostra legislazione è troppo vecchia per poter affrontare adeguatamente i problemi e le contraddizioni della nuova società e delle città in particolare.
      Se dovessi azzardare una proposta, proporrei di introdurre la partecipazione cittadina "a monte", prima dell'elaborazione di un progetto. Adotterei, poi, il masterplan molto più programmatico, indicativo e flessibile rispetto al nostro piano generale, ma soprattutto con periodi di validità e scadenze inferiori rispetto ai nostri decennali. In questo modo si accorcerebbero i tempi di realizzazione (anche quelli un grande problema qui da noi!). Tra l'altro penso non bisognerebbe mai perdere di vista delle cose fondamentali: le esigenze della cittadinanza, l'etica, l'efficienza e l'equità. Purtroppo le leggi e le norme in Italia non sono né chiare né essenziali e lasciano eccessivo spazio ad interpretazioni. Sono proprio queste, secondo me, a dare spazio a fenomeni di corruzione.

      Saluti,
      Veronica Orlando

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    5. Grazie per questa consistente riflessione, che arricchisce ulteriormente quanto fin qui detto in tema di rapporto fra società e sistema decisionale.
      Per quanto riguarda la tua proposta, siamo senz'altro d'accordo sul fatto che qualsiasi forma di partecipazione è tanto più efficace quanto più è precoce rispetto al momento della scelta. Ci preme peraltro ribadire che non è tanto con una diffusione sistematica della partecipazione collettiva che intendiamo trovare una soluzione ai problemi, quanto con una forma di rappresentanza che non sia distorta in chiave autoreferenziale, come quella offerta della casta attuale, bensì davvero aderente ai bisogni di tutti, come solo la sostituzione dei politici in carriera con dei comuni cittadini può consentire.

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  19. Salve. Sono uno studente di Urbanistica dell'Università degli studi di Napoli Federico II. Ho letto la vostra "Vision", a mio parere interessante, sono daccordo su quasi tutte le vostre proposte. Sono specialmente d'accordo con la riforma della giustizia. Importante sarebbe intervenire in questo ambito perché è nota la lentezza dell'iter burocratico. Ho trovato molto interessante la valorizzazione della funzione rieducativa e sono molto d'accordo su un punto da voi evidenziato, ovvero: "Il potere giudiziario non è soggetto ad alcuna limitazione rispetto ad alcun soggetto, tanto meno nei confronti dei parlamentari" ( Ben note sono le furbate che si inventano i politici ).
    Altro punto su cui mi trovo ad essere d'accordo è l'organizzazione del governo tale da escludere la possibilità, nella formazione di partiti, di una carriera politica in quanto bisogna valutare l'adeguatezza/idoneità dei futuri rappresentanti del popolo.
    Un punto, però, su cui non convengo è: "Il parlamento è un’assemblea costituita da 400 cittadini estratti a sorte da una lista di idonei disponibili." A mio parere non è tanto giusta l'estrazione a sorte ma sarebbe più giusto dare maggior potere decisionale al popolo.
    Saluti
    Vincenzo d'Apuzzo

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    1. L’assunto che sta alla base della nostra concezione è che, per la cosiddetta “legge dei grandi numeri” 400 persone rappresentino con precisione più che soddisfacente l’intera popolazione. In pratica è come se tutto il popolo decidesse, con la sola differenza che 400 persone possono essere messe nella miglior condizione per farlo: completezza di informazione, disponibilità illimitata di tempo e di mezzi per valutare e approfondire, attenzione totale ed esclusiva alle questioni da affrontare. Laddove l’intera popolazione non può mai trovarsi in questa condizione, per il solo fatto di avere mille altre cose non meno indispensabili da portare avanti.
      A noi sembra che, all’atto pratico, non esista alcun modo di dare maggior potere decisionale al popolo.L’assunto che sta alla base della nostra concezione è che, per la cosiddetta “legge dei grandi numeri” 400 persone rappresentino con precisione più che soddisfacente l’intera popolazione. In pratica è come se tutto il popolo decidesse, con la sola differenza che 400 persone possono essere messe nella miglior condizione per farlo: completezza di informazione, disponibilità illimitata di tempo e di mezzi per valutare e approfondire, attenzione totale ed esclusiva alle questioni da affrontare. Laddove l’intera popolazione non può mai trovarsi in questa condizione, per il solo fatto di avere mille altre cose non meno indispensabili da portare avanti.
      A noi sembra che, all’atto pratico, non esista alcun modo di dare maggior potere decisionale al popolo.

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  20. Il sistema di governo proposto nella vostra "Vision" mi sembra molto interessante eppure ci sono delle cose che vorrei mi fossero chiarite.
    Per prima cosa, secondo la vostra idea è previsto che "il potere di iniziativa è riconosciuto a chicchessia", mi chiedo: è possibile che la capacità legislativa sia riconosciuta a tutti? Tutti hanno la preparazione necessaria per fare ciò?
    Quando parlate del popolo ancora una volta viene ribadito "ogni cittadino ha il diritto di presentare tutte le proposte che vuole", ma in che modo? Quanto al compito del parlamento (istruire il vaglio e l'iter di tali proposte secondo criteri di rilevanza riferiti all'impatto potenziale [...]), questa non sarebbe una valutazione politica? E ancora, se non c'è un progetto politico come si fa a scegliere la proposta migliore? E, se si sceglie la proposta sociale più opportuna, in base a quali presupposti avviene questa scelta?
    In riferimento ai partiti, invece, è scritto "in ragione della propria autorevolezza", allora non si tratta più del singolo cittadino! E' contraddittorio. Secondo me, o si riconosce la potestà legislativa al singolo o la si riconosce al partito in quanto non è prevista una modalità di elezione del rappresentante del partito e, nel caso in cui ci fosse, allora non si riconoscerebbe la potestà legislativa a tutti.
    Per quanto riguarda il parlamento, mi sorge spontanea una domanda: quali sono i presupposti per essere idonei? Il parlamento come si regge senza un progetto politico comune?!
    In riferimento alla Camera Bassa viene riportato il termine "stocastico" e mi sembra di capire, correggetemi se sbaglio, che una determinata distribuzione di probabilità sugli esiti, potrebbe essere considerata superiore ad un'altra, quindi vale la regola dei grandi numeri? Viene scelto chi è più probabile che raggiunga quel risultato? Mi chiedo, che regola è?
    Inoltre, "sono idonei alla Camera Bassa tutti i cittadini che non abbiano subito condanne anche solo in primo grado [...]", ma una sentenza in primo grado non è mica definitiva?! Se ci fosse la Costituzione sarebbe incostituzionale perchè si è condannati soltanto quando la sentenza è divenuta definitiva, ossia quando sono scaduti tutti i termini per proporre impugnazione. Questo come si spiega?
    E soprattutto, "sono disponibili tutti i cittadini, che, previa verifica dei requisiti di idoneità, abbiano presentato una dichiarazione [...]", una dichiarazione spontanea? Segue, "gli estratti ricevono un compenso complessivo paria a 5 volte quanto dichiarato nelle ultime 5 dichiarazioni dei redditi", ma se sono pagati chi è che li sceglie? Secondo quali principi? Forse, non sarebbe una posizione ambita da tutti? Non si creerebbe una situazione di "conflitto"? E ancora, sempre in riferimento agli estratti, è previsto che siano "soggetti a un sistematico monitoraggio", da parte di chi? Chi è che controlla? Si tratta di un organo non politico, se così non fosse allora potrebbero essere i partiti a controllare il rappresentante eletto, mi sbaglio?

    Saluti
    Emilia Dg

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  21. In merito alle burocrazie e ai general managers ho ancora qualche riflessione da porvi.
    Il primo luogo, si dice che le burocrazie siano "organizzate in modo da afferire ai Settori gestionali"; quindi sarebbero svincolate da una responsabilità politica?
    Riguardo ai general managers, se sono assunti e revocati dal Parlamento allora mi viene da pensare che non funzionino secondo i principi del libero mercato. E soprattutto, quale legittimità ha il Parlamento che li ha scelti?
    La carica del gm è "immediatamente revocabile in qualunque momento", in base a cosa revocano i funzionari? Questi non hanno alcuna garanzia?
    Inoltre, cosa significa "[...] indirizzare come meglio crede il funzionamento del proprio Settore [...]"? Mi sembra ci sia troppa discrezionalità! E come questo si relaziona al fatto che il ruolo del gm è del tutto a-politico? Tra l'altro, se il rapporto tra il gm e il Parlamento è affine al rapporto che intercorre tra l'amministratore delegato e l'assemblea degli azionisti mi sembra ci sia un controsenso: quest'ultimo come è scelto? Non è forse eletto dall'assemblea dei soci? E in quanto rappresentante dei soci, come fa ad essere a-politico? Secondo me non è possibile. L'amministratore è eletto dai soci proprio per rappresentare le loro idee, la loro posizione, insomma rappresenta degli obiettivi comuni, no?

    Emilia Dg

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    1. In estrema sintesi:
      1. In quanto funzionari pubblici a servizio di tutti, i burocrati non devono mai avere responsabilità né interessi di natura politica, ma solo tecnica.
      2. La libertà di assumere e licenziare è proprio una delle caratteristiche essenziali del libero mercato! La legittimità del Parlamento è né più né meno quella di un qualsiasi altro parlamento.
      3. Come avviene per qualsiasi libero professionista un G.M. non avrebbe nessun’altra garanzia se non la percezione condivisa del suo buon operato. È proprio qui la differenza rispetto all’attuale sistema partitocratico, dove un ministro può combinare i peggio disastri senza mai esser destituito!
      4. Certo che un G.M. verrà scelto e mantenuto in carica in base alla sua rispondenza a certe esigenze (semplificando al massimo si potrebbe dire che a capo della Fiat venne scelto l’ingegner Ghidella quando ci fu da rilanciare la progettualità dell’azienda e l’organizzatore Marchionne quando c’è stato da rimettere i conti in pari).
      Ma a questo punto viene da domandarsi: quando usi la parola “politico”, cosa intendi dire esattamente? Perché, come avrai notato, nell’uso corrente vuol dire tutto e niente. Per esempio, ai tempi delle agitazioni studentesche era invalsa la consuetudine del “27 politico”: gli appartenenti al movimento reclamavano il diritto di esser promossi agli esami con quel voto, indipendentemente da una verifica della loro preparazione.
      È a questo che vogliamo tornare o preferiamo un po’ di sano buon senso?

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  22. Un'ultima riflessione merita la magistratura; nella vostra proposta ci sono degli aspetti particolarmente interessanti.

    E' specificato che alla magistratura spetta la funzione giudiziaria e in particolare vengono subito presi in esame "i procedimenti più rilevanti", mi chiedo, in base a quale principio questi vengono stabiliti? E soprattutto, chi stabilisce che questi godono di procedure accelerate? Perchè?
    Mi sembra che se ci fosse la Costituzione anche questo sarebbe incostituzionale!
    In più, ritengo del tutto assurdo che nel caso di voto non unanime si proceda a un secondo voto dove quello del giudice varrà la metà della giuria! Perchè mai?
    E perchè convertire le pene con obblighi diversi della detenzione? Vi sarebbe poca funzione depenalizzatrice! Forse è opportuno fare una distinzione in quanto vi sono alcuni reati importanti per cui, secondo me, non può non esserci un obbligo detentivo!
    E' opportuno che la valutazione della pena sia fatta in base al reato e non al giudice.
    Inoltre, perchè applicare il principio della refusione degli errori giudiziari a carico della collettività?! Non mi sembra giusto se la collettività non vi partecipa!
    Tuttavia, la proposta secondo la quale le spese progettuali saranno totalmente a carico del proponente nel caso in cui la vertenza non determini una sentenza netta, mi sembra giustissima! E anche il fatto che "il potere giudiziario non è soggetto ad alcuna limitazione rispetto ad alcun soggetto", mi sembra molto interessante anzi, a mio parere, dovrebbe rappresentare il presupposto fondamentale del sistema! Naturalmente, quanti oggi, sulla scena politica attuale, ricorrono al libero arbitrio, non sarebbero d'accordo, ovvio!

    In ultima analisi, per quanto rispetti e condivida in parte la vostra idea di un nuovo sistema governativo, mi sembra pura demagogia; "[...] ai fini del buon governo, si prevede una rifondazione dei criteri etici su cui si fonda il funzionamento del sistema. In particolare sarà rivalutato il valore della verità, inasprendo le pene per la menzogna, precludendo ogni liceità alla reticenza e al falso a fini autodifensivi, eliminando le barriere alla conoscenza supportate da malintesi sensi di privacy, coinvolgendo la figura dell’avvocato nella responsabilità sulla veridicità delle informazioni fornite. Parimenti sarà reso più rigoroso il controllo sulle poche categorie di informazioni che davvero non devono esser diffuse: quelle che espongono a rischi i testimoni o favoriscono i delinquenti, quelle diffamanti etc.", insomma, questi dovrebbero essere gli obiettivi di qualsiasi ordinamento! Eppure una volta raggiunto il potere, la giustizia, l'equità, il bene comune rimangono solo semplici illusioni. Per noi giovani è triste ma la prospettiva non è incoraggiante!

    Distinti saluti
    Emilia Dg

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    1. 1. Com’è noto le procedure accelerate sono indispensabili per un sacco di motivi, in primis per emettere sentenze credibili (sennò nessuno si ricorda più nulla e il colpevole ha modo di elaborare qualsiasi fandonia). Selezionare i casi rilevanti resterà responsabilità della magistratura. La costituzione non è un problema: la nostra Vision è per l’appunto un’ipotesi di riassetto costituzionale.
      2. Per condannare qualcuno ci vogliono delle certezze: il coinvolgimento del giudice in seconda votazione intende restituire l’autorevolezza di una competenza tecnica a un quadro decisionale che veda incerti i non addetti ai lavori.
      3. Siamo pienamente d’accordo che non tutti i reati possano esser scontati con pene non detentive. Minimizzare il ricorso alla detenzione è peraltro un’esigenza diffusamente condivisa per un sacco di motivi che ben conoscerai (dal fatto che l’esperienza del carcere produce più delinquenti incalliti che non individui riabilitati al fatto che in carcere si ammazza un sacco di gente, per non parlare dei costi etc.).
      4. La funzione giudiziaria è finalizzata all’interesse collettivo e i suoi costi, come ben sai, sono a carico di tutti noi. Così come le spese carcerarie, anche la remunerazione di eventuali errori è pertanto naturale che sia a carico di tutti e non solo del giudice che ne risultasse responsabile. Altrimenti nessuno pronuncerebbe più una sentenza di condanna per il timore di rovinarsi con il rimborso di eventuali errori!
      In pratica è come l’assicurazione dell’auto. Senza di essa, investire uno potrebbe costarci qualche milione di euro di rimborso: tu continueresti a guidare con questa spada di Damocle sul capo?
      5. Accusi di demagogia le nostre intenzioni di moralizzazione perché tutti gli altri finora hanno promesso e non mantenuto. C’è però una differenza di cui a nostro parere non hai tenuto il debito conto: tutti gli altri promettono e illudono al solo scopo di accaparrarsi il potere; noi facciamo delle proposte al solo scopo che nessuno possa più accaparrarsi quel potere che siamo convinti debba spettare a tutti noi. Che dici: potrebbe bastare a far riflettere anche un giovane comprensibilmente scoraggiato? Ricordiamoci che senza un po’ di coraggio non si va da nessuna parte. E che forse anche i disastri perpetrati dalla casta in qualche misura dipendono proprio dalla nostra mancanza di coraggio!

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  23. Salve,
    Sono uno studente di Urbanistica dell’Università di Napoli, Federico II. Ho letto con grande attenzione la vostra “Vision” e devo dire che tutti i contenuti del sistema di governo proposto sono davvero interessanti e innovativi. Sicuramente non posso dire di avere conoscenze approfondite nel campo Politico, ma come studente universitario nel settore dell’Urbanistica e soprattutto come cittadino sento il dovere di dire la mia e commentare tutti i modelli e le innovazioni proposte.
    Il primo punto si focalizza sul popolo. Molti commenti si incentrano ,in parte, nel proporre una maggiore potestà al popolo, ma io credo che dare la possibilità di un iniziativa senza limiti, senza quorum o procedure lunghe e difficili sarebbe un grande traguardo!.Soprattutto se consideriamo che oggi il nostro unico mezzo di democrazia diretta ,cioè il referendum, per essere applicato necessita di un processo lungo e complesso ed il “potere” cerca in tutti i modi di non attuarlo, riuscendoci la maggior parte delle volte (quando appunto non si raggiunge il cosiddetto quorum partecipativo)forse l’unico elemento che mi azzardo a proporre sarebbe una maggiore informazione all’interno di esso per evitare la troppa ignoranza che circola, anche perché essa porta o a scelte sbagliate o al male peggiore cioè l’indifferenza. Sui Partiti o il Parlamento sono praticamente d’accordo su tutto, in particolar modo su come è strutturata l’assemblea divisa in due camere (Alta e Bassa) e sui requisiti per accedere a tali cariche, si parla infatti di un sistema meritocratico che purtroppo nel nostro Paese è quasi inesistente. Per quanto riguarda i livelli intermedi, penso che Regioni ,Province e Comuni debbano collaborare cercando di soddisfare nella maniera più esaustiva il cittadino. Ma sappiamo bene che l’Italia è un paese che vive una grande disparità di esigenze e quindi ogni Regione e a seguito ogni Provincia e Comune dovrebbe organizzarsi in maniera differente. Inoltre credo che ci si dovrebbe focalizzare molto di più sui Comuni, che sono gli enti più vicini al cittadino e teoricamente dovrebbero essere i soggetti che meglio conoscono le necessità e i bisogni di un data città, e li dove non può arrivare il Comune per mancanza di mezzi far entrare in “gioco” la Provincia ed infine la Regione questo sarebbe un buon esempio di collaborazione. Infine ciò che più mi ha colpito è la “nuova” magistratura. Il mettere in “discussione” il giudice e il suo operato è sicuramente un segno di grande innovazione, come anche la depenalizzazione dei reati, infatti è fondamentale la rieducazione dei detenuti portandoli a compiere obblighi che sicuramente avrebbero un impatto maggiore rispetto la sola detenzione, evitando fenomeni odierni quali il sovraccarico delle carceri. Tengo a precisare che questa forma di depenalizzazione la vedrei per crimini o reati di entità media e non i più gravi. Inoltre sono rimasto colpito , e sarebbe sicuramente una dei traguardi più importanti, se il potere giudiziario non sia più soggetto ad alcuna limitazione non sottostando più al potere dei parlamentari evitando le cosiddette “immunità”, e mettendo finalmente anche i soggetti che si trovano a ricoprire cariche importanti al pari di ogni altro cittadino. Infine proporrei una velocizzazione dei processi evitando quindi un processo troppo lungo che a volte porta all’archiviazione di esso , ma io preferisco dire che il processo cade nel “dimenticatoio”. Per il resto sono davvero soddisfatto di tutte le proposte e anche se il cammino sembra molto lungo, sono convinto che qualcosa già inizia a muoversi ma ripongo grande fiducia soprattutto in noi giovani d’oggi.
    Cordiali Saluti
    Francesco Carbone.

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    1. Riscontriamo con grande piacere questa sostanziale convergenza di vedute.

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  24. Salve sono una studentessa del corso di laurea in Urbanistica Paesaggio Territorio e Ambiente dell'Università di Napoli Federico II .In seguito alla lettura della vostra "Vision" determinati punti hanno suscitato particolare interesse in me. Primo di questi punti è l'idea del partito intesa come gruppo di persone unite da interessi comuni con la possibilità di esercitare pressioni sul potere politico con il fine di ottenere provvedimenti a proprio favore sarebbe davvero eccellente;ma in particolar modo il vantaggio si otterrebbe eliminando le cosi dette "carriere politiche concepite".Un'altro punto che potrebbe subire una lieve variazione è il punto che tratta la marginalità del popolo,bisognerebbe coinvolgere attivamente il popolo nei vari organi governativi,così da poter essere fautori e colpevoli del proprio futuro.
    Altro punto che meriterebbe un minimo di approfondimento è la coesione che attualmente manca tra i vari organi governativi,alla luce dei governi che si sono susseguiti questa a mio modesto avviso è una delle caratteristiche fondamentali che dovrebbero essere prese in considerazione dai prossimi governi!
    Annapaola Fasano

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    1. Stimolati da queste esigenze di approfondimento, ci ripromettiamo di svilupparle nelle prossime formulazioni.
      Per quanto concerne il requisito della coesione, riteniamo peraltro che non vi si possa contribuire mediante quei dispositivi istituzionali che sono al centro dei nostri interessi. Se però hai maturato in proposito una diversa convinzione, saremo lieti di conoscerla nello specifico!

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  25. Salve. Stiamo attraversando un momento in cui il popolo italiano ha quasi del tutto perso la fiducia nel mondo politico. Lo si può vedere dalla decrescente affluenza alle elezioni politiche ed amministrative ma anche dai "rumores" nelle strade o nelle piazze. A questo punto "fortunatamente" anche le populiste promesse del politico salvatore di turno sono accolte dalla gente con sempre minore entusiasmo e fiducia. appare quindi necessario ripensare non solo alle persone chiamate a rimpiazzare la classe dirigente uscente, ne tantomeno al credo politico di questi umltimi ma all'intera organizzazione del sistema politico Italiano. Quanto descritto dalla Vostra vision può sicuramente esserne un esempio che, secondo me , merita approfondimenti. In particolare credo sia un buon punto di partenza ripensare al ruolo del "popolo" all'interno dello stato: anche io credo in un ritorno alla democrazia diretta a svantaggio della democrazia rappresentativa. Solo nella democrazia diretta infatti la volontà della gente non deve essere "compressa e trasfigurata" nella speranza che il rappresentate riesca a riassumere e sintetizzare le idee della platea che lo ha votato. Immagino una sistema di rappresentanze per distretti territoriali in cui l'unico potere conferito al rappresentate sia quello di rappresentare appunto, quindi portare in un'assemblea parlamentare, quanto già deciso in precedenza dal proprio distretto. Il rappresentate a mio avviso non dovrebbe avere la potestà di compiere iniziative o parlare a titolo privato ma unicamente il ruolo di un portavoce. Sarebbe necessario inoltre che in aggiunta al limite temporale per le cariche politiche egli possa sempre essere destituito da chi lo ha scelto. Come per le poleis greche , per poter funzionare, questo modello ha sicuramente necessità di avere come base elettiva distretti territoriali non troppo ampi, io li immagino di una dimensione intermedia tra comuni e province ed è per questo che mi chiedo come siete arrivati al elaborare l'esatto numero di 400 parlamentari.
    Grazie , Vingelli Federica

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    1. Nell'incassare con piacere il tuo sostanziale consenso, non abbiamo difficoltà a riconoscere che la questione del numero dei parlamentari è tutt'altro che rigidamente definita. Siamo solo certi che occorra perseguire un compromesso ottimo fra snellezza (pochi) e rappresentatività - capacità operativa (tanti). Al momento siamo propensi a credere che forse potrebbero essere anche meno: di certo è un'idea che soddisferebbe l'attuale crisi di rigetto nei confronti dei parlamentari... ma non è certo da queste pulsioni immediate che dobbiamo lasciarci condizionare!

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  26. Salve. Trovo molto interessante la parte finale della vision, quando si parla dei “livelli intermedi”. Condivido il concetto di base: “ridimensionamento delle competenze (e degli organici) mediante eliminazione di ogni sovrapposizione o raddoppio”.
    Se ho ben capito, la vostra, è una soluzione tecnica per far dialogare bene i tre enti territoriali , che in sintesi si può tradurre: Strategia (identitaria) Regionale, valorizzazione provinciale e amministrazione comunale!
    Non trovate che i 100 membri alla regione siano un po’ pochi per regioni come la Lombardia che ha dodici Provincie? Non sarebbe meglio istituire per ogni Provincia un numero fisso di membri Regionali (e non in base agli abitanti perché è chiaro che le Provincie meno abitate verrebbero danneggiate). Non condivido l’esclusione di ogni funzione normativa alle Regioni perché ogni territorio ha le sue specificità e mi sembra giusto che siano organizzate in maniera differente, forse le ridurre.
    La soluzione provinciale è senza alcun dubbio la migliore: 10 membri in rappresentanza della regione e 20 dei comuni. Credo che in questo modo la provincia abbia un senso, ovvero quello di far dialogare la comunità comunale con chi decide le strategie territoriali, cioè le regioni. Non c’è però il rischio che i rappresentanti comunali in provincia tendano a portare vantaggi solo verso i propri comuni a svantaggio dei comuni non rappresentati?
    Grazie.
    Nicola Fierro

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    1. Apprezziamo con particolare compiacimento la fattiva concretezza delle tue indicazioni.
      Abbiamo in particolare recepito l'input di riequilibrare il ruolo delle Regioni, delimitandone con più esattezza i limiti di competenza in campo normativo e sottolineandone il ruolo programmatico e pianificatorio.
      Sulle altre questioni, nel condividere le tue giuste preoccupazioni, c'è peraltro da rammentare che quanto paventato rientra nell'alea -a nostro avviso più che accettabile- di un corretto confronto pluralistico.

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    2. però il fatto che, a livello provinciale, i membri vengono "nominati" mi sa molto di imposizione dall'alto, cosa poco democratica. Mi piacerebbe capire in che modo i tre manager nominano i membri provinciali, per rendere la cosa trasparente.
      La nomina potrebbe essere assoggettata, per esempio, all'attuazione di politiche valide e, soprattutto, efficaci. Insomma, un giudizio di merito che non sia soggetto al potere politico o allo scambio di interessi. Così magari i membri comunali sono incentivati ad attuare politiche valide ed efficaci, oltre che limitarsi a colmare il territorio con il cemento o ad organizzare la festa del paese (mi scuso per la visione pessimistica dell'apparato comunale, ma purtroppo queste cose a volte accadono).

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    3. l'idea non è quella di una nomina "dall'alto", da parte dei manager, ma "dal basso", da parte degli organismi rappresentati
      per quanto riguarda il tuo pessimismo, purtroppo al momento appare pienamente giustificato...

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  27. Sono una studente del corso UPTA della Federico II di Napoli, quello che provo a scrivere più che un contributo vuole essere una mia riflessione sul ruolo del Governo del Territorio come libero cittadino e studente in quanto non mi sono mai interessata di politica in modo attivo.
    Prendendo in riferimento il ruolo del “Governo del territorio “ il quale assume una funzione normativa, che regola lo sviluppo di crescita socio-economico e socio culturale di una città. Provo a fare un passo indietro, a qualche anno fa, all’avvento dello sviluppo industriale e alla forte crescita urbana dell’ultimo ventennio e più.
    Oggi mi ritrovo a percorrere alcune zone interessate da quel forte “sviluppo”, mi rendo conto che quello che era il ruolo inteso come sviluppo e crescita non è mai stato organizzato o meglio progettato affinché potesse avere un effetto positivo nel tempo, adesso si rileva non che altro che degrado ambientale (inquinamento), rifiuti, traffico, degradi sociali, etc..
    Il riferimento dato in questi anni è stato quello del modello verticale dove si sono date priorità ad altro, ingarbugliandosi sempre più in quello che è la “nostra burocrazia” italiana favorendo gli interessi di pochi, senza che si sia mai fatta innescare una interazione tra i vari enti avendo come fine il più possibile il bene comune e il benessere del cittadino. Penso che oggi abbiamo bisogno di figure che con il proprio ruolo stiano più vicino al cittadino e che in una fase di pianificazione oltre all’elemento economico si dovrebbe guardare anche all’insieme dei fattori, che vanno dalla cultura, all’ambiente ad una più equa distribuzione di futuri redditi .

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    1. Condividiamo a tal punto le tue riflessioni che, come vedi, abbiamo pensato a figure che più vicine al cittadino non si può: i cittadini stessi!

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    2. infatti io ho scritto come "cittadino", più che come studente, la mia osservazione è nata proprio dal guardare mentre si vive la propria quotidianità. La vostra idee di far partecipare le persone a dire/scrivere la proprie riflessioni, penso che sia davvero molto utile.
      T. C.

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  28. Salve sono uno studente del corso di laurea in Urbanistica Paesaggio Territorio e Ambiente dell'Università di Napoli Federico II. Trovo davvero molto interessante l'iniziativa e mi complimento con l'ideatore del blog, ma mi sono ritrovato in disaccordo con alcuni punti. Quando penso ad una riforma del modello di governo, mi viene subito in mente il parlamento. Il modello proposto con la Camera alta e quella bassa è si interessante ma si basa sempre sul principio della centralità di Roma e dei palazzi del potere, almeno così ho inteso. Bulè si basa sugli ideali dell'assemblea popolare che governava Atene. La scala è evidentemente molto diversa rispetto ad uno stato con milioni di abitanti. Riterrei più consono alla situazione attuale, e come risposta alla diffusa sfiducia nello stato, visto più come un ente tiranno, di introdurre una sorta di "parlamento metropolitano", in grado di rappresentare appieno gli interessi di una comunità locale. I criteri di suddivisione li trovo adeguati ma ragionare in una scala ridotta, a mio parere, sarebbe più opportuno. Ad un ente centrale, formato da rappresentanti di ogni singola "zona", lascerei il ruolo di rappresentanza e di dialogo con gli esteri, di controllo sull'operato dei vari enti territoriali e di coordinamento del bilancio annuale finanziario. Ovviamente è troppo utopistico pensare ad un parlamento per ogni città, ma individuare la divisione amministrativa partendo dalle province sarebbe più consono. Capitolo a parte sarebbero le grandi metropoli come Milano, Roma o Napoli, che secondo me necessitano di un governo "molto vicino" alle loro realtà. Ovviamente il mio pensiero è da approfondire e rivedere ed è forse dettato dalla forte sfiducia che nutro verso il nostro stato centrale e distante dai suoi cittadini, ma secondo me per una vera svolta nel governo, bisogna stravolgere tutti gli schemi preesistenti e non dare alcuna possibilità di rifare gli errori fatti in passato.
    Grazie per l'attenzione, Giacomo Molisso.

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    1. La distanza di uno stato dai cittadini non si misura, a nostro avviso, in chilometri, ma in termini di divergenza di interessi. Ed è per questo che abbiamo pensato di far governare lo stato direttamente ai cittadini, curandoci soltanto di garantir loro le migliori condizioni per decidere con saggezza e lungimiranza.
      Per quanto riguarda la "paura" che tutti noi istintivamente proviamo nei confronti di ogni grande concentrazione di potere, pensiamo però a quanto sia peggio disperdere le forze. Ancora una volta la storia è maestra: quando la piccola Atene (o meglio una Grecia formata da una sorta di collage di tante poleis autonome) incontrò l'amministrazione centralizzata dell'organizzatissima repubblica Romana, ne fu fagocitata in pochi anni.
      Pensiamoci bene, prima di indulgere a un'interpretazione pericolosamente equivoca del pur accattivante slogan "piccolo è bello" ...

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    2. La storia, a mio avviso, insegna che anche la centralizzazione del potere, è destinata a fallire. Lo stesso impero Romano, se pur dopo una storia gloriosa, è stato vittima della sua stessa corruzione e ,alla lunga, dall'incapacità di controllare un territorio tanto vasto. Oggi ovviamente i mezzi sono diversi, le comunicazioni sono più veloci e non c'è più bisogno di schierare le proprie forze militari al confine. Infatti la mia preoccupazione non è tanto la distanza in chilometri ma appunto quella divergenza di interessi, che porta il detentore del potere a perseguire interessi diversi da quelli pubblici, anche se esso stesso prima faceva parte del popolo. Bulè vuole mettere questo potere in mano ai cittadini, attraverso modalità con cui sono in accordo, ma mantenere il modello di Stato così come quello attuale, a mio avviso non produrrà il cambiamento tanto sperato. Le mie sono paure dettate non da speculazione filosofiche, ma dal riscontro con la realtà con la quale devo confrontarmi ogni giorno.
      Grazie per la risposta e l'attenzione dimostrata..

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    3. Siamo noi che ringraziamo te per la pronta replica, cui rispondiamo con piacere.
      Tutto ciò che è umano è fallibile e caduco. Ciò non toglie che convenga provare a fare delle scelte ragionevoli. E noi ribadiamo la convinzione che per contare qualcosa e difendere i propri diritti è meglio essere abbastanza grandi. Per troppi secoli la nostra frammentatissima nazione è rimasta in balìa di ogni sfizio degli stati unitari: non ci sembra il caso di ripetere l'esperienza.
      Il modo migliore di fugare le tue paure (che sono anche le nostre) ci sembra quello di rifondare il sistema di governo garantendogli quelle prerogative di onestà, sincerità e buon senso che, in assenza del pessimo influsso della casta al potere, la maggior parte di noi cittadini manterrebbe in misura più che sufficiente. E nessuno ci ha ancora persuaso che ciò non si possa fare senza rinunciare alla forza di quella grande nazione che tanto faticosamente eravamo tornati ad essere!

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  29. Buongiorno, dopo aver letto la vostra "Vision" ho fatto una riflessione in merito ai livelli intermedi di pianificazione da voi proposti.
    In Italia come sappiamo, i piani non sono efficaci perché vi è una sovrapposizione di competenze da parte dei Comuni e delle Provincie, in quanto la Provincia elabora piani che di per se hanno un’efficacia attuativa . In realtà dovrebbe spettare al Comune in quanto ente più vicino alla relata dei cittadini.
    Questo specifica un altro problema che è la mancanza di comunicazione tra pianificatore e soggetto deputato alla realizzazione del progetto, ciò inficia l’implementazione effettiva del progetto.
    Quindi a mio avviso è necessario che, una volta stabilito il tema centrale del piano indipendentemente che sia a scala Provinciale o Comunale, vi sia una fase preliminare di consultazioni a livello più basso ovvero quello comunale con assemblee che coinvolgono la popolazione per illustrare quali sono gli obiettivi a cui si vuole tendere. Attraverso questa indagine la popolazione espone le sue idee e necessità che il comune deve recepire e comunicare alla Provincia. Conclusa questa inchiesta conoscitiva, si può passare alla stesura del piano che sarà frutto di una strategia condivisa da tutti in cui sarà stabilito cosa facciamo, per chi lo facciamo risorse e criticità su cui bisogna lavorare, tenendo conto non di un eventuale riscontro economico ma soprattutto di cosa è bene per la collettività magari attraverso una maggiore “negoziazione “ che favorisca una ridistribuzione equa delle risorse sul territorio.
    Attendo un vostro riscontro, cordiali saluti Carol Mattera

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    1. Siamo ovviamente d'accordo sull'esigenza di una maggior informazione, trasparenza e facilità di accesso ai processi di pianificazione, fermi restando i noti limiti (e rischi di distorsione) insiti in una partecipazione che per lo più si rivela distratta o miope. Quanto al resto, in tutta franchezza, ci sembra che le tue osservazioni riflettano una conoscenza ancora imprecisa della materia: a cominciare dal fatto che la scarsa efficacia dei nostri piani dipende da tutt'altri fattori che quelli da te riportati (per di più in modo sostanzialmente errato).
      In ogni caso ti ringraziamo del contributo e terremo nel debito conto le tue condivisibili istanze.

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    2. Forse non mi sono espressa correttamente la scarsa efficacia è legata per quanto ne ho capito al dissidio, al rapporto conflittuale, tra i diversi livelli di governo del territorio e a loro volta, all’interno, nei diversi settori .
      Perciò lo Stato, le Regioni, Province e Comuni devono collaborare tra loro secondo obiettivi condivisi favorendo politiche che assicurino il bene dell’intera collettività in termini di sicurezza, di benessere ecc. Inoltre devono assicurare processi democratici e partecipati.
      La stretta collaborazione e la definizione chiara delle competenze, certamente darà frutto a pratiche che saranno esito di scelte consensuali che soddisfino tutti gli attori coinvolti in modo da garantire l’effettiva attuazione del piano.
      In merito alla Provincia e al Comune volevo evidenziare il fatto, che molto spesso le loro competenze si sovrappongono e che quindi sarebbe opportuno definire nello specifico il loro campo di azione o comunque prevedere un maggior confronto a monte, nelle fasi di formazione del piano . Se continuo a sbagliarmi, sarei grata di una vostra delucidazione in merito.
      Carol Mattera

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    3. Questa tua formulazione è già molto più condivisibile. Resta il fatto che lo zoccolo duro del malgoverno del territorio è a nostro avviso da ricercare in tutt'altra direzione. Per capire quale, non c'è bisogno di tanti discorsi: basterà dare un'occhiata a una delle nostre "proposte di legge"...

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  30. Buongiorno, ho letto il sistema di governo secondo Bulè e l’ho trovato sintetico ma nello stesso tempo chiaro ed essenziale. Mi sembra che siano stati individuati in modo definito tutti i diversi poteri e le rispettive competenze. Ritengo che oramai sia giunto il momento in cui ciascun cittadino si assuma il proprio compito di dare iniziativa ad un’azione incisiva per evidenziare, sottolineare e rendere note le problematiche del nostro paese con uno spirito di maggior rispetto del senso civico. I partiti è giusto che diventino gli organi esecutivi a servizio del paese e di questo ritrovato spirito dei cittadini.
    Nella mia veste di studente universitario mi preme evidenziare come contributo, un più spinto interesse del manifesto di Bulè alla cultura, intesa come valorizzazione della tradizione del nostro paese; intendo dire già a livello scolastico, insegnare e dare importanza alla tutela delle risorse e del patrimonio culturale.
    Grazie.
    Federica Tuccillo

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    1. Grazie per il consenso.
      Per quanto riguarda i partiti, teniamo solo a precisare che nella nostra Vision la loro "esecutività" è rigorosamente circoscritta all'espressione dell'opinione pubblica.
      In tema di cultura non ci siamo avventurati in proposte specifiche perché il nostro interesse primario è la rifondazione delle istituzioni, piuttosto che la definizione di politiche nel merito. Così come abbiamo fatto in altri campi (cfr. il post "proposte di legge" nella sezione "lavori in corso"), siamo però sempre disponibili a sviluppare tutti suggerimenti che ci vengono sottoposti. Quindi, se ne avessi tempo e voglia...

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    2. Mi sembra utile suggerire l'introduzione di una materia scolastica che potrebbe essere la storia dell'arte strettamente riferita alla Città o al Comune di appartenenza del plesso scolastico, con un applicazione pratica che potrebbe essere la presenza degli studenti nelle strutture e nei siti di interesse a tutela e controllo degli stessi. Proprio oggi il nostro Ministro per i Beni Culturali denuncia in un intervista al Mattino l'emergenza dovuta alla mancanza di personale nei musei, nelle chiese, nei siti di interesse storico e archeologico. Addirittura rischiamo che l'Unesco, cancelli il sito di Pompei dal patrimonio culturale mondiale.Penso che si potrebbe trovare un intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione per la presenza di volontari provenienti dalle scuole nei luoghi d'arte che possano dare un contributo notevole a promuovere e a salvaguardare dal vandalismo e dall'incuria le straordinarie meraviglie del nostro territorio.
      Federica Tuccillo

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    3. L'idea sembra tutt'altro che peregrina e merita senz'altro di essere approfondita.
      Semmai c'è da dire che la tua proposta ci sembra costituire sempre di più, piuttosto che una questione di sistema, un'utile spunto per una proposta di legge. Potremmo perciò continuare a discuterne nell'ambito del post dedicato a tali iniziative nella sezione "Lavori in corso".
      Ad esempio: pensi che se ne possa testare la fattibilità contattando qualche amministrazione locale e/o verificando la disponibilità dei volontari?

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    4. Il ministero dei beni culturali in base all'articolo 3 della legge n° 4 del 1993 può utilizzare volontari per assicurare l'apertura quotidiana prolungata di musei, biblioteche e archivi di Stato.
      Tuttora, per la crisi dovuta alla mancanza di personale, si potrebbe modificare la legge del '93 usufruendo dei volontari, non solo per l'apertura quotidiana prolungata, ma anche nelle ore di lavoro ordinarie. Si tratterebbe, semplicemente, di far circolare nelle scuole e nelle università una concessione del Ministero dei beni culturali che autorizza a stilare una lista per verificare la disponibilità degli studenti.
      Sarà, infine, compito del plesso scolastico mettere in contatto le strutture con i giovani volontari.
      Grazie.
      Federica Tuccillo

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    5. Ci sembra che la tua idea per una proposta di legge si vada configurando in termini sempre più concreti.
      Visto che la cosa sta suscitando un diffuso interesse, e che tu stessa sembri dimostrare una sufficiente competenza in materia, ti pregheremmo di formulare -anche in termini estremamente sintetici, ma giuridicamente compatibili- una semplice bozza di proposta di legge su cui potremo continuare a lavorare.
      Ti raccomandiamo però di inserirla non in in questo post, ma in quello intitolato, appunto, "Proposte di legge" (nella sezione "lavori in corso").
      Grazie a te e a presto!

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  31. Salve ho letto con interesse il vostro articolo “Vision”.
    Sono convinta che una giusta politica debba coinvolgere a pieno il popolo.
    Attualmente anche se sembra che il popolo sia coinvolto attraverso referendum, votazioni ecc, credo che in fin dei conti non abbia un ruolo importante. Sarebbe molto remunerativo se si potesse partecipare alla vita quotidiana del Parlamento e assistere a discussioni e decisioni varie.
    Magari come soluzione si potrebbero ulizzare dei canali tecnologici tipo come questo Blog in questione e in maniera random invitare dei comuni cittadini a intervenire in Parlamento.
    Saluti, Maria Elena NarbaeZ



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    1. Forse non hai capito fino in fondo: col nostro sistema a chiunque potrà capitare, non solo di "assistere" alle decisioni, ma di "prenderle" come rappresentante dell'intera nazione! E il procedimento random non inviterà i comuni cittadini solo a intervenire in Parlamento, ma a farne parte a tutti gli effetti.
      Che ne dici: ti piacerebbe, se capitasse a te?

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  32. Salve,
    ho letto con interesse la costituzione del Parlamento e della sua suddivisione. Bene la lista di idonei e le richieste competenze per la camera Alta. Ma su due punti mi sento di dissentire, sempre nell'ottica del dialogo e del confronto. L'elezione a sorte ha due facce della medaglia. Nel caso in cui si presentino alcuni candidati veramente meritevoli e nel proprio periodo di attività parlamentare abbiano conquistato ottimi risultati, sarebbe un peccato, se non un vero disastro, perderli perchè alle successive elezioni, lo stesso candidato e i cittadini soddisfati debbano sperare che la sorte lo ricandidi all'interno del suddetto Parlamento. Avanzerei la proposta di individuare una percentuale di parlamentari meritevoli che possono essere ricandidati mediante una specifica elezione, simile ad un referndum, dove i cittadini possono esprimere il loro favore affinchè questi siano riconfermati. Devo esprimere, invece, un dissenso marcato per i parametri della retribuzione economica. Se consideriamo la politica come un mestiere, non vedo perchè chi la fa debba percepire uno stipendio che riguarda un altro mestiere, e per di più moltiplicato per cinque. Se una persona lascia il lavoro da manager o da architetto, per fare il nuovo mestiere del politico, non vi è motivo per cui debba percepire non solo lo stesso stipendio della precedente professione, ma anche moltiplicato. Ad ogni lavoro il suo stipendio, in linea con le funzioni che ne conseguono e la media, ovviamente, italiana, senza superare un tetto, da fissare anticipatamente. Sono sempre dipendenti statali.

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    1. Guarda meglio la nostra Vision e vedrai che nel sistema ipotizzato:
      1. non esisterà più il "mestiere della politica",
      perché
      2. nessuno potrà rivestire una seconda volta il ruolo di rappresentante.
      3. nessuno potrà far niente, salvo dare la propria disponibilità, per essere estratto come nostro rappresentante
      4. chiunque di noi potrà esser chiamato a far parte del parlamento o altri organi politici.
      Ciò premesso, nell'ipotesi che tu venissi chiamato a rappresentarci in Parlamento, lasciando casa e lavoro per quattro anni filati, quanto vorresti esser pagato?

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  33. Salve,
    mi chiamo Domenico e sono anch'io uno studente di Urbanistica presso la Federico II.
    Prima di esprimere il mio parere, volevo fare i miei sinceri complimenti all'ideatore, in quanto ritengo una scelta geniale ma soprattutto efficace sotto ogni punto di vista, soprattutto educativo e relazionale, il fatto di utilizzare questo tipo di strumento per trattare questa materia.
    Ho letto più volte la "Vision" e ritengo che le proposte e le idee esplicate risultano essere particolarmente interessanti. Premetto che le mie conoscenze in materia non sono approfondite, anzi è una delle poche volte in cui mi ritrovo a discuterne nello specifico ma spero di riuscire in ogni modo a dare un contributo utile al blog.
    Soffermandomi in particolar modo sui livelli intermedi, la riflessione che mi viene spontanea è che la politica allo stato in cui ci troviamo adesso, ha raggiunto un livello di degenerazione tale che, tutto l'apparato politico-amministrativo attuale (mi riferisco non solo al governo ma anche alle amministrazioni regionali, provinciali e comunali) sia diventato un sistema costosissimo non più in grado di essere sostenuto.
    Basti pensare che le indennità percepite da parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e comunali, appesantiscono i bilanci delle amministrazioni pubbliche, senza che di contro il livello di amministrazione sia efficiente. Equivale a dire ad esempio che in un'azienda privata ci sono troppi dipendenti e manager che percepiscono stipendi a danno dei diretti interessati alla produzione. Per cui si è registrato che il livello di corruzione e dissipazione del denaro pubblico, secondo le ultime affermazioni del presidente della Corte dei Conti, ha raggiunto livelli insostenibili.
    Personalmente sono dell'opinione, mi auguro condivisibile, che per ottenere cambiamenti radicali efficaci nel nostro sistema governativo sia necessario ridurre ed eliminare i livelli intermedi delle amministrazioni pubbliche (regioni e province), lasciando soltanto i Comuni. I Comuni sono da sempre diretta ed esplicita espressione dei cittadini e dei popoli, come la storia insegna. Ritengo infatti che questi possono benissimo dialogare con il governo centrare tramite i sindaci, le amministrazioni comunali e le unioni tra comuni.

    Distinti saluti,
    Domenico

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    1. Questa tua esigenza di snellimento è ampiamente condivisa, in primis da noi. Bisogna peraltro tener presenti alcuni fattori che rendono la soluzione tremendamente complicata.
      1. Anche se la nostra politica fa schifo bisogna pur governarci e pagare chi lo fa
      2. meno governanti può voler dire meno democrazia (basta ragionare al limite: un governante solo è la dittatura assoluta!)
      3. i soli Comuni sono troppo vicini agli interessi privati per poter garantire un governo equo e sostenibile: basta vedere che cosa hanno combinato di recente con il sovradimensionamento della crescita urbana!
      4. sfoltire livelli e organi di governo è sempre stato caldeggiato da tutti e realizzato da nessuno: appena si capisce che ciò vuol dire licenziare per sempre un sacco di gente, nessuno sa più come andare avanti.
      E' per tutti questi motivi che non attribuiamo alla materia un ruolo decisivo ai nostri fini.

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  34. Salve, ho letto e riflettuto su tutti i punti della “Vision” ,condivido in primis l’iniziativa di un cambiamento in vista della particolare situazione politica attuale.
    Volevo soffermarmi,però in particolare, sulla questione affrontata riguardo i Partiti. Oggigiorno questi ultimi,secondo il mio punto di vista,godono di un potere fin troppo elevato e sarebbe opportuno agire in qualche modo;risulterebbe una decisione giusta abolirli??o semplicemente indebolire lo strapotere che assumono?. Credo che l’abolizione sarebbe la soluzione più leggittima, ma comporterebbe nella realtà una serie di problematiche in quanto il compito che dovrebbero assumere è quello di raccogliere la domanda sociale con lo scopo finale di proporla;accade però che sono essi stessi ad esprimere decisioni. Approvo in particolar modo la questione di poter svolgere azioni di lobbying in assoluta trasparenza,le decisioni che il partito è solito assumere dovrebbero essere accompagnate da altri pareri esterni a questo sistema che definirei “chiuso” per un cambiamento che abbia il consenso da punti di vista differenti.
    Distinti saluti
    Paola Simeoli.

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    1. La nostra primissima idea era quella di eliminare il ruolo istituzionale dei partiti. Ma poi abbiamo concluso che in realtà sono utili e necessari proprio per quelle funzioni che anche tu giustamente richiami. L'errore delle nostre democrazie è stato quello di farne, all'atto pratico, degli organi di un potere assoluto e inappellabile.
      Col nostro sistema, ai partiti resta solo la funzione virtuosa, essendogli rigorosamente negato ogni ruolo decisionale diretto (per quanto riguarda gli influssi indiretti, ci sembra incompatibile con l'idea stessa di democrazia l'opzione di negare a chicchessia, da solo o in associazione con altri, la possibilità che la libera espressione delle sue opinioni venga ad influenzare il comportamento degli altri -ivi inclusi i nostri "decisori"-!).

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  35. Salve,
    Mi chiamo Giuseppe Rossano e sono uno studente di Urbanistica presso la Federico II. Ho letto con molta attnzione il paragrafo sui 'livelli Intermedi' attualmente in vigore.
    Anche in virtù di quello che sta accadendo attualmente in Italia, sia sotto il profilo economico che politico. Allacciandomi a quanto gia fatto dal governo Monti nel decreto di riassetto delle province di cui all' art. 17 del Decreto Legge 95/2012,azzarderei di proporre un ritocco di tale decreto,in quanto gia dichiarato anticostituzionale, con l'abolizione di parte delle Regioni, portandole da 20 a 3. Quindi costruendo 3 macroregioni cosi suddivise: Nord, Centro e Sud.
    A mio parere i benefici sarebbero molteplici, dal risparmio economico-istituzionale di denaro pubblico, allo sviluppo(es: aggrecazione di Regioni che sono accomunate dalle stesse caratteristiche e potenzilità, come quella dell'agricoltura,turismo,stesse culture,ecc),
    ma soprattutto per una volta si andrebbero a garantire i cittaini, in quanto avrebbero le istituzioni piu vicine.
    quindi riazzardo proponendo i "miei nuovi" 3 livelli istituzionali intermedi:3 macroregioni (Nord-Centro-Sud), Province e Comuni.
    ovvimante tutto questo senza andare ad intaccare i poteri attuali dello Stato,Regioni e dei Comuni.
    Distinti Saluti
    Giuseppe Rossano

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    1. Ci siamo già espressi in passato su proposte analoghe. Nel rimandarti alle repliche in questione -fermo restando che l'argomento è tutt'altro che centrale ai nostri fini-, ci limitiamo qui a ribadire la convinzione che l'Italia abbia più bisogno di unità che di frammentazione.
      Peraltro, ove la maggioranza preferisse diversamente, il nostro impegno primario resta pur sempre quello di dar corso alla vera volontà dei cittadini...

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  36. Sono un allieva del corso di Urbanistica della Federico 2° ,ho letto con attenzione ed interesse , in particolare la Vision e lo statuto , anche se la densità e la organicità della Idea richiederebbe un approccio da approfondire a più riprese e con competenze specifiche a seconda dei temi trattati . Cio’ premesso è naturale manifestare una generale condivisibilità delle proposte formulate e degli ideali che le sottendono . Andando più nello specifico , col beneficio appunto di uno sguardo non specialistico sulle proposte trattate proporrei delle osservazioni e degli approfondimenti su alcuni punti che potrebbero rafforzare trasparenza ed equità:

    1) -forse andrebbe evidenziato che i parlamentari estratti a sorte e che abbiano svolto l’incarico per i 5 anni , devono essere successivamente esclusi dalle liste di idonei disponibili onde evitare un eventuale rinnovo della carica .
    2) le commissioni tematiche che esaminano le proposte del cittadino potrebbero essere composte da persone particolarmente qualificate che non siano parlamentari potenziando così la funzione di raccordo tra il popolo ed il parlamento.

    Mara Longobardi

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    1. Abbiamo recepito entrambi i tuoi utili suggerimenti nel modo che potrai agevolmente verificare. Se non ne sei soddisfatta, non hai che da dircelo. Grazie e a presto!

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  37. Sono Valerio Liguori, studente di urbanistica della Federico II.
    Ho letto la Vision, ma prima di esprimere il mio parere volevo rendere pubblico la mia condivisione per le osservazioni fatte dalla mia collega.
    Interessante in particolare ciò che riguarda i livelli intermedi. Mi riferisco all'ente Provinciale, che svolge una funzione delegatagli anni addietro dallo stato, oramai poco efficiente per la funzionalità del governo e che grava sul bilancio statale, soprattutto per gli stipendi e le indennità che hanno consiglieri provinciali e dipendenti. Le mansioni svolte dalle Provincie, potrebbero essere delegate alle regioni o ai comuni, per secoli l'unica forma di governo a diretto contatto con i cittadini.
    Questo cambiamento, a mio parere, potrebbe agevolare un iter burocratico costoso e farraginoso.

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    1. A prescindere dalla chiacchiere orecchiate qua e là, nessuno ci ha ancora dimostrato, dati alla mano, come e perché le Province sarebbero ancor meno efficienti di tanti altri carrozzoni parastatali, per non dire dei nostri 8093 (!!!) Comuni.
      Nel ribadire che di questa faccenda ce ne interessa il giusto, ti rimandiamo alle precedenti repliche in materia.

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  38. Salve sono una studentessa delle Federico II del corso di UPTA.
    Non è facile manifestare delle proposte di cambiamento così radicali e forti in un contesto dove c’è un generale sbandamento sociale per i vari avvicendamenti politici avuti negli ultimi due anni e di questo mi complimento con voi. Condivido pienamente la vostra forte voglia di un cambiamento così drastico ma vorrei esprimere alcune considerazioni. Vorrei focalizzare la mia attenzione sul popolo, sul suolo ruolo e sugli strumenti di scelta a sua disposizione. Nel manifesto la società è presentata “…ormai abbastanza stabile ed omogenea da meritare un nuovo sistema di governo”. Non possiamo trascurare il duraturo malcontento politico polito che da anni accomuna il popolo italiano e che lo divide su più fazioni, basti pensare al Movimento Cinque Stelle e alla Lega Nord distanti dal governo ora vigente così come sono distanti le loro posizioni. Ogni possibilità ormai è diventato un libero sfogo del cittadino che da tempo non più fiducia nelle istituzioni.
    In una società democratica l’ente o personalità che deve rappresentarla deve essere espressione di competenza, volontà di agire per la collettività, capacità di decisione, onestà ed intelligenza. Penso che a modalità di scelta dei rappresentanti espressa dal blog, ossia quella del sorteggio, non renda giustizia alla vostra volontà di cambiamento in quanto dal un lato esprime a pieno la base della democrazia diretta dall’altro non prevede alla base come metro di giudizio quello meritocrazia. Ritengo, infatti, che la nostra modalità di votazione, con l’introduzione della preferenza, sia uno strumento funzionale di espressione della libera scelta del cittadino del proprio candidato. Il problema fondamentale del nostro governo è quello di recuperare democrazia perduta negli anni. Quale modo migliore per farlo se non rivendicare il "governo del popolo", ovvero sistema di governo in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dall'insieme dei cittadini? Lo strumento del voto e del referendum sono basilari per scelte di qualsiasi tipo soprattutto per quelle a livello territoriale e di pianificazione. Chi meglio dei cittadini sà cosa ha bisogno il territorio? La progettazione partecipata, ad esempio, è il primo atto che l'amministrazione comunale è tenuta a fare quando decide di iniziare la stesura del PGT è informare la cittadinanza che il processo è iniziato. I cittadini o le associazioni di cittadini sono invitati già da questa fase a formulare proposte in merito. Se un’azione del governo del territorio funziona a livello comunale perché non provare a farla funzionare a livello nazionale? Non si tratta di far decidere la società ma di renderla partecipe attraverso meccanismi limpidi, concreti, giusti ed equi.
    Vorrei riportare un esempio di una nazione confinante con il nostro Stato, la Svizzera. La Svizzera è un esempio di Stato dove il popolo può bloccare una legge o una modifica della costituzione decisa dal parlamento tramite referendum o può imporre modifiche alla legge ordinaria o alla costituzione tramite un'iniziativa popolare.
    Ritengo che questo sia un buon modo per poter integrare la società nei processi decisionali, sarebbe una chiara manifestazione di democrazia diretta e sarebbe un’azione concreta, limpida e giusta che renda consapevole il popolo della sua funzione decisionale.
    Distinti Saluti
    Giorgia Cuccaro

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    1. La nostra proposta va esattamente nella direzione da lei indicata.
      In effetti, quando afferma che i cittadini sanno di cosa ha bisogno il loro territorio. lei sembra intendere "tutti i cittadini", non solo i più meritevoli. La cosiddetta "scelta dei meritevoli" è in sé antidemocratica, sia perché implica che qualcuno debba contare più degli altri, sia perché ripropone il problema mai risolto di chi debba decidere chi è il più meritevole. Né il farlo decidere a quella quota (sempre più spesso minoritaria!) di noi che esprime un voto solo formalmente valido in condizioni di distratta disinformazione sembra più in grado di produrre risultati accettabili.
      Del resto non è pensabile che tutti noi siamo sempre coinvolti in tutte le decisioni di interesse collettivo: se volessimo farlo con la debita cognizione di causa, sarebbe la paralisi di ogni altra attività e, come l'asino di Buridano, morremmo tutti di fame. Pertanto l'idea di fare come già hanno fatto alcune delle più efficaci democrazie della storia non sembra poi così peregrina.
      In realtà ciò che più ci trattiene da una selezione stocastica è l'inconscio pregiudizio che chi governa non possa essere uno qualunque di noi, ma debba essere uno "migliore". Peccato che tutti gli altri sistemi abbiano invece portato al potere soggetti peggiori,o quantomeno in condizioni non compatibili con decisioni ispirate all'interesse generale!

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  39. Salve, innanzitutto credo sia opportuno presentarmi: sono una studentessa del secondo anno di Urbanistica, Teresa Di Muccio, ed anche io sono venuta a contatto con il blog grazie alle lezioni del professore Vignozzi. I temi affrontati dal blog sono sicuramente molto interessanti e stimolanti, e si contestualizzano perfettamente nel nostro tempo, ma, leggendo i vari punti della Vision di Bulè, ci si rende conto di come sia poco approfondito il tema sui rapporti con l'estero, ed in particolare con tutto ciò che si svolge al di fuori dei confini italiani. Questa mia riflessione, a mio parere molto attuale e delicata, nasce non solo dalla posizione che in quanto giovane occupo all'interno della società ma anche dalle esperienze che hanno caratterizzato la mia formazione e quindi dalla conseguente consapevolezza che è ormai anacronistico, ed improduttivo, guardare all'Italia privandosi di uno sguardo più ampio. Ritengo che al giorno d'oggi uno dei maggiori problemi sia la convinzione che risolvere le questioni aperte che affliggono l'Italia limitandosi ad a una scala unicamente nazionale, possa essere l'azione risolutiva. E' mia opinione invece che migliorare l'Italia significhi migliorare anche le interazioni che questa ha con l'esterno, traendone vantaggio. Spesso si sente parlare di mancanza di opportunità all'interno del nostro contesto, il contesto italiano, Citando il titolo di un articolo online letto pochi giorni fa "Cambiare il paese per non cambiare paese. Un appello di giovani precari". Credo che invece il problema sia ancora più profondo e la soluzione più semplice di quanto si possa pensare: una mancata educazione all'interazione con l'estero. Nonostante il ministero dell'istruzione presenti delle indicazioni riguardo la mobilità scolastica, nei fatti molte scuole ostacolano i propri studenti nell'affrontare queste esperienze; a livello universitario le proposte di esperienze di studio all'estero sono ben poche ed indirizzate a pochi soggetti. Attualmente nell'idea comune quando si pensa ad un'esperienza di studio o di lavoro all'estero viene percepita come la volontà di tagliare i ponti con l'Italia, e non come un opportunità per estendere le proprie competenze a beneficio dell'Italia stessa. E per questi motivi le difficoltà si tramutano in paure, paure spesso legate al concetto che esperienze lavorative di questo tipo abbiano in fin dei conti un basso contenuto culturale. Ciò può esser vero, ma è anche vero che spesso giovani italiani che lavorano all'estero hanno risultati al di sopra delle loro stesse aspettative e che, se si fossero limitati ad un ambito nazionale, difficilmente avrebbero sperimentato. Credo dunque questo sia uno dei punti da affrontare in un nuovo sistema di governo. La studiosa Sclavi afferma che ciò che vediamo dipende dal nostro punto di vista: se vogliamo essere in grado di vedere il nostro punto di vista è necessario cambiare punto di vista. Concedendomi quindi questo gioco di parole, ritengo che per migliorare veramente il nostro sistema di governo, e quindi di il nostro paese, sia necessario "educare" un numero sempre maggiore di giovani italiani a vedere nuovi punti di vista per poter quindi capire meglio il nostro paese e dare un reale contributo; specialmente in visione di un governo in cui il popolo ha un peso così rilevante. L'opportunità di vedere l'Italia con occhi esterni non solo ci può aiutare a vedere le reali potenzialità del nostro paese e i nostri reali difetti, ma di avere anche una maggiore considerazione di ciò che siamo e ciò che abbiamo. Cambiare governo senza educare adeguatamente chi lo popola credo sia un lavoro fatto a metà. Concludo quindi queste mie riflessioni introducendovi la mia proposta.

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    1. Guardando all'ultimo punto della Vision di Bulè, ossia la divisione in livelli intermedi, proporrei l'aggiunta di un quinto livello: Unione delle Nazioni. Questo al fine di creare un governo sinergico con il governo di nazioni appartenenti alla stessa area geografica, ed in questo modo conservando l'individualità del singolo paese garantire l'interazione con l'esterno. Comunicazione che al giorno d'oggi credo debba essere un tema sentito e dibattuto dalla popolazione, e quindi importante da affrontare in una visione di governo così ricca come è quella di Bulè.

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    2. L'idea è sicuramente interessante, ma travalica la scala di applicazione cui ci siamo finora dedicati. Diciamo che la teniamo in caldo per i prossimi sviluppi di Bulé.R.E.M., il nostro "coté" globale.
      Grazie per ora e... attendiamo di risentirti!

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  40. Salve, su sollecitazione del prof. Vignozzi ho consultato il blog e volentieri vorrei intervenire per esprimere il mio parere. Mi chiamo Giuseppe Panico e seguo il corso di urbanistica all'Università di Napoli. Confesso subito che, pur approvando le motivazioni che sono alla base del progetto, non sono convinto della sua fattibilità. Purtroppo, direi. Il limite che mi sembra più grave è che ci si rifà a esperienze magnifiche, straordinarie, come quelle della polis ateniese o dei liberi comuni medievali. Ma quelle esperienze erano efficaci, oltreché magnifiche ripeto, proprio perché circoscritte a una dimensione che per popolazione, temi, problemi e grandezze non può essere paragonata a quella dell'Italia intera. Per esempio sono con voi nel ritenere da riformare l'istituto del referendum o del potere di iniziativa, ma non vi sembra quantomeno difficile che le commissioni tematiche del Parlamento abbiano la capacità di vagliare tutte le eventuali proposte che dovessero arrivare anche da singoli cittadini e decidere quali siano quelle che potrebbero avere un maggiore impatto potenziale oppure istruire quelle con il maggior numero di sottoscrittori? Questo è solo un esempio che vi porto ma oltre a queste perplessità ci sono molti punti sui quali sono totalmente d'accordo. Quello che mi sembra veramente necessario invece non è tanto una distruzione di tutto lo staus quo ma una sua, drastica, radicale, correzione. Sono ancora convinto che, se applicata, la nostra sia una Costituzione "bellissima". Purtroppo non ne abbiamo mai avuto uomini all'altezza. Aspetto fiducioso una vostra risposta. Con stima.

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  41. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  42. Salve,ho letto con molta attenzione l'idea della "Vision" su cui si basa Bulè.Posso affermare con certezza che sono prevalentemente d'accordo sulla maggior parte dei punti trattati,in quanto la stessa "Vision" è una costituzione scritta dal popolo per il popolo.
    Come detto precedentemente,sono prevalentemente d'accordo su gran parte dei contenuti,ad eccezione di due temi:l'accessibilità alla politica da parte di qualunque soggetto e la creazione di nuovi enti per il governo del territorio.
    Per quanto riguarda il primo caso,credo che creare dei "vincoli" che possano limitare l'accesso alla vita politica possa essere definito come un'azione poco "democratica" perchè non tutti hanno la possibilità di accedere ad una determinata preparazione.Ciò non toglie che un'azione del genere è fatta negli interessi del popolo in quanto,in certe occasioni,è necessario selezionare il soggetto più preparato in un certo ambito che possa meglio rappresentare le esigenze di una popolazione di un certo territorio.Riguardo al territorio italiano,posso affermare che sono presenti un notevolissimo numero di comuni e non è affatto difficile trovarne alcuni di entità modestissima.Visto che ogni Comune ha la propria popolazione ed ogni popolazione ha i propri bisogni e le proprie esigenze,sarebbe opportuno creare un ente che possa raggruppare un certo numero di enti al fine di snellire la burocrazia e di generare un unico apparato amministrativo che possa governare il territorio senza troppi intoppi.
    Ragionando ad una scala più grande,si può far riferimento alle Città Metropolitane,già previste da svariati anni in alcune leggi.La creazione di questi nuovi enti permetterebbe la creazione di una nuova popolazione omogenea,con bisogni ed esigenze più facilmente individuabili,semplificando così il lavoro ad un eventuale rappresentante.Analogamente,ma a scala maggiore,si potrebbe eseguire un azione simile con Provincie e Regioni,creando rispettivamente Macroprovincie e Macroregioni;un ulteriore vantaggio di questo altro passaggio sarebbe una riduzione dei costi dell'amministazione provinciale e statale.
    Purtroppo,il discorso è puramente teorico ed attualmente siamo molto lontani dalla realizzazione pratica di una proposta simile.Collegandomi a quanto detto dal mio collega nel post precendente,sarebbe opportuno una correzione radicale della nostra Costituzione.Una manovra tanto importante quanto radicale ha,come fine ultimo,quello di essere più vicina e più efficiente per i cittadini per cui è stata creata.
    In attesa di una vostra risposta,distinti saluti.
    Vincenzo Gargiulo.

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    1. Grazie per la corposa riflessione che ci hai invitato a condividere. Dal momento che il nostro interesse è di natura prevalentemente operativa, ti chiederemmo allora di concentrarti su una sola delle numerose questioni che tocchi, descrivendo in estrema sintesi la soluzione che intenderesti proporre. A presto!

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  43. Salve, mi chiamo Ventre Carmine Luca e sono uno studente del secondo anno della facoltà di Urbanistica. Ho seguito i corsi del professore Vignozzi Alessandro ed ho saputo del blog. .Ho letto attentamente quanto scritto in esso e vorrei esprimere a tal riguardo il mio modo di vedere. Il blog si ispira ad un modello importante di fare politica nel nostro paese, fondato su valori di alta moralità , sincerità e trasparenza, valori che dovrebbero essere a fondamento di ogni vera democrazia. Credo però che dal momento che la forma di governo di cui parlate si possa realizzare solo tra parecchi anni, secondo il mio modesto parere di cittadino non pienamente impegnato politicamente, è opportuno e corretto partire dal sistema vigente e correggerlo ove questo sia viziato. La nostra carta costituzionale, gli organi centrali di stato e le stesse autonomie locali sono invidiate dagli altri sistemi vigenti nel resto del mondo; tuttavia nel tempo le leggi sono state disarticolate in tanti rivoli di sotto leggi, decreti che hanno snaturato il vero valore della carta originaria scritta dai nostri padri costituenti . Con la corruzione, con l'infiltrazione di organismi malati nella nostra politica, con il malaffare ed il sogno di ambizione di potere economico, si è arrivati oggi ad una situazione drammatica di paralisi economica, crescita zero, disoccupazione a livelli mai raggiunti nella storia della nostra costituzione. Allora il mio parere è questo: rimuovere e selezionare scrupolosamente la nostra classe politica, educarla e formarla nel vero senso dello stato, scegliendola fra tutti noi cittadini dello stato, senza alcuna discriminazione, ma conoscendo esattamente il loro contenuto intellettuale, il pensiero ed i programmi di attuazione, che dovranno essere scelti e condivisi dai sostenitori, anch'essi garanti di tali uomini politici. Io credo che il pieno rispetto della legge, l'autonomia totale tra politica e magistratura, con il rispetto dei ruoli dell'uno e dell'altro, siano fondamentali. Sono del parere che un vero federalismo, condiviso totalmente da tutto il nostro paese, impostato sempre da una regia centrale, ma con meno poteri di gestione economica sia una possibilità di rilancio per la nostra Italia.

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  44. Grazie per il contributo.
    Come giustamente rilevi, certe regole ci sarebbero anche, ma la casta al potere non le rispetta più.
    Più problematica è la proposta: rimuovere gli attuali rappresentanti e selezionare scrupolosamente quelli nuovi. Scusaci tanto, ma non è esattamente quel che abbiamo fatto fino a oggi? E inoltre: qualora non fossimo riusciti fino ad oggi a farlo bene, cosa sarebbe più in grado di consentirci a farlo meglio domattina: un semplice auspicio o un sistema diverso?
    Ahimè, se non ci diamo da fare, non possiamo aspettarci che le cose cambino da sé! Non lo credi anche tu? Attendiamo con piacere le tue controdeduzioni.

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    1. Salve,
      concordo pienamente.
      Per troppi anni abbiamo cambiato per non cambiare. Tuttavia, sono convinto che l'attuale situazione economica e sociale debba necessariamente produrre una presa di coscienza dei nostri politici che senz'altro hanno percepito che non è più tempo di dormire sugli allori, ma di portare avanti programmi concreti e realizzabili nell'interesse della comunità. Io credo che i cittadini non siano più disposti a tollerare abusi e concussioni, perché attualmente la maggior parte di noi si trova a vivere in condizioni di disagio e difficoltà. Se la classe politica non vorrà prendere atto del generale malcontento, esso potrebbe sfociare in più gravi manifestazioni di protesta.

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    2. Il fatto è che siamo stufi di limitarci a protestare contro una casta di dominatori che, alla fin fine, non può far altro che fondare il suo dominio sulla nostra acquiescenza...
      Non è più semplice mandarli tutti definitivamente a casa? ma non per sostituirli subito dopo con altri identici a loro (salvo che spergiurano di voler cambiare tutto in meglio -ma non avevan fatto lo stesso anche quelli che vogliam cacciare oggi?-), bensì per non aver più padroni, per governarci finalmente da soli.
      Molti dicono che non è possibile, ma nessuno ha spiegato in modo convincente perché: tu come la vedi?

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  45. Nel commento precedente ho affrontato le questioni del nostro paese indossando occhiali che avessero una visione cosmopolita, ciò nonostante, rileggendo quelli che sono i punti della visione proposta, ritengo sia necessario declinare tali questioni ad una scala più vicina a noi ma comunque altrettanto delicata e che in un certo senso si interseca con il discorso da me precedentemente affrontato.
    Utilizzando come punto di partenza le teorie riportare nel "il sistema di governo secondo Bulè", e realizzare concretamente una democrazia partecipata, risalta la necessità di affrontare il tema del lavoro per la creazione di una nuova struttura sociale. Il lavoro è infatti un tema centrale nell'organizzazione di una società.
    L'art. 1 della costituzione italiana afferma che l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro, ma in una democrazia partecipata qual è il ruolo che il lavoro deve avere? Io penso che il lavoro debba essere lo strumento di realizzazione e di emancipazione dell'individuo, che garantisca il pieno sviluppo ed il pieno rispetto della dignità di ogni persona, in quanto l'insoddisfazione generale dell'attuale stato delle cose non ha solo ragioni economiche ma riguarda una visione dell'uomo e del lavoro umano legato strettamente ad una condizione di consumismo sfrenato. La responsabilità politica e sociale di tutte le componenti interessate nel potere decisionale (popolo, partiti, parlamento, burocrazie, general managers, sistema giudiziario e livelli intermedi) è quella di trovare gli strumenti adatti per perseguire il bene comune, consentendo ad ogni essere umano di sviluppare e donare agli altri i propri talenti attraverso le proprie scelte e la propria attività. Il lavoro inteso come donazione del proprio talento, non legato ad un semplice salario, organizzato secondo le necessità della collettività , e non alle esigenze di mercato, dove il vero profitto è la cura dei rapporti tra le persone.
    Proporre un nuovo sistema del mercato del lavoro basato sull'esigenze e sulle inclinazioni del singolo e che consentano all'individuo di crescere e allo stesso tempo di far crescere lo stato.
    Tale contributo vuole avere una visione positiva di realizzazione sociale basata su rapporti sostenibili tra stato sociale e cittadini responsabili, che consenta una convivenza dove i valori più nobili dell'individuo possano essere il regolatore dei rapporti.
    Questa mia visione fa capo, e vuole essere una risposta, alla realtà che caratterizza i nostri giorni, una realtà in cui l'individuo ha sempre meno potere nella gestione della vita lavorativa e dove è costretto a piegarsi inevitabilmente al binomio lavoro denaro. La maggioranza è costretta a compiere scelte seguendo logiche di profitto di denaro e non di crescita personale, perdendo così il senso più profondo e puro dell'etica del lavoro. Questo fenomeno naturalmente si declina ad ogni scala, fino alla vita politica arrivando così ad un'annientazione totale di quello che dovrebbe essere il compito dell'individuo che si occupa della cosa pubblica.
    Pur non avendo legami con la religione cattolica, credo sia estremamente attuale l'affermazione della Laborem exercens di Giovanni Paolo II "Il lavoro è per l'uomo e non l'uomo per il lavoro".
    La mia vuole essere una riflessione sul valore e il senso dell'uomo, e mi auguro che questa possa essere arricchita da ulteriori spunti.

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    1. Non temere, la tua riflessione è già di per sé fin troppo ricca di spunti. Al punto che ci riesce difficile estrarne degli output operativi all'altezza degli input. Dal momento che questo è il nostro interesse prioritario, ti chiederemmo allora: vuoi provare ad estrarre tu stessa un apporto propositivo da quanto hai fin qui così efficacemente esposto?
      Grazie fin d'ora e a presto!

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    2. Mi rendo perfettamente conto di quanto sia ambizioso e sfidante, per tutti noi, attuare tutto questo.
      Inoltre credo che per creare una nuova coscienza e quindi un nuovo modo di “governare” si debba tener conto delle storie nettamente diverse tra Nord e Sud che hanno determinato una crescita culturale, sociale e politica diverse nel nostro Paese. Detto questo, credo anche che gli errori possano essere il punto di partenza per ricostruire.
      Quando parlo “di strumenti adatti per lo sviluppo dei talenti” mi riferisco essenzialmente alle scelte politiche ed economiche intraprese e alle leggi emanate. Ritengo sia indispensabile affiancare le varie componenti del potere decisionale con Collettivi Tematici, come specialisti del settore, per una reale democrazia partecipata. Dirottare risorse per l’acquisto di F35 piuttosto che favorire il welfare, lo trovo immorale. So bene che ci sono regole internazionali di mercato che ci schiacciano, ma è proprio questo meccanismo perverso che dobbiamo sovvertire, il bene comune deve prevalere sulla logica di mercato. Sovvertire quel binomio lavoro denaro di cui parlavo nel commento precedente.
      Ed in che modo tutto questo è possibile? Prima di tutto lo Stato deve garantire ad ogni singolo individuo la possibilità di poter compiere il proprio lavoro (qualsiasi tipo di lavoro) nel migliore dei modi, supportato quindi dalla una rete adeguata d’infrastrutture e di risorse. Nell’organizzazione sociale che io immagino indipendentemente dal lavoro che una persona svolge, sia essa un grande manager, un professionista o un operatore ecologico, tutti devono avere la stessa possibilità di raggiungere l’eccellenza nel proprio campo. Il salario non è legato al tipo di lavoro che fai ma come lo fai, è l'impegno e l'energia che una persona impiega a fare la differenza.
      Investire diventa quindi la parola chiave, una necessità se non addirittura un dovere nei confronti dei cittadini, specialmente per le nuove generazioni. Il compito di un Governo è quello di investire risorse affinché vi sia un continuo rinnovamento nel mondo del lavoro, un continuo sviluppo che giovi al benessere della popolazione e allo lo sviluppo del paese.
      • TECNOLOGIE
      • IDEE
      • RICERCA
      • CULTURA
      Sono solo alcuni dei campi che in questo momento percorrono la mia mente quando penso alle parole sviluppo, crescita, ricchezza.
      Naturalmente ciò non significa che bisogna investire indiscriminatamente senza tenere conto delle effettive priorità. E' qui che la figura dello Specialista del Settore entra in merito: capire gli elementi chiave affinché un determinato ramo possa decollare.
      E' difficile dare direttive specifiche per un così complesso tema, ma in un governo così inteso come nella vision di Bulè, ritengo che questo lo "start" da cui iniziare ed il percorso da intraprendere.

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    3. Quello che hai esposto è lo scenario a cui la nostra proposta intende contribuire. Certamente la maggior parte dei comportamenti che ipotizzi non sono riconducibili solo a un rinnovamento del sistema di governo, ma, per quel che concerne questo aspetto, stiamo lavorando per predisporre le condizioni più favorevoli, ai cui fini le modalità del rapporto con gli "specialisti" rivestono un ruolo cruciale.
      Tu hai qualche idea in proposito? Saremmo molto interessati a conoscerla.

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    4. Sono consapevole che focalizzarsi esclusivamente sul cambiamento della struttura di governo non possa essere l'unica riposta per una modifica così radicale dell'organizzazione sociale e del mondo del lavoro, ma ogni grande cambiamento è generato dalla composizione di singoli tasselli. Il governo è proprio uno di questi tasselli.
      Io vedo nell'istituzione degli "specialisti del settore" un soggetto il cui obiettivo è quello di canalizzare le risorse economiche e strumentali messe a disposizione, verso un ottimizzazione dello sviluppo sociale ed economico. E' una figura composta da più persone, al fine di garantire una sinergia tra le competenze dei singoli individui che compongono l'equipe.
      Possiamo pensare dunque ad un gruppo di esperti intesi come conoscitori del territorio su cui operare e dei possibili settori lavorativi da sviluppare. Deve riuscire quindi ad identificare le risorse del territorio al fine di amplificarle e svilupparne di nuove. Questo garantirebbe la possibilità, ad ogni privato cittadino, di individuare il settore attraverso cui tirar fuori le proprie abilità ed il proprio talento.
      Facendo tesoro del principio di sussidiarietà ritengo, che per assicurare maggiore efficacia ed efficienza di questo sistema, lo "specialista del settore" debba operare a livello locale, mantenendo comunque un riferimento operativo e di coordinamento su scala nazionale.

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    5. Quest'idea è piuttosto diversa da quanto fin qui sviluppato, ma non è né incompatibile né controproducente.
      L'idea del "brain pool" o della "task force" presenta pregi e difetti rispetto a una struttura piramidale con responsabilità individuale.
      Forse, riflettendo sulla specificità di questi pregi e difetti, potremmo arrivare a migliorare la nostra proposta articolandola in chiave complementare: certe cose gestite da "team", altre da singoli.
      Già quel che suggerisci in questo tuo preziosissimo contributo potrebbe contenere i semi di una riflessione in tal senso.
      Vuoi provare a far germogliare questi semi? Aspettiamo fiduciosi!

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    6. Il filo conduttore che io ho inteso utilizzare per rendere attuabile quanto espresso nel commento iniziale, è di tener conto dell'emancipazione dell'individuo attraverso il lavoro. Guardare al lavoro in virtù del proprio talento attraverso lo sviluppo adeguato di ogni ramo lavorativo. E' necessario quindi che vengano sviluppate le condizioni necessarie affinché "il lavoro diventi lo strumento [...] che garantisca il pieno sviluppo ed il pieno rispetto della dignità di ogni persona".
      E' vero che il sistema risulterebbe velocizzato affidando le responsabilità operative ad un singolo ma, al fine di evitare che il margine di errore sia elevato (a causa dalle limitazioni del singolo), ritengo sia necessario affidare la ricerca collettiva alla "task force". Sono perfettamente d'accordo che bisogni organizzare il sistema in modo complementare, ed è qui che trova risposta la mia idea di dare vita ad un sistema articolato in tal senso:
      alla scala locale troviamo la task force, in grado di elaborare, operando direttamente sul territorio, indicazioni utili e dettagliate per il decollo dei settori di sviluppo. La "task force" fa capo ad un soggetto sovra locale, in questo caso individuale, il cui ruolo è di coordinamento delle singole task force con la sede centrale.
      Analoga struttura dovrebbe essere attribuita su scala nazionale, in quanto, essendoci molteplici realtà locali, risulterebbe oneroso affidare la gestione dell'intero sistema nazionale ad un soggetto singolo.
      Soggetto singolo che assumerebbe il ruolo sia di vertice/coordinatore che di anello di congiunzione tra livello locale e nazionale.
      Così avremmo contemporaneamente una visione più aderente alle esigenze dei cittadini e la velocità dell'attuazione.
      Naturalmente questa struttura deve perseguire sempre l'obiettivo primario: " Proporre un nuovo sistema del mercato del lavoro basato sull'esigenze e sulle inclinazioni del singolo e che consentano all'individuo di crescere e allo stesso tempo di far crescere lo Stato".

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    7. Perché sostieni che affidare la gestione a un singolo sarebbe oneroso?
      A occhio sembra molto più oneroso il complicatissimo sistema che proponi!
      Pensa se a capo della Fiat ci fossero 12 assemblee di 12 Marchionni ciascuna!

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  46. salve sono uno studente di urbanistica, volevo accendere i riflettori sul ruolo della pianificazione e dei livelli intermedi di governo del territorio da cui scaturisce. Mi sembra ben ponderata la scelta di non stravolgere il sistema organizzativo attuale, sotto il punto di vista della nomenclatura, e altrettando oculata la modifica strutturale sostanziale, che risulta indispensabile in uno stato in cui si sono mostrati apertamente i limiti di efficienza della pubblica amministrazione italiana, ed i suoi tempi biblici. Partendo dal ridimensionamento delle competenze proposto, la mia proposta è quella di ripensare ai rapporti tra le pubbliche amministrazioni e alle modalità di approccio alla pianificazione,
    In particolare sarebbe interessante, per un paese che voglia darsi dei parametri di efficienza ed efficacia, se si introducesse nel processo di pianificazione un coordinamento a priori di tutti i piani, nel quale tutte le parti coinvolte concorrano ad una formulazione di un preliminare di piano che limiti la possibilità di contrasti, e che quindi faccia rispiarmare tempo prezioso.

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  47. L'idea che suggerisce ha degli aspetti interessanti, ma non ci è del tutto chiara: puoi provare a fare un esempio, riferito magari ad un unico livello di pianificazione?

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  48. Buongiorno,

    studio Urbanistica all’Università Federico II di Napoli e vorrei confrontarmi con voi su alcuni spunti che la lettura ha suscitato:

    Il popolo
    Il concetto di assoluta libertà propositiva da parte anche del singolo cittadino seppure affascinante, non rischierebbe di “ingolfare” la macchina burocratica? Per quanto si effettui un filtro, mi pare di capire che esso sarebbe comunque applicato solo in termini di iter approvativo, ma non di vaglio da parte delle commissioni che quindi potrebbero trovarsi come dire sommerse dalle proposte.
    Non potrebbe avere una valenza pratica maggiore fissare comunque una soglia minima di sottoscrittori per poter sottomettere la proposta?
    Trovo invece assolutamente interessante il discorso di prioritizzazione basato su numero di sottoscrittori e impatto (seppure diciamo questo secondo criterio potrebbe essere condizionato dalla soggettività delle commissioni). Sarebbe a mio parere un grande passo avanti l’istituzione di tempi certi per la discussione sulla base del numero delle sottoscrizioni (es. oltre 1 M discussione entro 30 giorni, 500 k discussione entro 3 mesi, 200 k discussione entro 6 mesi) anche per evitare il continuo procrastinare con rischio di decadenza.

    Il parlamento
    Il concetto di non reiterabilità della carica e selezione stocastica hanno una assoluta valenza in termini di prevenzione nella creazione di centri di potere. Tuttavia questa estrema volatilità della composizione parlamentare non potrebbe comportare un difficoltà nel garantire una continuità e coerenza nella linea di governo? Intendo dire che seppur l’arco di 5 anni appare effettivamente sufficiente per apportare contributi (in tale senso potrebbe andare bene il non rinnovo oltre il singolo mandato), l’attribuzione stocastica dei seggi potrebbe risultare in una paralisi e nella difficoltà di ratifica (su quanti temi un campione stocastico della popolazione riuscirebbe a trovare una maggioranza assoluta?).
    Dato invece che i criteri di idoneità proposti risultato assolutamente trasparenti e meritocratici, non potrebbe essere un passo avanti già solo al loro applicazione ai candidati con l’attuale sistema elettivo?

    General Managers
    Cosa si intende per compenso libero? Se fosse stabilito dal parlamento potrebbe creare facili occasioni per corruttele e favoritismi. Una idea potrebbe essere, fermo restando lo stabilire di limiti superiori a tali compensi, riconoscere ai GM la medesima retribuzione percepita prima della nomina. Ciò come dire favorirebbe l’accettazione per vocazione piuttosto che il proliferare, come ancora oggi accade, di “politici” per interesse.

    Spero di non essermi dilungato troppo.

    Attendo con piacere un vs cortese riscontro.

    Saluti,

    Dario Colarusso (dario.colarusso@hotmail.it)

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    1. Le tue riflessioni sono insieme molto serie e molto concrete. Complimenti!
      1. hai ben evidenziato i problemi che più ci preoccupano. Ci sembra però importante che anche chi non ha il potere di mobilitare le masse possa esprimere le proprie proposte. Per questo il filtro cui pensiamo è proprio in termini di attribuzione di priorità. Non sopravvalutiamo la voglia dei cittadini di farsi avanti con proposte di legge, per cui lo spauracchio dell'ingorgo non ci assilla più di tanto. Ma in realtà quello che per ora più ci interessa è il concetto: i dettagli potrebbero esser fissato in corso d'opera: Magari col tuo aiuto, o sotto il tuo coordinamento: che ne diresti? Comunque, se ti va, piacerebbe anche a noi continuare ad approfondire con te quest'argomento.
      2. vista la callida scaltrezza dimostrata dalla casta, la tua ipotesi ci pare troppo debole. Non condividiamo più di tanto le tue preoccupazioni per la la brevità del mandato e la casualità della scelta, perché la storia ci ha dimostrato a più riprese che governi siffatti hanno funzionato benissimo. Il motivo di tale successo risiede nel fatto che persone normali decideranno presto e bene perché le loro decisioni ricadranno per primi su loro stessi, una volta tornati alla vita di tutti i giorni. Eventualità che un nostro politico in carriera non prende nemmeno in considerazione. E pertanto...
      3. Secondo te la Fiat paga Marchionne secondo un tettp prefissato? Oppure sceglie il migliore che può pagandolo quanto ritiene conveniente? E perché mai noi dovremmo essere più fessi?
      Che c'entrano i favoritismi e i "politici per interesse" (by the way: non ne abbiamo mai conosciuti altri!)? A noi servono eccellenti professionisti in grado di procurarci ricchezza e felicità: se ci riescono, possiamo anche imbottirli d'oro. Se non ci riescono... a casa!

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  49. Salve, vorrei porre l'attezione l'attezione all'ultima modifica fatta con il Decreto Legge 133/2014 che modificava il Testo Unico dell'ediliza in particolare l'introduzione l'articolo 28 bis (Permesso a Costruire Convenzionato). Premesso che alla base del rilascio del permesso di costruire vi è una convenzione nella quale sono specificati gli obblighi di cui il soggetto attuatore si fa carico per soddisfare l'interesse pubblico. Sono soggetti alla stipula di convenzione: la cessione di aree anche al fine dell'utilizzo di diritti edificatori; la realizzazione di opere di urbanizzazione; le caratteristiche morfologiche degli interventi; la realizzazione di interventi di edilizia residenziale sociale. La convenzione può prevedere modalità di attuazione per stralci funzionali. A questi sono collegati gli oneri e le opere di urbanizzazione da eseguire. Quanto al termine di validità, questo può essere modulato in relazione agli stralci funzionali previsti nella convenzione. Non credete che ciò non sia solo un modo per poter fare solo speculazione edilizia?
    Grazie Giuseppe

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    1. La riflessione che proponi sembra interessante e ricca di spunti. Per proseguirla insieme nel migliore dei modi ti chiederemmo un paio di accorgimenti.
      Al fine di far capire la questione anche ai non addetti ai lavori potresti precisare, anche in modo molto semplice, quali aspetti ritieni positivi e quali negativi in questo articolo di legge?
      Dal momento che la faccenda sembra interessare più un ambito specifico di natura tecnica che l'impostazione dell'intero sistema di governo, non ti andrebbe di portare avanti il discorso entro il post "proposte di legge"?
      Attendiamo fiduciosi la tua replica.

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  50. la burocrazia ha mandato questo paese a farsi benedire

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    1. Siamo d'accordo, ma riteniamo indispensabile ritagliare con più
      pazienza l'ambito semantico dell'enunciato, sennò qualcuno potrebbe anche intendere che si può campare benissimo senza alcun organismo deputato alla gestione degli interessi collettivi... . Tu come la spiegheresti?

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  51. Odio la burocrazia, non l'ho mai sopportata. Ferma le cose e le persone da una vita creativa. È contro tutte le cose di cui si occupa la vita.

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    1. cit. Tim Burton. La sua visione (vera) di burocrazia. E' il motivo per cui l'Italia è un paese che non andrà mai lontano.è il termine che indica le procedure con cui lo Stato gestisce sé stesso. Il termine indica al tempo stesso le leggi, le procedure, le persone, ed in una certa misura il sistema stesso con il quale tutti noi ci scontriamo quotidianamente. Un muro di gomma nel quale ogni cittadino si è imbattuto fatto di lentezza, inefficienza, arbitrio e spesso di corruzione.

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  52. Sono una studentessa di Urbanistica del Terzo anno, Vorrei congratularmi con voi innanzitutto per l’interessante patrimonio culturale che fornisce questo blog, in cui si ha la possibilità di confronto su argomenti e ideologie che inevitabilmente coinvolgono tutti noi.
    Vorrei concentrare l’attenzione ad un argomento che mi ha colpito particolarmente, ovvero la modifica del sistema giudiziario italiano che è una delle problematiche più dolenti del sistema Italiano, espressione della democrazia che si manifesta solo apparentemente in questo Paese.
    All’insopprimibile limite di origine, ovvero l’incapacità o anche la finta incapacità spinta dalla corruzione e dai favoritismi, di distinguere il lecito dall’illecito e che, a sua volta si coniuga con l'impossibilità di sovrapporre la verità processuale alla verità assoluta, si è aggiunta una costante che, progredendo nel tempo, ha abbandonato i confini dell'eccezionalità per diventare una vera e propria componente fisiologica dell'amministrazione della giustizia: la sua lentezza. Rispetto a troppi altri Paesi, l'Italia ha due primati che, da soli, forniscono le dimensioni della crisi: dispone del maggior numero di giudici e, ciò nonostante conserva, sia pure con qualche lieve differenza rispetto al passato, il primato del maggior tempo nella definizione dei processi, sia civili che penali. E’ di tutta evidenza come l’esasperata lentezza della giustizia si traduca, nel campo civile, in una vera e propria denegata giustizia che danneggia chi un torto ha già subito e, nel campo penale, nella neutralizzazione della sanzione, quando addirittura in un così tardivo riconoscimento dell'innocenza da vanificarne gli effetti. Peraltro, l'inefficienza del sistema giudiziario, associata alla temeraria ed aggressiva sfida della criminalità, esalta la persistente e diffusa preoccupazione dei cittadini per la sicurezza. L'aumento generalizzato del contenzioso che ne consegue evidenzia il consolidamento, nella nostra società, di un'estesa conflittualità nei rapporti intersoggettivi che non trova possibilità di anticipata composizione nell'ambito sociale e famigliare, con la conseguenza che si ricorre sempre e soltanto al giudice, anche quando, specialmente in alcuni settori, sarebbe possibile ed agevole l'utilizzo di adeguate strutture di mediazione. In tale situazione, non può certo suscitare meraviglia l’intervento del Consiglio d'Europa, secondo cui l'Italia continua ad essere autrice di numerose violazioni alle prescrizioni della Convenzione Europea dei diritti dell'uomo, per l'alta durata media della definizione dei processi, sia di primo grado che d'appello. Peraltro, interventi in questo ambito rispondono anche a esigenze di carattere economico, perché investimenti ed allocazione di risorse finanziarie, e quindi lo stesso sviluppo, dipendono anche dalla funzionalità del sistema giudiziario e dalla sua capacità di dare risposte rapide e di certa esecuzione.
    In funzione di ciò sono assolutamente d’accordo a promuovere un radicale cambiamento nel sistema, che voi avete perfettamente illustrato, un sistema ispirato al modello Americano, con tempi più brevi, priorità a particolari sentenze, si dovrebbero in particolar modo monitorare e controllare i rinvii che oggi si effettuano con estrema facilità, accertando l’effettiva e lecita motivazione. Particolare attenzione dedicherei alla scelta delle pene da infliggere, che dovrebbero avere il fine di rieducare la persona, con assistenze speciali per i reati più gravi e forme educative, costruttive, nonché lavori , in relazione direttamente proporzionale al reato commesso.

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    1. Complimenti per il lessico e l'eloquio: con un po' più di calma, sei pronta per la pubblicazione. Incassiamo assai volentieri il tuo sostanziale consenso e i suggerimenti per migliorarci. Vogliamo provare a tradurre uno di questi in una formulazione definitiva da inserire nel blog? Attendiamo con fiducia ulteriori input.

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  53. Salve, sono una studentessa di Urbanistica presso l’Università Federico II di Napoli. Premettendo che non seguo la politica poiché cresciuta in un’epoca in cui i nostri politici hanno fatto tutto il possibile per farcene disamorare, voglio dire la mia sul blog che ho trovato molto interessante. Pur condividendone quasi tutti i punti credo che la realizzazione e riuscita del progetto sia molto ma molto difficile non vedendo come possa essere possibile sostituire l’attuale classe politica, composta da gente che da decenni sembra essere stata attaccata con il super attak al seggio. Una delle cose che personalmente non condivido è la depenalizzazione, cosa che penso sia stata già ampiamente abusata dai governi precedenti. Secondo me questo potrebbe portare ad un aumento dei reati poiché chi delinque sarebbe sicuro di avere l’impunità o pene alquanto leggere in rapporto al reato commesso.
    Distinti saluti, Katia Federico.

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    1. Quanto a strategie per sostituire non solo l'attuale classe, ma l'intero sistema politico, se scorrerai con più pazienza i post di questo blog, dovresti trovarne diverse, a cominciare da quella proposta dal tuo collega Boemio. A proposito, perché non ci dici che ne pensi?
      Quanto alla depenalizzazione, saremmo curiosi di capire meglio a cosa ti riferisci.

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  55. Buonasera. Per quanto riguarda la "vision" di Bulè, già ampiamente dibattuta, vorrei fare una sola, breve riflessione, che potrebbe sembrare semplicistica, ma all'atto pratico credo non lo sia.
    Il metodo stocastico si basa sul sorteggio di persone sulla base di alcuni requisiti (minimi o meno minimi) di idoneità, che già a mio parere sono ben difficili da delineare e che sono comunque dei paletti, delle soglie, ad un libero uso dei propri diritti civili;
    a prescindere da questo, la prima cosa che mi è saltata in mente è stata quella dello strumento del sorteggio, quindi della "casualità", negli ambiti in cui la maggior parte delle persone almeno una volta si è potuta trovare. Ho pensato ai semplici "sorteggi" per gli scrutatori alle elezioni amministrative nei nostri paesi, grandi e piccoli. Non penso di essere l'unica che ha visto comparire sempre gli stessi cognomi su quelle liste..oppure qualche "risaputo" qua e là tra altri ignoti.
    Siamo sicuri che questo sia il metodo migliore e che 5 anni di stipendio quintuplicato non siano un'esca più gustosa di tre giorni di scrutinio in un seggio?
    Spero che questa semplice provocazione possa innescare un fecondo dibattito. Grazie per il vostro ascolto,
    Federica Ammaturo

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    1. Premessa: la perfezione non esiste. Al massimo può essere un asintoto a cui tendere, come proviamo a fare qui con l'apporto di quanti ci gratificate delle vostre critiche (facili ma utili) e dei vostri suggerimenti (difficili e utilissimi!).
      Proviamo allora a riflettere insieme sulle tue osservazioni in chiave operativa.
      1. I limiti all'esercizio dei diritti sono sempre esistiti e sempre esisteranno: lasceresti a piede libero un serial killer? Semmai si tratta di definire con cura quelli che fanno al caso nostro. Difficile non lo riteniamo, importante sì: ti andrebbe di dire la tua in termini più progettuali?
      2. Realizzare un marchingegno in grado di tirar fuori da 60.000.000 qualche centinaio di nomi senza alcun criterio non ci sembra fuori dalla portata delle tecnologie correnti. Da decenni sono in uso dei giradischi che applicano lo stesso principio: l'unico inconveniente è che ogni tanto può venire due volte di fila lo stesso brano; ma nel nostro sistema questo è escluso a priori.
      Se però hai in mente qualcosa di meglio, faccelo sapere, perché è proprio a questo che serve il blog! E avrai la soddisfazione di veder subito recepita la tua proposta con l'indicazione, se lo vorrai, della paternità.

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  56. Salve. Sono una studentessa di urbanistica presso l'Università Federico II. Leggendo questo blog mi sovvengono alcune cose da dire a riguardo, e vorrei confrontarmi con voi su alcuni spunti che la lettura ha suscitato:

    Il parlamento

    Il parlamento italiano è fatto da tante persone corrotte, dovute al fatto che sono da troppi anni in politica e che ahimè, ci sono tantissime persone incompetenti. Questo ovviamente comporta un alto indice di improduttività . Inoltre le leggi davvero importanti, ovvero le riforme, sono fatte sempre con il contagocce come se degli elefanti partorissero topolini, quindi ciò non cambia l’assetto nazionale e la situazione resta sempre la medesima. Per risolvere queste problematiche, bisogna secondo me, avere politici competenti, quindi mettere all’interno del parlamento professionisti che possano dare il loro contributo in maniera concreta. Professionisti come ad esempio: ingegneri, architetti, filosofi in quanto anche il pensiero è fondamentale, non solo la parte tecnica ma anche umanistica, docenti universitari, grandi pensatori. Senza dimenticare una rappresentanza fatta dalla parte meno alta del popolo, ovvero operai , lavoratori. E’ giusto che il parlamento sia rappresentato da tutti. Esso dovrebbe durare massimo 5 anni, e quindi ogni parlamentare non può candidarsi per il mandato successivo. La modalità per misurare la produttività , potrebbe essere le presenze in parlamento, quindi verificare quante ore ogni parlamentare risiede all’interno di esso, quanti ordini del giorno presenta e quanti disegni di legge passano e vengono accettati. Questi indici permettono al parlamentare di arrivare fino alla fine dell’incarico e se questi doveri dovessero venir meno, poi decadere. Dunque avere un parlamento più produttivo. Per quanto riguarda il fattore del guadagno,non dovrebbero guadagnare nulla, ovvero ciò che viene fatto si fa per la collettività e non per interessi economici, dunque quest’ultimi dovrebbero essere coloro che già lavorano e non disoccupati, in quanto in questo modo, toglierebbero soldi allo stato. Ad esempio un ingegnere che lavora alla fiat e prende 1500 euro, dev’essere pagato allo stesso modo anche in parlamento, il suo posto di lavoro si congela per i cinque anni, e terminati ritorna al suo lavoro.

    La camera

    La camera alta dovrebbe esser composta da professionisti , anch’esso con il sorteggio di durata massima 5 anni, prendendo lo stipendio della loro rispettiva professione. Nella camera alta, vi devono risiedere persone con almeno una laurea di secondo livello e in più devono essere rappresentativi del territorio nazionale . Nella camera bassa invece non è fondamentale avere competenze , qui il sorteggio può essere fatto senza la laurea di secondo livello, l’importante che il mandato termini dopo il quinto anno , semplicemente per evitare che si crei un ulteriore corruzione, in quanto causa di una non crescita del sistema italiano. Il parlamento non deve avere condannati neanche di primo grado . Dovrebbe esser costituito da giovani, che sebbene abbiano poca esperienza farebbero parte di un nuovo sistema ricostruttivo della società, eliminando vecchie prese di potere che hanno portato alla rovina. Infine bisognerebbe anche avere una mentalità del parlamento e della politica stile “azienda privata”, ovvero , avere come obiettivo non quello di fare profitto ma piuttosto rendere l’ Italia un paese efficiente, con persone che vanno monitorate e misurate, in sostanza evitare persone improduttive . Chi non produce se ne torna a casa.

    Distinti saluti, Serena Scarano.

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    1. In buona sostanza sembri abbastanza d'accordo su tutto, tranne che sul compenso. Perché mai ritieni che il lavoro svolto a beneficio di tutti non debba essere compensato? Se ne dovrebbe dedurre che le attività a danno della collettività debbano essere le meglio pagate (il che, in effetti, è oggi fin troppo frequentemente vero!)...

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  57. Ritengo molto interessante la costituzione del Parlamento in due Camere, mirato a rappresentare tutti i ceti sociali. La riflessione da me proposta si fonda proprio sul sistema della "rappresentazione":considerando che la nascita dei partiti è legata a questo fenomeno, in quanto nascono proprio per rappresentare i cittadini, in un vero sistema democratico , dove il kràtos appartiene al dèmos, le leggi, intese come uno strumento attraverso cui la società si governa, impartisce un ordine e un decoro sociale, esprime la sua cultura, queste non possono dipendere da un solo soggetto, o da un gruppo ristretto, ma dalla collettività intera. Partendo da questo presupposto il ruolo ideale del politico sarebbe quello di puro rappresentante della collettività a cui appartiene, e come tale si dovrebbe occupare di convertire in leggi le prerogative sociali, che verrebbero emanate solo dopo aver raggiunto la maggioranza dei voti favorevoli al referendum popolare (o eventuale referendum di classe, qualora la legge riguardi uno specifico ordine professionale). L'esigenza di una vera democrazia è risentito molto negli ultimi tempi, e ce lo insegnano casi come la brexit dell'Inghilterra, dove in assenza del referendum popolare, nessuno avrebbe mai potuto credere quale fosse la vera idea che una popolazione tanto emancipata e multietnica come quella inglese aveva dell'ente Europa. Casi come questo ci insegnano che sebbene i politici vengano scelti dal popolo (non sempre, e purtroppo l'Italia è un triste testimone!) non riescono sempre ad emanare leggi o prendere decisioni condivise dalle masse, e in cui queste si riconoscono, e sono soprattutto le sempre più frequenti cadute dei governi e fallimenti economici a farci riflettere sul punto che non tutto funziona come in realtà dovrebbe. Pertanto imparando dalla storia, per non ripetere gli stessi errori , è possibile imparare molto da quegli esempi di governo sopravissuti per secoli, che si fondavano sulla vera democrazia, le pòleis e i comuni medievali, in cui la società svolgeva un ruolo chiave, perché GOVERNAVA, NON ERA GOVERNATA, in tutti i settori finanche l'economia. Su quest'aspetto voglio soffermarmi particolarmente , in quanto ho notato che è stato trascurato, sia dal blog, che dal commentatori. In linea con il principio democratico di bulé riguardo la politica, anche la mia idea di economia si basa sullo stesso:la parola economia , da òikos "casa" e nòmos"legge" , fa proprio riferimento all'economia domestica praticata dalle massaie, la stessa che propongo nel mio pensiero come economia ideale, dove i cittadini partecipano tutti alla gestione economica, su tutti quei beni mobili e immobili di proprietà statale che , per mancanza di fondi o negligenza politica, vengono abbandonati a se stessi contribuendo al degrado e alla dismissione in cui il nostro paese riversa, e cercando di far riemergere quei settori in crisi del nostro paese che rappresentano in realtà la vera ricchezza: basti pensare all'agricoltura, all'allevamento, all'artigianato, attività apprezzate e invidiate in tutti il mondo per la genuinità dei prodotti che vengono esportati ( non a caso questi prodotti sono vittima del falso made in Italy)eccetto nel nostro stesso paese, dove l'abbandono di queste attività da parte dei giovani sta contribuendo alla riduzione di risorse. La gestione di alcune parti del territorio, pertanto, porterebbe non solo ad un miglioramento di quest'ultimo, ma anche ad un miglioramento dei rapporti sociali tra gli individui, e alla rivalorizzazione delle attività tipiche della nostra tradizione che negli ultimi tempi stanno scomparendo.
    Come si può intuire da queste poche righe, il mio pensiero di politica ed economia non si basa su teorie sofisticate ed astratte, ma su poche e semplici mosse , indispensabili se si vuole riformare l'intero sistema,perché per farlo bisogna partire dalla quotidianità , dal basso, da noi!
    SIMONA DI COSTANZO

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    1. Non ti sembra che l'idea stessa dei general manager dimostri una specifica attenzione alla dimensione dell'economia? Con quali modifiche o aggiunte intenderesti sviluppare quest'attenzione?

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  58. Salve, sono una studentessa di Urbanistica, ho letto la vostra vision e davvero ritengo che costituisca un contributo molto importante per iniziare a cambiare qualcosa nel sistema di governo attuale. Comunque, io ritengo che sia giusto l'estrazione a sorte dei membri delle camere in quanto possa frenare l'idea della carriera politica, ma penso che il numero dei membri debba essere inferiore e per quanto riguarda la retribuzione, credo che l'attività politica debba esser fatta per il benessere della collettività, e non privilegiare il lavoro del politico rispetto agli altri, quindi secondo me la retribuzione non bisogna essere prevista o perlomeno un contributo minimo che non favorisca l'idea di fare carriera politica.

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    1. A noi pare che nella nostra Vision risulti inconcepibile anche solo l'idea di una carriera politica... Tu come la ipotizzi?

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  59. Salve,
    Credo sia un buon punto di partenza per una riorganizzazione del sistema governativo nazionale. Negli ultimi anni di politica italiana si può notare, a causa di un sistema elettorale inadeguato, che al popolo è stato sottratto il diritto di scegliere i propri rappresentanti politici, infatti stiamo al terzo governo tecnico; questa diminuzione di potere del popolo viene anche evidenziata dall’ultima proposta di riforma costituzionale.
    Proporrei una riorganizzazione degli enti locali con l’eliminazione dei piccoli comuni, stabilendo un determinato numero di abitanti minimo, accorpandoli a quelli limitrofi, così da avere un risparmio di risorse economiche ed incrementando il potere decisionale ed operativo così da ridurre i tempi burocratici, mentre dal punto di vista urbanistico, proporrei una programmazione territoriale a più ampio raggio, favorendo i piani di indirizzo territoriale.
    Inoltre propongo l’inserimento, a tutti i livelli governativi, di commissioni composte da persone, non legate a partiti, con requisiti e competenze idonee.
    Concordo sul voler formare un parlamento composto da 400 membri scelti tra il popolo, dividendoli in gruppi in base alle proprie competenze. Creando così un parlamento diviso in settori, favorendo uno snellimento nel legiferare.
    Marialuisa Procida

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    1. Incassiamo ben volentieri il tuo sostanziale consenso sulle proposte che riteniamo essenziali ai nostri fini. Per quanto concerne l'obiettivo, per noi accessorio ma certamente non marginale, di accorpare i Comuni, stiamo valutando l'opportunità di un'iniziativa nell'ambito del post "Proposte di legge". Dal momento che tu stessa hai autonomamente sollevato la questione, ti piacerebbe partecipare?

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  60. Salve,premetto di essere inesperta in materia,ma cerco comunque di intervenire con mie riflessioni. A mio avviso, la politica odierna ha perso lo scopo fondamentale di guida e portavoce della comunità( come lo era prima), perseguendo sempre più fini e interessi personali e strumentalizzando i cittadini a proprio piacimento. Infatti In Italia la maggior parte dei politici è corrotta e incompetente,incapace di governare e di bilanciare i beni pubblici e non a caso ancora oggi si parla di conflitti di interesse e di voti di scambio( accordi politici-mafia) che hanno attaccato e indebolito ancora più l'Italia, già devastata dalle precedenti politiche attuate. Non a caso oggi sembrano realizzarsi le previsioni descritteci da Dante nel 6 canto infernale con un tono di sdegno e rimprovero verso il nostro Paese, ingovernabile, selvaggio come un cavallo senza redini e nocchiere soprattutto nella figura di Firenze diventata frivola e leggera. La situazione contemporanea non è cambiata: siamo in balia di poche persone che governano tutto. Forse il problema siamo noi cittadini che traduciamo in voto un qualsiasi pensiero o azione,che siamo passivi e indifferenti dinanzi alle sorti del nostro Paese (a volte senza nemmeno votare) oppure il problema è da cercarsi nel nostro sistema mediatico di informazione.
    Oggi la Comunicazione(tv,radiotrasmittenti, giornali) viene continuamente mercificata soprattutto da un monopolio di leader politici che la utilizzano per pubblicità,per prestigio e numerose campagne politiche,confondendosi quasi in essa( il caso Berlusconi:uomo politico e proprietario di grandi reti televisive) come se non ci fosse politica senza accesso ai media. Se prima l'informazione e la propaganda venivano ad essere lo strumento controllato di vertici del potere per strumentalizzare e pilotare i cittadini, si può dire che oggi vale lo stesso. L'uso oligarchico degli spazi editoriali e radiotelevisivi disinformano, falsificano la realtà con illusioni, eliminando i partiti considerati ''scomodi'' con elogi ai più favoriti, portando ad uno stravolgimento della società reale. I media,secondo la teoria della spirale del silenzio elaborata da Neumann del '70, manipolano l'opinione pubblica zittendo la minoranza e aspirando unicamente all'audience. E la sovranità popolare imbrogliata e deturpata allora? Sborsa denaro con voti, tempo e attenzione e anche con pagamento di canoni, sovvenzioni e tempo d'ascolto,consegnandosi unicamente ai media che nel frattempo, curando i loro interessi, accrescono visibilità e popolarità con epiteti aggressivi, liti in diretta e insulti in un teatrino televisivo accattivante e diretto dai grandi politici.
    Riecheggiano in parte anche le famose parole di Churchill su come la democrazia sia la forma di governo peggiore finché non subentra un'altra migliore, meno imperfetta delle altre. Seppur minime,esprimo qui alcune mie proposte per rendere il nostro Governo accettabile e migliore:
    1)cercare RAZIONALMENTE formule più adatte alla complessa gestione burocratica;
    2)promuovere sempre più referendum popolari incrementando ASCOLTO e PARTECIPAZIONE ATTIVA
    di ciascun cittadino ai processi politici;
    3) introdurre UOMINI COMPETENTI in materia politica e amministrativa;
    4)promuovere un cambio generazionale a breve termine permettendo l'ascesa in politica di nuovi GIOVANI;
    5)eliminare il bicameralismo perfetto, i senatori a vita e i VITALIZI/pensioni d'oro;
    6)educare i bambini in materia civica e politica e i cittadini su''INTERESSE COMUNE'';
    7)limitare l'utilizzo di MASS MEDIA in campo politico e ridurre la MOLE PARTITOCRATICA.
    Monica Mauro

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    1. Apprezziamo e condividiamo questa tua appassionata requisitoria. Ci sembra particolarmente interessante il riferimento alla cosiddetta "spirale del silenzio" di Neumann: in che modo pensi che si possa sviluppare una riflessione in proposito in modo da sensibilizzare i non addetti ai lavori?

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  61. Salve, ho dato uno sguardo complessivo al blog e volevo esprimere la mia opinione su quella che è diventata oggi la politica italiana in particolare. Purtroppo penso che nel periodo storico che stiamo vivendo si sia davvero persa la concezione della vera politica, ossia quello strumento tramite il quale il popolo sceglieva autonomamente il suo avvenire, le sue decisioni economiche, relazionali, commerciali (insomma la sua vita se così vogliamo chiamarla) per il bene collettivo e non per un singolo potente o, peggio ancora, di una singola casta (che è proprio quello a cui stiamo assistendo ultimamente). E' vero che considerando la crescita della popolazione sia impensabile avere un sistema nel quale ogni singolo cittadino dica la sua in una riunione, però non è neanche giusto che se andassimo a chiedere in giro alle persone se si riconoscano nelle scelte prese dalla "casta" che ci ritroviamo a comando del nostro futuro, la risposta che troveremmo sia negativa. Sono d'accordo con quanto espresso all'interno del pensiero inerente al parlamento e alla divisione in camera alta e bassa; una cosa che però non ritengo giusta è uno stipendio così alto (5 volte in più rispetto a quanto dichiarato nelle dichiarazioni del reddito negli ultimi 5 anni). Partiamo dal presupposto che in passato quello del politico era un lavoro non retribuito ed infatti solamente i nobili potevano farlo (avendo a disposizione tempo e denaro per preoccuparsi di ciò), con questo non voglio dire che ciò era giusto perchè le decisioni prese non rappresentavano tutta la società, però è anche vero che il denaro ha cambiato drasticamente l'animo umano. Purtroppo per molti uomini il dio denaro è diventato più importante della morale e della giustizia, la sete di potere e di denaro hanno distrutto il compito principale della politica (corruzione e sotterfugi sono sempre esistiti in passato ma ultimamente ne stiamo vedendo davvero di mille colori). E' vero che guidare un popolo è difficile e complesso però penso che solamente se lo stipendio del politico venga diminuito di molto riusciremo forse a trovare persone che vogliono davvero fare qualcosa di giusto per la collettività e fare gli interessi di tutti e non andare su quei seggi dorati solo per arricchirsi.
    Un altro problema che volevo esporre riguarda i tempi di attesa per le proposte di legge, per la loro adozione e i tempi necessari nella magistrature. Ritengo che siano davvero troppo lunghi, in termini di giustizia quest'ultima sembra non arrivare mai per quanto tempo debba passare nei processi; in termini di legge si perde davvero tantissimo tempo e si creano leggi serie con un tempo veramente esorbitante. La tempistica è un problema anche in ambito urbanistico tanto che "i piani nascono già vecchi" è ciò non deve essere sottovalutato infatti spesso ci ritroviamo con prescrizioni "vecchie" che non ci riguardano più e l'espediente alle varianti diventa sempre più usato (cosa che poi porta alla formazione con un piano tutto rattoppato nel quale il filo logico conduttore viene perso).
    In conclusione proporrei una riduzione netta degli stipendi dei politici, l'eliminazione dei vitalizi e il restringimento dei tempi delle pratiche burocratiche.
    Giacomo Tavilla

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  62. Come hai ben richiamato, i nobili al governo erano più sereni e meno corrompibili proprio perché privi di preoccupazioni economiche. Ci sembra equo e conveniente riproporre le stesse condizioni per quelli di noi che saranno chiamati a decidere per il bene di tutti: se toccasse a te, come la vedresti? Infine: come si potrebbe fare per accelerare i processi decisionali?

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  63. Buongiorno, sono una studentessa di Urbanistica dell'Università degli studi di Napoli,
    Federico II, ho letto la Vs. Vision e ho trovato molto interessante la riorganizzazione dei poteri esistenti.
    Ho notato che è stato dato grande spazio alla competenza dei soggetti preposti partendo dalla loro professionalità. Interessante in particolar modo la figura del general manager che condivido possa essere revocato in qualsiasi momento dal Parlamento.
    La magistratura rappresenta sicuramente il potere maggiormente rinforzato in questa Vision e a giusta ragione vista la lentezza e l'incertezza in cui opera attualmente.
    Condivido il permanere di tre organi intermedi in quanto specifici nell'analisi e soluzione di problemi territorialmente diversi.
    Giulia Negri

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    1. Grazie per il consenso. Siamo comunque interessati a migliorare. Hai niente da suggerire?\

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