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riportiamo di seguito alcuni elaborati significativi della nostra recente attività:

1. una lettera aperta al presidente del consiglio Berlusconi, diffusa in tutta Italia via e-mail, contenente una serie di ironici suggerimenti volti a favorire la comprensione della nostra Vision



2. un analogo documento elaborato per affrontare, partendo dal livello locale, un problema che riteniamo non essere stato affrontato dalla legislazione nazionale in sintonia con i bisogni della popolazione: quello del "reclutamento" al vizio del fumo nelle scuole






1. Lettera semiseria 


 di 

Grisostomo


al PRESIDENTE DEL CONSIGLIO della Repubblica Italiana
dr. Silvio Berlusconi
Palazzo Grazioli
Via del Plebiscito, 102
00186 Roma


Esimio Presidente,
perdoni l’ardire di un gruppo di cittadini la cui unica preoccupazione è quella di consegnar intatta ai posteri la memoria della Sua radiosa persona, anche nella deprecata ipotesi che -come sempre più frequenti indizi inducono a paventare- dovessimo risvegliarci un giorno irrimediabilmente orbi del Suo fulgido usbergo.

Anzitutto ci preme renderLe atto dei risultati incontestabili conseguiti nel Ventennio della Sua unzione: basti citare il clamoroso sviluppo di alcuni settori strategici dell’economia nazionale -come le telepromozioni- o il prestigio planetario conseguito dalla nostra ricerca grazie alla sublime enormità del tunnel per neutrini fra il C.E.R.N. di Ginevra e il Gran Sasso.

Sarebbe peraltro una colossale ingenuità sottovalutare quella dilagante ondata di infamanti dicerie che un’orda di ipocriti oppositori ha ormai sparso pel mondo con crescente pervicacia.
Dicerie assurde, di cui ben conosciamo la malevola falsità, a partire da quel risibile profluvio di procedimenti giudiziari che una magistratura paranoica e irrimediabilmente comunista Le sta rovesciando addosso da ormai troppi lustri.
Dicerie assurde che però, a prescindere dall’incontestabile pertinenza delle Sue puntuali controdeduzioni, a lungo andare (gutta cavat lapidem!) pare abbian sortito l’effetto di gettare il discredito non solo sul nostro un tempo invidiato Paese, ma anche sulla Sua augusta quanto incolpevole persona.
Basti pensare che tempo fa l’associazione di oriundi “Insieme Argentina” ha rivolto al proprietario del bordello “Palacio Berlusconi”, appena inaugurato in quel di Rosario, un accorato richiamo a rivederne la denominazione in quanto lesiva del prestigio nazionale...

Orbene, se da sintomi siffatti dovessimo dedurre le adeguate contromosse, vorremmo provare, col debito rispetto, a suggerirLe qui alcuni piccoli accorgimenti che speriamo non voglia disdegnare di metter in atto:

1. Anticipare al massimo, compatibilmente con comprensibili problemi di alloggio, la Sua DEFINITIVA dipartita dalla scena politica.
È vero che in tal modo si rischia che altri possa scipparLe la gratitudine delle masse per la qualità dell’azione di governo fin qui espressa, nonché per l’indiscusso beneficio che ne han tratto le istituzioni.
Appare però altrettanto innegabile come questo resti l’unico modo per:
- dribblare in extremis i postumi di quella perdurante crisi internazionale che ha già stremato anche le nostre pur solidissime finanze (corroborate nei modi che ben sappiamo dalle assidue attenzioni dei Suoi vari ministri);
- evitare di venir estromesso, non tanto da un’improbabile riscossa dei Suoi sedicenti avversari (che anzi a più riprese han dato ampia prova di non volersi privare di sì glorifico antagonista!), quanto da una maramaldesca sedizione dei meno “responsabili” fra i Suoi sodali: quali timorosi di un naufragio di quel già inaffondabile vascello che fin troppo a lungo ha corso i perigliosi mari della politica nazionale; quali lusingati dal vano miraggio di poter restare in arcione in assenza delle Sue insostituibili redini;
- meritarsi fama imperitura per aver saputo e voluto abbandonare la scena, quand’anche non più all'apogeo del favore divino, quanto meno di Sua spontanea volontà (a meri fini agiografici suggeriremmo di dedicarsi poi all’agricoltura -novello Cincinnato!-, ovvero, come il principe Siddharta, alla meditazione trascendentale).

2. Ovviamente, concordare con chi di dovere un adeguato “papello” (absit iniuria verbis!) che metta ben in chiaro le garanzie e i salvacondotti utili ad evitare ogni eventuale colpo di coda.
Coi tempi che corrono, vorremmo insomma esser certi che le Sue discusse analogie e contiguità col compianto colonnello Gheddafi si fermassero a quanto fin qui esperito (“Sic transit gloria mundi!”: rammenta?).

3. Stipulare un accordo con tutti i Suoi perché abbiano anch’essi la compiacenza di abbandonare il campo.
Questo, non solo per ovvi motivi scenografici (quale spettacolo più sublime della mesta dignità di un siffatto corteo in contegnosa ritirata!); ma anche per impedire che in un prossimo futuro essi possano appropriarsi, con imprese non meno mirabolanti delle Sue, di una gloria che invece vorremmo riservata all’unico vero “unto” dalla volontà popolare.
Certo, resta da capire cosa mai li possa convincere a tanto; ma se non ci riesce Lei, col Suo incontrastato carisma, non è dato intuire chi altro possa renderci siffatto servigio...

4. Estendere tale accordo all’intera schiera dei Suoi trepidi antagonisti.
Senza di che, la passata esperienza ci indurrebbe a prospettare due scenari ugualmente deprecabili:
A. o nel volger di pochi mesi costoro ci ricondurrebbero all’evidenza che non si possa più andare avanti senza di Lei (sarebbe come il ritorno di Napoleone dall’Elba: non portò bene a nessuno!);
B. oppure, a lungo andare, finirebbero con l’oscurare la Sua fama con imprese, ancorché meno ispirate, vieppiù taumaturgiche (ottimizzazione del sistema clientelare e nepotista; estinzione di ogni residua forma di razionalità dalle politiche pubbliche; sistematico insabbiamento di ogni ipotesi di riforma tempestiva ed efficace; e quant’altro, insomma, li ha visti ecellere in precedenti circostanze).

5. Concordare altresì il ritiro a vita privata di tutti i sedicenti “innovatori” atti a sedurre i meno disincantati fra i Suoi oppositori, a cominciare da:
- quelli che, avvezzi a pascersi esclusivamente della quotidiana invettiva contro di Lei e i suoi degni sodali, qualora la sciagurata eventualità di un’investitura plebiscitaria li ponesse di fronte a responsabilità di governo che nemmeno intuiscono, parrebbero ben capaci di oscurare, con iniziative non meno estemporanee, l’ormai leggendaria destrutturazione delle politiche pubbliche perpetrata (pardon!: promossa) dall’avvento di Forza Italia;
- quegli altri che, specializzati nell’imbonirci profferte palingenetiche tanto mirabolanti da non potersene disconoscere la pur impari affinità con quelle che Le schiusero la via al meritato trionfo, sembrano senz’altro avviati a proporsi come i Suoi più temibili epigoni anche nelle restanti espressioni dello stile di governo (Le basti scorrerne le autobiografie giovanili: si parva licet componere magnis, non son che goffe scimmiottature della Sua!).

6. Ma soprattutto -onde precludere ad altri quell’irrefrenabile arbitrio che con tanta previdenza riponemmo nelle Sue sante mani- far ciò che potrà sol chi, come Lei, disponesse d’uno stuolo di giannizzeri uso a scattare al minimo cenno; e cioè congedarsi dalla Sua amata plebe lasciandoci in retaggio, come Cesare i suoi giardini, l’ancor più imprescindibile dono di una riforma istituzionale che garantisca finalmente una DEMOCRAZIA VERA, affrancata dalla tirannia di qualsivoglia casta dominante.
Per prima cosa occorrerà allora eliminare quel vigente sistema elettorale che i perfezionamenti apportati sotto la Sua egida, col fattivo contributo dei Suoi antagonisti, hanno pienamente adeguato all’assunto -a suo tempo trasmessoLe dai politologi americani- che la maturità intellettuale dell’elettore medio sia pari a quella di un bambino di 11 anni.
Bisognerà poi, e qui viene il difficile, configurare un sistema di governo atto a sbarrar la strada al ritorno di una partitocrazia blindata come quella attuale (che la Sua dipartita verrebbe d’altronde a destituire di ogni futura credibilità).

Non sappiamo, in proposito, fornirLe fin d’ora indicazioni sicure.
Ma non Le mancheranno certo i cervelli da mobilitare alla ricerca di utili ispirazioni:
dalla Bulè dell’antica Atene ai “comizi” curiati e centuriati della Roma repubblicana; dalle corporazioni medievali di mezz’Europa al “Governo dei Nove” della Repubblica Senese; dai “soviet” della prima rivoluzione russa (oops!) ai referenda approvativi della Confederazione Elvetica.
Basterà, insomma, guardare con rinnovata attenzione a uno qualunque di quei non pochi momenti della storia in cui una comunità sia riuscita a governarsi secondo i principi di una rappresentanza equa ed effettiva; e non con quelle modalità pinocchiesche, da novello Paese di Acchiappacitrulli, cui in Sua assenza dovremmo rassegnarci a soggiacere.

Certo, l’impresa che Le si chiede comporterà anche per noi la rinuncia ai non trascurabili privilegi cui la munifica virtù degli eletti ci ha da tempo avvezzato:
- stornare quote crescenti dei nostri introiti acciocché ciascun membro della casta sia riverito e spesato di tutto punto, anche dopo il ritiro e, perché no, l’ineluttabile trapasso;
- rispecchiarci entusiasti nelle onorate virtù di quei leader e funzionari che solo una stampa aberrante vuole ognora implicati in qualche losca vicenda;
- ammirarli senza posa in TV mentre, sgombrato il campo da ogni vetusto residuo di bon ton o di etica piccolo-borghese, mettono in scena le risse più spettacolari;
- saperci amministrati da soggetti rigorosamente scelti in virtù di indubbie gratificazioni fisioterapiche, in luogo di un’insulsa zavorra di preparazione, competenza e statura morale;
- inchinarci all’irridente disprezzo di quanti sogliono -con l’opportuno do ut des- lucrare vantaggi illeciti o aggirare regole buone solo per i gonzi;
- sentirsi al riparo da ogni forma di squallida lungimiranza (a pensare al domani è capace anche il più fesso dei padri di famiglia: vuoi metter l’estro del politico di razza?);
- beneficiare altresì della più sfrenata attitudine a saccheggiare le finanze e la terra di tutti pur d’assicurare un benessere effimero ai pochi privilegiati;
- ...
Ma perché tediarLa oltre? son cose che conosce fin troppo!

Confidiamo peraltro di saper sopravvivere a tanta deprivazione mobilitando le poche risorse che ci rimangono:
- la modesta tenacia di chi insiste a ragionare con la propria testa -senza disdegnare, all’occorrenza, la competenza dei più autorevoli specialisti-;
- l’onestà ingenua e un po’ démodé di chi svolge con devozione le proprie mansioni, di chi ancora crede che studio e ricerca siano la principale fonte di ricchezza;
- il coraggio di chi affronta la concorrenza senza quelle inconfessabili “spintarelle” che (con l’ovvia eccezione del Suo!) han partorito e pasciuto gli odierni Leviatani dell’economia;
- l’etica rigorosa di chi vede nella religiosità un’istanza interiore e non un bacino di voti da mercanteggiare a suon di privilegi fiscali;
- la franca disponibilità di chi pensa che la forza la faccia l’unione, e non l’emarginazione del più debole;
- la responsabile lungimiranza di chi si preoccupa, anzitutto, di che mondo lascerà ai propri figli...

Come faremo a riorganizzarci, in realtà, ancora non lo sappiamo.

Però in molti stiamo cominciando a lavorarci, con pazienza e convinzione.

E possiamo garantirLe fin d’ora che, ove mai intendesse davvero accogliere questi umili suggerimenti, saremmo senz’altro in grado di farLe pervenire una proposta esauriente non meno che tempestiva.

In attesa di un Suo gradito riscontro, Le rinnoviamo i più fervidi voti e la nostra, a prescindere immarcescibile, devotissima stima

ad maiora!









Lettera aperta

ai genitori degli iscritti

al Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” in Firenze


care mamme,
cari babbi,

molti dei nostri figlioli hanno iniziato a fumare, con le conseguenze che tutti conosciamo per la loro salute presente e, ahimè, soprattutto futura.

Siamo convinti che nella maggior parte dei casi questo sia accaduto, non solo contro ogni ragionevole auspicio, ma anche malgrado tutti i nostri sforzi e le nostre attenzioni.

Crediamo altresì che molti di noi si stiano impegnando al fine di far smettere chi ha cominciato, nonché, anche e soprattutto, di non far cominciare quelli che ancora non l’hanno fatto.

Sappiamo però che in questa fase dell’adolescenza il potere di veto e la capacità di contrasto di noi genitori son destinati a soccombere di fronte all’esempio dei coetanei; i quali, a loro volta, sono condizionati dal comportamento dei docenti...

Se vogliamo provare a risolvere il problema, occorre dunque combattere il fenomeno alla radice: impedire, cioè, che nei cortili e nell’ingresso della nostra scuola, al contrario di quanto ormai avviene in tutti i locali pubblici, si possa continuare a fumare impunemente.

Questo sacrosanto divieto può essere ottenuto in due modi, in relazione a due distinte scale di intervento.

A livello locale si può richiedere al consiglio d’istituto di modificare in tal senso il regolamento interno.
A tal fine converrà:
1. presentare una richiesta sottoscritta da un buon numero di noi
2. sensibilizzare la preside e i rappresentanti in consiglio con una serie di incontri
3. promuovere con continuità il processo decisionale mediante manifestazioni di interessamento e dichiarazioni d’urgenza.

A livello di legislazione nazionale occorre anzitutto rilevare come l’aver escluso proprio le pertinenze scolastiche dal divieto di fumo nei luoghi pubblici costituisca un’eccezione difficilmente giustificabile. Se si ragiona in termini di “cui prodest”, verrebbe anzi da sospettare che (a compensare, quasi, la crescente estensione del divieto in altri campi) si sia voluto lasciar in balìa delle multinazionali del tabacco proprio il momento decisivo per la dipendenza dal fumo: quello del “reclutamento”!
Per ovviare a questa lacuna legislativa, la strada più efficace appare quella del disegno di legge di iniziativa popolare. Bastano a tal fine 50.000 firme; ed è intenzione del nostro movimento promuoverne la raccolta in tutt’Italia.
Ovviamente, ai nostri fini immediati, quest’ultima iniziativa appare tutt’altro che ricca di risvolti pratici: l’iter si presenta lungo ed esposto a fallimenti o distorsioni.
Riteniamo però che valga la pena di cimentarvisi per una serie di validi motivi:
- per esser certi che una delibera locale non possa esser presto cancellata da un repentino ripensamento, magari sancito in modo non trasparente;
- per evitare che il problema si riproponga in caso di passaggio ad altra scuola et similia;
- ma sopratutto perché, da genitori, ci sembra delittuoso che anche i figli altrui siano messi continuamente in tentazione col beneplacito di uno Stato che invece vorremmo davvero sovrano e non larvatamente asservito alla tirannia delle lobby.
La salute dei nostri figli, crediamo, merita un po’ più di rispetto!

In conclusione, ti invitiamo a sottoscrivere al più presto:

- la richiesta di delibera del consiglio di istituto che abbiamo depositato presso la segreteria del Liceo

- la proposta di legge di iniziativa popolare che troverai pronta sul nostro banco presso l’ingresso tutti i martedì dalle 11 alle 12



bule.posta@gmail.com

bule-dv.blogspot.com

...la politica è una cosa troppo seria

per lasciarla ai politici di professione...




1 commento:

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