ispirazioni



abbiamo qui raccolto alcuni materiali di repertorio, scelti a campione per rendere un'idea dei nostri riferimenti metodologici e per supportare ulteriori riflessioni in chiave operativa:
1. un quadro sinottico del sistema di governo dell'antica Atene dopo la riforma di Clistene
2. un articolo emblematico della recente riflessione metapolitica entro cui si inquadra la ricerca di Bulè
3. un elaborato esemplificativo dei processi di democrazia dal basso (utile, si badi bene, esclusivamente in termini tecnici, dal momento che i contenuti della proposta sono assai distanti dalle nostre posizioni!)


com'è evidente, questa sezione è appena avviata:
se hai dei materiali interessanti da segnalare, non hai che da dircelo 




La costituzione ateniese come modello di integrazione
fra rappresentanza stocastica ed elettiva


Il sistema di governo ateniese in seguito alla riforma di Clistene (VII-V sec. A.C.)
Fonte: riforme_unione.jpg















Un articolo vicino alla concezione di Bulè




Democrazia formale e democrazia 
sostanziale

di Filippo Matteucci - 07/12/2009

Fonte: arianna editrice
 

L’appellativo di Hans Hermann Hoppe, “La democrazia, il Dio che ha fallito”, è arbitrario se applicato al significato essenziale del concetto “democrazia”, ovvero comando del popolo. Il fallimento nelle intenzioni di rendere il popolo sovrano è caso mai ascrivibile alla democrazia elettiva, delegata. E questo non stupisce di certo. Da che mondo è mondo, chi delega potere, perde potere. Negli ultimi due secoli il popolo non è stato mai sovrano. Semplicemente una borghesia di bassa qualità e spesso dedita a traffici criminali ha tolto il potere ai Re e ai nobili che lo detenevano in precedenza.
Questo ha significato un regresso di civiltà, un peggioramento della qualità dei governanti. Se la qualità di governanti di monarchi e aristocratici era talvolta mediocre, la qualità di governanti dimostrata dai modern days kings, ovvero dalle famiglie della grande imprenditoria e della criminalità organizzata, è conclamatamente infima, peggiore. Il popolo, in questo passaggio di potere dall’aristocrazia ai dominanti di oggi, ha svolto o l’imbelle ruolo di spettatore passivo, o quello di marionetta di rivoluzioni e manifestazioni di piazza, marionetta di cui altri tiravano i fili. 
Si può quindi parlare di fallimento della democrazia nel senso di fallimento della democrazia elettiva, delegata. La tanto sbandierata democrazia elettiva è solo forma, fumo che nasconde una dura sostanza fatta di tirannie oligarchiche prive di ogni virtù, che controllano tutto, anche la mente della gente. I parlamenti altro non sono stati che ben nutriti assembramenti di maggiordomi e lacchè dei padroni del momento, più che  di zelanti e diligenti rappresentanti del popolo. Le tecniche di nomina dei parlamentari, dal voto di scambio alla socializzazione dei costi del consenso, sono state appositamente studiate per ottenere questo risultato, per far permanere il potere nelle mani delle famiglie dominanti. 
Il popolo, se vuole realmente attuare la democrazia, se vuole comandare su se stesso, deve partecipare direttamente al potere, senza deleghe e mediazioni. Ovviamente un popolo può ottenere un simile inusuale risultato solo se è un popolo ad altissima civilizzazione, acculturato, autocoscente, determinato a spazzare via i suoi nemici con ogni mezzo, consapevole che chi si lascia amministrare arricchisce l’amministratore e impoverisce se stesso, chi delega agli altri lavorerà per arricchire altri.
L’art. 3 della costituzione della repubblica italiana confessa e riconosce questa differenza tra forma e sostanza, tra quello che viene raccontato al popolo e la cruda realtà del potere, in relazione ad un altro principio fondante, almeno sulla carta, quelle moderne democrazie accusate a ragione di fallimento da Hoppe: il principio di uguaglianza. Per le famiglie dominanti il principio di uguaglianza significa solo che il padrone vuole tutti i servi uguali davanti a lui. In effetti l’uguaglianza rappresenta un sogno, o un incubo, utopico: nessuno è uguale a nessun altro. Pur tuttavia al popolo servo deve esser regalata l’illusione che il servo sia uguale al padrone, confondibile con esso, come nella pubblicità di una qualche multinazionale. E’ questa la cialtronesca religione del “tutti al..”: tutti al mare, tutti in vacanza, tutti in discoteca, tutti insieme, senza distinzione di censo, sesso, razza, religione ecc.. La dura realtà, quella che è così penoso guardare bene in volto senza ingannare se stessi, è ben diversa. E l’art. 3 della costituzione italiana lo riconosce. Esso testualmente recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese.”. E’ questo uno degli articoli più significativi della costituzione, permeato dalle ideologie dello scorso secolo. E’ molto chiara in esso la distinzione fra l’uguaglianza formale del primo comma (uguaglianza davanti alla legge) e l’uguaglianza sostanziale, di fatto, del secondo comma. Rimarchevole anche il dovere imposto alla repubblica di rendere effettiva, concreta, l’uguaglianza sostanziale rimovendo gli ostacoli di ordine economico e sociale ad essa opponentisi, cosa che ovviamente lo stato, saldamente in mano alle famiglie padrone e non al popolo, si è sempre ben guardato dal fare. 
Analoga distinzione ed analoga imposizione di doveri la costituzione non prevede invece per l’altro, ben più concreto, “valore” di diritto pubblico, e cioè la democrazia. La costituzione dà per scontato che il modello di democrazia formale elettiva da essa delineato sia quello esaustivo, limitando all’osso gli istituti di democrazia diretta. Contro questa chiusura dell’universo di discorso circa il concetto e il significato di “democrazia” deve intervenire la teoria del diritto pubblico, la cultura giuspubblicistica, e, di conseguenza, anche l’istruzione giuridica. La teoria giuspubblicistica, così come la sua storia, presenta infatti una vasta gamma di modelli di democrazia da prendere in considerazione, da valutare in confronto col modello formale adottato dalla costituzione. In particolare il confronto differenziale porta a risultati di estrema chiarezza nel momento in cui la democrazia formale, solitamente indiretta, elettiva, rappresentativa, quindi delegata, magari reiteratamente, viene paragonata alla democrazia diretta, nelle sue versioni storiche, peraltro non numerose (i dominanti non l’hanno mai gradita), dall’ecclesia dell’antica Atene ai comizi curiati e centuriati della Roma repubblicana, dai soviet della prima rivoluzione russa ai referendum approvativi della Confederazione Elvetica. 
Il popolo è stato talmente condizionato concettualmente, indotto e abituato a confondere la democrazia con le “libere” elezioni, che è indispensabile qualche chiarimento. Per introdurre anche i più distratti alla tematica dell’effettività della democrazia, teniamo ben presenti le finalità di conferimento di potere normativo, amministrativo e impositivo. Partiamo dall’esempio di scuola dell’amministrazione del condominio, ben chiaro a tutti in quanto riscontrabile nella quotidianità concreta della maggior parte delle famiglie. I condòmini hanno più possibilità: partecipare personalmente alle assemblee o delegare altri condòmini o addirittura l’amministratore; delegare la gestione a un solo condòmino o, peggio, a un amministratore professionista esterno, o invece ricoprire loro stessi a turno tale carica privata, magari collegialmente. Credo siano per tutti ben evidenti le diverse conseguenze, sia in ordine a chi di fatto deterrà il potere nel condominio, sia alla diversa efficienza e trasparenza della gestione risultante, sia a quanti soldi verranno richiesti ai condòmini per l’amministrazione, sia a che fine faranno tali soldi, quali tasche andranno ad arricchire, a seconda che nel condominio si scelga la gestione diretta da parte dei condòmini o invece la delega della gestione stessa. 
La trasposizione dei modelli di divisione o compartecipazione del potere, in particolare dei poteri normativo e gestionale, dal condominio a collettività organizzate più vaste, dal quartiere al comune, dalla regione allo stato, viene così naturale e di facile comprensione. Da tale trasposizione nascono interrogativi che possono essere posti quali stimoli per riflessioni critiche, primo fra tutti quello classico: è possibile trasporre il modello di democrazia diretta da piccole collettività quali il condominio o la polis greca, nelle quali vi è un’agevole partecipazione generalizzata dei soggetti componenti, a collettività più vaste? Con quali modalità e accorgimenti di ingegneria costituzionale?
Occorre primariamente anche spiegare il perché delle accuse di falsità, inautenticità, formalismo e di fallimento rivolte alla democrazia elettiva delegata, ovvero quali difetti intrinseci tale modello, nato dalle migliori intenzioni dei suoi teorizzatori, ha sempre avuto, e quali ulteriori distorsioni ha dovuto subire ad opera di chi non ha mai accettato in nuce il concetto di democrazia tout court. Ne cito solo uno per brevità. E’ il popolo che decide quali persone vengono candidate nelle liste elettorali per elezioni realmente significative quanto a conferimento di poteri, quali quelle politiche nazionali o amministrative regionali? La risposta è ovviamente no. E allora occorre chiedersi: chi decide? I partiti? Parliamo di un’entità astratta, sfuggente, anonima, depistante: chi controlla il partito? In realtà famiglie di potentati economici locali o nazionali, in varia guisa alleate fra loro e controllanti questo o quel partito, decidono chi dovrà sedere in parlamento, giunta, consiglio, per obbedire ai loro ordini e fare i loro interessi e non certo quelli del popolo. E’ naturale che a tal fine candideranno soggetti che hanno dato prova di fedeltà e obbedienza a chi conferisce loro cariche pubbliche e prebende, ben disposti a calpestare diritti e giustizia. 
Un discorso analogo può farsi per il conferimento per concorso pubblico (art.97 comma 3 e 106 comma 1 cost.) di pubblici uffici, comportanti attribuzione di poteri, come le sempre emergenti vicende di quel fenomeno definito dai giornali “concorsopoli” comprovano. 
Non solo. La Scuola di Francoforte e in particolare Herbert Marcuse hanno ben studiato le nuove forme di controllo che il sistema delle multinazionali in mano a poche famiglie di ultraricchi (come li definisce Vance Packard) ha a sua disposizione. Sono finiti i tempi in cui i Premier ordinavano ai generali di sparare sugli scioperanti: oggi non ce n’è più bisogno. La manipolazione delle coscienze, il lavaggio massmediatico dei cervelli, portano il lavoratore – consumatore ad occuparsi di altro, calcio, sesso, discoteche, droga, programmi televisivi spazzatura, concerti di giullari strapagati perché funzionali al regime, consumi superflui o inutili vacanze, tutto fuorché la gestione del potere pubblico, del denaro pubblico, dell’organizzazione della struttura economica, in una parola dell’esercizio democratico del potere. Il dovere verso noi stessi di prestare maggiore attenzione al fenomeno e di preoccuparci sussiste a maggior ragione quando le famiglie dominanti traggono il loro potere e la loro ricchezza da traffici illeciti e dal controllo di organizzazioni criminali. 
Tutto ciò, a prima vista, sembrerebbe corrispondere alla concezione marxiana del diritto come sovrastruttura dell’unica realtà portante consistente nella struttura economica. Senonché, almeno qui in Italia, non esistendo un libero mercato, la stessa ricchezza economica non dipende per lo più dalla competitività del singolo o della famiglia, bensì dai favori statuali, quindi, in ultima analisi, dall’essere lacchè benvoluti delle famiglie che controllano lo stato, il fisco, la spesa pubblica.
Quanto detto può essere meglio compreso mediante paragoni storici delle istituzioni giuridiche di potere. In particolare va fatto rilevare il passaggio cruciale dalle società aristocratiche alla società c.d. borghese. Nelle società aristocratiche, rimaste pressoché inalterate nella loro essenza fino all’ancien regime, si perpetua la divisione già presente nell’antica Sparta: spartiati, i nobili guerrieri, detentori iure viis et iure virtutis del potere militare, e di conseguenza anche del potere politico nonché del potere di sfruttamento economico (l’antico assoggettamento al tributo), perieci, mercanti e artigiani, e iloti, gli schiavi, i discendenti delle popolazioni sconfitte. Nelle pseudo democrazie borghesi i plutocrati hanno il know how tecnico economico (la capacità di produrre ricchezza), nonché le potenzialità economiche per comprarsi eserciti e politici amministratori e per usare a loro piacimento le masse in rivolta contro i nobili. Una volta eliminata l’aristocrazia nobiliare e acquisito il controllo dello stato, del fisco, del debito pubblico, dell’emissione di moneta, è stato primo interesse delle famiglie padrone della grande impresa e/o della criminalità organizzata tenere più bassa possibile la qualità di vita dei dominati: peggio sta il popolo (che le odia), più saldamente loro possono permanere al potere. Per questo è, al contrario, interesse primario del popolo appropriarsi della sovranità tramite forme possibili e funzionali di democrazia diretta.
Si deve allora tentare di definire un sistema globale, generalizzato di democrazia diretta in collettività numericamente rilevanti, presentando poche e chiare condizioni di esso, di immediata comprensione. 
Tutti devono poter partecipare direttamente, in prima persona, alla gestione dei poteri pubblici, legislativo, amministrativo e giudiziario. Perché tutti possano partecipare è necessario che la durata del ricoprimento della carica pubblica sia limitata a un periodo di tempo più o meno breve, e cioè che il conferimento della carica sia turnario. Perché tutti possano realmente partecipare è necessario che il conferimento turnario della carica sia a semplice richiesta, senza ricorrere a elezioni e concorsi pubblici tanto formali quanto controllati e manipolati (ricorrere a elezioni vorrebbe dire far eleggere chi vuole il padrone, come avviene ora). Perché ciò non dia luogo ad arbìtrii  occorre che la carica, oltre che temporanea sia collegiale, e all’interno del collegio si decida a maggioranza. Perché i collegi operino con la dovuta efficienza è necessario che parte dei loro seggi siano riservati a cittadini professionalmente competenti nei settori oggetto dell’attività del collegio. Si può così definire come proposta di democrazia sostanziale la democrazia diretta, che per essere applicata a collettività oltre che locali, anche regionali e nazionali deve essere turnaria, a semplice richiesta, e collegiale, con riserva parziale di seggi per competenze. Un cursus honorum può graduare l’avanzamento verso il ricoprimento di cariche di maggior importanza, riservandolo a soggetti che abbiano già ricoperto cariche minori e che abbiano così acquisito competenze e know how.
Immaginare e proporre alternative di vera democrazia è un’esperienza creativa, formativa, libertaria, infinitamente più valida rispetto all’accettazione supina, acritica e ossequiente di uno status quo accuratamente costruito dai pochi per il dominio sui molti. Per chi appartiene con dignità e senza masochismo al popolo, concretizzare alternative dovrebbe essere preferibile allo stagnare nell’abitudine del servo che ogni mattina si alza e va a lavorare per mantenere i suoi persecutori. Ma come abbiamo dissertato sulla qualità di governanti delle attuali famiglie padrone, a questo punto è d’obbligo interrogarsi sulla qualità, unità, virtù e dignità dei soggetti e delle famiglie componenti il popolo asservito.




Esempio di elaborato per la presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare
Fonte: old.radicali.it



Proposta di legge di iniziativa popolare: “Riforma presidenzialista dello Stato e
modifica in senso uninominale e maggioritario delle leggi elettorali della Camera
e del Senato”
I sottoscritti cittadini italiani presentano – ai sensi dell’art. 71, comma secondo della Costituzione ed in
applicazione della legge 25 maggio 1970, n. 352 e successive modificazioni la seguente proposta di legge:

RELAZIONE
Onorevoli Parlamentari,
Con questa proposta di legge di iniziativa popolare si vuole modificare radicalmente la forma di governo
della Repubblica, dando un assetto presidenzialista alle nostre istituzioni e modificando le leggi elettorali per
il rinnovo della Camera e del Senato in senso uninominale maggioritario. La svolta voluta dai cittadini
italiani con la vittoria referendaria del 1993 non ha prodotto risultati sensibili ne’ sul piano di una maggiore
governabilità delle nostre istituzioni ne’ su quello della riduzione dell’invadenza e del peso dei partiti. Infatti
nel 1994 gli italiani avevano “scelto” Silvio Berlusconi e dopo qualche mese si sono ritrovati Lamberto Dini,
sorte analoga due anni dopo per Romano Prodi. Ed i partiti hanno continuato a condizionare in maniera
determinante la vita politica del nostro paese condizionando e spesso paralizzando l’azione dei diversi
Governi che si sono succeduti.
Tutto questo è addebitabile ai limiti specifici del modello istituzionale attuale, che da un lato contiene
elementi di democrazia maggioritaria e dall’altro conserva il primato delle forze parlamentari nei confronti
del Governo. Per superare tutto questo, è necessario passare al modello “americano”, che prevede una netta
separazione del potere esecutivo, affidato al Presidente eletto direttamente dal popolo, e di quello legislativo
che spetta al Parlamento.
Con questa proposta di legge da una parte si modifica il quadro costituzionale introducendo il suffragio
universale e diretto come metodo di elezione del Presidente della Repubblica, attribuendo a quest’ultimo le
responsabilità di governo, attualmente detenute dal Presidente del Consiglio dei Ministri e riducendo il
numero dei parlamentari e dall’altra si riforma il meccanismo di scelta dei deputati e dei senatori abolendo la
quota proporzionale e prevedendo la assegnazione di tutti i seggi con un sistema uninominale secco ad un
turno.

ARTICOLI
Art. 1
L’art. 74 comma secondo della Costituzione della Repubblica Italiana è abrogato e sostituito dal seguente:
Se le Camere approvano nuovamente la legge, a maggioranza di due terzi dei componenti di ciascuna di
esse, questa deve essere promulgata.
L’art. 83 della Costituzione della Repubblica Italiana è abrogato e sostituito dal seguente:
Il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale e diretto.
L’elezione del Presidente della Repubblica avviene lo stesso giorno dell’elezione della Camera dei deputati
e del Senato della Repubblica.
L’art. 84 comma primo della Costituzione della Repubblica Italiana è abrogato e sostituito dal seguente:
Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto trentacinque anni di età e
goda dei diritti civili e politici.
L’art. 85 della Costituzione della Repubblica Italiana è abrogato e sostituito dal seguente:
Il Presidente della Repubblica è eletto per cinque anni e può essere rieletto una sola volta.
L’art. 86 comma secondo della Costituzione della Repubblica Italiana è abrogato e sostituito dal seguente:
In caso di impedimento permanente, accertato dal Senato della Repubblica a maggioranza assoluta dei suoi
componenti e convalidato dalla Corte Costituzionale, o di morte o di dimissioni del Presidente della
Repubblica, il Presidente della Camera indice le nuove elezioni del Presidente della Repubblica, entro
sessanta giorni, e delle Camere che sono sciolte. L’elezioni delle nuove Camere e del Presidente della
Repubblica sono fissate, ai sensi del precedente art.83 comma secondo, nello stesso giorno.
L’art. 88 della Costituzione della Repubblica Italiana è abrogato.
L’art. 89 della Costituzione della Repubblica Italiana è abrogato.
L’art. 92 della Costituzione della Repubblica Italiana è abrogato e sostituito dal seguente:
Il Governo della Repubblica è composto dal Presidente della Repubblica e dai ministri, che costituiscono
insieme il Consiglio dei Ministri.
Il Presidente della Repubblica nomina i Ministri e può revocarne il mandato in qualsiasi momento.
L’art. 93 della Costituzione della Repubblica Italiana è abrogato e sostituito dal seguente:
I Ministri prima di assumere le funzioni prestano giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica.
L’art. 94 della Costituzione della Repubblica Italiana è abrogato.
Nell’art. 95 comma primo della Costituzione della Repubblica Italiana le parole “Il Presidente del
Consiglio” sono sostituite dalla parole: “Il Presidente della Repubblica”. E nel medesimo articolo al comma
terzo le parole “del Consiglio” sono sostituite dalle parole: “della Repubblica”.
Nell’art. 96 della Costituzione della Repubblica Italiana sono abrogate le parole “Il Presidente del Consiglio
dei Ministri”.
Art. 2
L’art. 56, comma secondo della Costituzione della Repubblica Italiana è abrogato e sostituito dal seguente:
Il numero dei deputati è quattrocentosettacinque.
L’art. 57, comma secondo della Costituzione della Repubblica Italiana è abrogato e sostituito dal seguente:
Il numero di senatori elettivi è di duecentotrentotto.
Art. 3
Il Testo Unico delle leggi recanti norme per l'elezione della Camera dei Deputati, approvato con decreto del
Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, nel testo risultante dalle modificazioni ed integrazioni ad
esso successivamente apportate in particolare dalla legge 4 agosto 1993, n. 277, e dal decreto legislativo 20
dicembre 1993, n. 534, è abrogato limitatamente alle seguenti parti:
Articolo 1, comma 2, limitatamente alle parole: "La ripartizione dei seggi attribuiti secondo il metodo
proporzionale, a norma degli articoli 77, 83 e 84, si effettua in sede di Ufficio centrale nazionale."; comma 3,
limitatamente alle parole: “settantacinque per cento del” e comma 4;";
Articolo 4, comma 2, n. 1), limitatamente alle parole: "per l'elezione del candidato nel collegio uninominale"
nonché alle parole ", comma 1" e n. 2): "un voto per la scelta della lista ai fini dell'attribuzione dei seggi in
ragione proporzionale, da esprimere su una diversa scheda recante il contrassegno e l'elenco dei candidati di
ciascuna lista. Il numero dei candidati di ciascuna lista non può essere superiore ad un terzo dei seggi
attribuiti in ragione proporzionale alla circoscrizione con arrotondamento all'unità superiore.";
Articolo 14, comma 1, limitatamente alle parole: "o liste di candidati" e alle parole: "o le liste medesime
nelle singole circoscrizioni"; comma 2, limitatamente alle parole: "le loro liste con"; comma 3, limitatamente
alle parole: ", sia che si riferiscano a candidature nei collegi uninominali sia che si riferiscano a liste,";
Articolo 16, comma 4, primo periodo, limitatamente alle parole: "e delle liste" e secondo periodo,
limitatamente alle parole: "e delle liste";
Articolo 17, comma 1, limitatamente alle parole: "e della lista dei candidati";
Articolo 18, comma 1, limitatamente alle parole: "i quali si collegano a liste di cui all'articolo 1, comma 4,
cui gli stessi aderiscono con l'accettazione della candidatura. La dichiarazione di collegamento deve essere
accompagnata dall'accettazione scritta del rappresentante, di cui all'articolo 17, incaricato di effettuare il
deposito della lista a cui il candidato nel collegio uninominale si collega, attestante la conoscenza degli
eventuali collegamenti con altre liste. Nel caso di collegamenti con più liste, questi devono essere i medesimi
in tutti i collegi uninominali in cui è suddivisa la circoscrizione. Nell'ipotesi di collegamento con più liste, il
candidato, nella stessa dichiarazione di collegamento, indica il contrassegno o i contrassegni che
accompagnano il suo nome e il suo cognome sulla scheda elettorale"; comma 2, limitatamente alle parole: ",
nonché la lista o le liste alle quali il candidato si collega ai fini di cui all'articolo 77, comma 1, numero 2).
Qualora il contrassegno o i contrassegni del candidato nel collegio uninominale siano gli stessi di una lista o
di più liste presentate per l'attribuzione dei seggi in ragione proporzionale, il collegamento di cui al presente
articolo è effettuato, in ogni caso, d'ufficio dall'Ufficio centrale circoscrizionale, senza che si tenga conto di
dichiarazioni ed accettazioni difformi. Le istanze di depositanti altra lista avverso il mancato collegamento
d'ufficio sono presentate, entro le ventiquattro ore successive alla scadenza dei termini per la presentazione
delle liste, all'Ufficio centrale nazionale che decide entro le successive ventiquattro ore";
Articolo 18-bis;
Articolo 19;
Articolo 20, comma 1, limitatamente alle parole: "Le liste dei candidati o"; comma 2, limitatamente alle
parole: "le liste dei candidati o", alle parole: "e della lista dei candidati", nonché alle parole: "; alle
candidature nei collegi uninominali deve essere allegata la dichiarazione di collegamento e la relativa
accettazione di cui all'articolo 18"; comma 3, limitatamente alle parole: "l'iscrizione nelle liste elettorali della
circoscrizione, e, per le candidature nei collegi uninominali,"; comma 5, limitatamente alle parole: "di lista",
nonché alle parole: "Le stesse disposizioni si applicano alle candidature nei collegi uninominali."; comma 6,
limitatamente alle parole: "più di una lista di candidati né"; comma 7, limitatamente alle parole: "della lista
dei candidati o", nonché alle parole: "la lista o"; e comma 8: "La dichiarazione di presentazione della lista dei
candidati deve contenere, infine, la indicazione di due delegati effettivi e di due supplenti, autorizzati a fare
le designazioni previste dall'articolo 25.";
Articolo 21, comma 2, limitatamente alle parole: "e della lista dei candidati presentata", nonché alle parole:
"e a ciascuna lista";
Articolo 22, comma 1, limitatamente alle parole: "e delle liste dei candidati"; n. 1), limitatamente alle parole:
"e le liste"; n. 2), limitatamente alle parole: "e le liste"; n. 3), limitatamente alle parole: "e le liste" e alle
parole: "riduce al limite prescritto le liste contenenti un numero di candidati superiore a quello stabilito al
comma 2 dell'art. 18-bis, cancellando gli ultimi nomi;"; n. 4): limitatamente alle parole "e cancella dalle liste
i nomi"; n. 5), limitatamente alle parole: "e cancella dalle liste i nomi"; n. 6): "cancella i nomi dei candidati
compresi in altra lista già presentata nella circoscrizione;"; comma 2, limitatamente alle parole: "e di
ciascuna lista" e alle parole: "e delle modificazioni da questo apportate alla lista"; comma 3, limitatamente
alle parole: "e delle liste contestate o modificate";
Articolo 23, comma 1, limitatamente alle parole: "e di lista"; comma 2, limitatamente alle parole: "di liste o"
e alle parole: "e di lista";
Articolo 24, comma 1, n. 1), limitatamente alle parole: "e delle liste"; n. 2) limitatamente alle parole: "e delle
liste", nonché alle parole: "analogamente si procede per la stampa delle schede e del manifesto delle liste e
dei relativi contrassegni;"; n. 3), limitatamente alle parole: "di lista e"; n. 4), limitatamente alle parole: "e le
liste"; n. 5), limitatamente alle parole: "e delle liste";
Articolo 25, comma 1, limitatamente alle parole: "e all'art. 20", nonché alle parole: "o della lista"; ultimo
comma, limitatamente alle parole: "e di lista", alle parole: "e delle liste dei candidati", alle parole: "e di lista",
nonché alle parole: "e delle liste";
Articolo 26, comma 1, limitatamente alle parole: "e di ogni lista di candidati";
Articolo 30, comma 1, n. 4), limitatamente alle parole: "e tre copie del manifesto contenente le liste dei
candidati della circoscrizione", e n. 6), limitatamente alle parole: "e di lista";
Articolo 31, comma 1, limitatamente alle parole: ", di tipo e colore diverso per i collegi uninominali e per la
circoscrizione", alla parola ", C", alle parole: "e di tutte le liste", nonché alle parole: "nella circoscrizione";
comma 2, limitatamente alle parole: "per l'elezione dei candidati nei collegi uninominali" e alle parole "Le
schede per l'attribuzione dei seggi in ragione proporzionale riportano accanto ad ogni contrassegno l'elenco
dei candidati della rispettiva lista, nell'ambito degli stessi spazi.";
Articolo 40, comma 3, limitatamente alle parole: "e di lista";
Articolo 41, comma 1, limitatamente alle parole: "e delle liste dei candidati"; comma 2, limitatamente alle
parole: "di liste";
Articolo 42, comma 4, limitatamente alle parole: "e di lista"; comma 7, limitatamente alle parole: "due copie
del manifesto contenente le liste dei candidati nonché";
Articolo 45, comma 8: "Le operazioni di cui ai commi precedenti sono compiute prima per le schede per
l'elezione dei candidati nei collegi uninominali e successivamente per le schede per l'attribuzione dei seggi in
ragione proporzionale.";
Articolo 48, comma 1, limitatamente alle parole: "delle liste e" e alle parole "o della circoscrizione";
Articolo 53, comma 1, limitatamente alle parole: "di lista e";
Articolo 58, comma 1, limitatamente alle parole: "rispettive", nonché alle parole: "per l'elezione del
candidato nel collegio uninominale e una scheda per la scelta della lista ai fini dell'attribuzione dei seggi in
ragione proporzionale"; comma 2, limitatamente alle parole: "per l'elezione del candidato nel collegio
uninominale" nonché alle parole: "e, sulla scheda per la scelta della lista un solo segno, comunque apposto,
nel rettangolo contenente il contrassegno ed il cognome e nome del candidato o dei candidati corrispondenti
alla lista prescelta"; comma 6: "Le disposizioni di cui ai commi terzo, quarto e quinto si applicano sia per le
schede per l'elezione del candidato nel collegio uninominale sia per le schede per la scelta della lista ai fini
dell'attribuzione dei seggi in ragione proporzionale.";
Articolo 59, limitatamente alle parole: "Una scheda valida per la scelta della lista rappresenta un voto di
lista." e alle parole: "per l'elezione del candidato nel collegio uninominale";
Articolo 67, comma 1, n. 2), limitatamente alle parole: "e delle liste dei candidati" e n. 3), limitatamente alla
parola: "rispettive";
Articolo 68, comma 1, limitatamente alle parole: "per l'elezione del candidato nel collegio uninominale";
comma 3: "Compiute le operazioni di scrutinio delle schede per l'elezione dei candidati nei collegi
uninominali, il presidente procede alle operazioni di spoglio delle schede per l'attribuzione dei seggi in
ragione proporzionale. Uno scrutatore designato mediante sorteggio estrae successivamente ciascuna scheda
dall'urna contenente le schede per l'attribuzione dei seggi in ragione proporzionale e la consegna al
presidente. Questi enuncia ad alta voce il contrassegno della lista a cui è stato attribuito il voto. Passa quindi
la scheda ad altro scrutatore il quale, insieme con il segretario, prende nota dei voti di ciascuna lista.";
comma 3-bis: "Il segretario proclama ad alta voce i voti di lista. Un terzo scrutatore pone le schede, i cui voti
sono stati spogliati, nella cassetta o scatola dalla quale sono state tolte le schede non utilizzate. Quando la
scheda non contiene alcuna espressione di voto, sul retro della scheda stessa viene subito impresso il timbro
della sezione."; comma 7, limitatamente alle parole: "La disposizione si applica sia con riferimento alle
schede scrutinate per l'elezione del candidato nel collegio uninominale sia alle schede scrutinate per la scelta
della lista ai fini dell'attribuzione dei seggi in ragione proporzionale.";
Articolo 71, comma 1, n. 2), limitatamente alle parole: "dei voti di lista e"; comma 2, limitatamente alle
parole: "o per le singole liste per l'attribuzione dei seggi in ragione proporzionale";
Articolo 72, comma 2: "Nei plichi di cui al comma precedente devono essere tenute opportunamente distinte
le schede per l'elezione del candidato nel collegio uninominale da quelle per la scelta della lista ai fini
dell'attribuzione dei seggi in ragione proporzionale."; comma 3, limitatamente alle parole: "e di lista";
Articolo 73, comma 3, limitatamente alle parole: "e di lista";
Articolo 74, comma 1, limitatamente alle parole: "e delle liste"; comma 2, limitatamente alle parole: "alle
liste o"
Articolo 75, comma 1, limitatamente alle parole: "e delle liste";
Articolo 77, comma 1, limitatamente al numero 2), 3), 4) e 5).
Articolo 79, comma 5, limitatamente alle parole: "e delle liste dei candidati"; comma 6, limitatamente alle
parole: "e delle liste dei candidati";
Articolo 81, comma 1, limitatamente alle parole: "e di lista";
Articolo 83;
Articolo 84;
Articolo 85;
Articolo 86, comma 4 e comma 5.
Art. 4
Il Decreto Legislativo 20 dicembre 1993, n. 533 e successive modifiche è modificato nel modo seguente:
L’art. 1 comma secondo è abrogato e sostituito dal seguente:
Il territorio di ciascuna regione è ripartito in collegi uninominali pari al numero dei seggi assegnati alla
regione.
L’art. 2 è abrogato limitatamente al secondo periodo: “Gli ulteriori seggi sono attribuiti proporzionalmente
in circoscrizioni regionali tra i gruppi di candidati concorrenti nei collegi uninominali”.
L’art. 7 è abrogato.
L’art. 9 comma primo è abrogato limitatamente alle parole: “che non partecipano al riparto dei seggi in
ragione proporzionale”.
Gli articoli 17 e 18 sono abrogati.
L’art. 19 comma sesto è abrogato.



Riflessioni sulla situazione sociopolitica al 4 agosto 2013

Da: Claudio Mazzoccoli

Se l'accelerazione dei fenomeni proseguira', potremmo presto essere chiamati alle urne. Non e' pensabile lasciare  in questa situazione il Paese, per cui chiedo a tutti noi (me compreso... ) di iniziare a pensare  alle azioni che si potrebbero mettere in campo per cambiare il Paese. 
Quello che emerge dai rapporti della stampa e' pero' estremamente preoccupante.

Mettere le cose in una serie ordinata, ciascuna con i suoi dati di fatto a supporto ed una scala di priorita' ragionata e' un compito della Società Civile. .
Lettere alla Societa' Civile: L'Italia allo specchio
Assistendo come tanti concittadini allo spettacolo sempre più squallido che la politica ci sta riservando, mi sono domandato: 
Chi deve essere primo nella onesta' :  Il politico o il cittadino ?
Va avanti da anni, ma oggi e' palpabile da 
chiunque, anche da parte dei più duri di comprendonio o degli scettici più incalliti, un malessere sociale che il Cavaliere e' riuscito  ad esorcizzare. In una frase possiamo dire che egli ha rappresentato e rischia di rappresentare ancora in futuro il peggio di noi concentrato in un'unica persona. Ha rappresentato (mai dire mai..)  l'Italia allo specchio. Io voglio sperare almeno in un 65-68% % (1) di Italiani che non ha dato il voto a Berlusconi.  A costoro (ed  oramai  anche ad un gran numero di ex-sostenitori del PDL...)  non piacerà quello che vedono ogni giorno e buona parte di loro faranno di tutto per cambiare se stessi prima per cambiare lo Stato poi,

_______________________________________________
  Fornisco subito il mio punto di vista alla domanda posta, prima di passare alle argomentazioni.

Affinche' nasca e si affermi una classe politica pulita occorre che tutti noi, come Cittadini,  cominciamo ad essere piu' onesti !

1) Piu' Onesti (ed anche sinceri...) con noi stessi.
  • Non chiediamo piu' di quello che non possiamo ragionevolmente pagare. Indebitarsi oltre misura solo per "apparire", non e' onesto verso noi stessi e verso la nostra famiglia, nucleo dello stato, quale che sia la sua origine, purché orientata al benessere dei componenti. Non roviniamo il nostro patrimonio spendendo in gioco d'azzardo, alcool e quanto può rovinare la salute nostra e quella di chi ci sta vicino.
  • Poniamo attenzione verso noi stessi affinché la nostra dignità di individui non non venga calpestata, ma anche attenzione verso gli altri, affinché la nostra serenità non diventi l'incubo degli altri, affinché la nostra tranquillità non passi attraverso il rifiuto verso le sofferenze degli altri.
COSA FARE
  •  Lo Stato : DEVE fare la sua parte attraverso programmi di sostegno al reddito ed alla famiglia, al lavoro, al welfare attraverso il sostegno alla salute ed al benessere.
  • La famiglia, centro propulsore naturale della società italiana e vero ammortizzatore sociale nei momenti bui o di crisi come quello che stiamo attraversando, dovrebbe essere al centro della agenda di tutti noi cittadini cosi' come dei politici. Dovremmo noi farla crescere attraverso il dialogo, il rispetto, l'amore filiale e coniugale. Dovrebbe farla crescere lo Stato attraverso la tutela delle famiglie in difficoltà economiche o per chi non ha lavoro per chi ha tanti figli, per disabili o anziani non autosufficienti. 

2) Piu' Onesti verso la societa'.
  • Sforziamoci di operare nell'interesse di tutti contribuendo a mantenere pulito e decoroso l'ambiente, segnalando alle autorità le irregolarità e le situazioni potenzialmente pericolose.
  • Cerchiamo di non girare mai la testa dall'altra parte, nascondendo il volto alla realta' che ci circonda. L'Italia e' un paese che e' riuscito a ricostruirsi dalle fondamenta dopo la seconda Guerra Mondiale grazie allo sforzo di tutti, grazie al sostegno che i cittadini hanno saputo darsi gli uni gli altri. Oggi il volontariato ed il mutuo soccorso sono ancora una delle risorse del nostro paese: coltiviamole nella speranza che i giovani trovino in esse lo stimolo per promuovere una rinascita sociale di cui noi, quelli delle due generazioni precedenti (40 anni circa di tempo) non siamo riusciti a dare. 
  • Restiamo onesti e trasparenti. Chiediamolo ai nostri familiari, ai condomini, ai negozianti, ai professionisti, al mercato, alle istituzioni, allo Stato.
COSA FARE
  • Lo Stato : DEVE fare la sua parte realizzando programmi educativi che consentano alle persone una piu' ampia scolarizzazione attraverso la scuola pubblica, attraverso iniziative di educazione periodiche nel tempo e che riportino i cittadini nelle scuole, a comprendere come cambia la realtà. Molti di noi hanno visto "Non e' mai troppo tardi". Siamo ahimè in un periodo di "analfabetismo di ritorno", ovvero alta scolarizzazione, ma bassa cultura effettiva.... Qualcosa si e' inceppato nel meccanismo e la televisione non riesce a fornire gli strumenti culturali per consentire ad un cittadino di crescere.
  • Facciamo leva sulla CIVILTA',   quella serie di principi appartenenti al sentire comune che devono esistere in uno stato che vuole definirsi DEMOCRATICO. Questi principi sono citati uno per uno nella Carta Costituzionale, ne pervadono le pagine con una armonia che non dovrebbe essere toccata se non da chi ha la  CIVILTA' per farlo.

Il primo schema presenta come, attraverso una forte presenza di questi principi MORALI, attraverso una CIVILTA'
forte,sentita, appassionata, avviene una azione di mediazione fra etica personale e legge.  Questa serie di principi appartenenti al sentire comune quali rispetto reciproco, dialogo, mutuo sostegno, riconoscimento della uguaglianza delle persone al di la' della condizione sociale, della razza, della religione, degli orientamenti sessuali, del credo politico, filtrano ed armonizzano la creazione delle leggi, in modo che esse siano umane, dignitose, valide, democratiche.

Il secondo schema raffigura la situazione in cui, in assenza (o in presenza di una forma ridotta) di principi morali, in una parola, quando il livello di CIVILTA' si riduce pericolosamente,la azione di mediazione può venire meno. Può accadere pertanto che qualcuno pensi di riempire il VUOTO DI VALORI che si e' venuto a creare con un surrogato basato tutto sulla ETICA PERSONALE, tentando  addirittura di trasformarlo in LEGGE dello STATO . Qui sta la fine della Democrazia che e' innanzitutto fine della CIVILTA'.  



Da  quando ho acquistato l'uso della ragione mi ricordo psicologi, politici, religiosi, sociologi, giornalisti che costantemente ripetevano
  1. che la società si andava impoverendo di valori.
  2. che i giovani non avevano più principi in cui credere e per cui impegnarsi.  

E' passato il tempo ma
  • le televisioni commerciali hanno lavato via il poco colore che era rimasto nel tessuto sociale.  La storia del Cavaliere, come documentano i tanti documenti che oramai fanno parte della storia assodata, ufficiale, non modificabile per lui, e' purtroppo, nella sua delirante semplicità, proprio questo.
  • I giovani hanno idee e desideri. Peccato che non hanno un paese dove realizzarli o dove semplicemente mettersi alla prova.  Non hanno soldi, non hanno esempi, non hanno uno Stato che garantisca loro quei DIRITTI CHE LA COSTITUZIONE DEFINISCE EFFETTIVI, ovvero che sono GARANTITI dal concetto stesso di Stato:
       - Il diritto allo studio
       - Il diritto ad un lavoro       
       - Il diritto ad una giustizia rapida e certa
       - Il diritto ad un reddito minimo garantito
       - Il diritto ad avere una classe politica decente ed al servizio dello stato
       - Il diritto ad un sistema fiscale finalmente GIUSTO, EQUO, SOLIDALE e PROGRESSIVO, ma soprattutto FUNZIONANTE

Approfittando del vuoto di civiltà che l'Italia stava attraversando, il Cavaliere ha "Riempito i vuoti", sempre stando alla tradizione scritta e riscontrabile abbondantemente non solo nella rete, ma nelle decine e decine di sentenze che lo riguardano e che lo vedono colpevole prescritto  o non punibile o non processabile..... Va detto, a onor del vero,  che molte delle sentenze del Cavaliere sono in effetti dei proscioglimenti non per non aver commesso il reato, ma per PRESCRIZIONE. Andrebbe letta attentamente la motivazione, VERIFICANDO SE risulta che il soggetto e' stato ragionevolmente ritenuto colpevole dei reati a lui ascritti, salvo non essere punibile in quanto era trascorso il limite per la prescrizione.  In altri casi, come il  Falso in Bilancio, il personaggio si e' visto archiviare il processo in quanto nel frattempo una sua legge "ad personam" aveva depenalizzato il reato.

 3) Piu' Onesti verso lo Stato.
  •  Se il 20% del PIL sfugge ai controlli fiscali, significa che per il 20% il Paese e' intimamente corrotto o corrompibile.  In alcune zone la evasione fiscale sale al 60%. Si arriva (come dimostrato da numerose inchieste e reportage giornalistici...) a punte del 90% nella evasione dal pagamento delle bollette (acqua, luce, ...) anche perché le stesse non vengono fatte inviare dagli amministratori per scopi elettorali.  
  • Se i politici non sapessero che questo PIACE ai cittadini, non farebbero queste cose. Se non ci fosse chi a tutti i costi VUOLE EVADERE le TASSE, non ci sarebbero i controllori che si fanno pagare per chiudere un occhio.
  • Se non ci fosse un innato desiderio di "Passarla Liscia", non avremmo la classe politica che abbiamo e che, in parte, ci meritiamo. Una classe che ci promette occhi chiusi sui piccoli e grandi abusi che per noi sono solo delle piccole cose che servono a farci vivere meglio...

Esiste una documentazione ampia e che tuttora non sembra essere stata invalidata da fatti nuovi, rappresentata dalle sentenze depositate e comprovanti che molti dei nostri attuali politici potrebbero essere i campioni dei corruttori o dei corrotti. La storia politica degli ultimi anni e' tracciata minuto per minuto da un numero sconfinato di libri nei quali giornalisti accreditati alla stampa nazionale ed internazionale, scavando nei meandri degli affari e dei processi   collegati alle grandi come alle piccole opere, hanno indicato che 
  • C'e' gente che ha frodato il fisco portando i soldi suoi e dei propri familiari in tutti i paradisi fiscali del globo. 
  • C'e' gente che ha barato in tutte le partite di affari che ha giocato nella vita.
  • C'e' gente che non e' riuscita a giocare onestamente neanche quando ha comprato casa: C'e' chi l'ha comprata per poche centinaia di milioni di lire a personaggi sotto tutela minorile;  C'e' chi non sa nemmeno chi ha pagato la propria casa.
  • C'e' gente che ha continuato a seguire appalti per conto proprio o per conto del partito di appartenenza, ma la magistratura non riesce ancora ad appurare quanto vi e' stato dell'uno e quanto dell'altro.
  • C'e' gente che rideva soddisfatto mentre sotto le macerie del terremoto in Abruzzo morivano decine di persone.

Eppure... Cari concittadini, c'e' un MA  grosso come una casa...  Un MA difficile da mandare giu'. Un MA che nessun partito solleva:

Molti dei nostri connazionali riconoscono solo questa gente, la stimano, la adorano, la votano in massa...
Per questi personaggi stravede un numero di persone superiore alla semplice base di massaie, casalinghe, persone anziane, o altre categorie di persone che genericamente possiamo definire TELE-DIPENDENTI.
 Non e' vero che vota per loro  gente  di bassa cultura, gente superficiale, faciloni, burattini e burattinai da sottoscala.
Vota invece per loro una parte di società che dovrebbe recuperare, o solo riattivare, parte dei principi della CIVILTA' cui ho sempre chiesto a tutti di fare riferimento .
Sono sicuro che se vi fosse una fase di ALFABETIZZAZIONE ETICA  e se  anche solo un miliardesimo solo delle cose che vengono addebitate quotidianamente da decenni a questa classe politica corrispondesse a realtà, tutti dovrebbero essere allontanati o rimossi dalla cariche.

Non aspettiamo che l'Italia cambi. 
Cominciamo a cambiare noi stessi !

2 commenti:

  1.  Salve,
    sto provando da più giorni a pubblicare un commento sul blog, ma sto riscontrando dei problemi. Mi appare l'avviso di avvenuta pubblicazione, ma quando ricarico la pagina o rientro nel blog il commento non c'è. Sapreste darmi delucidazioni a riguardo?
    Ringraziandovi anticipatamente
    porgo cordiali saluti,
    Fricchione Erika

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Talvolta non abbiamo il tempo per rispondere tempestivamente e allora il commento sparisce momentaneamente in attesa di esser reso definitivo. Recentemente, ad esempio, abbiamo accumulato un po' di ritardo per preparare la nostra partecipazione all'incontro per la formazione della lista civica nazionale del 27 maggio. Ora però dovrebbe essere tutto in via di normalizzazione. Se persistessero problemi, avvisaci e li risolveremo. Grazie e a presto!

      Elimina